E quest’anno dove andiamo?
Non è la domanda della moglie/fidanzata in prospettiva vacanza estiva, ma quello che mi chiedono i compari sabato/domenicali di mountain bike. Come già da diversi anni, verso fine luglio/inizio agosto si parte per una “scampagnata” di 5 giorni.
E così, qualche sera d’inverno la passo a studiare carte e leggere recensioni. Passa di lì? No, vietato! Vado di là? Discesa, banale. Giro verso quella valle? E poi come torno alla partenza?Un vero gioco d’incastro con la scrivania piena di foglie e carte e due pc accesi con tracce gpx che vola a destra e manca
Insomma, alla fine ne escono fuori due percorsi. Uno, intorno al gran Combin(Valle d’Aosta-Svizzera), l’altro nel cuore del Queyras(Piemonte-Francia). Democraticamente, scegliamo il secondo….perchè riserva meno portage, commento(quasi) unanime …E queste furono le ultime parole famose!!
Mattino del 31 luglio. Giornata calda, primi giorni di vacanza. Ci addentriamo nella Val Pellice, ci dirigiamo verso il punto di partenza: Villanova Pellice. La strada è stretta e il furgone passa a malapena. Fortunatamente, tutti salgono e non abbiamo problemi. Bici pronte, zaini pure. Da ora, la nostra schiena dovrà sopportare almeno 10 kg in più del solito. E, la schiena non sarà l’unico luogo del nostro corpo in cui vi sarà dolore e sofferenza (capisciamme!!)
(salendo verso il rif. Jervis)
L’umore è alto, si incominciano le chiacchiere, la mente è lontana dal lavoro, i cellulari tacciono. Assaporiamo con piacere i primi momenti di “avventura”. Cammin facendo incontriamo altri biker. Ci scambiamo pareri ed esperienze. Il nostro primo colle(colle della Croce, 2298m) è definito facile, pedalabile e ci viene detto di rifuggere da idee malsane di attraversare il confine dal colle dell’Urine(2500). Troppo portage, più alto, discesa facile.
(portage ovvero bici in spalla)
Giunti nella piana, nei pressi del rifugio Jervis ci guardiamo intorno. Sopra di noi, il Viso è nascosto dalle nuvole, ma non vediamo neanche il sentiero(GTA/115, carte Fraternali). Questi parte dietro una baita e subito vediamo che in sella ci staremo poco. Con sommo rammarico, guardiamo linee di una eventuale discesa, ma alla fine saranno 500 m di dislivello positivo di bici in spalla. Sul colle, i biker abbondano. Ce ne sono più qui che in un bike park!!
(il colle della Croce)
Panino e coca, casco e ginocchiere ci dirigiamo verso La Monta e poi Abriès. La discesa è simpatica, ma mai tecnica e difficile, attraversiamo verdi prati pieni di fiori colorati. La valle abbonda dei più piacevoli odori. Pure quello delle vacche al pascolo….
Più che estate sembra tarda primavera. In poco tempo siamo al nostro gite d’etape(sistemazioni economiche e spartane). Doccia e abiti civili, scatta la prima bisca.
Un tavolo al sole e il poker è servito! Iniziano le world series di texas hold’ em..
Ma in paese è festa. Musica e teatranti di strada. Un mix di gitani e punkbbestia. Trattori carichi di magici clarinetti, trombe e percussioni, chitarre e strumenti assai inusuali attirano l’intera popolazione locale e turistica. E anche noi. E’ un vero quanto piacevole fuori programma. Purtroppo, dobbiamo tornare in albergo. Ci attende quello che sarà il menù fisso dei nostri 5 gg: potage (zuppa più o meno condita di verdure) e tartiflette (uno sformato di patate, formaggio e prosciutto). Ma la fame è tanta e da buoni italiani si spazzola tutto e in abbondanza.
Tutti italiani? Non proprio. Il gruppo è composto da 10 italiani, tutti di Torino e provincia, tutti conosciutici tramite mtb-forum.it. Salgomasudo, Danybiker, Borich, Ernesto65, Pennhouse, Scara, Lbmtb, Freerider86(Skap), Enry_megadrop e il sottoscritto(DoM). Quest’anno ci siamo pure regalati lo straniero. Andrè Jacarè, da me soprannominato Cucujanjie(che non vuol dire nulla, ma fa esotico). Un portoghese che non assomiglia nemmeno lontanamente a Cristiano Ronaldo, forse più al Ronaldo brasiliano(per via del fisico non proprio asciutto..). Un personaggio che mette le doppie dove non ci vogliono e le toglie dove ci vorrebbero. Che smanetta con pompetta e calibro per far finta di capirci di mtb. Che non sai mai se scherza o è serio. Perennemente a dieta ma nello zaino ha sempre cibo per altre 3 persone. Però, è simpatico e tanto basta
Secondo giorno.
