Vorrei condividere con voi unemozione.
Una di quelle forti, che danno un senso alla vita.
Ricordo benissimo quando lasciai la casa.
Era sera tardi. Era il 27 dicembre.
Era appena passato il Natale più teso e falso della mia vita.
I bambini dormivano mentre io preparavo i miei bagagli,i bagagli di una storia,dei ricordi,delle sensazioni provate durante una vita a due che ormai avevo capito essere stata una farsa.
19 anni ad indossare una maschera,19 anni di cui gli ultimi 9 legalizzati dagli uomini e dal Padreterno.
E brutto svegliarsi un giorno e di botto rendersi conto che la vita che si è condotta sino allora è stata solo una messinscena,un voler compiacere il proprio partner a tutti i costi,un susseguirsi di compromessi a senso unico. Ed alla fine nemmeno apprezzata.
Ci si rende conto di quanto aridi si sia diventati nei confronti delle persone alle quali tieni di più.
E di quanto questa situazione di disagio sia considerata come uno stupido capriccio da parte di chi dovrebbe essere il tuo sostegno e la tua vita.
Ricordo benissimo e con immenso dolore le lacrime che versai ai piedi dei lettini dei miei due angeli addormentati,mentre li vedevo respirare piano per lultima volta in quella cameretta che io stesso avevo costruito come un nido. Un nido che mai avrei pensato di lasciare.
Le pareti azzurre come il cielo la carta con le nuvolette disegnate
Le allegre immaginette dei personaggi di Cars erano fuori luogo in quel momento così triste.
I giocattoli,sicuramente troppi, riposti in ordine sparso nel cestone dellIkea comprato insieme a loro.
Il robot di Leo,quello rosso,brandiva ancora minaccioso la sua micidiale pistola. Sapevo che se avessi spinto il pulsante sulla sua schiena avrebbe pronunciato quelle frasi che tanto lo facevano ridere.
Ricky invece era ancora troppo piccolo per capire un gioco come quello,a lui piaceva ancora soltanto tirare tutto ciò che era in grado di sollevare e che capitava a tiro delle sue paffute manine.
Anche se assurdamente incongruenti con la situazione del momento,erano questi i pensieri che affollavano la mia mente.
Lei mi chiuse la porta alle spalle,sulle quali avevo lo zaino pieno di magliette e mutande.
La sbattè così forte che temei avesse svegliato i bimbi.
Ero fuori,ormai.
Fuori di casa e fuori dalle loro vite.
E passato tanto tempo da allora,tanto tempo e tanto dolore.Tanto tempo e tanti rimpianti,tanto tempo e tante domande
Oggi vivo la mia paternità con molta più consapevolezza di quando ero a casa con loro.
Non ho mai saputo apprezzare la loro presenza,e forse loro la mia,come ora.
La qualità e la quantità del tempo trascorso insieme sono cambiate,migliorando nel primo caso e collassando a valori minimi nel secondo,purtroppo. Nella vita non si può avere tutto.Pazienza.
Nonostante tutto sono il miglior papà del mondo. O almeno ce la metto tutta per esserlo.
Lemozione di cui vi volevo parlare lho provata pochi giorni fa,a 1400msl in un posto bellissimo pieno di alberi,prati e mucche al pascolo.
Leo e Ricky erano con me per 2 giorni,così ho deciso di portarli a vedere i posti dove papà va in bicicletta.
Riccardo,spirito temerario e coraggio da leone,va ancora con le rotelle e Leonardo,dolce come lo zucchero filato e mite come un panda, le ha levate da un bel pezzo.
Saliamo in macchina fino allaltopiano,stupendoci per le lunghe corna delle mucche e per le dimensioni delle loro cacche squaqquaratecome dice Leo.
Si parcheggia e si tirano fuori le bici,ognuno la sua come è giusto che sia,e si mettono i caschetti.
A loro non lo dico,ma sono adorabili,teneri come due pulcini che seguono il genitore in bici. Mi viene da sorridere e giro la testa altrove per non farli accorgere di questo sentimento fuori luogo in unuscita in MTB ROBA DA VERI UOMINI!
La prima salita è un calvario le rotelle di Ricky si impigliano in ogni dove,e Leo con la sua MTB non ce la fa proprio a salire. Io ho le tacchette SPD incandescenti a forza di levarle e rimetterle. Cado su un cardo. Ridete piccole canaglie ridete
Beh,finalmente dopo mezzora riusciamo ad arrivare in cima a questa massacrante salita di circa 500metri ed è tempo di FREERIDE!
Giriamo le bici,la mia povera RM Slayer starà ancora ridendo,e facciamo un briefing su come affrontare quelle insidiosissime buche,quei ciottoli malvagi e quei cardi pizzicosi.
