Ciao ragazzi é un pó che non bazzicavo il forum,
questo problema é sempre sorto quando un "movimento" attacca lo spazio di un altro "movimento", lo abbiamo avuto con la scalata alpina e la scalata sportiva, lo sci e lo snow-board e si ripropone tra mtb ed escursionisti pedoni, ma internamente ogni tanto anche in famiglia mtb di diverse filosofie.
In ogni modo la convivenza é possibile e la proposta fatta di censire il movimento mtb, per sapere quanti siamo, per poi attivarsi anche a livello politico é piú che necessaria. Il nodo stá nel fatto che non tutti (siamo una democrazia) vogliono organizzarsi in una ASD di qualsivoglia organizzazione, FCI o UISP, quel che l'é. Forse non é neanche necessario, ma sarebbe piú che utile avere un nesso comune, un referente (anche un gruppo di lavoro) che venga interpellato quando di mtb si parla. A Laces hanno predisposto dei sentieri per il quieto vivere. Forse si é una tendenza per arrivare alle riserve palesate e forse non una soluzione ideale, ma comunque accettabile.
Il codice comportamentale dovrebbe essere intrinseco all'attivitá, ma non tutti hanno gli stessi valori ed il rispetto per il prossimo e qui iniziano le difficoltá. Bikers Renegade che vogliono sentirsi molto free vs. pedoni che andrebbero comunque a randellare anche chi porta bambini schiamazzanti, cani al guinzaglio e non ecc. come sopra, in montagna.
Si puó elaborare e proporre un codice deontologico comportamentale, insegnare ai bambini - come maestro mtb di federazione lo faccio - come relazionarsi con i pedoni, sperando che da grandicelli mantengano certi valori. Poi comunque dobbiamo fare anche i conti con biker-non-locals (sono in tanti e riconosciuti solo ultimamente come forza economica, benché considerata ancora come pubblico turistico in minoranza - ca. 25-30%, vedi il WIKU di qualche settimana fà), che trovandosi in vacanza spesso hanno la soglia comportamentale piuttosto di basso rango. Questo lo ho potuto osservare anche ad un Camp Cube a Mayrhofen-Zillertal, dove con molta arroganza sfrecciavano, su un sentiero non riservato al bike-camp, vicino ai pedoni urlando sproloqui di tutti i tipi. In questi casi come biker ti senti disarmato dai tuoi stessi fratelli. Si sá la mamma dei coglioni é sempre gravida....
Una possibilitá di fare espandere un certo codice comportamentale é copiare un pó il movimento "risk 'n' fun" generato dall'AVS in Austria per il freeride invernale. Per garantire la sicurezza dei ragazzi che iniziavano sempre di piú ad esporsi al pericolo valange con la tavola, mio fratello come guida alpina ha trovato un gruppo di ragazzi interessato, ai quali ha fatto poche lezioni di uso dell'ARVA, della valutazione situazione neve, condizioni meteo e morfologia. Questi ragazzi hanno iniziato a parlarne con i propri amici ed il movimento si espande a macchia d'
olio. In gergo tecnico "train the trainer". Questo ha ridotto la casistica dei decessi per valanga.
Il problema é vecchio, ma sempre piú impellente (vedi i divieti nel Tirolo, da poco anche in Germania nella regione Hessen, nel trentino ed i limiti al Renon).
Vediamo cosa ne esce a passar parola tra noi biker
self-regulation!!