(Cielo terso e Il Monviso)
Il cielo è terso. Ideale per una gita in barca. Invece, noi dovremmo salire fino ai 3298 della Grand Glaiza: 1800 m di dislivello di pura libidine.. I francesi, nella loro grandeur, dicono che è la cima più pedalabile del mondo….ah, la grandeur!
Non facciamo in tempo a partire che dalla ruota di Danybiker giungono strani rumori finché l’inimagginabile accade: il mozzo si spacca in due come un cocomero. Un trekker francese ci consiglia di ritornare in paese, lì ci sono tre meccanici e tutto si risolverà. Minuti concitati, Dany scende accompagnato da Enry; ma alla fine della giornata, dopo aver vagato per tutta la valle, gli verrà in soccorso il padre con una ruota fresca fresca giunta per lui da Torino. E più di tre ore di auto…
(il mozzo di Dany: gli Hope non si spaccano mai, cit. Dany il giorno prima..)
Nel frattempo, i rimanenti 9 salgono verso la meta pedalando lungo il GR58. Ai 2250 tutto bene, caldo a parte. Poi, il sentiero scende. E scende e scende ancora. Fino ad un ponticello. Siamo a 2000. Ora, e restano 1300, a salire...
(tutti in coda e in sella, ancora per poco)
La cima non si vede, ma neache il lago Malrif(2550), ne il colle Malrif(2850) né il Pic malrif(2900). Davanti a noi una bella cascata e una parete di una montagna. Qualcosa non quadra, ma il sentiero è questo.
Temo e parto. Dietro di me gli altri. Dopo 550 m di portage totale siamo al lago. Se questo doveva essere un giro più pedalato, o siamo delle pippe noi rispetto ai francesi o questi ci han preso per le ciapett!!
Al lago, piano piano, arrivano tutti. Il caldo spinge Max Scara e Andrè il portoghese ad un fuori programma poco montano: un bel bagno nelle fresche acque montane del lago . Qualche francese sorride e se la ride. Nel frattempo, il morale della truppa è basso e le defezioni a proseguire aumentano e sono pressoché totali.
(la salita al lago malrif)
Immergo i piedi nell’acqua rigeneratrice e decido che se nessuno sale, salirò da solo. Neanche il tempo di dirlo e davanti a noi passa una giovane, bionda e avvenente fanciulla diretta verso il col Malrif. Il doping è servito! Borich parte come una saetta, io mi metto in marcia e mi tiro dietro Pennhouse e il portoghese. Saranno altri 800 m di dislivello con la bici in spalla, fatti a velocità fotonica, con una fatica a volte fastidiosa, dove vorresti non sentire più quel dolore dovuto all’obliquo della tua bici e agli spallacci del tuo zaino. Ma in cima la vista è unica. Dai 3300 m della Grand Glaiza, il “mondo” è sotto i nostri piedi. Guardiamo in faccia il Monviso e lo Chaberton, le Pic de Rochebrune e il Thabor, i ghiacciai degli Ecrins e del complesso dell’Alpes Huez. Ma la splendida giornata ci permette di spaziare ben oltre. Come direbbe Homer Simpson: miticccooo!!
Della giovane pulzella, nessuna traccia..ahimè!!
(Fate l’antidoping a Borich !!)
La discesa sarà interminabile. Prima su pietre smosse, detritiche, ma assolutamente fattibile; poi il sentiero corre sulla cresta, si butta ripido sul lago, col sole che vi si specchia dentro abbagliandoci di una emozione unica. Tanta fatica, ma ripagata in modo superbo. Finita qui? Macchè! Oggi la discesa è più lunga della salita e continua prima su facile singletrack, poi diventa tecnico a tratti trialistico. Ad Aiguille, i 4 moschettieri italioti, comunitari compresi, sono felici come dei bambini. 2000 m di discesa così varia non si vedono spesso. Ora, il pensiero corre ad una birra gelata, ai compari che sono già al gite d’etape e a Dany e al suo mozzo rotto.
A cena, potage e tartiflette. Ma, alla fine il proprietario tira fuori la bottiglia magica: genepy fatto in casa!!
(un tratto della discesa tecnica dalla Grand Glaiza)
Terzo giorno.
