le minkiagggite!!!

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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passolento

Biker forumensus
17/5/06
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Paperopoli
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Tutto si paga.
Quando un mercoledì lavorativo decidi di fare sega ed andare in bici a zonzo per le montagne, nel tuo intimo lo sai che ci sarà, per forza, una prezzo da pagare.
E così quando il mio socio Tottero mi ha chiamato, la settimana scorsa, proponendomi un’uscita infrasettimanale, una vocetta in lontananza mi è parso di sentirla “ vedraiiiiiiii ...”.
Nel frattempo, gli altri usuali compagni, chi con una scusa chi con l’altra si sono defilati. Siamo rimasti in due.
Sarà per il fatto dell’infrasettimanali
Sarà per il rischi intrinseco legato ai giri “creativi” del mio socio.
Fattostà che, ieri, sulla Laga, è stata una vera lotta per la sopravvivenza.
Il luogo della tragedia sono stati i monti della Laga, al confine tra il Lazio e le Marche, montagne strepitose che arrivano fino ai 2.400, piazzate a metà tra il gran Sasso ed i Sibillini. Solo roccia, grandi prati scoscesi, cascate, torrenti e pastori macedoni. Il deserto assoluto.
Cercando di contenere l’esuberanza esplorativa del mio socio, avevo scelto quello che, sulla carta, mi era parso il giro più fattibile dei quattro proposti. Una 50ina di KM per un 1.900 mt di dislivello. In gran parte su strade sterrate e sentieri segnati.
Partenza ore 9.00 da Umito, frazione sopra Acquasanta Terme.
Subito si affronta una decisa salita su per una bella strada forestale sempre pedalabile, in 12 km siamo in cima con 1000 mt di dislivello in meno da fare. Bella vista del Vettore, a nord, del Grande Sercio a sud, e tutta la catena della Laga a nostra disposizione.
Prati verdissimi, ruscelli e cascate gonfi d’acqua ci invogliano a continuare il nostro giro esplorativo. E così si parte, tagliando il pendio sotto Macera della Morte: E’ tutto un susseguirsi di guadi, cascate e prati e sentieri da pecore. Pizzo di Sevo e Cima Lepri incombono severe alla nostra destra. Primo guado, secondo guado, terzo guado ... mmm ma quanti cazzo di canali dobbiamo ancora attraversare????
La prima avvisaglia del fatto che sarebbe stata una giornata “particolare” la percepisco al primo attraversamento del roveto ardente. Le piogge, quest’anno, sono state prodigiose e la natura è esplosa in tutto il suo fulgore. Fattostà che ad un certo punto l’inesistente sentiero che seguiamo da un’ora passa esattamente al centro di uno sterminato campo di cardi in fiore e di ... rigogliosissime ortiche!!! Non c’è niente da fare, non si può aggirarlo. Tocca attraversare!!!
All’attraversamento del terzo campo di ortiche il povero passolento, ricoperto di pustole come un lebbroso medioevale, inizia a tirare giù una serie di moccoli d’inenarrabile volgarità. Nel cielo sereno s’ode un rombo di tuono.
Lo spettacolo magnifico del lato est delle montagne non distrae il poveretto dai terribili propositi di vendetta nei confronti dell’ormai odiato compagno.
E’ solo l’inizio, abbiamo fatto a malapena i primi 16 km ...
Arrivati alle pendici del Pizzo di Moscio, guadato, l’ennesimo cazzo di torrente, individuiamo un sentiero di capre che s’inoltra nel bosco. Qui l’unico momento di svago della giornata quando, terminata la traccia dedicata agli orrendi animali barbuti (ma quanto cacano!) troviamo la forestale che scende verso valle.
