Arrivammo su quando ancora il sole splendeva alto, le ombre cominciavano ad inclinare appena, verso est. Più duna volta ho notato come la posizione delle ombre influisca sul nostro stato danimo, come se inconsciamente avvertissimo il lento impercepibile spostamento del tempo, segnato da molteplici meridiane stampate ovunque, lugubri cipressi su muri bianchi che cingono giardini, esili arbusti su prati arsi dalla canicola in attesa di piogge, pali della luce sullasfalto che sembra liquefare la materia più dura nellimmagine distorta dal calore; da bambino rimanevo immobile a lungo fissando la proiezione del manubrio della mia bici sul terriccio polveroso di un campo da pallone, in villeggiatura - ho appreso e conosciuto con più intensità scorrazzando per quei luoghi che in certe aule - , con la ferma intenzione di carpirne lattimo del movimento, come se potesse scattare al pari della lancetta dei minuti dellorologio al campanile. Raramente coglievo il lampo, ma quando accadeva mi sentivo unico, appartenente alla schiera di coloro che riuscivano ha materializzare il tempo e rubarne il segreto. Peccato che subito dopo mi assaliva il dubbio, che fosse stato un battito di ciglia ad ingannarmi, e che in realtà tutto era come prima.
Ma lombra che scivola verso levante dopo il suo minimo sviluppo allo zenit, inconsciamente credo, ci rattrista e ci immalinconisce perché, mentre lei si allunga a dismisura, il giorno volge al suo epilogo: passato lo zenit della nostra esistenza il crepuscolo, inevitabilmente, si fa metafora di un percorso in via di esaurimento, lento ma inesorabile.
Ho sempre provato un grande rammarico per il momento che non ritorna, non ritorna mai, ed ho sempre ritenuto uninfinita ingiustizia limpossibilità di rivivere fisicamente periodi, minuti o secondi già trascorsi. Ho pietà di me stesso, avverto spaventosamente la meschinità della mia condizione, di uomo intendo, perché il tempo appena passato non riuscirò a consumarlo nuovamente, nemmeno sforzandomi con tutta la volontà possibile, e nessuno al mondo, dico nessuno, potrà mai farcela. Ma quanto conta per noi il pensiero, ovvero la sua capacità di spostarsi lungo il tempo quasi senza limiti, mi chiedo? Si tratta solamente di una consolazione, pur grandiosamente umana, oppure è la mera semplice risposta a tutte le nostre conturbanti domande? Arrivassimo a convincerci dellassoluto valore di questa dimensione puramente metafisica i nostri morti tornerebbero e non sarebbero per noi più causa di alcun dolore. Ma il nostro istintivo egoismo, del tutto indipendente dallintelletto, ci spinge inevitabilmente a possedere le cose tramite lunico senso di cui ci fidiamo ciecamente: il tatto. Dobbiamo toccare per poter credere di disporre di ciò che apparentemente ci circonda, giacché un suono, una labile voce può essere portata dal vento, una visione può essere scambiata per un miraggio, gusti ed odori ci ingannano reciprocamente ogni giorno. Però, lequazione ciò che tocco esiste ed è con me trovo sia bugiarda, fallace, e ritengo offenda le capacità connaturate alla nostra specie. Qualora i nostri sforzi vengano premiati, noi giungendo a trascendere la dimensione del tangibile, non ritroveremo, nel nostro volo mentale rivolto al passato, una rispondenza oggettiva degli accadimenti, perché lintelletto tende, per una inconscia forma di autodifesa, ad edulcorare i fatti trascorsi, purificandoli, tramite una attenta selezione, dei lati peggiori, quelli che ci procurarono dolore. Per cui, delle persone, ci sovvengono spesso solamente i tratti positivi, mentre parte dei loro comportamenti non proprio edificanti, se ne sono evaporati via , piano piano.
Questo è il limite, il filtro, a volte insuperabile, che dobbiamo oltrepassare affinché il nostro viaggio con la macchina del tempo abbia luogo, senza mistificazioni.
Io riesco a trascendere questa realtà che mi circonda, a volte, vincendo l'acido lattico che mi infiamma i quadricipiti, oppure trasalendo nel buttarmi di sotto, a rompicollo. Questa è la mtb. Credo.