Ieri mattina appena arrivato in ufficio ho ricevuto una mail da mio fratello: "Hai saputo di Riccò?"
Presumendo il peggio mi sono collegato al sito della Gazzetta e ho letto del suo malore. Ho subito pensato che ci fosse qualcosa sotto.
Sarò prevenuto io, ma quando leggo queste cose penso sempre a tutte le volte in cui abbiamo dovuto leggere notizie di sportivi in piena salute e nel fiore degli anni che, improvvisamente, muoiono di attacco cardiaco.
Mi viene in mente Antonio Puerta del Siviglia (morto ad Agosto 2007 a, mi pare, 23 anni) ma di esempi ce ne sarebbero tantissimi...
Perchè dico questo? Perchè non riesco a credere, o meglio NON voglio credere, che uno sportivo, un atleta, un professionista, faccia tutto da solo e che non sia seguito da un'equipe medica.
Dubito fortemente che Riccò abbia fatto tutto da solo. Mi sembra una cosa talmente abietta, talmente pazza, talmente assurda che davvero, se fosse provata, ai miei occhi implicherebbe la necessità di farlo affidare ai servizi sociali.
Lo sport d'elite (e, badate bene, non sto parlando di ciclismo, ma di sport professionistico) è un business.
Giù la maschera e parliamoci chiaro tutti quanti, anche quelli che fanno finta di cadere dal pero o (vomitevole) tutti quegli ex atleti che, una volta chiusa la carriera (magari con un sospiro di sollievo perchè l'hanno scampata) si atteggiano a moralisti e sparano predicozzi da un pulpito immaginario.
Girano soldi, soldi veri (diritti tv, sponsor, diritti d'immagine e chissà quante altre cose) e si crea un circolo virtuoso, magari giustificato alla propria coscienza con un "così fan tutti"...
E' vero: così fan tutti ma...come esseri umani dotati d'intelletto abbiamo (o dovremmo avere) una coscienza, una capacità di prendere decisioni e di capire se davvero vogliamo stare al gioco.
Perchè il punto è proprio questo: tutti conoscono le regole del gioco, tutti.
E' inutile che mi si venga a raccontare che uno juniores si faceva iniettare "sulla fiducia" dei non meglio identificati ricostituenti dai dirigenti della sua squadra senza chiedersi/sospettare/indagare su cosa stesse girando nel suo sangue...
E' inutile che mi si venga a parlare di carne contaminata quando poi in salita vai come un treno e, il giorno dopo, ti permetti di stracciare i migliori passisti lungo la cronometro conclusiva del Tour...
E' inutile che mi si venga a dire che i suddetti migliori passisti del Tour riescano a staccare tutti in salita (Mondiali Mendrisio 2009) all'ultimo giro di un campionato del mondo tiratissimo solo grazie all'allenamento...
Ed è inutile che mi si venga a dire che si riesca a fare uno scatto da duecentometrista al 120 minuto di una finale di Champion's League (2003) solo grazie ai peperoncini e al mazzo che ci si fa in allenamento...
Poche chiacchiere: tutti sanno, anzi tutti sappiamo tutto. Per competere ad alti livelli ti devi aiutare.
E poco importa il rischio per la salute: chi se ne frega, intanto mi becco soldi e gloria, poi se un domani dovessi avere qualcosa vedremo...
Mi fanno letteralmente schifo i dirigenti dello sport attuale: ti assumo, ti finanzio il programma, vado in giro sbandierando la mia tolleranza zero ma poi...se ti fai beccare sono fatti tuoi...
Sei tu quello che è fuori e, anzi: ti chiedo pure i danni d'immagine!
E in più devi renderti disponibile a tutti i controlli del mondo, a farti esaminare sangue e urine pure quando sei al ristorante o quando sei alla vigilia del funerale del tuo figlioletto...
Tutti sanno tutto!!!
Omertà incredibile: vi sarete mica stupiti di come l'intero gruppo (tranne poche eccezioni) si rivoltò contro Simeoni (Tour de France 2006 o 2007) solo perchè aveva confessato e aveva pubblicamente sputtanato il dottor Ferrari?
Si mosse addirittura Armstrong in persona!!!
E tutti a leccargli il deretano perchè lui era "politicamente" pesante...
Guardate adesso che fine sta facendo Armstrong: indagato e messo sotto torchio perchè, ops, qualcuno ha iniziato a parlare...
Ora però sparo una provocazione: se noi fossimo al loro posto, se ci trovassimo davanti ad un bivio (da un lato la possibilità di restare nel giro, di raccogliere onori, soldi e gloria e dall'altro il ritorno nell'anonimato di un lavoro da dipendente) cosa faremmo?
Non è così facile rinunciare ai sogni che coltivi fin da ragazzino..
Anni fa in Montagnetta mi proposero un aiutino perchè "andavo bene in salita e avrei potuto andare ancora meglio...": dissi sdegnato di no e ne vado fiero ancora oggi ma...ragioneremmo tutti cosi?
Tornando a Riccò: se ha davvero fatto (o si è fatto fare) una autoemotrasfusione è da radiare. Da cancellare dallo sport. Non gli si deve permettere nemmeno più di inforcare una bici alla più sfigata Gran Fondo di periferia...
Ma se davvero ha fatto una cosa del genere si deve andare a fondo. Sputtanare il medico della squadra, il dirigente della squadra, i massaggiatori, il personale. Tutti.
E non occorre fermarsi lì.
Via i dirigenti della federazione, via tutti quelli che, con appoggi politici, restano ancora lì attaccati alla poltrona nonostante tutto.
Forse solo così si riuscirà a ricostruire qualcosa.
Perchè è vero ciò che ho detto prima (lo sport d'elite è marcio) ma è altrettanto vero che se non si fa qualcosa per cambiarlo non dovremo più stupirci/scandalizzarci/indignarci per nessuno dei prossimi scandali.
Siamo in un momento di crisi economica mondiale: tanta gente sta rimanendo senza lavoro. Riccò non sarà il primo nè l'ultimo. Starà a lui rimboccarsi le maniche e rimettersi in gioco.
Per amore (se ne ha) della sua donna e del suo piccolino.