Seggiovie e alberghi fantasma così chiude la montagna

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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marco

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tratto da http://www.repubblica.it/2009/01/se...vie-fantasma/funivie-fantasma.html?ref=hpspr1


VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come l'Overlook Hotel del film Shining. Seggiolini sballottati dalla tormenta, appesi a funi immobili. Stazioni di funivie piene di immondizie, senz'anima viva intorno. Piloni arrugginiti, ruderi che nessuno rimuove anche nei parchi naturali. Ora i numeri ci sono. Quelli - mai fatti prima - degli impianti ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico e dalla speculazione immobiliare. Oltre centottanta nel solo Nord Italia. La metà di quelli -350 - che sono stati chiusi finora. Centottanta vuol dire quattromila tralicci, centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, seicentomila metri di fune d'acciaio, cinque milioni di metri di sbancamenti e di foresta pregiata trasformata in boscaglia. Ferri contorti come i ramponi di Achab sulla gobba della balena.

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Per contarli abbiamo assemblato dati da parchi e corpi forestali, attivisti di "Mountain Wilderness" e guide alpine, soci di Legambiente e della "Cipra", il Centro per la tutela delle Alpi. Dati impressionanti, che sembrano non insegnare nulla a chi in Italia - caso unico in Europa - insiste a sovvenzionare impianti a bassa quota o, peggio ancora, nei parchi nazionali, in barba ai vincoli comunitari.

Fotogrammi. Saint Grée di Viola, quota 1200, provincia di Cuneo, è un monumento al disastro. Si chiamava Sangrato, ma non era abbastanza trendy per un centro che doveva attirare sciatori da Piemonte e Liguria, e così gli hanno cambiato il nome. Prima ha perso la neve, poi i clienti, infine ha inghiottito soldi pubblici per un rilancio impossibile. Oggi sembra Beirut dopo la guerra, cemento e vetri rotti con la scritta "Vendesi".

Altri fotogrammi, nel dossier di Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia. Pian Gelassa in Val Susa: piloni nel vento, scheletri di alberghi nati morti, lì da 30 anni in piena area protetta, a due passi dalle piste olimpiche del Sestrière. Alpe Bianca, nelle Valli di Lanzo: condomini vuoti, stazione della funivia con i cessi rotti e le piastrelle smantellate. E così avanti: Oropa-Monte Mucrone, Albosaggia, Chiesa Valmalenco.
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Non è un viaggio: è un percorso di guerra. A Oga presso Bormio la pista - iniziata e mai aperta causa lite tra valligiani - sta franando, e la ferita è tale che la trovi anche "navigando" con Google-Earth (e non è che gli squarci delle piste "mondiali" siano meglio). In Valcanale, sopra Ardesio (Bergamo), un'ex seggiovia è segnata da cemento sospeso sullo strapiombo e una discarica nel parcheggio.

Sella Nevea nelle Alpi Giulie, orgoglio del turismo friulano: le multiproprietà che negli anni Settanta hanno devastato la conca sotto il Montasio sono così a pezzi che sono stati messi all'asta in questi giorni. A Breuil-Cervinia residenze chiuse e impianti di risalita dismessi, otto in tutto, di cui quattro funivie. Posti da dimenticare, anche in anni di nevicate come questo.

Accanto agli scheletri, i morti viventi. Impianti in rosso, a quota troppo bassa per garantire neve, tenuti in vita dalla mano pubblica. Colere, Lizzola, Gromo nelle Orobiche. Oppure Tremalzo, La Polsa, Folgaria e Passo Broccon tra Veneto e Trentino, che inghiottono milioni in generose elargizioni per l'innevamento artificiale. Impianti a rischio, che nessuno fa entrare nella contabilità di un disastro che è anche finanziario. "Perché non si dice che le piste non si pagano solo con lo skipass ma anche con le nostre tasse?", s'arrabbia l'esploratore bergamasco Davide Sapienza.

