Il Ciclista Gaggio
Tutto quello che si DEVE e (soprattutto) NON SI DEVE fare in bicicletta
di Lucio Cadeddu
Per andare in bicicletta non è purtroppo sufficiente inforcarne una e pedalare. Magari fosse così semplice
L'azione stessa del pedalare richiede applicazione seria e metodica, la postura va curata con attenzione, l'abbigliamento idem....almeno se si vuole evitare di essere classificati
gaggi (o truzzi, grezzi, gaurri, balordi, insomma, mettete l'aggettivo che più calza a seconda della regione).
Il "gaggio" (in sardo:
pitticcu su gaggiu!!!) è un personaggio che si distingue sempre per quel che fa e per come lo fa, in tutte le attività umane che si conoscono: guidare la macchina, scegliere un vestito, andare al ristorante, fare la spesa e....praticare sport.
È la persona che si distingue, talvolta inconsciamente, talvolta con un forte atto di volontà, dalla massa - per atteggiamenti chiaramente ed immediatamente identificabili come "gaggi".
L'auto del gaggio, ad esempio, avrà le tendine parasole con Marilyn Monroe, una mandria di peluches sulla cappelliera, decine di compact disc appesi in ogni dove (contro l'autovelox, non si sa mai che funzionino) e le foderine rosa shocking od in pelle di muflone a pelo lungo.
Insomma, ci siamo capiti.
Quando il gaggio sale in bicicletta non abbandona certo i suoi istinti e trasporta sul nobile mezzo a due
ruote tutta la sua carica rivoluzionaria.
Cominciamo dall'abbigliamento: per logica, chi va in bicicletta (per fare attività sportiva, non per girare e spostarsi in città) deve essere vestito da ciclista. Sembra logico, eppure così non è.
L'abbigliamento da ciclista non è una divisa per far parte di un branco, quanto piuttosto il modo migliore per svolgere quella particolare attività. Il modo più pratico, più adatto, più consono e più sicuro. Nonostante questo si vede di tutto. Partiamo dal basso verso l'alto:
Paragrafo casco, occhiali ed altri accessori
In testa, normalmente, bisognerebbe portare il casco, a meno che il contenuto della scatola cranica valga meno del casco stesso, in tal caso se ne può fare tranquillamente a meno, sarebbero soldi spesi inutilmente
Sotto il casco, eventualmente, una fascetta tergisudore o una bandana, che fa un po' "gaggio" ma evita che il sudore coli sugli occhi. Invece si vedono in giro: zucche con cappellino Los Angeles Lakers o NY e, talvolta, "Ringo Boys". Poi: fascetta tergisudore marca tennis di un paio di misure più larga che inevitabilmente scivola sugli occhi oppure, d'inverno, passamontagna in stile "rapina all'ufficio postale con Ape Piaggio" o mega-sciarpa scozzese a coprire tutto, in perfetto stile "La Mummia II, il ritorno" o, ancora (visto anche questo) mascherina da chirurgo in perfetto stile "E.R., ciclisti in prima linea".
Tuttavia, il gaggio per eccellenza sfoggerà bandana simil-Pantani (rigorosamente senza casco!), orecchino all'orecchio sinistro e ad ogni cavalcavia si produrrà in scatti poderosi (si fa per dire) con le mani nella parte bassa del manubrio (ancora, in stile "Il Pirata"). Il problema è che il vero "Pirata" può farlo...e quando lo fa, gli avversari soffrono. Nel nostro caso invece, gli avversari si contorcono sul manubrio dalle risate.
Il minimo che ci si possa aspettare in questi frangenti è un coretto canzonatorio "Ooooooh Pantaniiiii, la ki su Turr de Frans è partiu giai!!!" Trad. "Pantaniii, guarda che il Tour de France è già partito!".
Gli occhiali da ciclista non sono un vezzo, ma un accessorio con almeno un paio di funzioni specifiche: proteggere gli occhi da corpi estranei (pericolisissimi in discesa), dal vento e dai raggi solari. Ecco perchè hanno forme piuttosto avvolgenti, non per far "moda" ma per proteggere il più possibile.
