E’ già un po’ di tempo che mi sono segnato questo itinerario nella lista (purtroppo sempre troppo lunga) dei giri da fare.
E’ anche da un po’ che chiedo informazioni sulla percorribilità in bici del sentiero che intendo percorrere, ma nessuno sa darmi notizie precise.
In effetti sapere qualcosa di preciso su di un sentiero non raggiungibile facilmente pedalando è come giocare un terno al lotto, infatti i bikers non ti sanno dare nessuna info perché pochi si mettono la bici in spalla per raggiungere improbabili sentieri, mentre gli escursionisti ti dicono subito no, impossibile percorrere quel tratto con la mtb, sarebbe una pazzia. E in effetti non gli posso neanche dare torto, mi basta ritornare indietro col pensiero di pochi anni, esattamente sette. Mi ero appena preso la mia prima mtb e, venendo dalla bdc, conoscevo solo strade liscie come un biliardo. Ad un certo punto incontro due scalini un po’ più alti del normale e la mia prima sfida è stata quella, scendere due scalini! Ci ho pensato per un bel po’ ma poi mi sono buttato, con la paura di ribaltarmi, e naturalmente tutto è andato bene. Da allora (un po’ alla volta naturalmente) la mia visione dei sentieri e delle difficoltà è cambiata, e adesso affronto gradonate sconnesse su sentieri stretti ed esposti con una certa facilità, ma in effetti capisco chi pedala solo bici da città cosa possa pensare di quei matti di cicloalpinisti!
Arrivo perciò alla vigilia della partenza che non ho nessuna notizia certa del sentiero. Ansia? Al contrario, questo fa salire in me la voglia della scoperta, quel istinto di esplorare sempre nuove parti di territorio che è per me l’essenza stessa della mountain bike. Sarà un bel sentiero flow? Bene, me lo godrò al massimo. Sarà un sentiero con soli pochi metri pedalabili? Non c’è problema, sono attrezzato con scarponi da trekking e camminerò con la bici in spalla ammirando il fantastico panorama delle dolomiti! Naturalmente, è inutile dirlo, sono un biker e non un escursionista e spero che la prima ipotesi sia quella giusta, anche perché avrò solo tre ore di tempo prima di dover tornare in famiglia. Meglio comunque sempre partire con la mente preparata al peggio, anche perché studiando le cartine vedo che c’è un discreto tratto segnato a puntini rossi, segno inequivocabile che in quel tratto il sentiero è esposto e attrezzato con cavi passamano in acciaio.
Sveglia, inutile dirlo, come al solito all’alba e, visto che il tempo a disposizione è poco, raggiungo in auto Ponticello in val di Braies, a 1490 m di quota. Devo raggiungere Prato Piazza, o meglio malga Stolla. Ci sono tre vie per raggiungere l’altipiano: la strada asfaltata (asfalto?), la ripida pista degli slittini, che uso normalmente, e una sterrata che sale lungo il rio Stolla e arriva direttamente all’ omonima malga, che non ho mai fatto. Non ci sono dubbi, salgo su questa ultima ed è la decisione giusta, si sale lungo il rio immersi in un bucolico panorama, anche con un tratto in single track, fino ad arrivare alla malga a quasi 2000 m, con possibilità di ristoro. Ma è ancora presto, il sole è appena sorto e io non posso fare altro che ammirare i primi raggi che colorano le cime. Ecco perché si chiama Croda Rossa!
D qui inizia il sentiero numero 3 e conduce fino alla malga di Cavallo verso il lago di Braies. Il primo tratto è ancora pedalabile, fra radici e sassi, nella bruma mattutina.
Bene penso, tutto guadagnato, ma dura poco, la pendenza ben presto aumenta, il sentiero si impenna e, come ho visto sulla carta, dovrò arrivare fino a quota 2300 spingendo la bici. Mi carico allora la bici in spalla e comincio a salire.
Camminare in questi splendidi ambienti fa dimenticare di avere in spalla 15 kg di bici e 5 kg di zaino e in breve arrivo sotto alla Crodaccia, ancora pochi metri di salita e il sentiero dovrebbe spianare, cosi potrò vedere cosa mi aspetta per la prossima ora, pedalare o ancora camminare?
Eccomi alla sella, il panorama è magnifico, solo un po’ di nebbia nasconde le cime.
I miei occhi vanno subito a cercare la prosecuzione del sentiero e finalmente vedo quello che la mia mente aveva solo potuto immaginare e sperare per un anno: un magnifico single track che si snoda a 2300 m di quota, sinuoso come un serpente e, cosa importante, con fondo liscio e pulito.