Numeri insospettabili. Quaranta funivie e seggiovie abbandonate in Piemonte, trentanove in Val d'Aosta (un'enormità per una regione di centomila abitanti), almeno venti in Lombardia, trenta tra Emilia e Liguria sul lato appenninico, trentacinque in Veneto e venticinque in Friuli-Venezia Giulia. E non mettiamo in conto gli sfasciumi lasciati dallo sci estivo, chiuso per fallimento in mezze Alpi.

Ma non c'è solo il clima nel crack. C'è anche la speculazione. La seggiovia è solo lo specchietto per le allodole per sdoganare seconde case e villini. "Meccanismo semplice", sottolinea Luigi Casanova di Mountain Wilderness. "Si compra il terreno a basso costo, si cambia il piano regolatore, poi si fa la seggiovia e si costruiscono case al quintuplo del valore". Se il gioco è spinto, la seggiovia chiude appena esaurita la sua funzione moltiplicatrice del valore immobiliare.

Uno crede: errori non ripetibili. Invece no: si continua sulla vecchia strada, come per l'Alitalia. Miliioni di milioni di euro al vento. Come quelli che serviranno per il collegamento - approvato il 31 dicembre (!) dalla provincia di Trento - fra San Martino e Passo Rolle nel parco di Paneveggio, dove Stradivari prese il legno dei suoi violini. O per il terrificante "demanio sciabile" da 200 milioni di euro dalla Val Seriana alla Valle di Scalve (Bergamo) pronto al varo nel parco delle Orobie, contro cui s'è levata la protesta di molti "lumbard". Disastri annunciati, come il maxi-progetto sul Catinaccio-Rosengarten, che sfonda un'area che è patrimonio Unesco.

Cambiano i luoghi, ma il trucco è lo stesso. C'è un pool che compra terreni, fonda una società e lancia un progetto sciistico, con un bel nome inventato da una società d'immagine. L'idea è nobile: "rilanciare zone depresse", così chi fa obiezioni è bollato come nemico del progresso. A quel punto la mano pubblica entra nella gestione-impianti e finisce per controllare se stessa. Così il gioco è fatto. Il sindaco promette occupazione e viene rieletto: intanto parte l'assalto alla montagna. Per indovinare il seguito basta leggere la storia dei ruderi nel vento.

"Questi mostri di ferro e cemento che nessuno smantella rientrano in un discorso più vasto" spiega il geografo Franco Michieli additando lo stato pietoso dell'arredo urbano a Santa Caterina Valfurva, Sondrio. "Il legame con la terra è saltato, i montanari ormai ignorano il brutto. Piloni, immondizie, terrapieni, sbancamenti: tutto invisibile. Si cerca di riprodurre il parco-giochi, e così si svende il valore più grosso: l'incanto dei luoghi".

E intanto il conflitto tra ambiente e ski-business aumenta in modo drammatico. Servono piste sempre più lisce e veloci, così si lavora a colossali sbancamenti e si prosciugano interi fiumi per l'innevamento artificiale. E c'è di peggio: la monocultura dello sci finisce per "cannibalizzare" tutte le altre opzioni (albergo diffuso, mobilità alternativa ecc.) perché distrugge i luoghi. Vedi Recoaro, dove le gloriose terme sono in agonia, ma si finanzia un impianto a quota mille, dove nevica un anno su cinque.

Per addolcire gli ambientalisti si inventano termini nuovi, come "neve programmata" o "eco-neve", ma il risultato non cambia. Damiano Di Simine, leader lombardo di Legambiente: "In Valcamonica un contributo regionale di cinquanta milioni è stato utilizzato per costruire piste nel parco dell'Adamello, e il risultato lo si vede su Google-Maps. Squarci terrificanti". Stessa cosa sul Monte Canin nelle Giulie: cicatrici da paura.

Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: "Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese".

A Novezzina sulle pendici del Baldo - il colosso inzuccherato tra Val d'Adige e Garda - De Stefani indica i resti di un impianto per neve artificiale mai entrato in funzione. "È stato smantellato, ma la ferita è rimasta, sembra una lebbra. Roba che per rimarginarsi impiegherà secoli. Con i soldi di quell'impianto fallito si potevano ripristinare malghe, sentieri, terreni; si valorizzavano i prodotti locali. È o non è una truffa? Un'orda distrugge l'Italia e la gente tace, nessuno s'indigna. È questo che mi fa uscir di testa".
 