Il gaggio invece indosserà Ray-Ban a goccia in perfetto stile anni '70 o, peggio ancora, Zilo Lozza con lenti fumee in pieno stile anni '80. Il vero gaggio gli occhiali da ciclista li mette solo la sera per uscire in discoteca o per andare al pub con gli amici. Il minimo che può capitare sentirsi dire in questi casi è : "Maaaaa, ita fiasta....saldendi?" ovvero "Stavi saldando qualcosa, per caso?" con ovvio riferimento agli occhiali da saldatore.
Anche gli occhiali da vista, in bici, non sono il massimo, ne' dello stile, ne' della sicurezza. Non consentono una visione completa (laterale, ad esempio) e, se di materiale frangibile, possono essere pericolosi in caso di caduta. Molto meglio, per chi le dovesse tollerare bene, delle lenti a contatto usa e getta (da proteggere con occhiali da ciclista molto protettivi).
I guanti svolgono anch'essi almeno un paio di funzioni: protettiva in caso di cadute e tergisudore se dotati di apposita zona "assorbente". Parlo dei guanti da ciclista, ovvio...tutto il resto - guanti da sci, da portiere, da autista, in
lattice da chirurgo - sono definitivamente OUT.
Paragrafo maglietta.
Le magliette da ciclista sono molto particolari e devono assolvere ad un certo numero di compiti difficili: favorire la sudorazione (devono quindi asciugare rapidamente), proteggere dal vento in discesa, disporre di comode tasche posteriori per riporre alimenti e piccoli
attrezzi, poter regolare la quantità d'aria che arriva al corpo mediante una zip anteriore (possibilmente completa).
Le magliette estive hanno delle maniche molto corte che SVOLGONO una funzione ovvia: asciugare il viso quando si è sudati (gesto tipico del tennista, ad esempio).
Quindi: pessima abitudine quella di tagliar via le maniche per ridurre la maglietta ad una divisa da triatleta o, peggio, per evitare i segni dell'abbronzatura sui bicipiti
Per quanto rigurda i materiali: ottimo il CoolMax e materiali analoghi, dall'asciugatura rapidissima (un paio di minuti se zuppo).
Pessimo invece il cotone che, una volta bagnato, si appiccica alla pelle e non si asciuga più, causando ogni sorta di danno possibile ed immaginabile quando, dopo una dura salita si deve affrontare, sudati, una lunga discesa.
Pertanto: la T-shirt in cotone è la cosa più SBAGLIATA che si possa indossare per andare in bici e la strada più breve per prendersi bronchiti, laringiti e faringiti. Oltrettutto, la T-Shirt in cotone, spesso bianca e con motivi floreali (ma anche con il logo "Chiamami Peroni, sarò la tua birra") è la maglietta di PRIMA SCELTA per il gaggio doc che si avventura sui pedali.
Se è di misura XXXL (così sventola meglio) è preferibile. Da evitare assolutamente. Non è meglio la polo da tennista o la canottiera intima a costine color "crudo", aderente ed ingiallita dal sudore sotto le ascelle.
Paragrafo Maglie e giubbotti.
Le stesse considerazioni tecniche fatte sulle magliette valgono anche per maglie a maniche lunghe, giubbottini leggeri e pesanti per uso ciclistico. In questo caso, oltre al CoolMax, un ottimo materiale è il WindStopper, che permette la traspirazione ma impedisce il passaggio del vento (provare per credere).
Da abolire assolutamente: felpe (comprese quelle "Parmalat, il latte dei Campioni") e maglioni a collo alto, con scollo a V o girocollo, con fantasie jacquard, floreali o scene di caccia grossa.
Questi indumenti, oltre che inadatti per l'uso specifico (il sudore ristagna ed il vento penetra) sono pure estremamente "gaggi". Altrettanto inadatte le tute da ginnastica, spesso ampie che fanno da vela quando si va in bici (l'aerodinamica non è un'opinione). Peggio ancora i K-Way o gli incerati, indossati dal gaggio in sovrappeso per via della malsana idea che "fanno sudare" e quindi "dimagrire".
