E il professionismo si affaccia nel Superenduro, calamitando l’attenzione delle aziende e dei media una volta di più, di quanto già viene fatto dall’organizzazione.
Ho davanti a me l’immagine di centinaia di biker (oltre 250), in attesa di vedere transitare sulla finish-line i piloti migliori al prologo di Castiglione della Pescaia e di Alex che esce dall’ultima curva, a piedi con l’anteriore per aria e la gomma stallonata. Un ragazzone che ho rivisto al termine della PRO, seduto al tavolo con Enrico Guala e Andrea Bruno, per invitare entrambi alla SPRINT di Tolfa del 9 settembre, di cui ne sono l’organizzatore. Un tavolo di grande professionismo che spaziava dall’ideatore del circuito, al primo campione Italiano fino ad un giovane che –anche lui per primo- si impone come professionista in questo mondo.
Si allargano così gli orizzonti per il movimento che, a dispetto di quanto asserito dal post #8 che mi ha preceduto, conferma che è grazie alle risorse (di tempo ed economiche) messe in campo per la comunicazione dall’organizzazione Superenduro in questi anni, che gli atleti con le tabelle a “due numeri” riescono ad avere una visibilità, altrimenti sconosciuta. Una visibilità che, molti altri atleti del mondo DH, magari vorrebbero avere…
Tutti questi risultati si raggiungono ovviamente con le scelte migliori, come organizzazioni, come credibilità, come scelta dei percorsi e delle località cui far divertire e entusiasmare gli iscritti di ogni gara. Ovviamente di queste scelte c’è chi è contento e chi no, ma il Superenduro è anche un Circus che si muove su tutto il paese. Così nasce la scelta anche di Tolfa, per avvicinare l’esperienza dell’enduro anche a chi è troppo lontano dalle “classiche” ovviamente andando a disertare alcune località che entrano nel cuore di ognuno di noi che frequentiamo l’arco gonfiabile del Superenduro.
Sono operazioni difficili da porre in essere, ma un buon organizzatore, deve a volte scontentare qualcuno. Non voglio assolutamente credere alle storie di interessi economici, perché sto vivendo in prima persona le problematiche che sono dietro le quinte di una gara. Dal di fuori, sembra tutto “rose e fiori”.
Alex è la prova che gli investimenti nella promozione e nella comunicazione – e non negli interessi economici- ci sono stati ed hanno e daranno i loro frutti. La ricerca e l’attenzione ai fini del miglior compromesso per “il divertimento dei riders e la bellezza dei posti” non è in secondo piano, tutt’altro e la collaborazione in questi lunghi mesi mi ha confermato la serietà con cui lo staff Superenduro tiene a ribadire questo concetto a chi si propone come organizzatore di un evento.
Di nuovo un grosso in bocca al lupo per Alex che sarei onorato, insieme a tutto il team, di ospitare alla prima Superenduro del centro Italia, dimostrando ai giovani come lui, che questo mondo è in evoluzione per chi vuole dedicarsi a questa splendida disciplina.
E anche questa è comunicazione…