Sul perché e sul percome dei divieti alla mtb in montagna ci sarebbe tanto da dire e da scrivere.
Personalmente credo che i divieti devono essere razionali e motivati da esigenze concrete, altrimenti rischiano di erigere steccati inutili e scontentano tutti.
Soprattutto, non è detto che per la protezione di un determinato bene ambientale il mezzo migliore sia quello di escludere in assoluto gli utenti dal godimento dell'area interessata
Un esempio per chiarire meglio quello che scrivo.
Il Parco nazionale del Gran paradiso (istituito nel lontano 1922) è stato creato con lo scopo di proteggere ambiente naturale e fauna di uno degli angoli più belli del settore alpino occidentale e, soprattutto, di salvaguardare dal bracconaggio lormai sparuta (all'epoca) popolazione di stambecchi che da sempre abitava quelle zone, e che nel corso dei secoli aveva subito una caccia sfrenata.
Nella sua estensione attuale (circa 70.000 ettari), il territorio del Parco ospita, oltre allo stambecco che ne costituisce lemblema, tante altre specie animali: camoscio, marmotta, ermellino, martora, lepre alpina, aquila reale, avvotromba ecc, con un ecosistema, per certi versi, unico al mondo.
Orbene, il regolamento al momento in vigore nel parco del Gran paradiso, non vieta affatto la fruizione delle zone dove questi animali vivono alla mtb, agli escursionisti o ai cavalli, ma, fermo il divieto per i mezzi a motore, impone soltanto di utilizzare i sentieri: in pratica non si può andare fuori sentiero ma al biker o all'escursionista è consentito di utilizzare l'intera rete sentieristica del Parco.
Quanto sopra costituisce un esempio di regolamentazione equilibrata: cioè il bene (flora o fauna) da proteggere riceve una adeguata tutela ma senza che gli utenti siano esclusi in assoluto dal godimento delle zone interessate.
caro merendero...non te ce manno perchè me sei simpatico...però c'ho pensato co' tutto er còre!!!
e pensare a qualche ritorsione.... 
meglio stare buoni e alzare la voce solo quando serve.
