Opinione Perché il mondo del ciclismo è così conservativo?

AlfreDoss

Biker electrificatus
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Sotto il Canto (BG)
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Specy Turbo Levo
Per via del peso, dell’areodinamica, della resistenza strutturale del telaio (o del mozzo) ho sentito alcuni tirare in ballo addirittura la questione estetica.
Ci manca solo che visto che dischi e pinze sono entrambe da un lato il peso in più su quel lato le faccia tirare tutte a sinistra...
 

MauroPS

Biker acciaccatus
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Vicino Udine.
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Ragley Big AL
Basta essersi appassionati al mondo della mtb anche da poco per capire che le innovazioni sono tali solo quando vengono montate / usate dalla maggioranza dei bikers. Quello che rimane fuori è solo marketing senza alcuna utilità.
 
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lthgpes

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Valdagno (VI)
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Olympia F1 team 2s
La leggenda narrava anche che in gruppo in caso di caduta gli stessi dischi avrebbero amputato o dilaniato i corridori :smile:
Sì sì le solite stupidaggini. Poi chiedi a questi individui qual’è la bici perfetta e ti dicono telaio in acciaio 30 kg, padellone 53-39 pacco pignoni 6 velocità 14-22 (tutto rigorosamente campagnolo), il cambio sul tubo obliquo. Poi vedi che bici hanno, tutti con la bici in carbonio il cambio elettronico shimano (che così cambiano prima) corone 50/34 e di dietro pacchi pignoni presi da una mtb per andare in pianura perché in salita non ce la fanno.
Ma i freni a disco no perché son pesanti ecc ecc [ma poi c’hanno 50 chili di panza]
 

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Maiella

Biker Maiellensis
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Maiella/Abruzzo
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Black Forest Pro/Whistler Pro by Focus
Ci sono mille esempi di quanto possa essere conservativo il mondo del ciclismo.
Il primo, però, é di ordine legale, una cosa di cui me ne lamento spesso, ossia gli indirizzi forniti dall'Unione Ciclistica Internazionale, che negli anni ha dato più volte prova di essere ridicola.
Alcuni esempi riguardano il vestiario, ma ci sono anche situazioni inerenti la componentistica che hanno molto frenato lo sviluppo delle bici.
Giorni fa riflettevo sul carbonio al quale ci siamo abituati, ma é circa un ventennio (un tempo per certi aspetti piccolo) che si usa in ambito ciclistico, e ci furono polemiche anche su questo.
É un assurdo ricordo, ma fino ai primi anni '90 erano vietati i pantalocini colorati nelle corse su strada. Attualmente é rimasta in vigore la quota entro cui non può scendere il bordo del calzino verso la caviglia (sempre nelle gare su strada) (pazzesco).
Va detto, però, come negli ultimi 10 anni in effetti é cambiato il peso (politico) delle case costruttrici, capaci di fare ricerca e sviluppo attraverso investimenti talmente importanti da mettere alla corda le ritrosie dell'UCI (in tutti gli ambiti oltre che per le MTB e le BDC).
 

AlfreDoss

Biker electrificatus
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Specy Turbo Levo
É un assurdo ricordo, ma fino ai primi anni '90 erano vietati i pantalocini colorati nelle corse su strada.
Quindi è dovuto all'eliminazione di questa assurda regola l'improvviso proliferare di completini fluo, leopardati e chi più ne ha più ne metta in quei tempi?
Una sorta di liberi tutti proprio come dopo il lockdown?
:mrgreen:
 

rolly

Biker assatanatus
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Bologna/Capoliveri
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Specialized Epic cannondale moterra
Sì sì le solite stupidaggini. Poi chiedi a questi individui qual’è la bici perfetta e ti dicono telaio in acciaio 30 kg, padellone 53-39 pacco pignoni 6 velocità 14-22 (tutto rigorosamente campagnolo), il cambio sul tubo obliquo. Poi vedi che bici hanno, tutti con la bici in carbonio il cambio elettronico shimano (che così cambiano prima) corone 50/34 e di dietro pacchi pignoni presi da una mtb per andare in pianura perché in salita non ce la fanno.
Ma i freni a disco no perché son pesanti ecc ecc [ma poi c’hanno 50 chili di panza]
Meraviglioso l'inclinometro
 

JKR

Biker serius
25/6/10
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canavese
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two4player
È un argomento interessante, dico la mia. Con la premessa che pratico anche bmx, dirt, e questo può influenzarmi nei ragionamenti che faccio in mtb.

