Muldox in azione sul Garda
Prezzo: 3.999 €
Peso rilevato: 12.8 kg senza pedali - taglia 19"
Escursione rilevata: 5.2" (132 mm) - Escursione dichiarata: 6" (152 mm)
Dimensioni del telaio: 15", 17", 18", 19", 20", 22"
Tubature telaio: Kona Race Light Scandium Butted, 6" Travel
Ammortizzatore posteriore: Fox Float RP23
Forcella: Fox 32 Float RLC 140mm w/15mm Dropouts
Serie sterzo: FSA Orbit DL
Pedivelle: Shimano XT
Corone: 44/32/22
Guida inferiore: Shimano XT
Pedali: Shimano M540 Clipless
Catena: Shimano LX
Ruota libera: Shimano XT (11-34, 9spd)
Deragliatore anteriore: Shimano XT
Deragliatore posteriore: Shimano XTR Shadow
Comandi cambio: Shimano XT
Manubrio: Kona XC/BC Deluxe Riser
Pipa manubrio: Kona XC/BC Deluxe
Manopole: Kona LOG
Freni: Shimano XT Hydraulic Disc
Leve freno: Shimano XT Hydraulic
Mozzo anteriore: Mavic Crossmax ST Wheelset 15mm
Mozzo posteriore: Mavic Crossmax ST Wheelset
Raggi: Mavic Crossmax ST Wheelset
Copertoni: Maxxis Ignitor 26x2.35 Kevlar
Cerchioni: Mavic Crossmax ST Wheelset
Sella: WTB Rocket V SLT
Reggisella: Kona XC/BC Deluxe
Morsetto per sella: Kona QR
Colore: Light Green Metallic
La Dawg Supreme sul web: http://www.konaworld.com/09_dawgsupreme_it.cfm
Oggetto di questo test è la Kona Dawg Supreme, una full all mountain con 150mm di escursione posteriore dichiarata (in realtà ne abbiamo rilevati 132) e 140mm all’anteriore. I tubi utilizzati sono i pregiati Scandium, mentre lo schema della sospensione posteriore è il classico quadrilatero Kona, una soluzione semplice e ben collaudata. Per quanto concerne dettagli estetici e funzionali vi rimandiamo al sito Kona, ben fatto ed esaustivo, ed in particolare alla Tech Area.
Tubi in alluminio Scandium e classico "faux-bar" Kona per la Dawg Supreme, una all mountain da 150mm di travel posteriore
Passiamo invece alla prova vera e propria, e cominciamo dicendo che la prima cosa che colpisce togliendo la bici dal cartone è il peso contenuto. Siamo infatti a quota 12.8 Kg, un buon risultato per una AM dall’escursione piuttosto generosa. Altro dettaglio che balza subito all’occhio sono i dischi da 160mm, che in particolare per quanto concerne l’anteriore sono secondo noi al di sotto del minimo sindacale per la tipologia di bici. Peccato, perchè gli Shimano XT montati dalla Dawg sono dei freni affidabili e con i quali abbiamo un particolare feeling, in particolare per quanto concerne l'ottima modulabilità.
Gli ottimi freni Shimano XT.
Peccato per i dischi da 160mm di diametro, un po' sottodimensionati per un mezzo "Kona Bikepark approved"
Gonfiando i Maxxis Ignitor da 2.35, ci rendiamo conto che la spalla è piuttosto cedevole, fatto che ci costringe – in particolare per quanto concerne l’anteriore – ad utilizzare pressioni di gonfiaggio leggermente superiori a quelle a cui siamo abituati. Una volta “in action” avremo però modo di apprezzare l’ottimo comportamento di queste coperture, particolarmente centrate per il tipo di bicicletta.
Un paio di interessanti dettagli (notare l'indicazione della coppia di serraggio sullo snodo)
E’ invece il momento di settare le due unità ammortizzanti, entrambe ad aria ed entrambe marchiate Fox. Per quanto riguarda la sospensione posteriore, un Float RP23 da 200mm di interasse per 50mm di travel, impostiamo un “canonico” 25% di SAG che si rivelerà ottimale in funzione dell’utilizzo che ne faremo. La forcella, una 32 Float RLC da 140mm di travel, la settiamo invece con il 20% di SAG misurato stando in piedi sui pedali. Già che stiamo smanettando con metri e calibri, ci togliamo lo sfizio di misurare il travel effettivo della forcella misurando 141.5mm. L’ultimissima parte di escursione è comunque estremamente progressiva e quindi ben difficilmente sfruttabile. Poco male: anche chi ama un settaggio piuttosto morbido non dovrà girare con il patema d’animo di frequenti o violenti finecorsa. Oltre al precarico, la Float permette la regolazione di rebound, compressione low speed e soglia di sblocco del lock-out. Per il momento lasciamo la compressione tutta aperta, ma non senza aver fatto qualche prova riscontrando che la regolazione è veramente efficace e ben percepibile anche a bici ferma. La soglia di sblocco del lock-out la posizioniamo invece sulla massima durezza.