S.E.K.A O.N.E

Biker tremendus
23/11/04
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Bassa- Parmense
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Hai ragione ,sono come i soldi spesi per Ospedali fantasma,Tutto il magna magna facci caso interessa strutture dove tutti i liberi cittadini ne dovrebbero Usufruire, la colpa non si sa mai di chi è ,ossia si sa si sa ,ma per Omertà non salta mai fuori , e quando salta fuori nessuno si prende la briga di rimettere in ordine le cose ,tutti bravi a parole in quei "momenti" ,ma poi tutto si Ferma come la carica Manuale di un Orologio qui mi fermo perchè sarebbe difficile non entrare in politica .
 

zeromeno

Biker paradisiacus
31/5/04
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Vicino a Padova
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qua ci sono diversi punti di vista
secondo i piu' lo sci ha fatto vivere la montagna, e in effetti i dati gli danno ragione
Lo sci ha creato occupazione e opportunita' ha frenato l'emmorragia di giovani che scappavano dando concrete opportunita' di lavoro
L'altro lato della medaglia è costituito da fenomeni come quelli che hai descritto
Dal mio punto di vista la montagna dovrebbe essere una cosa ''elitaria'' riservata -cioè- a quanti la amano e sono disposti a viverla accettando (almeno alcuni) sacrifici.
La massificazione,il tutto e subito e facile hanno avvicinato moltissime persone all' approccio coi monti ma ne hanno stravolto le regole.
Il marketing è questo: dare agli utenti cio' che desiderano
lavoro-guadagno-pago-pretendo....qua siamo in padania:hahaha:
 

Gepp1

Biker assatanatus
27/5/08
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rovereto
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io sono dell'idea che la discesa ce la si deve conquistare....in bici come con gli sci o con la tavola e come pure a piedi perciò chiuderei tutti gli impianti e terrei aperte solo le vie per risalire in fresca e poi il personale delle piste lo riqualificherei tutto in agenti forestali/primo soccorso.

Lo so lo so pura utopia ma oggi sono andato a sciare e qst pensiero mi è sorto mentre aspettavo il mio turno per la seggiovia,un quarto d'ora ammassati come le pecore....non è surfare quello e soprattutto non è nemmeno vivere la montagna
 

zeromeno

Biker paradisiacus
31/5/04
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io sono dell'idea che la discesa ce la si deve conquistare....in bici come con gli sci o con la tavola e come pure a piedi perciò chiuderei tutti gli impianti e terrei aperte solo le vie per risalire in fresca e poi il personale delle piste lo riqualificherei tutto in agenti forestali/primo soccorso.

Lo so lo so pura utopia ma oggi sono andato a sciare e qst pensiero mi è sorto mentre aspettavo il mio turno per la seggiovia,un quarto d'ora ammassati come le pecore....non è surfare quello e soprattutto non è nemmeno vivere la montagna


si,è sostanzialmete anche la mia idea :prost:
 

bafio

Biker dantescus
16/10/03
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Casatenovo-LC
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Dal mio punto di vista la montagna dovrebbe essere una cosa ''elitaria'' riservata -cioè- a quanti la amano e sono disposti a viverla accettando (almeno alcuni) sacrifici.

questa è una cosa su cui non sono assolutamente d'accordo......
a mio parere la montagna non può essere elitaria,come non può esserlo il mare,la pianura,la collina.....
già anni fa dopo una serie di morti in momtgna(tra scalatori,escursionisti e semplici gitanti della domenica)si parlò di limitare l'accesso alle montagne solo a chi ne avesse i titoli/le capacità......cosa impossibile a farsi(per fortuna)
la montagna è di tutti e per tutti,va però affrontata/vissuta con la giusta mentalità.....
che certe ferite alle nostre montagne non debbano esserci o debbano essere risanate siamo tutti d'accordo.......ma una funivia,una seggiovia,un albergo che funzionino è giusto che esistano....se sono abbandonati è giusto far si che vengano smatellati,le piste ripiantatumate con gli alberi del luogo ed i rifiuti lasciati dalle speculazioni eliminati.....
ma come sempre chi vigila trova sempre una maniera per non guardare cosa succede e chi specula ha sempre strada libera.....
siamo in italia,continuiamo a non imparare dai nostri errori e gli interessi di pochi(ma ben paraculati)devono sempre essere difesi in nome del progresso.....
 