La notte è stata tranquilla. Nella mia camerata vi era anche un ospite francese. Enry, da buon ragazzo educato, ha fatto un sol “prot” non appena si è spenta la luce. Poi, ha riposto le armi…
Da Chateau Queyras (c’è un forte veramente bello) andremo a saint Veran. Oggi, finalmente, si pedala. Lo dico a tutti, ma noto una certa diffidenza…Dopo 900 m di D+, a Sommet Bucher, i commenti sono buoni: oggi sono stato di parola. Percorso con pendenze umane (8-10%), molto alberato (siamo dentro un bellissimo bosco di abeti, il Bois de Gambarel), a tratti panoramico, quasi di tipo dolomitico.
(le torri del Riot Vert)
Il Queyras è considerato la “mecca” dell’escursionismo e della mtb. Chilometri e chilometri di sentiero sono quotidianamente solcati da trekker e biker. I randonnèe(così è chiamato il sentiero in francese) GR5 e GR58, e loro varianti, passano in ogni angolo di valle. Dunque, per quanta sia la popolazione presente, non sarete mai costretti a chiedere strada, non vi sentirete mai come sul Federico Augusto ad agosto, ma al contempo, un villaggio o un paese, in valle, è sempre a portata di mano
Dal Sommet Bucher ci inoltriamo nel Bois de Souillet con bella vista sul Pic de Guillestre (alla nostra dx) e Riot Vert(sulla nostra sx). Il single track è magnifico e ogni tanto alcuni calanchi si aprono a fianco a noi. In breve tempo, siamo al col de Fromage( 2350). Nella nostra breve pausa, siamo anche omaggiati di uno spettacolo aereo da parte di un Rafale, con manovre acrobatiche …ma veramente acrobatiche!!
Finita la performance aerea si torna alla dura realtà; si spinge e si porta la bici in spalla: la meta è il col des Estrongues (2651). Oramai, ben allenati, vi giungiamo in batter d’occhio.
(Verso il Col de Fromage)
La natura, però, ci regala un simpatico balletto di tre giovani marmotte. Una si avvicina e guarda incuriosita questi strani esseri umani con dei cavalli di alluminio sul groppone.
Ora, non ci rimane che la discesa su Saint Veran: sarà un gara di 4x con Salgomasudo che ci rimette cambio e forcellino..
(un metodo alternativo per percorrere i sentieri francesi, a dorso di un mulo)
Da buoni “fantozzi”, il nostro albergo (stasera saremo in un vero e proprio albergo!!) è sulla parte alta del paese. Altri 250m di dislivello da aggiungere…
La maitre ci accoglie e ci sistema subito in quattro camere isolate: ottima mossa!!
Ci dà una cesta e tutta la nostra roba puzzolente finisce, finalmente, in lavatrice. A cena, menù del giorno: tartiflette!! E’ una congiura!!
Fuori inizia a piovere, in una camera, invece, ricomincia il torneo di texas hold’em. Io mi bevo una boule di genepy: mi addormenterò come un ghiro…
(verso Saint Veran)
Quarto giorno.
Il sole illumina Les Marcelletes. Buona parte si dedica alla manutenzione ordinaria dei mezzi; io e Borich ci preoccupiamo dei viveri. In panetteria, monsieur le boulanger prepare 11 baguette super farcite: alle otto del mattino fa già dei super affari!!
(saint Veran - cuore del Queyras)
Ci incamminiamo verso la Chapelle de Clausis e, nel mentre, facciamo conoscenza di un gruppetto di krukki di Hannover che, partiti da Ginevra, vogliono arrivare a Finale. Sono a metà dell’opera: chapeau!!
Mentre loro vanno verso il colle dela Noire(da corda fissa!!), noi ci dirigiamo verso il col de S. Veran. Il sentiero, a tratti ripido, è pedalabile in quasi tutta la sua totalità. Anche qui, le marmotte fischiano per segnalare la nostra presenza. Ma, anche qui ,si avvicinano con fare molto disinvolto.
Al colle, non possiamo non ammirare il lato sud del Viso e tutte le sue cime collaterali, la valle Varaita e il lago artificiale sottostante.
(salendo per il Gr58var al col du saint Veran)
La nostra meta, la prima della giornata, è a pochi minuti di spallaggio: le Pic du Caramantran, 3050 metri
(scendendo dal Pic du Caramantran)
La vista è, qui, ancor più splendida, la cima è piena di escursionisti a piedi, giunti con passo facile dal vicino colle dell’Agnello. Per noi, ora, una splendida discesa passando per il col du Chamoussière, fino quasi al rifugio dell’Agnello(2500). Breve, ma intenso tratto in salita e siamo al col Vieux (2803)
(verso il col Vieux)
La discesa in arrivo è nota e la pregustiamo con immenso piacere. Alla nostra destra, la Tagliente ci fa venire idee malsane di vertriding, ma la mente è ai 1300 m di dislivello negativo di fronte a noi.
