Oggi giro annuale in Lunigiana che significa montagna selvaggia, crinale irraggiungibile, panorami da alta montagna e discese antiendurista. Facciamo il giro meccanizzandolo in parte altrimenti non arriveremmo più. Lasciamo unauto a Filattiera mentre saliamo con le altre fino a quota 900 m sopra il bellissimo paese di Pracchiola. Lascesa per il Cirone è tranquilla, abbiamo il pieno di acqua vista la calura. Arriviamo al Cirone e noto il sentiero che proviene dalla Cisa e monte Borgognone. Noi andiamo verso i prati del monte Tavola pedalando a tratti. Ci sono già un mucchio di tafani, zanzare, mosche. Speriamo che salendo scompaiano. Continuiamo sul crinale facendo pausa sui prati del Tavola. Alla bocchetta di Tavola decidiamo di spingere fino alla vetta del Monte Fosco invece di fare il 725. La salita è ripida (200 m dislivello) e facciamo freeride bici in spalla tra gli alberi. Dalla vetta del Fosco godiamo del panorama sullOrsaro il Matto la Rocca Pumacciolo e vediamo anche la conca del lago Santo Parmense dove scenderemo per fare una tappa di rifornimento. Ci son sempre gli odiosi tafani a farci compagnia
.Dalla vetta del Fosco scendiamo un breve tratto a spinta fino alla sella del Fosco e poi da lì in giù è tutta una banfa lungo il 725 prima e sul 725A dopo: tornanti a manetta!!! Discesa fino al Ponte Rotto e da qui saliamo spingendo lultimo tratto al Lago Santo sul 723 che già avevamo affrontato con fatica 2 anni fa. Al lago Santo fa caldo e ci refrigeriamo con la weiss alla spina
.bona la birraaaaaa! Cè un po troppa gente ma è normale. Ripartiamo per la nostra destinazione solitaria: il Monte Aquila. E bellissima la toponomastica, che in questi monti richiama animali selvaggi (Monte Aquila, Monte Orsaro, Monte Cavalcalupo). Ora è tutta bici in spalla: gli ultimi 275 m. La cosa che da noia sono sempre i tafani, mi fanno diventare scemo. Al passo dellAquila ci affacciamo verso i ripidi dirupi della Lunigiana. Un posto veramente impervio che guardano verso i dilavamenti del Marmagna. Ultimo sforzo (purtroppo non sarà lultimo) e andiamo in vetta al Monte Aquila. Il panorama è ancora più spaziale e arriva fino a est sulle apuane ma anche nel vallone del torrente Redivalle. Seguo a piedi la cresta tra il Monte Aquila che prosegue verso il Dongo, la cresta si fa sempre più affilata e i versanti laterali son sempre più ripidi. Non mi godo il momento perché i tafani mi seguono in ogni dove
.che stress. E davvero caldo e non cè un alito di vento. Scendiamo nuovamente al passo, sappiamo che fino alla sella del Dongo difficilmente pedaleremo su questo traverso. I sentieri che scendono in Lunigiana dalle Guadine, Badignana e Aquila hanno le stesse caratteristiche: primo pezzo su traverso impedalabile fino a raggiungere il sud della cresta e poi giù ripide e selvagge fino al fondovalle. Questo traverso impedalabile fino alla sella del Dongo è la parte più snervante perché agogni la discesa che non arriva ed è sempre più caldo. Ci togliamo il casco e nel farlo a Mister
Garmin scivola di mano e finirà in fondo ad un dirupo: è il tributo che vuole la Lunigiana. Finalmente montiamo in sella! Il percorso fila fino al bivio con le capanne di Curtiglia. Noi svoltiamo a destra in direzione Porcili. Il sentiero è ripido, difficile ed esposto e va affrontato con molta cautela. In alcuni passaggi siamo costretti a scendere a causa delle rocce, altri li facciamo. Ai Porcili facciamo rifornimento di acqua rischiando di essere sbranati dai tafani
.che nervoso! Ripartiamo, il sentiero ha dei tratti velocissimi in cui ci vuole occhio per non far la fine del casco di Garmin visto che a destra cè il dirupo. Superiamo a piedi alcuni torrenti poi il sentiero riparte tutto in discesa fino al passo della Colletta. E uno di quei giorni in cui mi pare che niente funzioni sulla bici:
freni, ammortizzatore, forcella. Non riesco a tenere il sentiero e un paio di volte rischio mentre un altro paio di volte mi esalto chiudendo qualche passaggio difficile. Mi defilo dietro allo scatenato Giannicola a Dios e Liviano. Chiudo la manetta, non è terreno per me. Alla Colletta inizia lincognita, ho delle indicazioni ma non so se le prendo giuste
.probabilmente no. Svoltiamo a destra sul sentiero CAI per Lusignana e la carrabile è un ammasso di sfasciumi. Arriviamo su una sterrata larga che probabilmente a destra porta al monte Castello. Giriamo a sinistra e poi, forse, erroneamente a destra anche se cera un cartello MTB. Attraversiamo il bel borgo di Lusignana e poi sbagliamo girando ancora a destra e prendendola nel baogigi perché da qui in poi facciamo solo asfalto. Tutte le volte che faccio un giro in Lunigiana ho sempre le stesse sensazioni: appena arrivato li odio perché il crinale è raggiungibile solo facendosi un culo come un paiolo con tanto dislivello bici in spalla e poi per cosa? Alcuni tratti in discesa sono impedalabili, spesso i sentieri son sporchi o con un terreno pieno di sfasciumi e mal segnalati, poi arrivo a casa e apro nuovamente la cartina cercando di capire quando ci tornerò quale giro fare in questi posti davvero affascinanti fatti di montagna severa, impervia e solitaria, vecchie mulattiere che erano frequentate da pastori, contrabbandieri, e gente che scappava dalla guerra negli anni 40. Una montagna fatti da paesi e castelli da scoprire. Lunigiana sei bastarda ma troppo affascinante, presto tornerò sui tuoi crinali irraggiungibili e sulle tue discese ostili.