Leo ha un po paura.Gli dico che è tutto ok,se sei in difficoltà e vai troppo veloce tira i freni e non preoccuparti chè papà è vicino a te.
Non finisco di parlare che Ricky parte a missile senza piedi sui pedali,il casco che alla prima buca gli scende sugli occhi,gridando YUHUUUUU!
Cazzo,questo si ammazza! Per fortuna Santa Pupa evidentemente conosce i rudimenti del gravity e Riccardo arriva alla fine della discesa quasi illeso cade nellultima decina di metri ma non si fa niente.
Leo vede lo fratellino a valle tutto impolverato e con il casco sulle 23 e sbotta in una risata che,ringrazio Dio,ancora mi risuona in testa.
Sei pronto amore mio? SI! ANDIAMO!
E bellissimo vedere il suo viso di bambino con unespressione di estrema serietà ed impegno si sta impegnando nella guida come il suo papà quando con il demo8 scende da campocatino.
Arriviamo da Ricky che ci aspettava per vantarsi del suo ginocchio sbucciato.
Leo scende dalla bici,non prima di aver messo il cavalletto,e viene da noi.
Mi prende la mano e con laltra abbraccia il fratello per portarlo più vicino.Ci guarda entrambi e fa: la rifacciamo?
La rifacciamo. Labbiamo rifatta 4 volte e ci siamo divertiti un mondo.
E ora di merenda,gelato per tutti.
Si rimettono le bici in macchina e si torna a casa. I piccoli sono esausti. Riccardo si addormenta e Leo stà lì lì anche lui.
La sera ci mettiamo a letto insieme,tutti e 3,e ci sfondiamo di coccole.
Leonardo mi dice che la mottanbaic gli piace tantissimo e mi chiede se possiamo comprare una bici con le marce come la mia. Ancora non lo sa,ma quando tornerà da me la troverà a casa. Nella NOSTRA casa. Quella in cui ho potuto riprovare la gioia di vederli respirare piano,ed ormai non più per lultima volta.
Le lacrime scendono ancora,ma stavolta sono lacrime di gioia,di tenerezza e speranza nel futuro.
Torneremo ancora migliaia di volte in bici insieme,crescerete e diventerete più bravi di me,mi prenderete in giro perché rimarrò indietro,mi direte che sono vecchio,ma sarò il papà più felice del mondo. Non voglio perdervi mai.
Ora so che lamore sa andare in MTB.
Scusate la lunghezza,ma la lontananza,la nostalgia e la solitudine sono brutte bestie
Una di quelle forti, che danno un senso alla vita.
Ricordo benissimo quando lasciai la casa.
Era sera tardi. Era il 27 dicembre.
Era appena passato il Natale più teso e falso della mia vita.
I bambini dormivano mentre io preparavo i miei bagagli,i bagagli di una storia,dei ricordi,delle sensazioni provate durante una vita a due che ormai avevo capito essere stata una farsa.
19 anni ad indossare una maschera,19 anni di cui gli ultimi 9 legalizzati dagli uomini e dal Padreterno.
E brutto svegliarsi un giorno e di botto rendersi conto che la vita che si è condotta sino allora è stata solo una messinscena,un voler compiacere il proprio partner a tutti i costi,un susseguirsi di compromessi a senso unico. Ed alla fine nemmeno apprezzata.
Ci si rende conto di quanto aridi si sia diventati nei confronti delle persone alle quali tieni di più.
E di quanto questa situazione di disagio sia considerata come uno stupido capriccio da parte di chi dovrebbe essere il tuo sostegno e la tua vita.
Ricordo benissimo e con immenso dolore le lacrime che versai ai piedi dei lettini dei miei due angeli addormentati,mentre li vedevo respirare piano per lultima volta in quella cameretta che io stesso avevo costruito come un nido. Un nido che mai avrei pensato di lasciare.
Le pareti azzurre come il cielo la carta con le nuvolette disegnate
Le allegre immaginette dei personaggi di Cars erano fuori luogo in quel momento così triste.
I giocattoli,sicuramente troppi, riposti in ordine sparso nel cestone dellIkea comprato insieme a loro.
Il robot di Leo,quello rosso,brandiva ancora minaccioso la sua micidiale pistola. Sapevo che se avessi spinto il pulsante sulla sua schiena avrebbe pronunciato quelle frasi che tanto lo facevano ridere.
Ricky invece era ancora troppo piccolo per capire un gioco come quello,a lui piaceva ancora soltanto tirare tutto ciò che era in grado di sollevare e che capitava a tiro delle sue paffute manine.
Anche se assurdamente incongruenti con la situazione del momento,erano questi i pensieri che affollavano la mia mente.
Lei mi chiuse la porta alle spalle,sulle quali avevo lo zaino pieno di magliette e mutande.
La sbattè così forte che temei avesse svegliato i bimbi.
Ero fuori,ormai.