L’idea è quella di attendere il fare della sera, far passare tutti i pedoni in transito e poi godercela tutta!!!
Come bambini posti di fronte a una torta(fate voi il gusto), non resistiamo e partiamo. La vista sui laghi è da cartolina. Il sentiero è un misto di flow e tecnico. Con la dovuta cautela per pedoni e natura, cerchiamo le linee migliori. Il consiglio che vi dò, se ne avrete la possibilità, è: fatelo!! Una tacca da aggiungere alla vostra vita di mountain biker. La sera la passeremo al gite d’etape di Ristolas: dalle stelle (di saint Veran) alla stalla(qui). A cena, cous cous: ma fatto veramente bene!!
(la discesa dal col Vieux)
(le Lac Floreant)
Quinto giorno
Oggi si conclude la nostra “avventura”. Con lo stato d’animo di queste occasioni, ci dirigiamo verso il belvedere del Viso. Lui si staglia sopra di noi, cinto, a sprazzi, da nuvole mattutine.
L’ultima “impresa” che vorremmo compiere è fare il buco del Viso.
Questi può essere considerato il primo tunnel della storia. Risale addirittura al XV secolo; è lungo più o meno 70 metri. Considerate le precipitazioni nevose di quest’anno e l’accumulo che vi si forma internamente, sarà difficile attraversarlo. Ci informeremo strada facendo.
Nel frattempo, siamo costretti ad una pausa forzata: Cucujanjie ha dimenticato il casco al gite d’etape…
(verso il buco del Viso?)
Dal belvedere(2133) la ciclabilità certa, cessa. Chi ha gambe, ovvero i giovani e Pennhouse, che è sempre giovane, ma non giovanissimo, ma neanche ancora un membro del GATG( gruppo anziani TheGroup), pedala su tratti assai sostenuti. Gli altri, ovvero i vecchi, arrancano signorilmente dietro.
Chiaramente, la montagna fa sempre delle vittime. Borich spacca la parte interna del mozzo. Si aggrega ai vecchi nello spintage e portage..
Giunti al momento della verità, due volontari vanno al rifugio del Viso per sapere se potremo passare dal buco. La risposta è negativa, ma per addolcire l’amara notizia tornano con due sacchi di bibite fresche. Anche oggi, la Francia ci ha regalato sole e caldo.
(strane costruzioni di pietra)
la meta cambia e si va verso il col Sellière(2834). Qualcuno pedala ancora qualche rampa(quelli di prima, sia chiaro), ma ben presto la bici torna sulle nostre martoriate spalle. I bon courage(= in gamba o bravi) si sprecano da chi arriva dal colle e la cosa non suona proprio bene. Le rampe sono assassine, il terreno è smosso e poco stabile. E’ l’ultima fatica e lo si capisce quando Ernesto e Cucujanjie incominciano una danza tribalanimalesca sul colle. I francesi ridono; noi ci compriamo la faccia colmi di vergogna.
(al col Selliére, 2834m)
Se la Francia ci ha regalato bel tempo, l’Italia ci dona nuvole basse simil nebbia in Val Padana a gennaio.
Dal colle non si vede nulla e i francesi vogliono capire dove e come scendiamo. Il motivo è presto detto: il sentiero è super tecnico, ripido e assai accidentato; si fa fatica a stare sulle ruote. Tutto bello, vorremmo solo capire dove direzionare il nostro mezzo. Qualche ruzzolone quà e là e arriviamo nei pressi del rifugio Granero. Finalmente, vediamo la valle, il sentiero è meno pendente, ma sempre assai divertente. Sarebbe da rifare con altre condizioni meteo. Lo meriterebbe, magari potendo passare da quel maledetto buco del Viso!
(nuvole basse nei pressi del rif. Granero)
Giunti al rif. Jervis, Pennhouse ci propone l’ultima mulattiera. Nulla di che, afferma, un po’ scavato e mal tenuto. Ma tanto mal tenuto!!Ma, con i nostri mezzi il gioco è più che fattibile. Dobbiamo solo stare attenti a non mettere sotto un gruppo di gitanti che forse ha ecceduto con la Barbera(vino piemontese): il vero pericolo sono loro.
Il Tour del Queyras è finito e già la mente corre al prossimi giro estivo
Dove andiamo?
(noi..)
