La premessa di daniel naftali (danibiker88) però..... :o(
Cosa c'è che non ti è piaciuto nella premessa?
L'articolo precedente, meno serio e scientifico di questo, voleva essere introduttivo all'argomento fatica, per stimolare l'interesse e cominciare a capire che telaio e componenti non possono durare in eterno, a meno di tenerli i garage a prendere polvere.
Che poi abbia scelto volutamente una frequenza di utilizzo così elevata da portare ad una vita presunta dei componenti piuttosto breve è un altro discorso. L'obiettivo era volutamente di creare scalpore, conscio che un lettore attento sarebbe stato in grado di comprendere che una media annuale di 3 uscite la settimana con la stessa bici è veramente elevata (io in primis, che pedalo parecchio e mi alleno costantemente, non arrivo a tanto!).
Tranne quando hanno sbagliato a progettare e di telai ne tornano indietro un botto :)
Sono d'accordo la garanzia a vita si basa sul fatto che o il prodotto si rompe subito (difetto di fabbricazione se ne rompono pochi, di progettazione tanti) o probabilmente non si rompe più. Lo studio delle distribuzioni delle rotture è fondamentale per un'azienda.
Poi le garanzie riconoscono il difetto di fabbricazione e non l'usura quindi una rottura per fatica, se si potesse dimostrare, sarebbe fuori garanzia. Ma forse gli costa più dimostrare una rottura per fatica che sostituire il telaio.
Vedo che hai compreso il ragionamento... Bisogna pensare sempre sui grandi numeri, non sul caso singolo.
Teoricamente la rottura per fatica non è coperta da garanzia, è vero. A me hanno rifiutato una sostituzione in garanzia dopo 3 anni e mezzo per questo motivo, nonostante sostenessi che un telaio che si rompe dopo 3 anni e qualche mese per fatica, significa che è mal progettato.
Insomma, se dopo 15 anni arrivi da
Trek o
Cannondale con un telaio crepato per fatica, non sono sicuro che ti riconoscano la garanzia a vita... Diverso è il discorso se ti tieni un telaio in garage per 15 anni e poi scopri un difetto di saldatura o di qualche lavorazione.
Che la bici si rompa è una "necessità"!
La fatica è un problema ineludibile.
Se si vuole una bici leggerissima, che non si rompa anche nelle gare di DH o che sia un fulmine da enduro, con pesi da XC (d'altri tempi), si può fare. Fare una bici robusta e leggera in alluminio o carbonio si può fare con la tecnologia attuale. Tutti lo chiedono, i produttori lo fanno.
Per le prestazioni migliori queste ottimizzazioni sono necessarie, ma a mio modestissimo parere è un lusso che dovrebbe interessare solo i pro, che possono permettersi di cambiare tutto con frequenza.
La diffusione di telai e componenti super-leggeri è dovuta al fatto che tutti vogliono ambire ai materiali dei pro, come se fosse quello il principale passo in avanti per andare quasi come loro.
Miti e scarsa lungimiranza... o meglio è stupido stupirsi che ogni tanto vadano cambiate le cose superleggere sottoposte a stress meccanico.
E' un ragionamento corretto, però bisogna anche valutare un'aspetto: quanto deve durare una bicicletta di alta gamma?
Chi compra bici high end è generalmente un appassionato disposto a spendere parecchi soldi, che difficilmente terrà una bici per più di 2 anni, anche perchè poi si svaluta eccessivamente.
Cos'è quindi meglio per il produttore e l'utilizzatore? Un prodotto affidabile, magari pensato per resistere 6-7 di abusi senza risentirne, oppure un mezzo ultraleggero, iper performante, in grado comunque di resistere a 2 anni di intenso utilizzo?
E' evidente che la seconda opzione è migliore sia per l'azienda che per il primo acquirente, in quanto assicura prestazione elevate. Chi ci rimette è chi compra l'usato, che si ritrova con un mezzo con una vita residua più limitata.
Insomma, immedesimiamoci nel primo acquirente: se cambio la bici ogni 2 anni, cosa mi importa che possa durarne 4-5 invece che 9-10? Meglio che pesi di meno, così nei 2 anni che la utilizzo posso godere di tutti i vantaggi di un mezzo più leggero.