Il freddo appena uscito da casa è intenso. Per evitare la sua morsa ho messo su due calzamaglie e due passamontagna (somigliavo ad un doppio sub
).
Mi dirigo verso il Colle delle Vacche pensando fin dove l'allenamento riuscirà a portarmi. Inizio la scalata e, stranamente, il freddo sembra meno intenso ma non è una sensazione dovuto allo sforzo perchè, respirando, la nuvoletta di fumo che mi esce dalla bocca, è meno densa di poco prima. La strada è ottimamente battuta, il silenzio irreale (tutti a casa a preparare le panze) e il cambio è sul rapporto più agile.
Nel tratto più duro del primo km (zona spesso all'ombra esposta a nord) incontro la prima neve ma, grazie al passaggio dei fuoristrada, ci sono due corsie sgombre dove poter passare. Decido di arrivare fino al castello perchè le forze sembrano scarse. Girato il primo tornate la neve è sparita ma si ripresenta a quello successivo: oramai credo che sarà sempre così. Incontro un escursionista a piedi che scende, ma non faccio in tempo a raggiungerlo che sparisce nel bosco. Mi guardo intorno cercando degli spot simpatici da poter fare con la bici da fr ma la vegetazione è troppo fitta per poter permettere il passaggio al di fuori del sentiero.
Da quando sono uscito di casa è passata quasi un'ora, i piedi iniziano a raffreddarsi e sono giunto al castello. Mi sento ancora di pedalare un po' e decido di continuare prefissandomi come meta altri due tornanti. Sono arrivato, ora mi aspetta una discesa in single track, fatto l'ultima volta quest'estate. Quella volta, chi prima chi dopo, caddero tutti e tre (chi c'era sa
) quindi, ora che il sentiero è innevato e sono solo, ho un po' di fifa. Decido di scendere lo stesso cercando di prendere meno rischi possibili. La neve ha bagnato i cerchi e la bici non frena più come dovrebbe (ho i v-brake) ma per fortuna è fresca e bassa (3-4 dita) quindi, una volta bloccata la ruota post, la bici perde subito velocità. Vedo delle tracce di animali che seguono il sentiero e mi domando se non si sia passato qualche Lupo
. Ci sono troppe piante che sotto il peso della neve hanno invaso la strada e mi costringono a metter più di una volta il piede a terra per non contare le due-tre volte che ci sono finito io
Fortuna che c'è il manto bianco ad attutire i colpi
Oramai sono tornato all'altezza del castello e qui la neve non c'è più. Gli stretti tornanti sono una meraviglia affrontati con la front: mi sento agile e sfuggevole come una biscia
. Esco dal single track per prendere l'ampia carrareccia e mi butto a pesce. Ca22o, una "S" che non ricordavo con una bella roccia in mezzo ad impedirne il taglio. Già mi vedo spiaccicato come un insetto contro il parabrazza di un'auto. Mi aggrappo ai
freni con l'anteriore tirato il + possibile e il posteriore bloccato. Riesco a rallentare e a far derapare la bici evitando così di testare la durezza del terreno senza manto bianco
Ormai sono tornato sull'asfalto e, privo di forze, riprendo la strada verso casa. La nuvola di fumo che mi esce dalla bocca è di nuovo molto densa. Ora sono sicuro che faccia + freddo giù in pianura che su in montagna.
L'ultima bella cosa la vedo vicino la scuola penitenziaria: un piccolo gregge di capre con tre cuccioli. Dovevate sentire quanto era dolce il loro belato