Foto di Skap, Salgomasudo e DoM
Video, un sunto di 5 gg di mountain bike in Queyras
Tour du Queyras 2010 on Vimeo
quanto prima la traccia gpx
Non è la domanda della moglie/fidanzata in prospettiva vacanza estiva, ma quello che mi chiedono i compari sabato/domenicali di mountain bike. Come già da diversi anni, verso fine luglio/inizio agosto si parte per una “scampagnata” di 5 giorni.
E così, qualche sera d’inverno la passo a studiare carte e leggere recensioni. Passa di lì? No, vietato! Vado di là? Discesa, banale. Giro verso quella valle? E poi come torno alla partenza?Un vero gioco d’incastro con la scrivania piena di foglie e carte e due pc accesi con tracce gpx che vola a destra e manca
Insomma, alla fine ne escono fuori due percorsi. Uno, intorno al gran Combin(Valle d’Aosta-Svizzera), l’altro nel cuore del Queyras(Piemonte-Francia). Democraticamente, scegliamo il secondo….perchè riserva meno portage, commento(quasi) unanime …E queste furono le ultime parole famose!!
Mattino del 31 luglio. Giornata calda, primi giorni di vacanza. Ci addentriamo nella Val Pellice, ci dirigiamo verso il punto di partenza: Villanova Pellice. La strada è stretta e il furgone passa a malapena. Fortunatamente, tutti salgono e non abbiamo problemi. Bici pronte, zaini pure. Da ora, la nostra schiena dovrà sopportare almeno 10 kg in più del solito. E, la schiena non sarà l’unico luogo del nostro corpo in cui vi sarà dolore e sofferenza (capisciamme!!)
(salendo verso il rif. Jervis)
L’umore è alto, si incominciano le chiacchiere, la mente è lontana dal lavoro, i cellulari tacciono. Assaporiamo con piacere i primi momenti di “avventura”. Cammin facendo incontriamo altri biker. Ci scambiamo pareri ed esperienze. Il nostro primo colle(colle della Croce, 2298m) è definito facile, pedalabile e ci viene detto di rifuggere da idee malsane di attraversare il confine dal colle dell’Urine(2500). Troppo portage, più alto, discesa facile.
(portage ovvero bici in spalla)
Giunti nella piana, nei pressi del rifugio Jervis ci guardiamo intorno. Sopra di noi, il Viso è nascosto dalle nuvole, ma non vediamo neanche il sentiero(GTA/115, carte Fraternali). Questi parte dietro una baita e subito vediamo che in sella ci staremo poco. Con sommo rammarico, guardiamo linee di una eventuale discesa, ma alla fine saranno 500 m di dislivello positivo di bici in spalla. Sul colle, i biker abbondano. Ce ne sono più qui che in un bike park!!
(il colle della Croce)
Panino e coca, casco e ginocchiere ci dirigiamo verso La Monta e poi Abriès. La discesa è simpatica, ma mai tecnica e difficile, attraversiamo verdi prati pieni di fiori colorati. La valle abbonda dei più piacevoli odori. Pure quello delle vacche al pascolo….
Più che estate sembra tarda primavera. In poco tempo siamo al nostro gite d’etape(sistemazioni economiche e spartane). Doccia e abiti civili, scatta la prima bisca.
Un tavolo al sole e il poker è servito! Iniziano le world series di texas hold’ em..
Ma in paese è festa. Musica e teatranti di strada. Un mix di gitani e punkbbestia. Trattori carichi di magici clarinetti, trombe e percussioni, chitarre e strumenti assai inusuali attirano l’intera popolazione locale e turistica. E anche noi. E’ un vero quanto piacevole fuori programma. Purtroppo, dobbiamo tornare in albergo. Ci attende quello che sarà il menù fisso dei nostri 5 gg: potage (zuppa più o meno condita di verdure) e tartiflette (uno sformato di patate, formaggio e prosciutto). Ma la fame è tanta e da buoni italiani si spazzola tutto e in abbondanza.
Tutti italiani? Non proprio. Il gruppo è composto da 10 italiani, tutti di Torino e provincia, tutti conosciutici tramite mtb-forum.it. Salgomasudo, Danybiker, Borich, Ernesto65, Pennhouse, Scara, Lbmtb, Freerider86(Skap), Enry_megadrop e il sottoscritto(DoM). Quest’anno ci siamo pure regalati lo straniero. Andrè Jacarè, da me soprannominato Cucujanjie(che non vuol dire nulla, ma fa esotico). Un portoghese che non assomiglia nemmeno lontanamente a Cristiano Ronaldo, forse più al Ronaldo brasiliano(per via del fisico non proprio asciutto..). Un personaggio che mette le doppie dove non ci vogliono e le toglie dove ci vorrebbero. Che smanetta con pompetta e calibro per far finta di capirci di mtb. Che non sai mai se scherza o è serio. Perennemente a dieta ma nello zaino ha sempre cibo per altre 3 persone. Però, è simpatico e tanto basta
Secondo giorno.
