Nelle scorse settimane, la rete ha vissuto un rigurgito no vax dovuto ad una frase del CEO di Pfizer che, rispondendo ad una domanda specifica, ha ribadito che nei primissimi studi di efficacia dei vaccini contro il Covid19 non si era valutato l’effetto sulla trasmissibilità del virus, ma ci si era concentrati sulla malattia. Come se questa fosse una verità a lungo tenuta nascosta e poi estorta sotto tortura al numero uno di Pfizer, il piccolo ma rumoroso popolo no vax e no green pass ha gridato allo scandalo, sostenendo che il vaccino non ha mai bloccato la trasmissione del virus e che quindi noi scienziati abbiamo raccontato frottole dichiarando che ci si vaccina anche per tutelare la comunità; ma, soprattutto, che il green pass non aveva nessuna validità scientifica ed era quindi solo un abuso. In realtà, nella sua incapacità di comprendere la scienza, anche in questo caso il popolo no vax ha preso un abbaglio. E’ vero che il primo studio di Pfizer non prese in esame l’efficacia del vaccino nel proteggere dal contagio, tuttavia non solo questo non è mai stato un segreto (perché un vaccino sia approvato basta dimostrare che è sicuro e che protegge dalla malattia) e, a suo tempo, fu anzi ampiamente commentato da tutti gli esperti, ma, soprattutto, dopo l’approvazione, numerosissimi studi mostrarono che le vaccinazioni prevenivano l’infezione e la trasmissione, non solo la malattia severa. Prima che arrivasse Omicron, i vaccini che abbiamo utilizzato erano infatti altamente efficaci nel prevenire il contagio. Ciò che alcuni cittadini (e anche alcuni giornalisti) non riescono ancora a capire è che rispetto alla prima versione del SARS-CoV-2, quella sulla cui sequenza sono stati disegnati i vaccini, il virus è cambiato molto e molte volte, facendo via via diminuire l’efficacia degli stessi nei confronti del contagio. Attenzione però: anche con Omicron, l’efficacia dei vaccini nel bloccare la trasmissione è molto diminuita ma non si è azzerata! Uno studio in revisione, per esempio, mostra che la vaccinazione riduce del 24% il rischio di trasmettere Omicron ai contatti stretti.
L’introduzione del green pass è avvenuta quindi sulla base di solidi dati che mostravano l’efficacia dei vaccini nel ridurre non solo il rischio di ammalarsi e mettere in crisi gli ospedali (e questo, in quel momento, sarebbe già stato sufficiente) ma anche la circolazione del virus. Sebbene qualche irriducibile ancora non si arrenda, è ormai evidente che, pur con i loro limiti e nonostante le mutazioni continue del coronavirus, i vaccini ci hanno permesso di ricominciare a vivere senza più restrizioni e paure. Con l’85% della popolazione vaccinata, non ha senso discutere di green pass se non per fare polemica, perché questo strumento è stato importante in una fase critica della lotta alla pandemia ma oggi, grazie ai cittadini che si sono vaccinati, non serve più. Tuttavia non va distorta la verità della nostra storia, che sia lontana o recente, perché chi nega la storia rallenta il progresso di tutta la comunità.
Proprio partendo da queste evidenze, dovremmo decidere oggi come gestire i richiami o le nuove vaccinazioni. Il vero problema è che la protezione dal contagio ottenuta con la vaccinazione dura poco mentre, fortunatamente, rimane molto alta e più duratura la protezione offerta nei confronti della malattia severa. D’altro canto, è impensabile che la popolazione possa vaccinarsi tutta ogni quattro mesi e servono quindi indicazioni chiare su chi ha davvero bisogno di richiami frequenti e chi può, per il momento, chiudere il capitolo vaccinazioni anti-Covid19. Ma serve anche che, nel dubbio, siano i medici di medicina generale a guidare i propri assistiti nella decisione, perché nessuno ne conosce meglio lo stato di salute e lo stile di vita. Così come è bene fidarsi delle indicazioni del pediatra per decidere se vaccinare i bambini con meno di cinque anni. Finalmente, anche in Italia questi vaccini sono disponibili e possono essere utilizzati per proteggere i più piccoli dal Covid19. I vaccini sono sicuri e possono evitare ai nostri bambini giorni di febbre e spossatezza o di ricovero in ospedale. Come sempre, la vaccinazione è raccomandata per tutti ma è particolarmente importante nei casi di bambini che, per patologie preesistenti, sono a maggiore rischio di andare incontro ad una malattia complicata. Fidiamoci quindi della scienza che, nonostante le chiacchiere da social, finora è stata davvero un faro nella tempesta.
(Editoriale pubblicato su
La Stampa)