10 minuti di discesa a palla, ma è piena di fango, mi lordo come un maiale e buco perdipiù (era più di un anno che non mi capitava).
Ora siamo in fondo ad una ripida ed ubertosa gola, mi guardo attorno e chiedo lumi Tottero “l’inventore” del giro. “e mo’ ‘ndo’ annamo???” lui mi indica la solita strada forestale, “poche centiania di metri di dislivello, gimo di quà, svoltiamo dillà e siamo di nuovo in cima. No problems è tutto sotto controllo tempo mezzora e siamo in cima”. Due ore dopo arranco per l’orrida salita, il maledetto traffica con le sue ferraglie tecnologiche alla ricerca della traccia perduta. Fa un caldo africano, siamo in bici da 7 ore e non ho più da tempo una goccia di liquido con cui dissetarmi. A valle odo beffardi scrosci d’acqua delle numerose cascate. Ho le allucinazioni. Mi immagino immerso in chiare e fresche acque, contornato da giovani ninfe ignude. Ed invece mi ritrovo a pedalare su questo maledetto stradello, sporco, sudato e pieno di bolle. Il mio culo canta tutto Sanremo anni 70!
Infine si ritrova la traccia, siamo in cima, finalmente. Ora, assicura il totteraccio maledetto, il Sentiero Italia ci riporterà, per una larga e piacevole discesa, all’agognata meta. “Vedrai che sballo”.
Appunto!
E’ qui la giornata prende la piega della tragedia. Altre interminabili ore si snodano una appresso all’altra, passate a districarsi in un’impenetrabile boscaglia alla ricerca del famoso sentiero cancellato dal tempo, la bici, odiato pezzo di schifoso e pesante metallo, portata in spalla, scaraventata al dilà dei numerosi ostacoli od usata, come ariete, per sfondare le impenetrabili barriere di rovi che, decenni d’incuria, han fatto crescere sul famoso sentiero. Oramai è una lotta per la sopravvivenza. Inizio a fare l’inventario del materiale: due barrette, un mezzo panino, un litro d’acqua, il telo termico e l’accendino. Posso passare la notte nel bosco anche se adesso, con l’approssimarsi del tramonto, nuguli di orrendi insetti banchettano con il mio sangue. Mi s’insinua nella mente la possibilità di rimanere sperduto per più giorni ... progetto di mangiarmi il mio paffuto compagno di gite.
E’ quasi notte quando, oramai naufraghi nella giungla, sfondiamo l’ultimo muro di rovi e, magia, sotto i piedi ci troviamo l’asfalto. Una breve e muta discesa ci riporta alla civiltà di un bar dove mi scolo una birra mondiale dopo aver spedito a pedate il totteraccio maledetto, lui e tutta la sua progenie, a pietire un passaggio per coprire gli ultimi 10 chilometri di bitume che, in salita, ci separano dal posto dove abbiamo lasciato la macchina.
Ho pustole ed escoriazioni nel 70% del mio corpo, spine che ci metteranno settimane ad uscire, un taglio lacerocontuso sullo stinco destro che meriterebbe un paio di punti, sono sporco e sfinito. Il mio culo assomiglia a quello di un eunuco di un bordello di Tangeri.
Alla fine, seppur accorciando il giro originariamente partorito dalla mente malata del mio compagno, ne son venuti fuori 60 km per 2.200 mt di dislivello, 11 ore in sella.
Nel viaggio dio ritorno ho già perdonato il totteraccio maledetto. Sarà anche merito delle numerose birre!
Menomale che domani torno a lavorà!