Quel che succede è che si, fanno sudare, si perdono litri di liquidi (quindi apparentemente si perde peso) che poi vanno reintegrati al più presto onde evitare disidratazione ed altre conseguenze spiacevoli.
Si pensi che da studi recenti risulterebbe che il 3% di perdita di liquidi (non reintegrati) causi il 10% di perdita di prestazioni atletiche. Quindi: col K-way si va più piano non solo per via dell'enorme e ridicolo effetto "vela" ma anche per colpa della forzata disidratazione.
Per calare di peso bisogna bruciare i grassi...ed i grassi corporei non evaporano col sudore, purtroppo. Il nostro organismo comincia a bruciare i grassi durante un esercizio fisico principalmente aerobico (sotto soglia). Di conseguenza: allenamento serio e prolungato e meno cibo nei piatti
(si consiglia
Sa dieta de su Cupettoni, cf.
Fraseologia ciclistica)
In inverno, specie da queste parti (Sud Sardegna) la temperatura non cala mai sotto zero e spesso, nelle mattine più fredde, si sta sui 4-5 gradi. Questo significa che è inutile vestirsi come Nobile per una spedizione nel Polo. È sufficiente un giubbino in WindStopper (o materiali analoghi), una maglia intima da ciclista e poco più. Chi dovesse sentire molto freddo alle gambe può usare la calzamaglia (una, non tre sovrapposte!!!).
Paragrafo pantaloncini e calzamaglie.
I calzoncini da ciclista sono d'obbligo, per tante ragioni. Intanto sono quelli che consentono un'azione atletica libera da impacci ed impedimenti. Sono aerodinamici e leggeri e, soprattutto, sono dotati di
fondello in pelle sintetica imbottito per prevenire arrossamenti da sella ed evitare l'umido, che favorisce lo sviluppo di funghi.
Per questa ragione il pantaloncino da ciclista deve essere indossato RIGOROSAMENTE "a pelle", senza biancheria intima!!!
Il "gaggio" invece normalmente indossa gli slip (o anche il perizoma leopardato, a seconda dei programmi per la serata...) o le mutande di lana. Non c'è niente che attiri di più le battute scherzose dei ciclisti di qualcuno che indossi la biancheria intima sotto i calzoncini da ciclista.
Altro capo d'abbigliamento particolarmente amato dal "gaggio" è il pantaloncino "stile ciclista" per corsa o spinning, spesso privo di fondello. È la strada più veloce per ritrovarsi, nel giro di poco tempo, a far fronte a problemi di funghi, infezioni, arrossamenti, follicoli piliferi infetti e così via.
Stesso discorso per la calzamaglia, dotata di fodello e da indossare "a pelle".
Altra pratica particolarmente amata dal Gaggio Ciclista è quella di tirarsi su i pantaloncini, lasciando completamente scoperte le cosce (per intimorire, si fa per dire, gli avversari). Talvolta, ed è veramente il massimo, tale pratica viene accompagnata dall'uso di una maglietta da ciclista pù lunga del normale. Risultato: un ciclista in minigonna.
Paragrafo calze e calzini.
I calzini da ciclista non sono un vezzo ma un utile accessorio: sono molto corti per evitare che l'elastico possa comprimere i vasi sanguigni nella zona bassa del polpaccio. Per la stessa ragione hanno elastici larghi e "comodi". Normalmente anche il materiale non è causale (vedi magliette) essendo spesso in CoolMax, che tiene il piede fresco ed asciutto, contrariamente al cotone che sudando si inzuppa e favorisce l'insorgere di funghi ed infezioni (piede d'atleta etc.).
In tanti anni di ciclismo amatoriale posso dire di aver visto DI TUTTO: calze da calcio, da montagna, da tennis, da basket, eleganti in filo di Scozia, ricamati stile prima comunione etc.