Fuori di casa e fuori dalle loro vite.
E passato tanto tempo da allora,tanto tempo e tanto dolore.Tanto tempo e tanti rimpianti,tanto tempo e tante domande
Oggi vivo la mia paternità con molta più consapevolezza di quando ero a casa con loro.
Non ho mai saputo apprezzare la loro presenza,e forse loro la mia,come ora.
La qualità e la quantità del tempo trascorso insieme sono cambiate,migliorando nel primo caso e collassando a valori minimi nel secondo,purtroppo. Nella vita non si può avere tutto.Pazienza.
Nonostante tutto sono il miglior papà del mondo. O almeno ce la metto tutta per esserlo.
Lemozione di cui vi volevo parlare lho provata pochi giorni fa,a 1400msl in un posto bellissimo pieno di alberi,prati e mucche al pascolo.
Leo e Ricky erano con me per 2 giorni,così ho deciso di portarli a vedere i posti dove papà va in bicicletta.
Riccardo,spirito temerario e coraggio da leone,va ancora con le rotelle e Leonardo,dolce come lo zucchero filato e mite come un panda, le ha levate da un bel pezzo.
Saliamo in macchina fino allaltopiano,stupendoci per le lunghe corna delle mucche e per le dimensioni delle loro cacche squaqquaratecome dice Leo.
Si parcheggia e si tirano fuori le bici,ognuno la sua come è giusto che sia,e si mettono i caschetti.
A loro non lo dico,ma sono adorabili,teneri come due pulcini che seguono il genitore in bici. Mi viene da sorridere e giro la testa altrove per non farli accorgere di questo sentimento fuori luogo in unuscita in MTB ROBA DA VERI UOMINI!
La prima salita è un calvario le rotelle di Ricky si impigliano in ogni dove,e Leo con la sua MTB non ce la fa proprio a salire. Io ho le tacchette SPD incandescenti a forza di levarle e rimetterle. Cado su un cardo. Ridete piccole canaglie ridete
Beh,finalmente dopo mezzora riusciamo ad arrivare in cima a questa massacrante salita di circa 500metri ed è tempo di FREERIDE!
Giriamo le bici,la mia povera RM Slayer starà ancora ridendo,e facciamo un briefing su come affrontare quelle insidiosissime buche,quei ciottoli malvagi e quei cardi pizzicosi.
Leo ha un po paura.Gli dico che è tutto ok,se sei in difficoltà e vai troppo veloce tira i freni e non preoccuparti chè papà è vicino a te.
Non finisco di parlare che Ricky parte a missile senza piedi sui pedali,il casco che alla prima buca gli scende sugli occhi,gridando YUHUUUUU!
Cazzo,questo si ammazza! Per fortuna Santa Pupa evidentemente conosce i rudimenti del gravity e Riccardo arriva alla fine della discesa quasi illeso cade nellultima decina di metri ma non si fa niente.
Leo vede lo fratellino a valle tutto impolverato e con il casco sulle 23 e sbotta in una risata che,ringrazio Dio,ancora mi risuona in testa.
Sei pronto amore mio? SI! ANDIAMO!
E bellissimo vedere il suo viso di bambino con unespressione di estrema serietà ed impegno si sta impegnando nella guida come il suo papà quando con il demo8 scende da campocatino.
Arriviamo da Ricky che ci aspettava per vantarsi del suo ginocchio sbucciato.
Leo scende dalla bici,non prima di aver messo il cavalletto,e viene da noi.
Mi prende la mano e con laltra abbraccia il fratello per portarlo più vicino.Ci guarda entrambi e fa: la rifacciamo?
La rifacciamo. Labbiamo rifatta 4 volte e ci siamo divertiti un mondo.
E ora di merenda,gelato per tutti.
Si rimettono le bici in macchina e si torna a casa. I piccoli sono esausti. Riccardo si addormenta e Leo stà lì lì anche lui.
La sera ci mettiamo a letto insieme,tutti e 3,e ci sfondiamo di coccole.
Leonardo mi dice che la mottanbaic gli piace tantissimo e mi chiede se possiamo comprare una bici con le marce come la mia. Ancora non lo sa,ma quando tornerà da me la troverà a casa. Nella NOSTRA casa. Quella in cui ho potuto riprovare la gioia di vederli respirare piano,ed ormai non più per lultima volta.
Le lacrime scendono ancora,ma stavolta sono lacrime di gioia,di tenerezza e speranza nel futuro.
Torneremo ancora migliaia di volte in bici insieme,crescerete e diventerete più bravi di me,mi prenderete in giro perché rimarrò indietro,mi direte che sono vecchio,ma sarò il papà più felice del mondo. Non voglio perdervi mai.
Ora so che lamore sa andare in MTB.
Scusate la lunghezza,ma la lontananza,la nostalgia e la solitudine sono brutte bestie