All'età di 16 anni non potendone più di sciare ma dopo aver conquistato anche un titolo italiano Uisp nello slalommio padre ha captato in me la necessità di cambiamento, e, anche a seguito della visione di "Un mercoledì da leoni" vero film cult, ci siamo letteralmente gettati in questa nuova avventura. All'epoca in Italia, erano gli anni 76/77, non vi era quasi niente in circolazione, solo poche tavole della Seven o della K2 poco più che giocattoli che non soddisfacevano certo le nostre ambizioni, ma tanto bastavano per poter scendere giù da strade e vicoli, saltando e derapando, tentando di imitare i nostri idoli di oltre oceano (leggi Tony Alva). (foto 1-2-3-3a)
Il piacere di scendere per le strade era icommensurabile e, anche a causa del minor traffico di oggi, non vi era discesa che non avessimo testato. La passione cresceva ogni giorno di più e anche le nostre fila di amici skatebordisti crescevano e da li a poco mio padre (che a questo punto penso che abbia riversato sul figlio la sua inespressa passione sportiva) fondò uno dei primi skate club: il Campo di Marte Skateboard" che mio padre pronunciava "schebor"......
L'attrezzatura continuava però a scarseggiare, alcuni fortunati avevano tavole americane (foto 4), in seguito io sarei stato uno di quelli, inviate da oltreoceano da parenti o amici ma per il resto "poca vela". Quand'ecco il colpo di genio: costruirle da sole. ma chi poteva costruire tavole in quantità tale da soddisfare tanti appasssionati; la risposta venne da due titolari di una
officina meccanica di Firenze che un giorno ci videro sfrecciare giù dalle Rampe del Piazzale Michelangelo e dopo un attento studio dei materiali, produssero le prime tavole (credo in assoluto per l'Italia) in Ergal una lega con acciaio e non ricordo cosa, utilizzata per le ali degli aereoplani. L'ergal è dotato di una incredibile elasticità insieme a robustezza e leggerezza ideale per le nostre discese.
Alla tavola aggiungemmo degli sterzi prelevati dai nostrti vecchi skate, a volte gli modificavamo aggiungendo degli assi più larghi per avere più stabilità. Adesso non mancavano che le
ruote. Già le ruote. Quelle dei pattini a rotelle troppo strette; quelle che si trovavano in commercio per gli skate erano pressocchè inadatte ad un uso "serio" e fatte con poliuretano scadente. La nostra officina meccanica si impegnò anche in questo e con tecnica ancora oggi misteriosa, elaborò una fantastica ruota con una mescola il cui segreto è custodito meglio di quello della Coca Cola per giunta con il profilo svasato (foto 5) per una fantastica aderenza in curva.
A questo punto avevamo tutto: naque così lo "SkateGP Competition" (foto 6) dal nome dei due soci dell'officina meccanica Ganducci e Pennacchio che riuscì , in seguito, ad essere commercializzato anche in diversi negozi dentro e fuori Toscana.Cominciammo così ad allenarci di brutto nelle quattro specialità presenti nei contest internazionali e cioè: lo slalom in discesa a tempo tra i birilli, lo slalom parallelo con partenza dalla rampa; il salto in alto (era valido il salto se, una volta passata l'asticella, si ricadeva sulla tavola e si percorreva sopra almeno due metri) e il freestyle, due minuti per esprimere sulla tavola, con le note musicali preferite (la mia sigla era Star Wars) tutta la propria abilità .
La passione di noi ragazzi per lo skate continuava a crescere e forse raggiunse all'epoca vette di massa mai eguagliate; anche il businness cresceva e i negozi di articoli sportivi cominciarono ad organizzare gare (foto 7) ed esibizioni: Il Comune concedeva l'uso di strade e piazze, gli sponsor offrivano premi per i concorrenti (foto 8), il pubblico affollava (nel vero senso della parola) i campi di gara e noi ci sfidavamo sentendoci dei veri californiani doc.
