vedo che il messaggio ha scatenato il dibattito... bene, bene...
Gatta, queste tue parole mi fanno voglia di confessare la mia "conversione" e come essa sia avvenuta.
Anno 2004, ormai 4-5 anni che già andavo in MTB. 4-5 anni di GARE nel vero senso della parola: a canna sempre, dall'inizio alla fine, finendo con i crampi da star male tutta la settimana. Arrivando comunque sempre a metà classifica.
Odolo, GF Conca d'Oro. A circa metà gara, mentre ero come al solito "testa bassa e pedalare", smetto di pedalare. Vado avanti per inerzia per un po'. Mi faccio una domanda: ma che sto facendo? Ne vale la pena? Concludo la gara a ritmo tranquillo. Qualcosa nel mio modo di approcciare la "gara" era cambiato: folgorato sulla via di Odolo, un po' come San Paolo si convertì su quella per Damasco.
Ancora, tuttavia, non capivo bene.
Allora un segno divino intercesse su di me. Nel vero senso della parola... al CESSO tutto il dì. Influenza intestinale.
Lavarone, 100KM dei Forti. l'influenza intestinale non passa. Ma il Prestigio è da conquistare a tutti i costi (a fine stagione così non fu, comunque...). Immaginatevi cosa significhi fare i 60km della GF senza mangiare da una settimana, a stomaco vuoto, con crampi continui alla pancia, vomitando puntualmente tutto quello che ogni tanto riuscivo a mandar giù al ristoro.
Ebbene. A Malga Mandirelle avvenne il miracolo. Ero praticamente ultimo, o giù di lì. Al ristoro mi si presenta una scena incredibile. Gente stesa al sole, gente che fa foto, che ride, che scherza, che fa amicizia. Decine di persone, alcuni atletici altri decisamente un po' meno. Tutta questa "gente" non erano altro che biker che partecipavano alla granfondo, senza fretta e senza pensieri se non quello di divertirsi. E ammazza come si divertivano...
Fu da allora che capii che, se tutti provassimo a vedere la GARA da un altro punto di vista, sicuramente avremmo fatto qualcosa di concreto per il bene e lo sviluppo del nostro sport.
Scene analoghe le rividi negli anni seguenti anche alla DSB, poi su scala decisamente maggiore all'estero.
Quindi agli scettici dico che, se vi capitasse di pedalare tra gli ULTIMI, sicuramente capireste il punto di vista mio, o della Gatta o di Teora tanto per fare dei nomi a caso...
Di contro io potrei dire che se uno vuole fare un percorso nel minor tempo possibile è per vedere qual è il suo tempo, è più conveniente che lo faccia per i fatti propri, o a Cronometro visto che le condizioni in gara non sono certo le più ideali… gente in mezzo al percorso, cronometraggi che lasciano il tempo che trovano, tappi, ingorghi, ecc…
E di certo il “volersi migliorare” rispetto all’anno prima non è una scusa valida perché fattori quali meteo, percorso, affollamento, ecc… non saranno mai identiche da un anno all’altro.
Ripeto il mio punto di vista. Il settore da sviluppare e incentivare per tutti coloro che vogliono fare la GARA dando il 110% e oltre deve essere il XC, disciplina olimpica che serve a sfornare nuovi campioni per il bene del movimento. Però con i controlli antidoping! E se i soldi non bastano… aumentiamo i costi delle tessere. 40€? Facciamo anche 100-150… se non sta bene, nessuno è obbligato a fare il pseudo-agonista (perché tale è… gli agonisti sono gli ELITE, tutti gli altri sono amatori con licenza agonistica…).
Per me, di fenomeni che si vantano di vincere le granfondo delle soppresse possiamo anche farne a meno…. Molto meglio che il movimento amatoriale possa contare su un Teora in più…
(Basa nn mi sto riferendo a te, eh… ma ad alcuni che la pensano come te, ma in maniera molto più assuefatta).
Infine… rispondendo in toto a tutti i messaggi che più o meno fanno:
“gara è gara, se c’è classifica si deve andare a tutta”.
“ognuno è libero di fare quel che vuole”.
ecc…
Dipende tutto da come vediamo lo sport, in particolare il nostro, la MTB.
Se vediamo la MTB – inteso come sport - come un sollazzo personale, per fare quel che ci piace come e quando vogliamo, è un punto di vista rispettabile, anche se a mio modo di vedere piuttosto egoistico. Per chi la pensa così lo sport mountain bike è un’entità astratta più o meno lontana. Con classifiche, gare, premi, ecc… resteremo sempre uno sport di nicchia, minore.
Se invece proviamo a vedere lo sport della MTB come strumento di aggregazione sociale, punto d’unione tra salute e divertimento, mezzo versatile di sviluppo sia sportivo che – perché no – economico e turistico, come esercizio fisico benefico, come gioco per staccare dalla frenesia quotidiana… ecco, se la MTB iniziasse a presentarsi in questa maniera, forse le cose migliorerebbero… più partecipazione, più numeri, più interesse, più diffusione non solo ai grandi eventi ma anche nella vita di tutti i giorni. Perché ciò accada dobbiamo essere noi fruitori i primi promotori di questo cambiamento.
Chi la pensa in questa maniera può a tutti gli effetti considerarsi parte integrante della MOUNTAIN BIKE. E, perchè no, pure promotore di una società e di uno stile di vita migliore.
Utopia allo stato puro… ma non a caso l’ho chiesto a Babbo Natale…