Perdere la guerra e non saperlo
di Michele Serra
11 Gennaio 2022 1 minuti di lettura
Come quei soldati giapponesi rimasti alla macchia dopo il '45, i No Vax hanno perso la guerra, ma non lo sanno. La loro sconfitta è conclamata: pur essendo stretta minoranza, sono la maggioranza di quelli che intasano ospedali e terapie intensive. Ma a loro non vale ripeterlo, sarebbe inutile, parole al vento, si sono costruiti una loro miniatura di realtà ed è lì, ormai, che abitano. Pazienza, ripetano le loro litanie e si balocchino con le loro fole, come quel patetico professor Mattei che si paragona agli accademici che rifiutarono di prestare giuramento al fascismo.
Vale la pena, però, ripeterlo a noi, e per noi: i vaccini sono stati uno scudo contro la morte e contro il collasso sociale. Non c'è dato che non lo indichi: uno per tutti il rapporto tra i contagiati e i morti prima e dopo l'arrivo del vaccino. Piuttosto che intimorirci o demoralizzarci per le urla di quella minoranza, posseduta dai suoi fantasmi, dovremmo dunque essere contenti dell'ampia risposta di fiducia e ragionevolezza che una larga maggioranza di italiani ha messo in campo.
È un caso, questo, nel quale "maggioranza silenziosa" ha un significato sano. C'è un
quid di conformismo e di sopraffazione, implicito nel concetto di "maggioranza", che questa volta si dissolve. Senza scomodare la scienza, sono stati il buon senso e il realismo a organizzare la fila. L'istinto di conservazione della specie e il principio di solidarietà con gli altri. La sopraffazione è stata tutta a carico della minoranza, che ha scaricato sulla collettività le sue scelte e ancora le rivendica, anche se è in un letto di ospedale, affidata alle cure di medici e infermieri accusati, fino a un respiro prima, di essere servi del sistema.