La notra notorietà (come gruppo e come singolo...) a livello nazionale ebbe luogo alla prima gara di Coppa Italia organizzata da un "illuminato" industriale di Bergamo un certo sig. Baraldi il quale pensò bene di fondare la FISK ovvero la Federazione Italiana Skateboard (foto 9). Si trattava in sostanza di una federazione privata, visto anche la mancanza di federazioni italiane ufficiali, ma non per questo meno organizzata e seria che probabilmente funzionò meglio della FIHP che subentrò anni dopo. ma questo non ci interessa.
Come dicevo la FISK organizzò la Prima Coppa Italia nel 1978 e si trattava di otto gare da svolgersi in varie città italiane; ricordo Roma (foto 9a), Milano, Firenze (foto 10-10b), Bergamo (foto 10a), Verona (foto11), Torino etc. ma appunto a Torino (foto 12) ci fu il nostro debutto ufficiale.Arrivammo nel capoluogo Piemontese dopo un allucinante viaggio in treno con partenza da Firenze a notte fonda. Eravamo in 15 e ci recammo al parco del Valentino dove si svolgeva la prima gara della giornata: lo slalom a tempo.
L'accoglienza che gli altri competitori ci riservarono non fu delle migliori; eravamo il club più a sud d'Italia (!) ed avevamo le tavole in metallo, anche se di Ergal ma pur sempre metallo, abbandonato da tempo dai tutti i costruttori. Ricordo che ci davano di arretrati e ci dicevano che ci saremo schiantati alla prima curva dello slalom...loro i "nordici" pieni di supponenza non sapevano che da li a poco avrebbero assaggiato l'amaro sapore della sconfitta!Per farla breve, sperando che abbiate letto fino ad ora, salimmo sul podio in tutte le specialità collezionando, solo in questa gara, un secondo ed un terzo posto!!
Io feci questo terzo posto e due secondi nelle altre specialità ( salto in alto e slalom parallelo), escluso il freestyle che ancora non avevo ancora preso in considerazione. A fine contest di Torino, nella classifica generale individuale, mi classificai secondo assoluto! e, con i punti guadagnati da me e dai miei compagni, portammo il nostro club "Campo di Marte Skateboard" anch'esso al secondo posto nella classifica a squadre!! ...niente male per degli skateborder con tavole in "metallo"!!
Le gare successive furono una fotocopia di questa, andavamo sempre sul podio e io più degli altri; non ricordo di essermi piazzato quasi mai sotto il terzo posto! Che figata!!! Il notro club divenne l'osso duro da battere anche se per l'esattezza il vero osso duro si dimostrò un club di Verona sponsorizzato dal negozio di sport Ugolini che nelle sue file annoverava il figlio, vero outsider di tutte le specialità.
Successivamente io non riuscii mai a batterlo; solo in occassione della gara di Coppa Italia di Roma (foto 13) conquistai, a pari merito con lui, il primo posto nel salto in alto (il mio record è mt. 1,45) ma nelle altre gare arrivavo sempre secondo e sempre dietro di lui che non toppò mai una gara !!. Anche nel freestyle fu imbattibile e nonostante questo "mostro"per i due anni successivi, nella classifica generale finale, arrivai secondo assoluto (in Italia!!) e il club anche. Partecipammo anche a gare internazionali con una specie di Nazionale Italiana; personalmente io andai a Parigi (foto 14) dove provai per la prima volta uno skatepark (foto 15)! e Vienna ma purtoppo il gap con i raiders stranieri era notevole e non riuscimmo mai a conquistare niente..
Bella storia...bei momenti....come quelli dei campionati Italiani a Courmayeur (foto 16) dove alle gare feci schifo ma la notte prima in tenda con le ragazze.... Beh lo skateborder aveva un certo facino su loro anche ai miei tempi!!
Adesso, a volte, quando vedo qualche skateborder in erba che si danna a far andare la tavola provo una grande nostalgia anche se le nuove tendenze di utilizzo, a mio modesto parere, mancano di fantasia e sono ripetitive; tutti si dannano a saltare gli ostacoli ma nessuno sa fare il 360° o più, la verticale, lo "space moon" oppure scendere da una discesa slalomando, grindando derapando, spingere sfruttando l'elasticità della tavola senza mai fermarsi, saltare l'ostacolo e atterrare sulla tavola etc... (Foto 17-18-19-20-21)