La Rampilonga scippata di data, formula e percorso
Annullati anche il Rampitour del Trentino e d'Italia
Si tratta di un comunicato stampa degli organizzatori del Rampitour e della Rampilonga. Il titolo come il contenuto, provocatori, possono essere discussi in questo topic.
Abbiamo appena visto spegnersi i riflettori su una Marcialonga inossidabile, simbolo del perpetuarsi nel tempo di una tradizione sportiva che resta sostanzialmente fedele alle proprie origini. Un modello al quale si ispira la «Rampilonga», nata vent'anni fa nel solco della celebre manifestazione invernale, versione ciclistica della gran fondo dedicata alla mountain bike, che ha raccolto una denominazione "parallela", inserendosi nel medesimo scenario della Val di Fassa e dando luogo ad un evento simbolo che dalla prima edizione ad oggi ha spinto oltre 50.000 biker a rinnovare la propria sfida annuale con la "regina" delle corse in mountain bike.
Faranno bene tutti a tenere viva la memoria di ciò che è stato, poiché il binomio «Rampilonga» - Moena è destinato a venire meno, grazie All’opera di qualcuno che, dopo aver conosciuto il giocattolo ed essersene invaghito, ha pensato bene di farlo proprio. La «Rampilonga», questa è la notizia shock, non verrà più organizzata, perché la data tradizionalmente riservata al suo svolgimento e la sua formula sono state "scippate" da un altro evento che ne prenderà il posto, con un’altra denominazione e un’altra organizzazione, ma con un volto del tutto simile a quello originale. È sufficiente mettere a confronto le pagine web del sito ufficiale della «Rampilonga» e quello della neonata «Val di Fassa Bike» per rendersi conto che gli organizzatori fassani non si sono minimamente sforzati nel cercare di "personalizzare" in qualche modo la nuova competizione. Un po’ come se l’inverno prossimo la «Marcialonga» non si disputasse più, e lungo i suoi 70 km. si corresse un’improbabile e anonima «Fiemme e Fassa Express» clonata dall’originale.
Come è potuto accadere ciò? Di chi è la responsabilità? Una manifestazione del calibro della «Rampilonga», con vent’anni di storia alle spalle, dovrebbe avere un posto di diritto nel calendario della Federazione Ciclistica Italiana ed è stupefacente che quest’ultima abbia di fatto avallato la sostituzione di una competizione storica, prodotta dalla collaudatissima organizzazione Rampitour, con un evento proposto da una neo costituita società sportiva fassana, che non aveva nel proprio curriculum quel bagaglio di esperienza organizzativa espressamente richiesta dagli stessi regolamenti federali.
Ciononostante, come in tutte le situazioni nelle quali si vuole raggiungere un risultato contro ogni ragionevolezza, la neonata Val di Fassa Bike ha usufruito di un escamotage, chiedendo ed ottenendo di entrare a forza nel calendario internazionale e determinando così una situazione di incompatibilità regolamentare con la «Rampilonga». Una operazione che la Federciclismo non ha minimamente ostacolato.
Niente più «Rampilonga» quindi. Che importa? Si pedalerà lo stesso, sotto altre insegne. Restano, però, due interrogativi a dir poco inquietanti.
Uno per gli organizzatori di eventi importanti, che non troveranno nelle norme regolamentari federali grandi tutele per gli sforzi profusi nel tempo, l’altro per tutti coloro che hanno imparato ad apprezzare e ad amare la «Rampilonga» e da oggi se ne trovano orfani senza alcuna apparente ragione.
Avremmo anche potuto, è il caso di ricordarlo, organizzare la «Rampilonga» 2008 in un’altra località e sotto l’egida di un ente sportivo diverso dalla Federazione Ciclistica Italiana, ma in questo modo avrebbe perso parte del proprio innegabile prestigio e soprattutto non sarebbero emerse le responsabilità che hanno generato questa autentica ingiustizia, sulle quali invece è auspicabile aprire un’indagine approfondita, almeno da parte della stampa di settore, che dia vita ad un dibattito serio e costruttivo.
Chissà che il sacrificio di una "regina" non serva a far sì che i diritti e lo sport possano sottrarsi ai condizionamenti e alle prevaricazioni di pochi furbetti, come è avvenuto in questo caso.
Alla luce di tutto ciò, anche per coerenza morale, il Comitato Organizzatore del Rampitour del Trentino e del Rampitour d’Italia hanno annullato entrambi i circuiti, una scelta dolorosa, ma necessaria per portare alla luce quanto è accaduto.
Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che in questi quattro lustri hanno sostenuto la «Rampilonga» e tutte le gare del Rampitour, partecipanti compresi.
