Siamo partiti da poco da Merano e ci aspetta una lunga salita, ma questa è una uscita diversa da tutte quelle che abbiamo fatto negli ultimi anni. O meglio, il percorso è lo stesso, ma per la prima volta le bici sono diverse dalle solite, sono infatti tutte bici ciccione. Io ormai ci sono abituato, sono due anni che uso solo questa, ma per loro è la prima volta, e mi sembra veramente strano vederci tutti e tre con le gommone.
Allora, mentre pedaliamo e sbuffiamo salendo nella frizzante aria mattutina, ripenso un po allevoluzione ciclistica dei due amici.
Conosco Roberto e Mirko, i miei due fidi compagni di merende del sabato mattina, da quasi 10 anni e ho assistito a tutta la loro evoluzione in bici. Ci siamo conosciuti davanti alla scuola elementare dove andavamo a portare i nostri figli, e quando abbiamo scoperto di avere la passione per la bicicletta in comune abbiamo iniziato ad uscire insieme. Il sabato mattina, liberi da impegni di lavoro, accompagnavamo a scuola i bambini già in tenuta da bicicletta e alle 8 partivamo per il nostro giro, che doveva durare assolutamente non più di 4 ore e mezza, visto che alle 12.30 dovevamo ritornare a scuola puntualissimi per portare a casa i bambini. Ci siamo trovati subito bene, visto che il nostro passo era più o meno simile e in quelle 4 ore avevamo voglia di arrivare più in alto possibile su una delle tante montagne che circondano Merano e poi tornare a valle per un bel sentiero. Beh a dire il vero non è stato sempre cosi, perché quando li ho conosciuti, i due amici erano ad un punto evolutivo diverso rispetto al mio. Loro erano vestiti con stretti pantaloncini in lycra, avevano una bici leggera da XC, pedali a sgancio, non indossavano protezioni in discesa anche perché spesso scendevano su asfalto o forestali e facevano più o meno sempre gli stessi 4-5 itinerari durante lanno. La mia evoluzione era invece già un po diversa, pantaloncini larghi, bici più pesante da all-mountain, pedali flat, protezioni perché in discesa era obbligatorio seguire i sentieri, anche impegnativi e gli itinerari erano sempre diversi, perché mi è sempre piaciuto esplorare e scoprire percorsi sempre nuovi. Perciò, giocoforza, anche il nostro passo era leggermente diverso, io con la bici più pesante mi sforzavo di stargli dietro in salita, e poi invece li aspettavo in discesa nei sentieri più tecnici, ma cosa comunque di pochi minuti nello spazio di una mattina.
Dopo un paio di uscite nelle quali siamo tornati in discesa su strada asfaltata, anche per fare più in fretta per essere puntuali a scuola, ho cominciato a mettere le cose in chiaro e a instillare in loro il tarlo dei sentieri: dora in poi si sale magari un po meno, ma la discesa si fa su un divertente sentiero! E nello stesso tempo ho cominciato a proporre itinerari nuovi, visto che nei dintorni di Merano ce ne sono cosi tanti, abbiamo cercato di farne sempre di diversi. Gli amici hanno accettato volentieri, ma a questo punto, dovendo fare sentieri più impegnativi, è iniziata per forza anche la loro evoluzione. Primo acquisto le protezioni per le ginocchia per essere più sicuri sui sentieri. Ma cosi erano inguardabili, con protezioni e pantaloncini attillati. Allora, qualche mese dopo, via con la seconda fase, pantaloncini larghi. Un po alla volta però, si sono accorti che la sicurezza in discesa non era data solo dallabbigliamento, ma specialmente dalla bici. Le loro XC avevano un assetto che poco aveva a spartire con i sentieri tecnici, e allora ecco il prossimo gradino dellevoluzione, due All Mountain da 150 di escursione e gomme da 2.4. Bene, con le bici più pesanti in salita avevamo lo stesso passo, e anche in discesa i miglioramenti sono stati notevoli e dovevo aspettarli veramente poco. Passa un altro anno, abbiamo scoperto nuovi sentieri ancora più impegnativi, abbiamo cominciato a metterci le bici in spalla per raggiungere qualche cima ed ecco il nuovo step: per camminare in alta montagna le scarpe con le tacchette non sono il massimo e in discesa ci si sente più sicuri con i piedi sganciati, e allora pedali flat e scarponcini da trekking come quelli che io uso ormai da qualche anno. Bene, la trasformazione era ormai a buon punto, ma lanno dopo gli amici si accorgono di una comodità alla quale è ormai impossibile rinunciare: il reggisella telescopico, che io usavo già da un po. Ecco il prossimo passo e adesso anche le bici, oltre allabbigliamento, si sono trasformate completamente. Levoluzione sembra completa e con Robi e Mirko ci divertiamo alla grande sui sentieri sempre più impegnativi, con portage sempre più lunghi e anche le nostre escursioni si allungano, visto che ormai i ragazzi sono cresciuti e non dobbiamo più portarli a scuola. Allora ogni tanto partiamo alle 6 di mattina per rientrare nel pomeriggio, potendo cosi scoprire itinerari ancora più lontani. Non mancano naturalmente le notturne e le pedalate invernali sulla neve.