PS adesso, il laido tottero, posterà foto fantastiche, panorami mozzafiato, passaggi spettacolari ... nella mia memoria, però, questa rimarrà indelebilmente impressa come L'IMPERATRICE DELLE MINKIAGGGITE!!!!
;-)
 

THE BART

Biker celestialis
16/2/05
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Pesaro
www.mtbsorciverdi.it
..ahahaha..Passolè sei una sagoma!!:smile:..
...la vena esplorativa del Tottero non si spegne mai...e tu Passolè sei la sua vittima sacrificale...certo che per dì.."meglio tornare a lavorà"..deve esser stata proprio dura, eh?:hahaha:
 

darrenio

Biker tremendus
19/11/07
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ancona
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mai resoconto ha con tanta crudele e dissacrante sincerità descritto la vera essenza dei giri esplorativi in MTB... complimenti per la vena narrativa (e per la pazienza...)
salut
p.s. adesso aspettiamo la "versione epica" del grande Tottero (ciao Ste')
 

tottero

Biker dantescus
60 km e 2300mt di dislivello potrebbero non dire niente...almeno a chi non conosce i MONTI DELLA LAGA!!!
un vero e proprio paradiso fatato, dove ogni traccia umana è lontana, tutto rimane in uno stato selvaggio (anche i sentieri!) da secoli, il mondo sembra essersi fermato e la natura sbizzarita nelle sue forme più incredibili!
luogo che si addirrebbe più ad un trekking che ad una sbiciclettata...
ma ormai mi conoscete, in sella all'amata e con un grande amico al fianco come Passolento decido di immergermi in sittanta beltà...consapevole che il CULO sarebbe stato GRANDE alla fine: LA LAGA si PAGA!!!
e adesso dopo aver avuto 7 giorni di tempo per metabolizzare la grande esperienza devo dire che non rimpiango assolutamente nulla (se non la manutenzione di quello che doveva essere il sentiero meglio tenuto, ovvero il Sentiero Italia...completamente dimenticato da tutti e lasciato al suo destino, vergogna!)

Ma visto che resoconto migliore non si poteva fare, riporto le frasi dell'amico Passolento arrichendole solo di qualche fotazza che abbiamo fatto in tempo a scattare nella 12 ore...
ricordando questa giornata come una Grande Impresa di Avventura, Mtb e Amicizia!!!

Così Passolento:
"Tutto si paga.
Quando un mercoledì lavorativo decidi di fare sega ed andare in bici a zonzo per le montagne, nel tuo intimo lo sai che ci sarà, per forza, una prezzo da pagare.
E così quando il mio socio Tottero mi ha chiamato, la settimana scorsa, proponendomi un’uscita infrasettimanale, una vocetta in lontananza mi è parso di sentirla “ vedraiiiiiiii ...”.
Nel frattempo, gli altri usuali compagni, chi con una scusa chi con l’altra si sono defilati. Siamo rimasti in due.
Sarà per il fatto dell’infrasettimanali
Sarà per il rischi intrinseco legato ai giri “creativi” del mio socio.
Fattostà che, ieri, sulla Laga, è stata una vera lotta per la sopravvivenza.
Il luogo della tragedia sono stati i monti della Laga, al confine tra il Lazio e le Marche, montagne strepitose che arrivano fino ai 2.400, piazzate a metà tra il gran Sasso ed i Sibillini. Solo roccia, grandi prati scoscesi, cascate, torrenti e pastori macedoni. Il deserto assoluto.

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Cercando di contenere l’esuberanza esplorativa del mio socio, avevo scelto quello che, sulla carta, mi era parso il giro più fattibile dei quattro proposti. Una 50ina di KM per un 1.900 mt di dislivello. In gran parte su strade sterrate e sentieri segnati.
Partenza ore 9.00 da Umito, frazione sopra Acquasanta Terme.
Subito si affronta una decisa salita su per una bella strada forestale sempre pedalabile, in 12 km siamo in cima con 1000 mt di dislivello in meno da fare. Bella vista del Vettore, a nord, del Grande Sercio a sud, e tutta la catena della Laga a nostra disposizione.

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Prati verdissimi, ruscelli e cascate gonfi d’acqua ci invogliano a continuare il nostro giro esplorativo. E così si parte, tagliando il pendio sotto Macera della Morte: E’ tutto un susseguirsi di guadi, cascate e prati e sentieri da pecore. Pizzo di Sevo e Cima Lepri incombono severe alla nostra destra.

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continua...... :i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t:
 

tottero

Biker dantescus
Primo guado, secondo guado, terzo guado ... mmm ma quanti cazzo di canali dobbiamo ancora attraversare????
La prima avvisaglia del fatto che sarebbe stata una giornata “particolare” la percepisco al primo attraversamento del roveto ardente. Le piogge, quest’anno, sono state prodigiose e la natura è esplosa in tutto il suo fulgore. Fattostà che ad un certo punto l’inesistente sentiero che seguiamo da un’ora passa esattamente al centro di uno sterminato campo di cardi in fiore e di ... rigogliosissime ortiche!!! Non c’è niente da fare, non si può aggirarlo. Tocca attraversare!!!