Danybiker88

Redazione
4/9/04
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Torino
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questa è una cosa su cui non sono assolutamente d'accordo......
a mio parere la montagna non può essere elitaria,come non può esserlo il mare,la pianura,la collina.....
già anni fa dopo una serie di morti in momtgna(tra scalatori,escursionisti e semplici gitanti della domenica)si parlò di limitare l'accesso alle montagne solo a chi ne avesse i titoli/le capacità......cosa impossibile a farsi(per fortuna)
la montagna è di tutti e per tutti,va però affrontata/vissuta con la giusta mentalità.....
che certe ferite alle nostre montagne non debbano esserci o debbano essere risanate siamo tutti d'accordo.......ma una funivia,una seggiovia,un albergo che funzionino è giusto che esistano....se sono abbandonati è giusto far si che vengano smatellati,le piste ripiantatumate con gli alberi del luogo ed i rifiuti lasciati dalle speculazioni eliminati.....
ma come sempre chi vigila trova sempre una maniera per non guardare cosa succede e chi specula ha sempre strada libera.....
siamo in italia,continuiamo a non imparare dai nostri errori e gli interessi di pochi(ma ben paraculati)devono sempre essere difesi in nome del progresso.....

La montagna può essere apprezzata solo da chi la ama e la rispetta. La montagna non è un posto dove puo afre quello che ti pare, non è luogo da speculazioni, da turismo di massa, da masse di gente sprovveduta portate in cima da impianti iper mega tecnologici. Andare in montagna oltre che rischioso e quindi richiede una certa preparazione, dovrebbe presupporre il rispetto per l'ambiente, dei paesaggi e del silenzio.
Funivie che portano a 3000m orde di turisti, vestiti con jeans e maglietta armani, scarpe per andare in centro a fare la spesa e che si disperdono urlando, come un gregge di pecore impazzite, sono un insulto per chi vuole vivere la "vera montagna".
Tipica immagine è quella del massiccio del sella. Ad agosto sembra di essere in via Roma o in un centro commerciale. Questa non è montagna è solo speculazione. Così come le centinaia di auto sul passo Sella o sul Pordoi.
Per questo sono d'accordo nel sostenere che la montagna non deve essere per tutti. Solo chi rispetta la montagna, può apprezzarla.
 

bafio

Biker dantescus
16/10/03
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io non difendo speculazioni e costruzioni indiscriminate solo per profitto......
ma da alpinista,prima che biker,ho visto di tutto e di più........
la nostra cultura del turismo e del vivere la montgna fregandosene di tutto e tutti è la vera rovina delle alpi.....
prendiamo un esempio molto vicino a noi......la svizzera.che credo abbia più funivie,seggiovie e trenini che montagne........da loro il turismo funziona,c'è un sacco di gente che utilizza questi mezzi,ma nessuno fa l'incivile o sporca o distrugge......mentre da noi tutti buttano per terra le cartacce,i mozziconi di sigaretta,gli scontrini,urlano,calpestano piante spaventano gli animali.....chiediamoci come mai.....cultura?educazione?rispetto?cattivi esempi?mancaza di leggi e controlli adeguati?

è la gente la peggior cosa che può succedere alle nostre montagne.........le funivie,gli alberghi,le piste da sci non saranno belle,ma in molti casi sono utili,portano turismo,e permettono alle valli d non spopolarsi del tutto.....
ma come ho già detto....ci dovrebbero essere enti e uffici che vigilano su queste cose,che dovrebbero valutare progetti e il loro impatto ambientale.......ma spesso ciò non accade per svariati motivi.....e così vengono creati i mostri dell'articolo....
 

