Prima la testa, così si scopre che la bici è pura questione di concetto e anche con una single speed puoi fare cose turche. Se ci si perde in cavilli tecnici e si parla poco e male l'italiano, poi finisce che perdi di vista la bellezza della bicicletta. Finisce che è lei che porta in giro te; pezzi di plastica e un lenzuolo di fibra di carbonio che condizionano la tua mente rendendoti cieco: follia. Ogni tanto me ne dimentico e mi impongo di fermarmi, alzare la testa e ammirare luoghi bellissimi per quanto semplici.
Poi la tecnica, non c'è grammo che dia la soddisfazione di comandare il ferro come vuoi tu, se non lo sai comandare veramente, inizi a compensare occupandoti di mille minchiate e con i giorni persi a cercare la vite giusta in ergal su internet saresti diventato un asso nel nose press o nelle impennate o nel gestire l'equilibrio e i riflessi difficili per riuscire a salire o scendere dove prima non riuscivi, perché solo vicino ai propri limiti si acquisisce consapevolezza di se stessi, la vite in ergal qualsiasi gipeto la può comprare, anche un bidone di viti in ergal. La consapevolezza no, che invece ti porti dietro anche quando scendi dalla bici.
Per ultimo conta il peso, inteso come la ricerca spasmodica della leggerezza, se la cerchi veramente vuol dire o che gareggi e allora è indispensabile a parità di allenamento andare più forte degli altri, o che hai una certa età e giustamente quello che prima era sforzo salutare diventa sforzo stressante e dannoso, o che sei un disperato ma anche se è drammatico puoi guarire in qualsiasi momento.