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All’attraversamento del terzo campo di ortiche il povero passolento,
ricoperto di pustole come un lebbroso medioevale, inizia a tirare giù una serie di moccoli d’inenarrabile volgarità. Nel cielo sereno s’ode un rombo di tuono.
Lo spettacolo magnifico del lato est delle montagne non distrae il poveretto dai terribili propositi di vendetta nei confronti dell’ormai odiato compagno.
E’ solo l’inizio, abbiamo fatto a malapena i primi 16 km ...

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Arrivati alle pendici del Pizzo di Moscio, guadato, l’ennesimo cazzo di torrente, individuiamo un sentiero di capre che s’inoltra nel bosco. Qui l’unico momento di svago della giornata quando, terminata la traccia dedicata agli orrendi animali barbuti (ma quanto cacano!) troviamo la forestale che scende verso valle.
10 minuti di discesa a palla, ma è piena di fango, mi lordo come un maiale e buco perdipiù (era più di un anno che non mi capitava).

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Ora siamo in fondo ad una ripida ed ubertosa gola, mi guardo attorno e chiedo lumi Tottero “l’inventore” del giro. “e mo’ ‘ndo’ annamo???” lui mi indica la solita strada forestale, “poche centiania di metri di dislivello, gimo di quà, svoltiamo dillà e siamo di nuovo in cima. No problems è tutto sotto controllo tempo mezzora e siamo in cima”. Due ore dopo arranco per l’orrida salita, il maledetto traffica con le sue ferraglie tecnologiche alla ricerca della traccia perduta. Fa un caldo africano, siamo in bici da 7 ore e non ho più da tempo una goccia di liquido con cui dissetarmi. A valle odo beffardi scrosci d’acqua delle numerose cascate. Ho le allucinazioni. Mi immagino immerso in chiare e fresche acque, contornato da giovani ninfe ignude. Ed invece mi ritrovo a pedalare su questo maledetto stradello, sporco, sudato e pieno di bolle. Il mio culo canta tutto Sanremo anni 70!
Infine si ritrova la traccia, siamo in cima, finalmente. Ora, assicura il totteraccio maledetto, il Sentiero Italia ci riporterà, per una larga e piacevole discesa, all’agognata meta. “Vedrai che sballo”.
Appunto!

E DA QUI INIZIA LA VERGOGNA...il SENTIERO ITALIA ABBANDONATO!!!
questi passaggi, paesaggi e scorci NON si possono più fare (nemmeno a piedi)...
solo poche foto quà perchè la notte ci stava "inghiottendo"...ma vi giuro che ripulito sarebbe un SENTIERONE!!!

E’ qui la giornata prende la piega della tragedia. Altre interminabili ore si snodano una appresso all’altra, passate a districarsi in un’impenetrabile boscaglia alla ricerca del famoso sentiero cancellato dal tempo, la bici, odiato pezzo di schifoso e pesante metallo, portata in spalla, scaraventata al dilà dei numerosi ostacoli od usata, come ariete, per sfondare le impenetrabili barriere di rovi che, decenni d’incuria, han fatto crescere sul famoso sentiero. Oramai è una lotta per la sopravvivenza. Inizio a fare l’inventario del materiale: due barrette, un mezzo panino, un litro d’acqua, il telo termico e l’accendino. Posso passare la notte nel bosco anche se adesso, con l’approssimarsi del tramonto, nuguli di orrendi insetti banchettano con il mio sangue. Mi s’insinua nella mente la possibilità di rimanere sperduto per più giorni ... progetto di mangiarmi il mio paffuto compagno di gite.
E’ quasi notte quando, oramai naufraghi nella giungla, sfondiamo l’ultimo muro di rovi e, magia, sotto i piedi ci troviamo l’asfalto.