Levoluzione sembra finita
Un sabato mattina di gennaio i due amici mi vedono arrivare con una strana bici. Con stupore mi chiedono cosa sia mai quella cosa. E una fat bike, rispondo, serve per la neve ma va benissimo anche sui sentieri normali! Con un sorriso ironico mi dicono:ma chissà quanto peserà con quelle gommone! Io smonto, gliela do in mano e gli dico di provare ad alzarla. Il sorriso ironico si trasforma subito in espressione di stupore. 11 kg, gli dico, 3 kg meno delle vostre! Partiamo e cominciamo una salita asfaltata lunghissima, 40 km e 1700 metri di dislivello. Per la prima volta arrivo in cima davanti (e non di poco) ai due amici e non dietro.
Scendiamo adesso su un bel sentiero, sgonfio per bene le gomme, e anche qui riesco a stargli davanti. I due amici cominciano a guardare la strana bici con altri occhi.
Passano i mesi, io intanto ho venduto la mia bici da all mountain e uso solo la fat bike. Ogni tanto Roberto mi chiede di provarla e ci scambiamo le bici. Per me la sensazione di guidare la bici con le gommine è orrenda, mentre lui sembra trovarsi a proprio agio. Mirko invece in due anni non mi ha mai chiesto di provarla neanche una volta. Semplicemente mi segue e osserva. Un giorno io e Roberto scendiamo su un sentiero ripido, tecnico e bagnato. Ad un certo punto mi volto e vedo che Roberto sta spingendo la bici in discesa. Gli chiedo il perché la stia spingendo, non mi sembrava che il sentiero fosse particolarmente impegnativo. No? mi dice lui, e allora proviamo a scambiarci le bici e vediamo Ce le scambiamo, lui parte con la fat senza problemi, mentre io parto con lanoressica e le ruote (2.4) mi scivolano da tutte le parti sui sassi bagnati. Paura! Mai più!
Continuiamo ad uscire insieme per due anni e in questo tempo non ho mai fatto propaganda con loro sulla bontà delle fat, semplicemente mi hanno seguito e hanno osservato direttamente i pregi e i difetti della fat. Hanno visto la velocità su asfalto con le scorrevoli gomme hüsker dü, il grande grip in salita, la sicurezza in discesa, la galleggiabilità sulla neve e sui sassi smossi e sempre facendo il confronto con le loro bici. Hanno però sopportato anche i minuti persi per rigonfiare le gomme dopo le discese e quelli ancora più lunghi per gonfiarle dopo una bucatura, oltre al quasi fastidioso rumore di fondo delle gomme su asfalto. Hanno anche imparato che la fat si guida in un altro modo, visto leffetto deriva in curva con le gomme sgonfie. Intanto, senza dirmi niente, si sono documentati sul forum sui vari modelli in circolazione e i loro pregi e difetti.
Un sabato mattina ci diamo appuntamento per la consueta uscita e .sorpresa, eccoli arrivare con due fat nuove di zecca. Questa volta sono io a rimanere a bocca aperta. Roberto sapevo che prima o poi lavrebbe presa, ma Mirko non aveva mai detto niente! I due amici hanno scelto delle front, lideale secondo loro per superare al meglio gli ostacoli dei nostri sentieri tecnici, e io sono daccordo sulla scelta.
Partiamo, le gomme sono tutte ben gonfie, le bici scorrevoli e saliamo con il nostro solito passo. Mi fa un certo effetto pedalare con altre due fat bike, dopo tutto questo tempo in cui la mia era lunica in città. Arriviamo sul solito sentiero che ci porta in alto, sgonfiamo un po le gomme e continuiamo a salire. Dopo 1500 metri di dislivello su asfalto, sterrate e sentieri arriviamo al punto più alto, indossiamo le protezioni, ci cambiamo e sgonfiamo le gomme. Cominciamo la discesa, subito difficile, con dei tratti molto tecnici che i due amici non si sono mai fidati a fare in sella. Invece questa volta passano senza problemi. A metà discesa ci fermiamo per i primi commenti. Roberto:a me le 29 non sono mai piaciute tanto, invece questa supera gli ostacoli come una 29, ma con molta più impronta a terra, da tantissima sicurezza in tutte le occasioni, infatti per la prima volta ho fatto questo sentiero tutto in sella! Mirko: sicurezza assoluta, e con questa aumenta il divertimento, perché posso scendere più veloce senza pensare alle vecchie linee da fare! Io sorrido perché so queste cose già da due anni, ma non glielo avevo mai detto e non ho mai spinto perché si prendessero una fat, volevo che ci arrivassero da soli. Continuiamo la discesa, sempre difficile fino in fondo. Io ho la mia fat full, ma anche loro con le front scendono veloci e non devo più aspettarli come quando facevano a piedi i passaggi più impegnativi. Cè tempo per una fresca birra e gli entusiasti commenti finali. Mirko: è la bici perfetta per me, io faccio lartigiano in proprio e non posso permettermi da farmi male in bici. Con questa mi sento molto più sicuro e mi diverto di più, perché posso scendere più rilassato senza la paura di farmi male sui passaggi impegnativi. Roberto:ottima anche in salita, sui sassi umidi di oggi, con laltra bici la ruota sarebbe slittata subito, mentre questa si aggrappa da tutte le parti, ed è anche leggera da mettere in spalla!
Levoluzione degli amici, e mia, è stata questa, per noi le fat sono perfette per i giri di montagna che ci piacciono, con salite impegnative e discese tecniche. Ma levoluzione, per sua stessa definizione, non si ferma mai, infatti la mia è già una fat full .