(Cielo terso e Il Monviso)
Il cielo è terso. Ideale per una gita in barca. Invece, noi dovremmo salire fino ai 3298 della Grand Glaiza: 1800 m di dislivello di pura libidine.. I francesi, nella loro grandeur, dicono che è la cima più pedalabile del mondo….ah, la grandeur!
Non facciamo in tempo a partire che dalla ruota di Danybiker giungono strani rumori finché l’inimagginabile accade: il mozzo si spacca in due come un cocomero. Un trekker francese ci consiglia di ritornare in paese, lì ci sono tre meccanici e tutto si risolverà. Minuti concitati, Dany scende accompagnato da Enry; ma alla fine della giornata, dopo aver vagato per tutta la valle, gli verrà in soccorso il padre con una ruota fresca fresca giunta per lui da Torino. E più di tre ore di auto…
(il mozzo di Dany: gli Hope non si spaccano mai, cit. Dany il giorno prima..)
Nel frattempo, i rimanenti 9 salgono verso la meta pedalando lungo il GR58. Ai 2250 tutto bene, caldo a parte. Poi, il sentiero scende. E scende e scende ancora. Fino ad un ponticello. Siamo a 2000. Ora, e restano 1300, a salire...
(tutti in coda e in sella, ancora per poco)
La cima non si vede, ma neache il lago Malrif(2550), ne il colle Malrif(2850) né il Pic malrif(2900). Davanti a noi una bella cascata e una parete di una montagna. Qualcosa non quadra, ma il sentiero è questo.
Temo e parto. Dietro di me gli altri. Dopo 550 m di portage totale siamo al lago. Se questo doveva essere un giro più pedalato, o siamo delle pippe noi rispetto ai francesi o questi ci han preso per le ciapett!!
Al lago, piano piano, arrivano tutti. Il caldo spinge Max Scara e Andrè il portoghese ad un fuori programma poco montano: un bel bagno nelle fresche acque montane del lago . Qualche francese sorride e se la ride. Nel frattempo, il morale della truppa è basso e le defezioni a proseguire aumentano e sono pressoché totali.
(la salita al lago malrif)
Immergo i piedi nell’acqua rigeneratrice e decido che se nessuno sale, salirò da solo. Neanche il tempo di dirlo e davanti a noi passa una giovane, bionda e avvenente fanciulla diretta verso il col Malrif. Il doping è servito! Borich parte come una saetta, io mi metto in marcia e mi tiro dietro Pennhouse e il portoghese. Saranno altri 800 m di dislivello con la bici in spalla, fatti a velocità fotonica, con una fatica a volte fastidiosa, dove vorresti non sentire più quel dolore dovuto all’obliquo della tua bici e agli spallacci del tuo zaino. Ma in cima la vista è unica. Dai 3300 m della Grand Glaiza, il “mondo” è sotto i nostri piedi. Guardiamo in faccia il Monviso e lo Chaberton, le Pic de Rochebrune e il Thabor, i ghiacciai degli Ecrins e del complesso dell’Alpes Huez. Ma la splendida giornata ci permette di spaziare ben oltre. Come direbbe Homer Simpson: miticccooo!!
Della giovane pulzella, nessuna traccia..ahimè!!
(Fate l’antidoping a Borich !!)
La discesa sarà interminabile. Prima su pietre smosse, detritiche, ma assolutamente fattibile; poi il sentiero corre sulla cresta, si butta ripido sul lago, col sole che vi si specchia dentro abbagliandoci di una emozione unica. Tanta fatica, ma ripagata in modo superbo. Finita qui? Macchè! Oggi la discesa è più lunga della salita e continua prima su facile singletrack, poi diventa tecnico a tratti trialistico. Ad Aiguille, i 4 moschettieri italioti, comunitari compresi, sono felici come dei bambini. 2000 m di discesa così varia non si vedono spesso. Ora, il pensiero corre ad una birra gelata, ai compari che sono già al gite d’etape e a Dany e al suo mozzo rotto.
A cena, potage e tartiflette. Ma, alla fine il proprietario tira fuori la bottiglia magica: genepy fatto in casa!!
(un tratto della discesa tecnica dalla Grand Glaiza)
Terzo giorno.