Ho voglia di partire immediatamente, ma sono completamente bagnato per i quasi mille metri di dislivello fatti, perciò con calma mi cambio, indosso le protezioni e cambio l’assetto alla bici. Il tutto mentre sgranocchio una barretta e mi godo naturalmente il fantastico panorama che ho tutto attorno a me. Devo dire che i dieci minuti scarsi che dedico a queste operazioni sono sicuramente uno dei momenti più belli di ogni uscita in bike, quelli che non si possono dimenticare. Essere completamente soli, nel silenzio più assoluto in cima ad una montagna o anche solo ad un prato, godendo in pieno lo spettacolo che solo la natura ti può regalare, è una cosa fantastica ed appagante.
Ma il tempo è tiranno e in ogni caso il divertimento inizia qui.
Mi butto sul sentiero, è proprio come speravo, flow con dei bei saliscendi mai troppo ripidi,
ogni tanto bisogna smontare per qualche metro ma niente di grave.
E’ tutto un alternarsi di cime e di cadini, passo la Crocetta e il sentiero si fa più esposto.
Dopo poco, ecco il famoso punto pericoloso, in effetti ci sono le catene di sicurezza e la strada che sale a malga Cavallo passa 500 m più in basso!
Ma il sentiero è sufficientemente largo e qualche tratto si può fare in sella.
Passo il punto più impegnativo, le cime della piccola Croda Rossa sono proprio sopra di me,
Adesso ho da fare ancora un tratto piuttosto stretto ed esposto, ma ancora in parte ciclabile
il sentiero ridiventa scorrevole e riparto a pedalare senza ostacoli.
Siamo ancora a 2250 m, adesso il sentiero comincia a scendere, ecco i primi prati dove pascolano le mucche, segno che la malga del Cavallo si sta avvicinando.
Ecco i primi larici di alta quota e li in fondo la malga che raggiungo con un ultimo tratto tecnico del sentiero.
Da qui inizia una forestale con tratti molto ripidi che scende fino a Ponticello. Per fortuna, circa a metà, c’è ancora un tratto del vecchio sentiero che taglia i tornanti, e io naturalmente mi ci butto.
Un attimo di riposo per me e per i poveri freni su una caratteristica panchina
Ricomincia la strada e dopo un ultimo tratto di pietraia che supera il rio della Casera, sono alla macchina. Ho ancora un quarto d’ora per tornare a casa, puntualissimo. Mentre guido, non posso fare a meno di ripensare a quante emozioni, quanti panorami, quante esperienze, quante scoperte si possono fare in meno di tre ore.
In mountain bike, naturalmente
L'itinerario http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/2910
E’ anche da un po’ che chiedo informazioni sulla percorribilità in bici del sentiero che intendo percorrere, ma nessuno sa darmi notizie precise.
In effetti sapere qualcosa di preciso su di un sentiero non raggiungibile facilmente pedalando è come giocare un terno al lotto, infatti i bikers non ti sanno dare nessuna info perché pochi si mettono la bici in spalla per raggiungere improbabili sentieri, mentre gli escursionisti ti dicono subito no, impossibile percorrere quel tratto con la mtb, sarebbe una pazzia. E in effetti non gli posso neanche dare torto, mi basta ritornare indietro col pensiero di pochi anni, esattamente sette. Mi ero appena preso la mia prima mtb e, venendo dalla bdc, conoscevo solo strade liscie come un biliardo. Ad un certo punto incontro due scalini un po’ più alti del normale e la mia prima sfida è stata quella, scendere due scalini! Ci ho pensato per un bel po’ ma poi mi sono buttato, con la paura di ribaltarmi, e naturalmente tutto è andato bene. Da allora (un po’ alla volta naturalmente) la mia visione dei sentieri e delle difficoltà è cambiata, e adesso affronto gradonate sconnesse su sentieri stretti ed esposti con una certa facilità, ma in effetti capisco chi pedala solo bici da città cosa possa pensare di quei matti di cicloalpinisti!
Arrivo perciò alla vigilia della partenza che non ho nessuna notizia certa del sentiero. Ansia? Al contrario, questo fa salire in me la voglia della scoperta, quel istinto di esplorare sempre nuove parti di territorio che è per me l’essenza stessa della mountain bike. Sarà un bel sentiero flow? Bene, me lo godrò al massimo. Sarà un sentiero con soli pochi metri pedalabili? Non c’è problema, sono attrezzato con scarponi da trekking e camminerò con la bici in spalla ammirando il fantastico panorama delle dolomiti! Naturalmente, è inutile dirlo, sono un biker e non un escursionista e spero che la prima ipotesi sia quella giusta, anche perché avrò solo tre ore di tempo prima di dover tornare in famiglia. Meglio comunque sempre partire con la mente preparata al peggio, anche perché studiando le cartine vedo che c’è un discreto tratto segnato a puntini rossi, segno inequivocabile che in quel tratto il sentiero è esposto e attrezzato con cavi passamano in acciaio.