ANDREA GAS 23

Biker infernalis
19/10/05
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L'unica cosa su cui dissento dell'articolo è il discorso dell'investimento senza prospettive... dove più o meno l'esperto recita "non nevica più e c'è la crisi.." pensiero qualunquista e fatto ragionando sul periodo di qualche anno senza neve... io allo stesso modo guardando ad oggi gli potrei dire.. "nel cuneese ci sono dai 2 a i 30 mt di neve e oggi i Carabinieri hanno dovuto fermare le macchine verso il Mondolè e Limone piemonte causa l'ecesso di afflusso..." Investiamo !!!

Io ho la casa ad Argentera in Valle stura è il fatto che la seggiovia funzioni da un senso all'afflusso turistico invernale in valle, che altrimenti sarebbe solo utilizzata dai camion o da chi vuole andare a sciare in Francia... sempre che non nevichi troppo altrimenti il colle è chiuso..

Anzi penso che se i soldi anzichè finire tutti in val Susa ed A Limone Piemonte dove poi ci si ritrova con 3 impianti che portano tutti sulla stessa pista ...( bella cazzata...) fossero arrivati anche in Valle Stura, ma anche a Pontechianale o a Crissolo per fare degli esempi, con gli ultimi anni con nevicate piuttosto abbondanti ci sarebbe stato un bell'incentivo alla rinascita dellle valli!

Ultima cosa.. l'altra sera hanno fatto la TG3 Piemonte un servizio sugli sciatori a Caldirola! Troppo forte! Io tifo per le piccole stazioni che resistono! I grandi comprensori mi fanno proprio schifo!
 

marco

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Costruire impianti in località in bassa quota sperando nella neve artificiale non è solo uno scempio per la natura, ma anche un cattivo investimento. I costi superano i profitti, per 2-3 mesi all'anno di apertura si avranno 9-10 mesi di deserto assoluto.

Il nuovo approccio al turismo è quello che pensa alle alpi come posto di riposo-svago-sport con un occhio di riguardo alla natura: escursionismo (a piedi, in mtb, ecc), arrampicata, sci alpinismo assicurano un flusso quasi continuo di turisti, anche fuori stagione. Pensate alla mtb in autunno o allo scialp in primavera quandi le piste si svuotano.
Tanti cercano la natura che non hanno nelle città dove vivono. Se trovano mostri di cemento alla Sestriere o folle oceaniche come nelle dolomiti in agosto se ne vanno. Su questo tipo di turisti bisogna investire nel lungo periodo. E se non sono quelli italiani, che fanno le ferie tutti insieme a metà agosto e a natale, sono quelli stranieri, tedeschi in primis. Lo sapevate che la Germania è la nazione numero 1 al mondo per quanto riguarda soldi spesi in vacanze e viaggi?

Basta vedere come gli agriturismi e le vacanze collegate ad essi siano esplosi negli ultimi anni. La stessa cosa si può fare in montagna, rivalutando cascine e rifugi abbandonati in zone dove il turismo di massa non va (tipo le valli cuneesi). Costruire impianti e seconde case è la strada sbagliata: è solo speculazione edilizia che arricchisce i soliti con le mani in pasta e scempia il territorio.

Ogni tanto bisogna pensare al di là del proprio naso.
 

bafio

Biker dantescus
16/10/03
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pienamente d'accordo sul fatto che stazioni sciistiche a quote ridicole siano una pura speculazione.....adesso infatti vediamo gli scheletri di questi "miracoli" dell'industri turistica costruiti negli anni '70/'80.......però si tende sempre a ripetere gli errori.....e via con le proposte di nuovi impianti,piste e alberghi.......

io penso però che dove ci siano le condizioni climatiche(precipitazioni nevose abbondanti,temperature basse,quote adeguate) e già una forte presenza di impianti sia giusto sfruttare le possibilità offerte dal turismo.........certo sempre con intelligenza e rispetto della montagna(impianti con stazioni di arrivo e partenza interrate,parcheggi sotteranei,evitare colate di cemento mostruose)e puntare anche ad un turismo che fruisca la montagna anche nelle stagioni in cui la neve non c'è....così da poter far funzionare le varie strutture tutto l'anno e non solo 4 mesi.....
poi ci sono altre realtà che è giusto che rimangano come sono,senza funivie,senza strade asfaltate,ma solo con sentieri,alpeggi e boschi,per un turismo più consapevole e rispettoso.......
 