Trento, 6 febbraio 2008
Annullati anche il Rampitour del Trentino e d'Italia
Si tratta di un comunicato stampa degli organizzatori del Rampitour e della Rampilonga. Il titolo come il contenuto, provocatori, possono essere discussi in questo topic.
Abbiamo appena visto spegnersi i riflettori su una Marcialonga inossidabile, simbolo del perpetuarsi nel tempo di una tradizione sportiva che resta sostanzialmente fedele alle proprie origini. Un modello al quale si ispira la «Rampilonga», nata vent'anni fa nel solco della celebre manifestazione invernale, versione ciclistica della gran fondo dedicata alla mountain bike, che ha raccolto una denominazione "parallela", inserendosi nel medesimo scenario della Val di Fassa e dando luogo ad un evento simbolo che dalla prima edizione ad oggi ha spinto oltre 50.000 biker a rinnovare la propria sfida annuale con la "regina" delle corse in mountain bike.
Faranno bene tutti a tenere viva la memoria di ciò che è stato, poiché il binomio «Rampilonga» - Moena è destinato a venire meno, grazie All’opera di qualcuno che, dopo aver conosciuto il giocattolo ed essersene invaghito, ha pensato bene di farlo proprio. La «Rampilonga», questa è la notizia shock, non verrà più organizzata, perché la data tradizionalmente riservata al suo svolgimento e la sua formula sono state "scippate" da un altro evento che ne prenderà il posto, con un’altra denominazione e un’altra organizzazione, ma con un volto del tutto simile a quello originale. È sufficiente mettere a confronto le pagine web del sito ufficiale della «Rampilonga» e quello della neonata «Val di Fassa Bike» per rendersi conto che gli organizzatori fassani non si sono minimamente sforzati nel cercare di "personalizzare" in qualche modo la nuova competizione. Un po’ come se l’inverno prossimo la «Marcialonga» non si disputasse più, e lungo i suoi 70 km. si corresse un’improbabile e anonima «Fiemme e Fassa Express» clonata dall’originale.
Come è potuto accadere ciò? Di chi è la responsabilità? Una manifestazione del calibro della «Rampilonga», con vent’anni di storia alle spalle, dovrebbe avere un posto di diritto nel calendario della Federazione Ciclistica Italiana ed è stupefacente che quest’ultima abbia di fatto avallato la sostituzione di una competizione storica, prodotta dalla collaudatissima organizzazione Rampitour, con un evento proposto da una neo costituita società sportiva fassana, che non aveva nel proprio curriculum quel bagaglio di esperienza organizzativa espressamente richiesta dagli stessi regolamenti federali.
Ciononostante, come in tutte le situazioni nelle quali si vuole raggiungere un risultato contro ogni ragionevolezza, la neonata Val di Fassa Bike ha usufruito di un escamotage, chiedendo ed ottenendo di entrare a forza nel calendario internazionale e determinando così una situazione di incompatibilità regolamentare con la «Rampilonga». Una operazione che la Federciclismo non ha minimamente ostacolato.
Niente più «Rampilonga» quindi. Che importa? Si pedalerà lo stesso, sotto altre insegne. Restano, però, due interrogativi a dir poco inquietanti.
Uno per gli organizzatori di eventi importanti, che non troveranno nelle norme regolamentari federali grandi tutele per gli sforzi profusi nel tempo, l’altro per tutti coloro che hanno imparato ad apprezzare e ad amare la «Rampilonga» e da oggi se ne trovano orfani senza alcuna apparente ragione.
Avremmo anche potuto, è il caso di ricordarlo, organizzare la «Rampilonga» 2008 in un’altra località e sotto l’egida di un ente sportivo diverso dalla Federazione Ciclistica Italiana, ma in questo modo avrebbe perso parte del proprio innegabile prestigio e soprattutto non sarebbero emerse le responsabilità che hanno generato questa autentica ingiustizia, sulle quali invece è auspicabile aprire un’indagine approfondita, almeno da parte della stampa di settore, che dia vita ad un dibattito serio e costruttivo.
Chissà che il sacrificio di una "regina" non serva a far sì che i diritti e lo sport possano sottrarsi ai condizionamenti e alle prevaricazioni di pochi furbetti, come è avvenuto in questo caso.
Alla luce di tutto ciò, anche per coerenza morale, il Comitato Organizzatore del Rampitour del Trentino e del Rampitour d’Italia hanno annullato entrambi i circuiti, una scelta dolorosa, ma necessaria per portare alla luce quanto è accaduto.
Un sentito ringraziamento va a tutti coloro che in questi quattro lustri hanno sostenuto la «Rampilonga» e tutte le gare del Rampitour, partecipanti compresi.
Trento, 6 febbraio 2008