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Una indimenticabile avventura in mtb sulle Dolomiti
Lo splendore delle Dolomiti sarebbe gia sufficiente ad entusiasmare chiunque ma praticare il
Ciclismo, in special modo la mountain bike, in mezzo a queste montagne stupende è una cosa veramente unica.
Lo Stoneman – Trail è il nuovo percorso tracciato da Rolan Stauder biker di Villabassa , persona molto disponibile , leggendo nel racconto capirete il perché.
Vado un po indietro di qualche mese, dopo aver visto alcune immagini ho iniziato a cercare e documentarmi su questa cosa e dopo aver pedalato a luglio sui sentieri della dolomiti super bike e salzgammergut in Austria ho deciso che ad Agosto avrei intrapreso questa avventura.
Col passare del tempo ho iniziato a cercare una data ideale, e la soluzione migliore è stata quella di affiancarla alla trasferta che avrei fatto con tutto il mio superteam, in val di fiemme in occasione della g.f. Vecia Ferrovia.
Inizialmente ero solo poi col passare del tempo e parlandone con vari amici della rete, un giorno mi chiama Andrea un amico biker di Ancona, chiedendomi se lo avessi voluto con lui in questa avventura, e siccome le grandi imprese se condivise con grandi amici alla fine sono ancora più belle, non ho esitato ad accettare la sua compagnia.
La trasferta inizia Sabato 6 agosto, l’incontro con Andrea è al casello autostradale di Rimni Nord, carichiamo tutto sul mio motor home e quindi autostrada direzione Bologna, Modena, Brennero……..
Arriviamo in tarda nottata a Molina di Fiemme, un riposo di qualche ora, colazione con qualche membro del superteam Sbubbikers gia in loco col camper dal giorno prima e poi in mattina facciamo la gara.
Nel pomeriggio dopo esserci ripuliti, di nuovo autostrada del Brennero, direzione Nord – val pusteria, per andare al nostro appartamento ma soprattutto per incontrare Roland Stauder che ci deve dare lo Stone man package.
Alle 19,00 sotto la classica pioggerella che sulle dolomiti è quasi giornaliera, arriviamo a casa di Roland, e cartina del percorso alla mano ci da tutte le informazione possibili, ricordo ancora quando ci mostra i puntini neri sulla traccia del percorso dicendoci questo tratto è molto duro, ma noi ovviamente gli crediamo solo in parte perché l’euforia e la voglia di partire è veramente tanta che non vediamo l’ora che sia gia lunedì mattina per iniziare il cammino verso gli uomini di pietra.
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Prima di lasciarlo, Roland va su suo pc e controlla su un sito austriaco, a detta sua molto affidabile, il meteo che troveremo davanti al nostro cammino e le sue notizie non sono delle migliori, in quota nebbia e molte nubi e qualche rovescio, questo era il verdetto.
Arriva il Lunedì mattina e come da programma fatto nei giorni precedenti ci svegliamo alle 5,30 per la colazione e per essere pronti alle 6,00 per partire, ma subito la prima brutta notizia, fuori sta piovendo e non le solite pioggerelle ma quelle che ti inviterebbero e rimetterti a letto, comunque la decisione era presa, si doveva partire, gli zaini erano pronti, le bici pure, e andiamo verso il punto partenza a Dobbiamo, dove prendiamo un caffè prima di iniziare la prima ascesa.
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Prima tappa per andare al primo punto di controllo Dobbiamo 1120 mt – Marchkinkele 2545 mt., la salita prima è in asfalto fino a San Silvestro, poi dopo il rifugio a 1600 mt inizia la strada forestale, la pioggia continua a scendere e come dice il detto “piove sul bagnato” Andrea fora la ruota anteriore, cambio della camera
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e ricominciamo a salire, ad un certo punto la leggera protezione che ci offrivano gli abeti del bosco viene a mancare e ci troviamo a quota 2000 mt avvolti da una fitta nebbia e pioggia e il paesaggio cambia incredibilmente, prima avvolti dal verde era solo roccia e le pendenze della strada si fanno più dure.
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Ad un certo punto gia stanchi e tutti bagnati, dalla nebbia appare il primo totem dove c’è la prima pinza per la punzonature del braccialetto, scattiamo la foto ma non ci siamo potuto godere molto il momento, perché ora non era più solo pioggia, ma stava iniziando ad essere mista neve con raffiche di vento gelido.
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Inizia un tratto da fare a piedi in discesa per le rocce viscide, freddo sempre più freddo e soprattutto sempre più insistente la pioggia, arriviamo ad punto dove ci sono dei vecchi forti austriaci abbandonati dopo la guerra, ci infiliamo dentro per ripararci e cambiaci.
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Dopo circa 45 minuti un forte vento spazza via le nubi e la pioggia, si inizia ad intravedere un piccolo raggio di sole, e soprattutto smette di piovere.
Si riparte, da Marchkinkele per affrontare un single track iniziale da brivido e per gente esperta reso ancora più insidioso dall’acqua che vi scorre in mezzo che ci riporta ai 1131mt di prato Drava.
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Nel frattempo il sole ha deciso di farci compagnia e giù troviamo un gran bella giornata, altro stop per togliere gli indumenti impermeabili, panino, e le tracce verdi degli stoneman ci indicano la via che ci porta in Austria a Sillian dove si inizia una seconda ascesa che da 1103 mt ti porta a 2560 mt a Homischegg.
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Le rampe sono subito dure, sempre sopra al 10% con tratti al 15, basta fare un tornate e guardare sotto dopo pochi mt per vedere quanto si è gia fatto come dislivello.