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Una breve e muta discesa ci riporta alla civiltà di un bar dove mi scolo una birra mondiale dopo aver spedito a pedate il totteraccio maledetto, lui e tutta la sua progenie, a pietire un passaggio per coprire gli ultimi 10 chilometri di bitume che, in salita, ci separano dal posto dove abbiamo lasciato la macchina.
Ho pustole ed escoriazioni nel 70% del mio corpo, spine che ci metteranno settimane ad uscire, un taglio lacerocontuso sullo stinco destro che meriterebbe un paio di punti, sono sporco e sfinito. Il mio culo assomiglia a quello di un eunuco di un bordello di Tangeri.
Alla fine, seppur accorciando il giro originariamente partorito dalla mente malata del mio compagno, ne son venuti fuori 60 km per 2.200 mt di dislivello, 11 ore in sella.
Nel viaggio dio ritorno ho già perdonato il totteraccio maledetto. Sarà anche merito delle numerose birre!
Menomale che domani torno a lavorà!

PS adesso, il laido tottero, posterà foto fantastiche, panorami mozzafiato, passaggi spettacolari ... nella mia memoria, però, questa rimarrà indelebilmente impressa come L'IMPERATRICE DELLE MINKIAGGGITE!!!! ;-) "


Che altro aggiungere.......
Monti della Laga, tornerò presto per vivervi, soffrirvi, amarvi!
Passolento, lodi a te amico mio! :medita:
Avventura...senza te non mi metto più in viaggio! :i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t:

p.s. per tutte le altre foto ----->
 

darrenio

Biker tremendus
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Che altro aggiungere.......
Monti della Laga, tornerò presto per vivervi, soffrirvi, amarvi!
Passolento, lodi a te amico mio! :medita:
Avventura...senza te non mi metto più in viaggio! :i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t::i-want-t:

p.s. per tutte le altre foto ----->

metto da parte risate ed ironia (sempre sana, ovviamente): grande avventura, e bellissime immagini...
salut e a presto
 

darrenio

Biker tremendus
19/11/07
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ancona
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... e stendiamo un velo pietoso sulla condizione dei parchi e delle riserve del centro Italia: ormai quando faccio giri esplorativi dalle mie parti -su sentieri segnati che dovrebbero essere in teoria puliti e curati -mi porto nello zaino delle forbici da giardiniere ed un victorinox con mini-seghetto incluso, e mi fermo a pulire, pensando poi di poterci tornare, magari portando degli amici, senza perdersi o dover fare la lotta con rovi, rami caduti, segnali mancanti, et similia! In più con l'amarezza di fare una cosa illegale (so che se mi beccasse la forestale avrei poco da giustificarmi e tanto meno da protestare) e con il sentimento di impotenza suscitato dalla quasi certezza del fatto che a chiedere il permesso per fare un po' di manutenzione la risposta sarebbe negativa (in parte già sperimentato...). E naturalmente il discorso vale, anzi a maggior ragione, per l'utilizzo più ovvio dei sentieri, cioè quello a piedi... mha...
scusate lo sfogo e l'OT...
salut
 

nencio

Biker delirius tremens
25/1/06
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Cecina
www.mtb-cecina.it
non siete normali e soprattutto il tottero va rinchiuso.....

bel racconto e belle foto di un mondo senza fine

(ma i verdi così densi erano veri o ti è scappata la regolazione della saturazione in Photoshop?????)
 

tottero

Biker dantescus
non siete normali e soprattutto il tottero va rinchiuso.....

bel racconto e belle foto di un mondo senza fine

(ma i verdi così densi erano veri o ti è scappata la regolazione della saturazione in Photoshop?????)

oh...alquanto poco normali, l'uno a studià certi giri, l'altro a seguirmi!!! :smile::smile::smile:

Quanto alle foto...sono rimasto stupito anch'io...ti giuro che i verdi la settimana scorsa già dal vivo erano acciecanti e rigogliosi, ma non pensavo fino a questo punto...
photoshop non lo sò nemmeno usà, ho solo usato la funzione "mi sento fortunato" di picasa...
 

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