Concordo con lorenzo: il clima è una cosa, la meteo un'altra (cambia la scala, sia spaziale che temporale).
Il riscaldamento per effetti antropici ha effetti sul clima globale, che poi si scaricano sugli eventi meteo (non necessariamente con il segno +, ma quasi sempre con un'esasperazione dei singoli eventi). E l'effetto, ad oggi non del tutto compreso, pare diverso da zona a zona (noi ovviamente abbiamo pescato la pagliuzza corta).
I due non inverni consecutivi dell'arco alpino e pianura padana specie centro-occidentale, manifestatisi più che altro a seguito di una perdurante condizione siccitosa inziata nell'estate 2021, sono frutto di particolari situazioni a livello di circolazione atmosferica locale, ma due anni dal punto di vista climatologico sono un'inezia. Non è quindi possibile dire se saranno un evento fine a se stesso (e di cui la gente ovviamente se ne dimenticherà in fretta) o se sono l'inizio di un nuovo trend che si protrarrà nel tempo.
Anche perché nel 2020-2021 la neve c'è stata eccome, anche se ben pochi ne hanno potuto godere.
Ma se fosse vera la seconda, le soluzioni a quel problema non sono quelle della lotta al riscaldamento globale: quelle azioni si esplicano su scale temporali pluridecennali, mentre se non piove oggi e l'acqua ti serve domani devi agire oggi per domani. Si tratta quindi di due linee d'azione distinte, su piani diversi, con tempistiche diverse ed effetti diversi. Entrambe importanti, ma a livello locale è probabilmente più facile far leva sulla seconda.
Ps: a buona parte della gente il clima mite non dispiace (e ormai ci si lamenta che fa freddo quando freddo non ce n'è).
PPs: dalle mie parti con lo scirocco piove a 2000 metri da sempre. Il problema non è il singolo evento, ma la somma di tutti