Si sale sempre costantemente fino a 1890mt dove arrivi al rifugio Leckfeldam, se alla mattina abbiamo sofferto il freddo qua è un gran caldo, ci arriviamo con le maglie delle divise aperte, e al bar ordiniamo una coca cola fresca, riempiamo le borracce e ripartiamo perchè a circa 2km si intravede la vetta ma da qua la cartina inizia a segnare sulla traccia i punti neri che stanno ad indicare tratti molto duri.
Infatti dopo pochi mt. in bici non si riesce + a salire per il terreno sconnesso ma soprattutto per le forti pendenze, basti pensare che il rifugio dove ci eravamo fermati era a 1890mt e in pochi km si doveva arrivare 2560mt.
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Nel camminare il primo pensiero va la famoso muro del pianto della salzgammergud , solo che quello è qualche centinaio di mt. Qua è + di 1 km, dove si vedono gli escursionisti che che fanno trekking che pure loro con i sui bastoncini fanno fatica a salire, c’è un bel sole, ma anche qua raffiche di vento freddo di invitano a rivestirci e con tanta fatica ecco il secondo totem per la punzonatura, ma la cosa + importante il rifugio dove abbaiamo potuto mangiare.
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La cartina indica ancora che i tratti che ci aspettano sono ancora duri, e pure Roland ci aveva messo in guardia di fare attenzione, consultando la carta sembra che arrivare al passo Sivella dove c’è il terzo controllo sia un falsopiano duro, ma credetemi non ho mai fatto nulla di simile, lo descrivo solo con le immagini, perché a pensare la fatica fatta mi fa stare ancora male.
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Inizialmente tanta roccia quasi da scalare, poi grandi pascoli da attraversare, salendo e scendendo, tutto in mezzo al nulla assoluto, solo in compagnia di qualche animale al pascolo.
Un consiglio per chi leggerà questo racconto è di non fare questa avventura in solitaria, perché oltre alla durezza del percorso si viene messi a dura prova anche mentalmente, si è sempre alla ricerca del simbolo verde e dai segnali che ti indicano la direzione, per di più il sole che ci ha accompagnato nell’ascesa ci stava abbandonando e all’orizzonte portate da quel maledetto vento freddo, vediamo arrivare di nuovo nubi che non promettono nulla di buono.
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Si continua il più a piedi costantemente a quota 2300mt alla ricerca del punto di controllo, a farci compagnia di nuovo la nebbia, ma dopo ore di cammino eccolo, se negli altri punti ho tirato fuori la macchina per immortalare l’evento, qua visto l’evolversi della situazione con le prime gocce di nuovo di pioggia fredda, abbiamo deciso che era meglio scendere il prima possibile.
Eccola la pioggia!!!!!!! Di nuovo acqua, si scende sotto la pioggia, e le nubi nere in cielo ci tolgono pure quelle poche ore di luce che ci sarebbero bastate per affrontare l’ultimo tratto.
Mente scendiamo arriviamo a col Roson 2305m arriva la telefonata di Roland che ci chiedeva come stavamo e che punto eravamo, mente siamo al telefono il diluvio si abbatte su noi, Roland ci consiglia 2 opzioni vista la situazione; 1° fermarci a Comenlico in hotel a dormire e ripartire il giorno dopo, oppure un taxi e ripartire il giorno dopo, chiudiamo la telefonata dicendo che gli avremmo fatto sapere, anche perché ancora un pò di luce c’era e avremmo continuato per un pò.
Riprendiamo la discesa ma in località Dosoledo, il rischio era troppo alto, sulla discesa asfaltata un fiume di acqua e in lontananza vedevamo che anche la Val pusteria era colpita dai bagliori dei fulmini e tuoni del temporale.
Decidiamo di fermarci in un bar per decidere il da farsi, Raffaella, la titolare, aveva gia chiuso, si stava preprando per andare a casa dopo un lunga giornata di lavoro, ma ha avuto un po di pietà e ci ha aperto, ci ha offerto delle paste, e da bere, e dopo una ennesima consultazione con Roland a malincuore ma consapevoli che di più non si potava fare, abbiamo deciso per lo stop.
Lo sconforto di non poterla finire in giornata inizialmente era evidente nelle facce, ma poi riflettendo, e dicendoci che questa in fin dei conti non è una gara, non ci sono tempi, classifiche ecc. ma una avventura che si potava portare a termine anche il giorno dopo, allora con la grande disponibilità di Raffaella che ci ha chiamato un taxi, siamo tornati a Monguelfo nostro quartier generale.
Doccia calda è a nanna, il giorno dopo gli altri 2 timbri sul bracciale , i più facili, ora possiamo dire di aver fatto una grandissima avventura, sicuramente i ricordi di questa, rimarranno fra i belli, sicuramente ci tornerò in quei posti, perché ti rimangono dentro, non sarà forse come la prima volta, ma tornarci è d’obbligo.
Ricarichiamo la macchina per ripartire verso casa, prima passiamo a ritirare il nostro trofeo Stoneman,
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siamo in periferia di Dobbiaco e gia con Andrea si parla di quando tornare.
Per chi a ha avuto la pazienza di leggere tutto dico solo che potrei darvi dei consigli ma ne dico solo uno che è il più importante, noi vi fate prendere dalla smania di farla in giornata, si fa, si certamente è possibile, ma il mio consiglio e farla in 2 giorni e godersi quei posti soprattutto in compagnia dei vostri amici migliori.
Oltre al mio compagno di viaggio Andrea, un ringraziamento speciale a Roland Staunder , quella telefonata al col Roson ci ha fatto capire che non eravamo soli.
IL CAPITANO
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