La Fox 32 Float è leggera e l'idraulica lavora sempre a dovere. Sulla Dawg avremmo però visto meglio una forcella a travel variabile.
In foto un dettaglio del perno passante da 15mm di diametro
Inclinata la piega rizer da 66cm a nostro piacimento, passiamo alla regolazione dell’altezza sella. La nostra Dawg ha un orizzontale virtuale discretamente lungo (617mm), che sommato all’attacco manubrio da 90mm (+/- 6°) fa sì che la taglia 19” oggetto del test vesta bene anche persone di statura piuttosto elevata. Essendo però il tubo sella un 19” reale, quindi lungo 483mm, il cannotto reggisella da 350mm potrebbe rivelarsi corto per alcuni bikers. Purtroppo è il nostro caso, e non avendo a disposizione un cannotto da 400mm e diametro adeguato, ci rassegniamo a pedalare ad un’altezza non ottimale ma comunque accettabile.
Piega ed attacco manubrio sono siglati Kona. Simpatica la grafica sull'obliquo (l'omino che spara fiamme dal deretano ve l'abbiamo risparmiato)
Il nostro itinerario test comincia con una salita asfaltata, frangente nel quale la sospensione posteriore bobba inesorabilmente se lasciata aperta. Attivando il PropPedal nella posizione intermedia, la sospensione è sufficientemente stabilizzata a patto di non alzarsi sui pedali o di non pedalare in modo estremamente scomposto. Spostandosi sul livello 3 la situazione migliora ulteriormente, ma tutto sommato è una soluzione consigliabile solamente nel caso di lunghe salite, visto che l'operazione non è molto agevole a bici in movimento e nel caso di passaggio a fondo sconnesso si avrebbe una sospensione troppo pigra. Il ProPedal sul 2 è invece utilizzabile anche su fondi irregolari, ma chi ama un posteriore molto sensibile anche in salita potrebbe storcere il naso di fronte a questa soluzione. Cosa curiosa è che l'azione del ProPedal sul nostro ammortizzatore è meno "invasiva" di quanto riscontrato su altri Float. Non sappiamo se si tratti di una "customizzazione" voluta da Kona o se sia una caratteristica di questo singolo esemplare. Quale che sia la risposta, il risultato è apprezzabile, visto che in questo modo è coperto tutto il range d'azione necessario e si hanno tre livelli tutti ben sfruttabili.
Una volta stabilizzato il carro, posizione piuttosto allungata, coperture scorrevoli e peso contenuto del mezzo rendono la salita piuttosto agevole.
Terminata la prima sezione su asfalto, giungiamo al primo tratto ripido su fondo acciottolato. La bici sale bene anche in questo frangente, ma la forcella non abbassabile non aiuta quando la pendenza diventa veramente sostenuta. A questo punto decidiamo di concederci un "fuori programma" su una salita particolarmente ripida e sconnessa per mettere definitivamente alla frusta il mezzo (e le nostre gambe!). La ruota posteriore è sempre ben attaccata al terreno, ma un paio di punti ci costringono alla resa proprio a causa dell'anteriore che tende inesorabilmente ad alzarsi (altro buon motivo per evitare di disattivare totalmente il ProPedal). Riprovandoci con più slancio ci prendiamo la rivincita, ma una forcella abbassabile permetterebbe di salire più rilassati anche ai meno allenati o quando la stanchezza si fa sentire. Una 32 Talas, ad esempio, a fronte di un aumento di peso di poche decine di grammi avrebbe consentito di ottenere delle geometrie nettamente più favorevoli. Se a ciò si aggiunge che il movimento centrale è piuttosto alto (355mm) e che l'anteriore più basso permetterebbe di usare l'ammortizzatore più "libero" senza il timore di eccessive insaccate, veramente non capiamo che cosa abbia spinto a montare una forcella a travel fisso.
Abbassata leggermente la sella e disattivato completamente il ProPedal, ci lanciamo nella prima discesa, veloce con qualche breve tratto sconnesso. Sono proprio questi tratti a farci maggiormente apprezzare il lavoro della sospensione posteriore, sensibile e sempre perfettamente incollata al terreno. L'anteriore invece va in crisi un po' prima ed ogni tanto necessita di qualche correzione, presumibilmente per un limite nella rigidità della forcella la cui idraulica non mostra però cedimenti. Viste le doti della sospensione posteriore, non vedremmo male neppure un attacco manubrio leggermente più corto abbinato ad una forcella dotata di perno passante da 20mm. (ma sempre da 140mm per non compromettere la geometria del mezzo). Se ancora non lo si fosse capito la scelta di montare la Float non ci convince, non ottimizzando nè le doti di arrampicatrice nè quelle discesistiche. E' giunto il momento di infilarsi in un singletrack veloce e sinuoso. La Dawg si dimostra agile e divertente, ma anche in questa situazione ci troviamo talvolta a dover correggere la traiettoria dell'avantreno. Sul fondo asciutto di questi giorni si fanno invece apprezzare le coperture Maxxis Ignitor, in particolare per la buona tenuta in piega e sulle contropendenze. In frenata su un paio di ripidi non ci sembrano invece così entusiasmanti, anche se ad onor del vero bisogna dire che il battistrada del posteriore è piuttosto usurato.
