È senza dubbio uno studio interessante. Certo ha dei limiti intrinseci. Fare studi sulla popolazione di tutte le fasce di età regala una fotografia, un punto di vista euleriano. Non si può e non si deve confondere con una vista lagrangiana del problema, cioè che segue un numero significativo di individui nell'arco dell'intera vita. È chiaro che questo ultimo tipo di studi è pressoché infattibile: avere i dati delle persone di 80 anni avrebbe significato cominciare a raccogliere dati nel 1941. Non solo, i dati che si sarebbero raccolti, e pure quelli che vediamo ora, hanno dei bias imprescindibili: siamo come siamo oggi anche in virtù di come siamo vissuti. È noto ad esempio che l'alimentazione nei primissimi anni di vita determina in modo pesante lo sviluppo del corpo finanche in età adulta. Il punto è che il neonato di oggi viene alimentato in modo diverso rispetto a quello degli anni 40, che poi si è vissuto pure una guerra in tenera età, se ha vissuto in Europa. Il tipo di vita condotta non si può trascurare, così come la "selezione" operata dagli eventi di guerra e che oggi nel pacifico Mondo Occidentale non c'è praticamente più. Lo studio va bene per dirci qual è la media del dato osservato per fascia di età oggi. E sottolineo che si tratta di una media, quindi non si può - se non per scherzo - usare per assolvere o condannare le affermazioni dei singoli.
Ci sono esemplari di essere umano baciati dalla fortuna perché gli è dato di vivere con del cibo in abbondanza e pur ingozzandosi come maiali indossano una 42, così come ce ne sono degli altri il cui metabolismo sarebbe l'unica ancora di salvezza in un Paese del Terzo Mondo, declinandosi a garanzia di sovrappeso nel ricco Mondo Occidentale.
Detto questo, sì: la maggior parte di noi non è in forma perché conduce una vita troppo sedentaria e/o mangia male, troppo o in modo sregolato.