ANDREA GAS 23

Biker infernalis
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Costruire impianti e seconde case è la strada sbagliata: è solo speculazione edilizia che arricchisce i soliti con le mani in pasta e scempia il territorio.

Ogni tanto bisogna pensare al di là del proprio naso.

Ho capito cosa vuoi dire Marco, però Caldirola a parte che comunque a suo modo funziona..

Io parlavo località come Bersezio e Pontechianale (a 1600mt i paesi) e Crissolo 1300 mt circa che sono anche più in alto di molte località che si beccano tutti i finanziamenti... A volte basta tenere in vita una seggiovia per non far morire il paese e che esistono anche persone che preferiscono i 2-3 impianti di queste località ai mega compresori in Riccione style, che poi detto fra noi sono dopo ogni anno di poca neve sull'orlo del tracollo...

Del resto in Francia le stazioni sciistiche sono pesantemente aiutate dallo stato e per chi ha uno scomodo valico alle spalle è concorrenza sleale!
 

strapp

Biker superis
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io sono dell'idea che la discesa ce la si deve conquistare....in bici come con gli sci o con la tavola e come pure a piedi perciò chiuderei tutti gli impianti e terrei aperte solo le vie per risalire in fresca e poi il personale delle piste lo riqualificherei tutto in agenti forestali/primo soccorso.

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Scusa ma dici "sono dell'idea che la discesa ce la si deve conquistare....in bici come con gli sci o con la tavola e come pure a piedi perciò chiuderei tutti gli impianti"......poi mi vai a sciare nella stazione attrezzata e ti lamenti pure del casino.....!:nunsacci: io credo che sia sbagliato fare di tutta l'erba un fascio, nel senso che esistono stazioni sciistiche che hanno le carte in regola per esistere, vuoi per la quota...la qualità\varietà di piste, alberghi, impianti ecc. ecc....(e se resistono è proprio perchè devi fare la fila all'ingresso della seggiovia, perchè c'è un sacco di gente che ci và e contribuisce in primis allo sviluppo della stazione stessa)....ci sono poi stazioni che invece sono un debito pubblico e andrebbero forse riconvertite ad una dimensione più realistica....! per le persone vale la stessa cosa, non tutti sono amanti della risalita con pelli o a piedi (o a pedali!) e, imho, è giusto che abbiano le comodità che cercano....una cosa che invece dovrebbe essere comune A TUTTI è il senso di civiltà verso gli altri e l'ambiente che frequentano....(capita spesso purtroppo di trovare spazzatura in montagna lontano da impianti di risalita o strade carrabili....:arrabbiat:) per finire secondo me ognuno deve essere libero di praticare lo sport\passione\svago che crede cercando il massimo rispetto per qualsiasi persona...animale...ambiente..cosa...ecc.(questo è possibile).....mentre per il discorso delle stazioni idonee o meno entra in gioco, come diceva prima un'altro forumendolo, tutta una serie di fattori come politica..interessi personali...pseudosviluppi..ecc....e qui siamo in Italia.....!!!:omertà::nunsacci:o-o
 

Billo

Biker spectacularis
18/1/05
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Nella Fucina di eroi.
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"ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico"...anche quest'anno si parla di riscaldamento climatico con l'autunno + freddo e nevoso degli ultimi 100 anni?
Direttore,ci credo bene che i tedeschi sono il popolo che spende di + al mondo in viaggi e vscanze,col mare che si ritrovano al nord.:smile: a parte gli scherzi hanno sicuramente una cultura del viaggiare + aperta rispetto a noi!
 