La notte è stata tranquilla. Nella mia camerata vi era anche un ospite francese. Enry, da buon ragazzo educato, ha fatto un sol “prot” non appena si è spenta la luce. Poi, ha riposto le armi…
Da Chateau Queyras (c’è un forte veramente bello) andremo a saint Veran. Oggi, finalmente, si pedala. Lo dico a tutti, ma noto una certa diffidenza…Dopo 900 m di D+, a Sommet Bucher, i commenti sono buoni: oggi sono stato di parola. Percorso con pendenze umane (8-10%), molto alberato (siamo dentro un bellissimo bosco di abeti, il Bois de Gambarel), a tratti panoramico, quasi di tipo dolomitico.
(le torri del Riot Vert)
Il Queyras è considerato la “mecca” dell’escursionismo e della mtb. Chilometri e chilometri di sentiero sono quotidianamente solcati da trekker e biker. I randonnèe(così è chiamato il sentiero in francese) GR5 e GR58, e loro varianti, passano in ogni angolo di valle. Dunque, per quanta sia la popolazione presente, non sarete mai costretti a chiedere strada, non vi sentirete mai come sul Federico Augusto ad agosto, ma al contempo, un villaggio o un paese, in valle, è sempre a portata di mano
Dal Sommet Bucher ci inoltriamo nel Bois de Souillet con bella vista sul Pic de Guillestre (alla nostra dx) e Riot Vert(sulla nostra sx). Il single track è magnifico e ogni tanto alcuni calanchi si aprono a fianco a noi. In breve tempo, siamo al col de Fromage( 2350). Nella nostra breve pausa, siamo anche omaggiati di uno spettacolo aereo da parte di un Rafale, con manovre acrobatiche …ma veramente acrobatiche!!
Finita la performance aerea si torna alla dura realtà; si spinge e si porta la bici in spalla: la meta è il col des Estrongues (2651). Oramai, ben allenati, vi giungiamo in batter d’occhio.
(Verso il Col de Fromage)
La natura, però, ci regala un simpatico balletto di tre giovani marmotte. Una si avvicina e guarda incuriosita questi strani esseri umani con dei cavalli di alluminio sul groppone.
Ora, non ci rimane che la discesa su Saint Veran: sarà un gara di 4x con Salgomasudo che ci rimette cambio e forcellino..
(un metodo alternativo per percorrere i sentieri francesi, a dorso di un mulo)
Da buoni “fantozzi”, il nostro albergo (stasera saremo in un vero e proprio albergo!!) è sulla parte alta del paese. Altri 250m di dislivello da aggiungere…
La maitre ci accoglie e ci sistema subito in quattro camere isolate: ottima mossa!!
Ci dà una cesta e tutta la nostra roba puzzolente finisce, finalmente, in lavatrice. A cena, menù del giorno: tartiflette!! E’ una congiura!!
Fuori inizia a piovere, in una camera, invece, ricomincia il torneo di texas hold’em. Io mi bevo una boule di genepy: mi addormenterò come un ghiro…
(verso Saint Veran)
Quarto giorno.
Il sole illumina Les Marcelletes. Buona parte si dedica alla manutenzione ordinaria dei mezzi; io e Borich ci preoccupiamo dei viveri. In panetteria, monsieur le boulanger prepare 11 baguette super farcite: alle otto del mattino fa già dei super affari!!
(saint Veran - cuore del Queyras)
Ci incamminiamo verso la Chapelle de Clausis e, nel mentre, facciamo conoscenza di un gruppetto di krukki di Hannover che, partiti da Ginevra, vogliono arrivare a Finale. Sono a metà dell’opera: chapeau!!
Mentre loro vanno verso il colle dela Noire(da corda fissa!!), noi ci dirigiamo verso il col de S. Veran. Il sentiero, a tratti ripido, è pedalabile in quasi tutta la sua totalità. Anche qui, le marmotte fischiano per segnalare la nostra presenza. Ma, anche qui ,si avvicinano con fare molto disinvolto.
Al colle, non possiamo non ammirare il lato sud del Viso e tutte le sue cime collaterali, la valle Varaita e il lago artificiale sottostante.
(salendo per il Gr58var al col du saint Veran)
La nostra meta, la prima della giornata, è a pochi minuti di spallaggio: le Pic du Caramantran, 3050 metri
(scendendo dal Pic du Caramantran)
La vista è, qui, ancor più splendida, la cima è piena di escursionisti a piedi, giunti con passo facile dal vicino colle dell’Agnello. Per noi, ora, una splendida discesa passando per il col du Chamoussière, fino quasi al rifugio dell’Agnello(2500). Breve, ma intenso tratto in salita e siamo al col Vieux (2803)
(verso il col Vieux)
La discesa in arrivo è nota e la pregustiamo con immenso piacere. Alla nostra destra, la Tagliente ci fa venire idee malsane di vertriding, ma la mente è ai 1300 m di dislivello negativo di fronte a noi.