Il massimo l'ho visto ad un ciclista che indossava calzini corti bianchi (in cotone, eleganti) insieme a mocassini in pelle nera e suola in cuoio, con tanto di tacco. Inutile dire che il resto dell'abbigliamento era da ciclista impeccabile (shorts, maglietta da ciclista, occhiali, casco etc.). Questo ci porta direttamente all'ultimo capo del completo ciclistico ovvero:
Paragrafo scarpe.
Le scarpe da ciclista svolgono diverse funzioni alle quali altre scarpe sportive non possono assolvere. Primo, l'aggangio rigido col pedale, per mezzo di tacchette automatiche (sistema Look) o semplici (con fermapiedi e cinghiette).
Secondo, hanno la suola completamente rigida, per trasmettere tutta l'energia impartita dal piede nell'azione del pedalare. Una scarpa morbida disperde gran parte dell'energia del ciclista, deformandosi.
Inoltre, le scarpe da ciclista sono pensate per fornire una giusta aerazione ed un appropriato supporto, in funzione del particolare gesto atletico.
Nonostante questo, al "gaggio" piace indossare di tutto: scarpe da tennis (dalle Tiglio alle Air, passando per tutto ciò che c'è nel mezzo), scarponi da montagna e, vedi sopra, anche scarpe eleganti coi lacci, con suola in cuoio e tomaia in pelle nera.
Paragrafo "sponsorizzazioni".
Personalmente non amo i completi da ciclista sponsorizzati dalle Aziende che gestiscono squadre professionistiche. Anche se qualcuno può sentirsi un "pro" ad indossare la stessa divisa di Pantani, poi alla prima salita si capisce subito la differenza e può essere imbarazzante
Non solo, per come la vedo, gli sponsors dovrebbero pagare noi per andare in giro a far loro pubblicità gratuita....e non vedo perchè devo essere io a pagare (in più) per far pubblicità alla Mapei, alla Kelme o a chissà chi altri. Maglie neutre, con il marchio del maglificio, della vostra squadra o, al massimo, con la marca della bici che pedalate.
Però, le cose peggiori in assoluto (e ricercatissime dal gaggio DOC), sono: la maglietta ROSA, quella del Giro d'Italia, la maglia GIALLA del Tour de France, quella amarillo della Vuelta o, top dei top, la maglia con i colori iridati di Campione del Mondo.
Queste maglie si conquistano, non si comprano!!!!!!!!!!!
L'accessorio gaggio
Spazio libero alla fantasia!!! Tra le cose più strane ed insolite che ho visto, ricordo:
- Mascherina medica applicata sul viso per proteggere bocca e naso dal freddo
- Mascherina da verniciatore (stesso scopo)
- Bottiglia da 1 litro e mezzo d'acqua minerale, tagliata a metà (per il verso lungo) ed infilata nel triangolo posteriore come parafango/paraspruzzi rudimentale
- Doppi specchi retrovisori
- Prolunghe manubrio ricavate da tubo zincato da 1 pollice saldate direttamente sul manubrio
- Sveglia Braun a lancette nastrata al manubrio
- 2 Bottiglie da 1,5 litri d'acqua nei due portaborraccia
La postura del gaggio
Pedalare è facile, lo sanno fare tutti. Pedalare bene è difficilissimo e richiede applicazione ed esercizio. Non parlo della forza in sè stessa, quanto piuttosto dello stile e della corretta postura in bicicletta.
La prima cosa da fare è osservare con attenzione i professionisti e cercare, nei limiti del possibile, di imitare la loro posizione in sella.
Importantissima è la misura della bicicletta (ebbene si, non sono tutte uguali, ma variano di cm in cm) e l'altezza della sella. In linea di massima, meglio farsi consigliare da un buon negozio specializzato.
Tenete conto che, stando seduti in sella, l'altezza di questa è corretta se - col pedale allineato col tubo sella - il tallone (con scarpe da ciclista) sfiora appena la superficie del pedale stesso.