MetalDave

Biker ciceronis
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Primo problema dell'Italia: gli italiani, non tutti ovviamente...anzi direi che in questo forum bene o male o tutti direi che siamo dei buoni italiani non fosse altro che lo sport che pratichiamo, in ogni sua forma, ci porta ad essere molto vicini alla natura.

@ Diretur: hai ragione su quasi tutta la linea però credo che la montagna possa attirare grandi numeri di visitatori e turisti a patto che questi siano coscienti di come va trattata la montagna...cosa molto più complessa, almeno per gli italiani.

E' comunque quello delle stazioni sciistiche è solo un caso tra mille, da noi funziona tutto in questo modo, pensate allo Stadio Delle Alpi, costruito nel 1990 e ora lo stanno buttando giù.
Torino grazie alle Olimpiadi si è ripresa ma, se non sbaglio, un paio dei mega alberghi costruiti per il 2006 sono già chiusi nelle vallate olimpiche.
Un male comune a tutti gli italiani quello di mangiare quando si può e farsi i propri interessi.
 

marco

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"ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico"...anche quest'anno si parla di riscaldamento climatico con l'autunno + freddo e nevoso degli ultimi 100 anni?
Direttore,ci credo bene che i tedeschi sono il popolo che spende di + al mondo in viaggi e vscanze,col mare che si ritrovano al nord.:smile: a parte gli scherzi hanno sicuramente una cultura del viaggiare + aperta rispetto a noi!

Non so se hai notato ma non tutto il mondo ragiona con:
- inverno in montagna (due settimane di natale)
- estate in spiaggia (due settimane di agosto).

Un turismo compatibile con l'ambiente non è sicuramente il turismo di massa, nè in montagna nè al mare. Un turismo distribuito su tutto l'arco dell'anno già di avvicina al concetto che intendo.

1 inverno freddo su 20 non fa che confermare le statistiche del pianeta che si surriscalda.
 

fiore

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"ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico"...anche quest'anno si parla di riscaldamento climatico con l'autunno + freddo e nevoso degli ultimi 100 anni?!

l'autunno non fà l'anno, e quello che succede sulle Alpi o sulle Ande o a Rio non fà il globo ! Studi e ricerche dicono ben altro :il-saggi:


Nel giro di pochi giorni diverse organizzazioni hanno pubblicato i dati sulle temperature dell’anno appena trascorso. Oltre alla World Meteorological Organization anche la NASA, la National Oceanic and Atmospheric Administration e l’Hadley Center hanno fatto il punto sulle temperature. Secondo la NASA, il 2008 (o, per essere precisi, il periodo tra dicembre 2007 e novembre 2008) è tra il settimo e il dodicesimo posto tra gli anni più caldi dal 1880, ma i nove anni più caldi di questa classifica sono successivi al 1998. Non deve trarre in inganno il fatto che gli oceani siano agitati da una fase ciclica di raffreddamento: quel che conta è la media delle temperature e il loro valore globale. Ci sono poche differenze tra i dati della NASA e gli altri. L’Hadley Center pone il 2008 al decimo posto tra gli anni più caldi dopo il 1850. Sul blog di Andrew C. Revkin, ospitato dal New York Times, ci sono anche i grafici diffusi dalle diverse agenzie.
 

bafio

Biker dantescus
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Non so se hai notato ma non tutto il mondo ragiona con:
- inverno in montagna (due settimane di natale)
- estate in spiaggia (due settimane di agosto).

Un turismo compatibile con l'ambiente non è sicuramente il turismo di massa, nè in montagna nè al mare. Un turismo distribuito su tutto l'arco dell'anno già di avvicina al concetto che intendo.

1 inverno freddo su 20 non fa che confermare le statistiche del pianeta che si surriscalda.

purtroppo,per noi italiani ed il nostro modo di lavorare,le settimane incriminate dal direttore sono le uniche che molti di noi possono prendersi per le ferie......a me non dispiacerebbe poter andare a sciare ad inizio marzo ed al mare i primi di luglio.......ma purtroppo non posso.....
i tedeschi sono più flessibili col lavoro,almeno i dipendenti,e possono fare ferie in periodi più economici....beati loro.......
 

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