L’idea è quella di attendere il fare della sera, far passare tutti i pedoni in transito e poi godercela tutta!!!
Come bambini posti di fronte a una torta(fate voi il gusto), non resistiamo e partiamo. La vista sui laghi è da cartolina. Il sentiero è un misto di flow e tecnico. Con la dovuta cautela per pedoni e natura, cerchiamo le linee migliori. Il consiglio che vi dò, se ne avrete la possibilità, è: fatelo!! Una tacca da aggiungere alla vostra vita di mountain biker. La sera la passeremo al gite d’etape di Ristolas: dalle stelle (di saint Veran) alla stalla(qui). A cena, cous cous: ma fatto veramente bene!!
(la discesa dal col Vieux)
(le Lac Floreant)
Quinto giorno
Oggi si conclude la nostra “avventura”. Con lo stato d’animo di queste occasioni, ci dirigiamo verso il belvedere del Viso. Lui si staglia sopra di noi, cinto, a sprazzi, da nuvole mattutine.
L’ultima “impresa” che vorremmo compiere è fare il buco del Viso.
Questi può essere considerato il primo tunnel della storia. Risale addirittura al XV secolo; è lungo più o meno 70 metri. Considerate le precipitazioni nevose di quest’anno e l’accumulo che vi si forma internamente, sarà difficile attraversarlo. Ci informeremo strada facendo.
Nel frattempo, siamo costretti ad una pausa forzata: Cucujanjie ha dimenticato il casco al gite d’etape…
(verso il buco del Viso?)
Dal belvedere(2133) la ciclabilità certa, cessa. Chi ha gambe, ovvero i giovani e Pennhouse, che è sempre giovane, ma non giovanissimo, ma neanche ancora un membro del GATG( gruppo anziani TheGroup), pedala su tratti assai sostenuti. Gli altri, ovvero i vecchi, arrancano signorilmente dietro.
Chiaramente, la montagna fa sempre delle vittime. Borich spacca la parte interna del mozzo. Si aggrega ai vecchi nello spintage e portage..
Giunti al momento della verità, due volontari vanno al rifugio del Viso per sapere se potremo passare dal buco. La risposta è negativa, ma per addolcire l’amara notizia tornano con due sacchi di bibite fresche. Anche oggi, la Francia ci ha regalato sole e caldo.
(strane costruzioni di pietra)
la meta cambia e si va verso il col Sellière(2834). Qualcuno pedala ancora qualche rampa(quelli di prima, sia chiaro), ma ben presto la bici torna sulle nostre martoriate spalle. I bon courage(= in gamba o bravi) si sprecano da chi arriva dal colle e la cosa non suona proprio bene. Le rampe sono assassine, il terreno è smosso e poco stabile. E’ l’ultima fatica e lo si capisce quando Ernesto e Cucujanjie incominciano una danza tribalanimalesca sul colle. I francesi ridono; noi ci compriamo la faccia colmi di vergogna.
(al col Selliére, 2834m)
Se la Francia ci ha regalato bel tempo, l’Italia ci dona nuvole basse simil nebbia in Val Padana a gennaio.
Dal colle non si vede nulla e i francesi vogliono capire dove e come scendiamo. Il motivo è presto detto: il sentiero è super tecnico, ripido e assai accidentato; si fa fatica a stare sulle ruote. Tutto bello, vorremmo solo capire dove direzionare il nostro mezzo. Qualche ruzzolone quà e là e arriviamo nei pressi del rifugio Granero. Finalmente, vediamo la valle, il sentiero è meno pendente, ma sempre assai divertente. Sarebbe da rifare con altre condizioni meteo. Lo meriterebbe, magari potendo passare da quel maledetto buco del Viso!
(nuvole basse nei pressi del rif. Granero)
Giunti al rif. Jervis, Pennhouse ci propone l’ultima mulattiera. Nulla di che, afferma, un po’ scavato e mal tenuto. Ma tanto mal tenuto!!Ma, con i nostri mezzi il gioco è più che fattibile. Dobbiamo solo stare attenti a non mettere sotto un gruppo di gitanti che forse ha ecceduto con la Barbera(vino piemontese): il vero pericolo sono loro.
Il Tour del Queyras è finito e già la mente corre al prossimi giro estivo
Dove andiamo?
(noi..)
Foto di Skap, Salgomasudo e DoM
Video, un sunto di 5 gg di mountain bike in Queyras
Tour du Queyras 2010 on Vimeo
quanto prima la traccia gpx