Più che "conservativo" mi sento "semplificativo": una cosa che non c'è non si può rompere, oltre a non aggiungere peso.

Ho subito accolto con favore il passaggio dalla tripla alla doppia e dalla doppia al monocorona, è un'evoluzione che semplifica e toglie problemi.

Non mi convincono alcune full recenti, che per avere una sospensione posteriore che lavora meglio usano quel rimando catena sul pivot alto, una cosa in più che si può rompere: mi tengo la sospensione non ottimale ma che cmq fa il suo lavoro.

Stessa cosa questa molla sulla serie sterzo è una cosa in più che se da un aiuto è marginale: meglio farne a meno. Sembra che mi portino la soluzione per un problema che nemmeno percepivo.

Poi ci sono cose come il reggisella telescopico che apportano più peso, apportano una cosa in più che si può rompere ma sono senza ombra di dubbio dei "game changer". Levarsi dalle palle lo scazzo di fermarsi ad abbassare o alzare la sella per affrontare tratti diversi del giro in mtb è una cosa che cambia in (molto) meglio il piacere di un giro misto di sali scendi multipli, in casi come questo peso in più e rischio rottura in più sono ampiamente accettabili.
 

albatros_la

Biker marathonensis
25/6/09
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Collegno (TO)
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Per via del peso, dell’areodinamica, della resistenza strutturale del telaio (o del mozzo) ho sentito alcuni tirare in ballo addirittura la questione estetica.
Non sono uno stradista, ma c'è da chiedersi se servono sul serio i freni a disco su una bici stradale. I clincher sono piuttosto potenti, più di quanto non serva, e sono anche piuttosto modulabili per come è concepita la leva. Su strada si frena di meno e lo sviluppo del cerchio è enorme rispetto a quello di un disco. In MTB servono potenze maggiori e il grip fuori strada non è paragonabile. Inoltre le piste frenanti su una bici da strada non si sporcano granché, al massimo si bagnano se piove (ma capita anche al disco), mentre per una MTB non è proprio così: il percorso su sterrato è sporco per definizione. Il disco è bello, e per quanto sia da manutenere se la ruota è leggermente scentrata funziona lo stesso bene, a differenza dei freni a pattino. Insomma, i vantaggi ci sono, ma forse il punto non è quello di accettare o meno i dischi, ma di capire se valgono veramente la candela soprattutto perché sono meno utili che nel fuoristrada.
 

Luca Ball

Biker novus
26/10/22
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Valsamoggia
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Specialized Epic expert 2015
Provo a scrivere la mia...

(sono innovation manager di una grossa azienda di componenti per refrigerazione, quindi il mio è un parere personale pseudo-professionale :-))

Quando si lancia una novità non basta spiegare quale sia la funzione o il motivo per cui è stata sviluppata. In questo caso si parla di feature che può essere accettata o meno dai potenziali clienti.
Per riuscire a proporre una novità con successo è assolutamente necessario individuare e spiegare immediatamente a quale pain pont si riferisce. A volte si pensano innovazioni che non risolvono nessun problema del cliente / mercato, quasi sempre non hanno il successo commerciale sperato.

Questo comporta che i clienti, in questo caso noi malati di mtb, possiamo non sentirne il bisogno, anche se siamo appunto "malati-innamorati" del nostro oggetto. Una volta provato magari vediamo una differenza minima e quindi lo mettiamo subito da parte.

Un esempio, il brain di Specialized, prendiamo come esempio quello posteriore. La sua value proposition è molto semplice: una full suspended bike regolabile come una front. Qual'è il pain point che risolve? Semplice, quello di dover sempre aprire chiudere l'ammortizzatore posteriore, evitando di sdondolare in salita. In questo caso è chiaro qual'è il problema che risolve. Attenzione, in questo caso sono chiari sia il problema che risolve che il beneficio che da.

