cioé il tram?
A Milano c'è da 299 anni e pure i pischelli lo sanno di prendere i binari sempre trasversalmente. Poi ci sono i neo-ciclisti che ci finiscono dentro e si disfano.
A Milano, se inavvertitamente si dovesse, per motivi della dinamica del traffico, infilare la ruota della bicicletta nella rotaia del tram, la ruota potrebbe scorrere e si riuscirebbe a mettere a terra i piedi e salvarsi.
Leggo che invece a Padova la monorotaia sborda dalla sede stradale di circa un centimetro – anche di due – e se si cerca di superarla di traverso, in modo analogo a Milano succede che la ruota si trova sopra al bordo di due centimetri di questo ferro e gomma, l’attrito non c’è più.
Se accade che inavvertitamente, per le dinamiche del traffico, la bicicletta/motocicletta si infili nella rotaia, rimane incastrata all’interno di una fossa che è creata dai due piani inclinati. La differenza tra le due rotaie è sostanziale. Il carrello del sistema padovano è formato da due pneumatici e una guida centrale che viene agganciata a questa rotaia che sborda dalla sede stradale di un centimetro e anche due.
Ci sono due ruotine che si agganciano e guidano il mezzo con le
ruote laterali che servono per sostenere il peso. Tutto il sistema di guida è incentrato su questa monorotaia. Ecco perché deve sbordare dalla sede stradale.
Il problema sorge nel momento in cui, a seguito di alcuni deragliamenti, hanno pensato bene di tagliare la resina con cui viene bloccata la monorotaia per inserire le stesse ruote, ma con una inclinazione molto più ampia per poter così avere un maggior punto di appoggio.
Essendo più larghe riescono a agganciarsi meglio a questa monorotaia e evitare il deragliamento.
Però questo fatto pone dei problemi in quanto le moto continuano a scivolare sopra la rotaia, ma mentre prima del taglio della resina potevano anche salvarsi in qualche maniera, ora la ruota del ciclomotore si infila e si incastra: il mezzo può bloccarsi e catapultare la persona o fargli perdere l’equilibrio.