Su MTB Magazine di gennaio cè un confronto tra una 26 pollici e una 29.
Secondo loro è un confronto epocale.
Hanno fatto una salita una decina di volte, 5 con la 26 e 5 con la 29.
Alle bici hanno attaccato un rilevatore di potenza o qualcosa del genere.
Alla fine il risultato è che la 29 ha fatto le 5 salite impiegando in tutto un secondo in meno della 26, ma è stato forse un pochino più faticoso.
Ecco, il bello non è tanto questo, cioè lassoluta uguaglianza dei tempi, che secondo me manco se ci riprovi 100 volte ricapita.
Il bello è tutto quello che hanno scritto dopo: e se sei alto ok la 29, ma non sullo stretto, per le marathon ok 29 ma su fondi compatti, sennò 26, che però soffre sui curvoni veloci dove la 29 è un portento, ma perde nei rilanci, dove la 26 primeggia, ma non supera le asperità improvvise come la 29, che è imbattibile, ma occhio alle geometrie in discesa, dove se è tecnica meglio una 26, se dritta meglio una 29, se un po dritta un po tecnica, vanno bene tutte e due.
Eccetera.
Allora, la differenza su un percorso misto alla fine di 10 prove è di un secondo.
E da questo secondo sono conseguite tutte queste fantastiche impressioni di guida.
Le conclusioni di questa cosa possono essere due:
La prima è complessa.
Compriamo una 26 e una 29.
Poi ci prepariamo un percorso o fatto SOLO di rilanci o fatto SOLO di salitoni compatti e prendiamo una o laltra.
Non azzardatevi a credere che potrete pedalare su un cavolo di percorso vario, sconosciuto e in modo spensierato e alla fine scegliere una o laltra: la differenza sarebbe di un solo secondo.
La seconda conclusione, quella che preferisco è che se il risultato di essersi inventati le ruote più grandi è una differenza di un secondo, e un giornale invece di dirci che una e laltra pari sono e quindi è solo una questione di marketing (per i non agonisti) ci viene a raccontare dove è meglio una e meglio laltra (come se non capissimo da soli che nei nostri trasferimenti su asfalto ci piacerebbe tanto una bdc), allora ci prendono per il cùlo non solo i marchi, ma anche chi dovrebbe stare dalla nostra parte, ovvero le riviste.
Una rivista seria, a mio giudizio, avrebbe dovuto prendere atto del fatto che un nuovo standard così invasivo per dei risultati così futili (il famoso secondo) dovrebbe porre almeno il più grosso dei punti interrogativi alla fine della frase: E solo una questione di marketing?.
Non lo è, la 29 ha le sue frecce al suo arco, ma la domanda è importante almeno per mettere sullavviso tanti richiamati dalle sirene della moda, che non trarrebbero nessun evidente vantaggio da una simile sostituzione della propria bici.
Io non sono nessuno, ma una cosa lho pensata: quante altre cose, oltre alla dimensione delle ruote obbliga a riprogettare lessenza stessa della mtb, ovvero il telaio e la forcella?
Secondo me poche.
Grazie dell'attenzione.
Claudio
Secondo loro è un confronto epocale.
Hanno fatto una salita una decina di volte, 5 con la 26 e 5 con la 29.
Alle bici hanno attaccato un rilevatore di potenza o qualcosa del genere.
Alla fine il risultato è che la 29 ha fatto le 5 salite impiegando in tutto un secondo in meno della 26, ma è stato forse un pochino più faticoso.
Ecco, il bello non è tanto questo, cioè lassoluta uguaglianza dei tempi, che secondo me manco se ci riprovi 100 volte ricapita.
Il bello è tutto quello che hanno scritto dopo: e se sei alto ok la 29, ma non sullo stretto, per le marathon ok 29 ma su fondi compatti, sennò 26, che però soffre sui curvoni veloci dove la 29 è un portento, ma perde nei rilanci, dove la 26 primeggia, ma non supera le asperità improvvise come la 29, che è imbattibile, ma occhio alle geometrie in discesa, dove se è tecnica meglio una 26, se dritta meglio una 29, se un po dritta un po tecnica, vanno bene tutte e due.
Eccetera.
Allora, la differenza su un percorso misto alla fine di 10 prove è di un secondo.
E da questo secondo sono conseguite tutte queste fantastiche impressioni di guida.
Le conclusioni di questa cosa possono essere due:
La prima è complessa.
Compriamo una 26 e una 29.
Poi ci prepariamo un percorso o fatto SOLO di rilanci o fatto SOLO di salitoni compatti e prendiamo una o laltra.
Non azzardatevi a credere che potrete pedalare su un cavolo di percorso vario, sconosciuto e in modo spensierato e alla fine scegliere una o laltra: la differenza sarebbe di un solo secondo.
La seconda conclusione, quella che preferisco è che se il risultato di essersi inventati le ruote più grandi è una differenza di un secondo, e un giornale invece di dirci che una e laltra pari sono e quindi è solo una questione di marketing (per i non agonisti) ci viene a raccontare dove è meglio una e meglio laltra (come se non capissimo da soli che nei nostri trasferimenti su asfalto ci piacerebbe tanto una bdc), allora ci prendono per il cùlo non solo i marchi, ma anche chi dovrebbe stare dalla nostra parte, ovvero le riviste.
Una rivista seria, a mio giudizio, avrebbe dovuto prendere atto del fatto che un nuovo standard così invasivo per dei risultati così futili (il famoso secondo) dovrebbe porre almeno il più grosso dei punti interrogativi alla fine della frase: E solo una questione di marketing?.
Non lo è, la 29 ha le sue frecce al suo arco, ma la domanda è importante almeno per mettere sullavviso tanti richiamati dalle sirene della moda, che non trarrebbero nessun evidente vantaggio da una simile sostituzione della propria bici.
Io non sono nessuno, ma una cosa lho pensata: quante altre cose, oltre alla dimensione delle ruote obbliga a riprogettare lessenza stessa della mtb, ovvero il telaio e la forcella?
Secondo me poche.
Grazie dell'attenzione.
Claudio