Nel caso della proposta dell'articolo la prima impressione (felice di sbagliarmi provandolo) è di avere un accessorio che, potrà darmi un beneficio certo, ma ad un problema che per quanto mi riguarda, non esiste.

Con innovazioni di questo tipo è molto più difficile avere successo, perchè a meno che non dia vantaggi invequivocabili e tangibili, verrà vista come una feature, un optional, non molto di più.

Il "manico" di chi propone oggetti innovativi è proprio quello di capire cosa ci possa servire che ancora non sappiamo. Quello che in inglese viene definito: uncover customer needs.

Per i freni a disco sulle bici da corsa, i pain point sono: la capacità frenante e la sicurezza del corridore grazie ad un dispositivo più performante (e pesante).

(spero di non aver dato l'idea di voler fare il professorone, ho semplicemente ragionato come se fossi nel mio lavoro quitidiano ;-) )
 

30x26

Biker marathonensis
23/1/03
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Torino
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Basta essersi appassionati al mondo della mtb anche da poco per capire che le innovazioni sono tali solo quando vengono montate / usate dalla maggioranza dei bikers. Quello che rimane fuori è solo marketing senza alcuna utilità.

non credo che la diffusione sia segnale indiscutibile di efficacia molto superiore o effettiva necessita'.
la maggior parte non compra con la ragione o la competenza ma segue il flusso. se sei bravo a far partire la mandria in una direzione e' possibile che raccolga un certo numero di adesioni.

dice qualcosa? 26 --> 29 > forse e' troppo: meglio 27.5 --> anzi no il futuro e' mullet
o ce li ricordiamo i "pensatori" che 15 anni fa davano del "marinaio" a chi aveva tatuaggi ed ora ne sono pieni loro stessi?
non per sottovalutare la mente umana , e' una semplice constatazione di quanto conti la direzione del vento :-)
 
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jk_biker

Biker superioris
28/1/08
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mi
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Bike
boh
Non sono uno stradista, ma c'è da chiedersi se servono sul serio i freni a disco su una bici stradale. I clincher sono piuttosto potenti, più di quanto non serva, e sono anche piuttosto modulabili per come è concepita la leva. Su strada si frena di meno e lo sviluppo del cerchio è enorme rispetto a quello di un disco. In MTB servono potenze maggiori e il grip fuori strada non è paragonabile. Inoltre le piste frenanti su una bici da strada non si sporcano granché, al massimo si bagnano se piove (ma capita anche al disco), mentre per una MTB non è proprio così: il percorso su sterrato è sporco per definizione. Il disco è bello, e per quanto sia da manutenere se la ruota è leggermente scentrata funziona lo stesso bene, a differenza dei freni a pattino. Insomma, i vantaggi ci sono, ma forse il punto non è quello di accettare o meno i dischi, ma di capire se valgono veramente la candela soprattutto perché sono meno utili che nel fuoristrada.
hai colpito nel segno senza essere (anche) stradista. L'unica situazione in cui i dischi potrebbero dare grandi vantaggi su strada è sul bagnato, ma a quel punto paradossalmente il grip va a farsi benedire con gommine slick gonfiate a morte...
Diversa è la questione con cerchi full carbon, con quelli in effetti non c'era pattino che teneva e si facevano dritti da paura quindi li ci possono stare. Ma c'è un ma, mi sono sempre domandato come mai non sono state sviluppate soluzioni tecniche al problema visto che altre discipline hanno dimostrato che è possibile frenare anche meglio sul carbonio (leggasi F1) . E quando penso che in un solo colpo han reso obsoleti telai, ruote e gruppi delle bdc mi torna il dubbio: "Non è che la bike industry ci vuole sempre fregare?"
 