La seconda salita del nostro itinerario si sviluppa per un buon tratto lungo una strada forestale con qualche sezione su fondo cementato. La pendenza non è troppo elevata e si sale ben rilassati apprezzando la leggerezza del mezzo. La discesa che segue, dopo un tratto veloce con sezioni sconnesse nel quale è confermato l'eccellente lavoro del carro, prevede un tratto in singletrack molto guidato con alcuni ripidi. Anche in questo frangente dobbiamo talvolta correggere la traiettoria dell'avantreno, mentre sia sui ripidi che affrontando dei gradoni la Dawg non si scompone dando la sensazione di avere ancora un discreto margine a disposizione prima di esibirsi in un poco gradito front-flip. Stabile e sicura anche quando ci facciamo tentare da un paio di dossi e ne approfittiamo per alzare le ruote da terra.
Il tratto sterrato in saliscendi che precede l'ultima ascesa della giornata è decisamente pane per i denti della Dawg. Qui infatti basta impostare il ProPedal in posizione 1 o escluderlo completamente (a seconda delle preferenze personali) e gustarsi la polivalenza del mezzo, perfettamente a suo agio quando c'è da lasciar correre a tutta su questo fondo non eccessivamente sconnesso o rilanciare nelle brevi salite.
A questo punto non ci rimane che provare una bella discesa tecnica e lenta, esattamente ciò che ci attende nell'ultima parte del nostro tracciato-test.
Su questo terreno, dove la velocità è forzatamente controllata, i dischi da 160mm mostrano presto il loro limite. Spazi di frenata e forza da applicare sulle leve infatti aumentano inesorabilmente, rendendo difficoltoso destreggiarsi quando è richiesta una guida di precisione o qualche nose-press sui tornantini più stretti. Anche in questo frangente ci sembra che l'anteriore, specie quando caricato con decisione, perda un po' di precisione. Per questo motivo ci troviamo a dover ripartire peso e frenata sul posteriore più di quanto ci piacerebbe.
Sui gradoni il movimento centrale piuttosto alto fa sì che non ci si "incagli" facilmente, e la sensazione è di essere sempre ben al di sotto del limite di ribaltamento. L'ottimo lavoro del carro è confermato, anche se rileviamo qualche sobbalzo quando la ruota posteriore giunge al bloccaggio.
Aggiornamento:
Ser si è preso la briga di fare qualche calcolo con Linkage e, tanto per esser certo di non sbagliare, di misurare l'escursione effettiva. Sorpresa: i 6" di escursione dichiarata sono in realtà 5.2", che tradotto significa 132mm reali al posto dei 152mm dichiarati.
Se da un lato ciò rende ulteriormente onore al funzionamento della sospensione posteriore, dall'altro suona come una presa per i fondelli nei confronti di chi sborsa quasi 4000 Euro per una bicicletta.
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Dalla pratica alla teoria, ovvero la Dawg Supreme analizzata da Ser con il software Linkage
Secondo capitolo di analisi della sospensione delle bici in test.
Si sta dando vita ad un database utile, più che per commentare la singola bici, per un confronto diretto tra mezzi (visto che la prima MTB analizzata è la Liteville con 200 mm di escursione il paragone non ha molto senso).
È anche per questo motivo che i grafici di pedal feedback sono e saranno calcolati con due rapporti di marcia: 22/34 e 36/15.
La curva della forza verticale della Dawg indica una linearità del sistema ammortizzante per compressioni fino a 80mm alla ruota. Da questo punto fino a fondo corsa diventa leggermente regressivo (calcoli effettuati mettendo una unità di sospensione a molla). Grafico tipico per una bici all mountain che ama la fase di risalita e la discesa senza grossi ostacoli (e salti ovviamente).
Per l’80% della corsa alla ruota si ha Δs negativo (con massimo di 3,5 mm). Fattore che influisce sul buon funzionamento del carro all’impatto con ostacoli (spostamento verticale del centro di massa bici+ciclista attenuato).
L’antisquat superiore al 100% (apertura carro posteriore durante la marcia) aiuta nelle salite più tecniche: ottima trazione del mezzo. L’angolo di pedal feedback rimane sempre positivo (rotazione delle pedivelle in senso antiorario) anche con un rapporto di marcia lungo (36/15). In ogni caso ha valori del tutto accettabili.