Sveglia, inutile dirlo, come al solito all’alba e, visto che il tempo a disposizione è poco, raggiungo in auto Ponticello in val di Braies, a 1490 m di quota. Devo raggiungere Prato Piazza, o meglio malga Stolla. Ci sono tre vie per raggiungere l’altipiano: la strada asfaltata (asfalto?), la ripida pista degli slittini, che uso normalmente, e una sterrata che sale lungo il rio Stolla e arriva direttamente all’ omonima malga, che non ho mai fatto. Non ci sono dubbi, salgo su questa ultima ed è la decisione giusta, si sale lungo il rio immersi in un bucolico panorama, anche con un tratto in single track, fino ad arrivare alla malga a quasi 2000 m, con possibilità di ristoro. Ma è ancora presto, il sole è appena sorto e io non posso fare altro che ammirare i primi raggi che colorano le cime. Ecco perché si chiama Croda Rossa!
D qui inizia il sentiero numero 3 e conduce fino alla malga di Cavallo verso il lago di Braies. Il primo tratto è ancora pedalabile, fra radici e sassi, nella bruma mattutina.
Bene penso, tutto guadagnato, ma dura poco, la pendenza ben presto aumenta, il sentiero si impenna e, come ho visto sulla carta, dovrò arrivare fino a quota 2300 spingendo la bici. Mi carico allora la bici in spalla e comincio a salire.
Camminare in questi splendidi ambienti fa dimenticare di avere in spalla 15 kg di bici e 5 kg di zaino e in breve arrivo sotto alla Crodaccia, ancora pochi metri di salita e il sentiero dovrebbe spianare, cosi potrò vedere cosa mi aspetta per la prossima ora, pedalare o ancora camminare?
Eccomi alla sella, il panorama è magnifico, solo un po’ di nebbia nasconde le cime.
I miei occhi vanno subito a cercare la prosecuzione del sentiero e finalmente vedo quello che la mia mente aveva solo potuto immaginare e sperare per un anno: un magnifico single track che si snoda a 2300 m di quota, sinuoso come un serpente e, cosa importante, con fondo liscio e pulito.
Ho voglia di partire immediatamente, ma sono completamente bagnato per i quasi mille metri di dislivello fatti, perciò con calma mi cambio, indosso le protezioni e cambio l’assetto alla bici. Il tutto mentre sgranocchio una barretta e mi godo naturalmente il fantastico panorama che ho tutto attorno a me. Devo dire che i dieci minuti scarsi che dedico a queste operazioni sono sicuramente uno dei momenti più belli di ogni uscita in bike, quelli che non si possono dimenticare. Essere completamente soli, nel silenzio più assoluto in cima ad una montagna o anche solo ad un prato, godendo in pieno lo spettacolo che solo la natura ti può regalare, è una cosa fantastica ed appagante.
Ma il tempo è tiranno e in ogni caso il divertimento inizia qui.
Mi butto sul sentiero, è proprio come speravo, flow con dei bei saliscendi mai troppo ripidi,
ogni tanto bisogna smontare per qualche metro ma niente di grave.
E’ tutto un alternarsi di cime e di cadini, passo la Crocetta e il sentiero si fa più esposto.
Dopo poco, ecco il famoso punto pericoloso, in effetti ci sono le catene di sicurezza e la strada che sale a malga Cavallo passa 500 m più in basso!
Ma il sentiero è sufficientemente largo e qualche tratto si può fare in sella.
Passo il punto più impegnativo, le cime della piccola Croda Rossa sono proprio sopra di me,
Adesso ho da fare ancora un tratto piuttosto stretto ed esposto, ma ancora in parte ciclabile
il sentiero ridiventa scorrevole e riparto a pedalare senza ostacoli.
Siamo ancora a 2250 m, adesso il sentiero comincia a scendere, ecco i primi prati dove pascolano le mucche, segno che la malga del Cavallo si sta avvicinando.
Ecco i primi larici di alta quota e li in fondo la malga che raggiungo con un ultimo tratto tecnico del sentiero.
Da qui inizia una forestale con tratti molto ripidi che scende fino a Ponticello. Per fortuna, circa a metà, c’è ancora un tratto del vecchio sentiero che taglia i tornanti, e io naturalmente mi ci butto.
Un attimo di riposo per me e per i poveri freni su una caratteristica panchina
Ricomincia la strada e dopo un ultimo tratto di pietraia che supera il rio della Casera, sono alla macchina. Ho ancora un quarto d’ora per tornare a casa, puntualissimo. Mentre guido, non posso fare a meno di ripensare a quante emozioni, quanti panorami, quante esperienze, quante scoperte si possono fare in meno di tre ore.
In mountain bike, naturalmente
L'itinerario http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/2910