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Maiella

Biker Maiellensis
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Maiella/Abruzzo
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Un mio amico stradista mi ha dato due spiegazioni, più razionali:
1. in caso di cadute di gruppo, il pericolo costituito dai bordi taglienti dei dischi;
2. il fatto che è più facile avere un disco regolato male che un v-brake regolato male, e lo sfregamento del disco regolato male sottrae watts.
A voi i commenti, per me il ciclismo su strada è terra incognita.
Un'altra motivazione deriva sempre dalle cadute, ed é anche l'incentivo per il passaggio dei cavi interni al telaio per ridurre al minimo l'esposizione a pericoli di danneggiamento.
In caso di caduta l'eventuale rottura dei cavi idraulici dei freni é stato ritenuto pericoloso. Ci sono stati dei casi sospetti di corridori che si sono ritrovati senza freni in corsa dopo delle cadude. Al Giro dell'Emilia di qualche anno fa un corridore della Trek (Simon Pellaud) si é "salvato" schiantandosi contro l'ambulanza al servizio della gara: era rimasto senza freni. Quest'anno Domenico Pozzovivo lo ha dichiarato a mezzo stampa di essere caduto per problemi all'impianto dei freni (non ricordo in quale gara).
 

maxfrusciante

Biker superioris
29/3/12
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Verona
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Trek
Ho un fratello che corre in moto da pista, fa le gare. Prima di una gara c è un meccanico che controlla la moto, fa una check list perché non deve rimanere a piedi, perché la moto va tarata al circuito, controlla i sistemi di sicurezza ecc ecc.
Ecco, io voglio evitare che ogni cavolo di uscita in mtb diventa un lavoro in termini di controlli, regolazioni, batterie da ricaricare.
Voglio continuare a regolare la bici una volta al mese, e dire "voglio uscire oggi?", bene salgo in bici e vado a divertirmi senza pensare a nulla. Più cose monti sulla tua bici più devi controllare giro per giro se questo oggetti presi per migliorare l esperienza funzionano e non ti si rivoltano contro rovinandoti il giro.
Anche in gara non voglio impazzire...ho comprato una front apposta, poche palle da controllare pregara (forca, catena, ruote) e si va.
La mtb è libertà, è meravigliosamente semplice e non voglio che diventi come una moto da corsa piena di elementi elettromeccanici dove se sento un rumore non capisco neanche da dove arriva e devo chiamare l ACI.
Per questo sono scettico quando mi propongono il servosterzo fatto da un signor ingegnere che probabilmente mi migliora la vita ma non mi risolve nessun problema (perché ditemi se mai qualcuno ha avuto problemi con la troppa libertà dello sterzo).
Al contrario penso che i miglioramenti tangibili ma poco visibili ai più siano quelli strutturali (perni, freni, mozzi, geometrie, ruote), su cui tutti o quasi abbiamo apprezzato l evoluzione ma la maggior parte dei biker neanche se ne sono accorti perché semplicemente non gliene frega un c....
La gente vuole pedalare e divertirsi non sono tutti pro anzi quasi nessuno.
Ancora ricordo il primo anno dello sram eagle...quante catene spezzate in gara e io che guardavano i poveri malcapitati che sfoggiavano questo pacco pignoni color oro in gara che costava una cifra assurda e che rimanevano a piedi...
Perché? Perché era un prodotto racing da settare gara per gara altrimenti rimanevi a piedi o nella migliore delle ipotesi sferragliava, però li il marketing funziono benissimo e anche i bambini che andavano a scuola montavano l eagle per la felicità dei meccanici...
 

ant

Biker assatanatus
4/6/04
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Tra i due laghi e il Moncuni
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Santa Cruz HT "Orangina" - KTM Scarp prestige "scarpetta"
La leggenda narrava anche che in gruppo in caso di caduta gli stessi dischi avrebbero amputato o dilaniato i corridori :smile:
Questa leggenda è ancora confermata dalla FCI, che vieta i dischi ai ragazzi sotto i 12 anni, in bdc (ma non in MTB)
Io francamente non lo sapevo e comprai due anni fa una Scott disk a mio figlio, che fu rimandato indietro alla prima gara.
Per fortuna sono riuscito a rivenderla subito e gliela ho cambiata con una freni tradizionali, però alla domanda "perché" il giudice di federazione mi rispose "sono piccoli, se cadono si possono fare male"...
Mah.
 

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