In sostanza, si riesce a toccare per terra a malapena con le punte dei piedi. Piccoli aggiustamenti (in più o in meno) vanno fatti per tentativi successivi.
Quel che si vede in giro, normalmente, è il ciclista che pedala con la sella troppo bassa.
La schiena, per quanto possibile deve essere tenuta molto inclinata verso il manubrio. Contrariamente a quanto si crede, questa postura LIMITA di molto i problemi di mal di schiena, visto che il peso del busto va a ripartirsi sul manubrio e sulla sella.
Pedalare con la schiena verticale, per quanto apparentemente meno faticoso, è il modo migliore per stressare le prime vertebre lombari, caricandole del peso di tutto il busto, col risultato che, alla lunga e grazie agli scossoni della strada, vi ritroverete a non poter più andare in bici o portare carichi pesanti.
Non solo, la posizione "schiena verticale" è quella che vi fa fare più fatica perchè aumenta la superficie frontale esposta all'aria. Sarete meno aerodinamici e, a parità di sforzo, andrete più piano.
Le braccia andrebbero tenute perciò leggermente flesse e mordide, non bloccate come se fossero di legno. Ripeto: all'inizio si fa fatica, ma poi tutto diventa più semplice e naturale.
Il gaggio doc invece lo vedrete pedalare con: schiena perfettamente verticale, manubrio più alto della sella (manco guidasse su una moto "chopper") e, soprattutto, gambe larghe in stile "E.R.: ciclisti in sala parto".
Basta vedere un ciclista da dietro per capire se ha imparato a pedalare oppure no: le gambe devono correre parallele al telaio. La ragione, ancora una volta, non ha niente a che vedere con lo stile, quanto con la sostanza: le nostre articolazioni (coxo-femorale e ginocchio) sono pensate per lavorare su carichi applicati verticalmente e mal sopportano sforzi laterali.
Pedalare a gambe aperte fa disperdere energie (l'articolazione non lavora come dovrebbe), peggiora l'areodinamica e può, alla lunga - specie con rapporti duri - deteriorare le articolazioni ed i tendini.
Il ciclista che pedala a gambe aperte è, inoltre, oggetto di scherno da parte dei "colleghi". Anche in questo caso, con un po' di fatica, si riesce a correggersi. All'inizio è faticoso, poi diventa naturale.
In definitiva, qualche esempio di postura sbagliata: pedalare a gambe aperte come se si portasse qualcuno sulla canna, con la sella incollata al tubo orizzontale o coi piedi alle 10 e 10.
Se vi siete riconosciuti in queste immagini, provate a far qualcosa
Le gambe del Ciclista Gaggio
Molti si chiedono per quale malsana ragione le gambe dei ciclisti debbano essere depilate. Ebbene, non è, come la maggior parte delle persone crede, per ragioni aerodinamiche, quanto per altri due motivi ben più importanti:
- Facilitare i massaggi e l'uso di creme (coi peli si impasterebbe tutto)
- Facilitare la guarigione di escoriazioni e la rapida disinfezione delle stesse.
Non appena si inizia ad indossare pantaloncini estivi, diventa perciò fondamentale radersi le gambe. Si può usare un rasoio tradizionale, una crema depilatoria o, per i più coraggiosi e masochisti, la ceretta a caldo (o a freddo!!!).
Si narra di qualcuno che decise per la depilazione tramite pinzette. Quando terminò anche la gamba sinistra, sulla destra erano già ricresciuti i peli. Fortemente sconsigliato
Molti ciclisti "amatoriali" ritengono che depilarsi sia una pratica "eccessiva" per la loro attività. Sta di fatto che i ciclisti coi peli siano quanto di più antiestetico si possa vedere sopra una bicicletta.
Il Ciclista Gaggio, ovviamente e manco a dirlo, NON SI DEPILA per non perdere quell'alone (???) di virilità da esibire insieme al perizoma leopardato. Incosciamente ritiene che, come Sansone, la sua forza in salita sia nascosta (molto ben nascosta) tra i peli delle gambe