Riprendo dal vecchio forum ed adatto al nuovo domandone:
La mia infanzia-adolescenza su due
ruote inizio' e fu in città, la ricordo benissimo, cosi'.
In Graziella un giorno partii (le domeniche dell'austerità
petrolio anni 70) e feci una 50ina di km; spaventoso.
Poi, fu grazie allo zio (quasi coetaneo) che saluto: il Gianni ed alla banda di grandi del quartiere, ciclisti su bitume dilettanti.
Primo oggetto del desiderio, 14 anni: una bici da corsa, 10v almeno, Campagnolo. A quei tempi, ancora troppo piccoli, non si usciva da soli dal proprio quartiere (solo strade e cortili). Si faceva da mattina a sera per sette g su sette il giro dell'isolato, a tempo, a crono! tante le sfide unoauno o a gruppo. Sulla strada "grande" del quartiere, si tirava il 52-12 o il massimo che c'era, partendo da fermo; la volata, sempre per sfidarsi. Mai si portava la bici in auto: e chi lo diceva al papa' di mettere la bici sul sedile o portapacchi !! Poi, si comincio' a scoprire la strada nel traffico piu' corta per uscire dal quartiere, dalla città, per vedere un po' di verde ma sopratutto le salite. Cosi' cominciarono le prime scampagnate e la ricerca dei salitoni: subito i giri da poche centinaia di metri diventarono di 70 km. o ++. Era la prima versione assoluta del nostro free ride. I genitori non conoscevano nenche le strade che si facevano, un'altra ragione per non dire niente, al ritorno. Quante notte insonni con le gambe doloranti: dolori veri. Quante volte ho detto basta: e il giorno dopo di nuovo con qualcuno a pedalare. Chi aveva la bici da corsa ok, ma chi non l'aveva nella compagnia faceva lo stesso: ho fatto il giro del col del lys in val di susa con un amico con la bici del nonno, un vero cancello di ruggine, ma si pedalava ed era bellissimo (ciao Pierpaolo!). Sull'abbigliamento non dico niente, sopratutto all'inizio era vergognoso. Si partiva da solo con una borraccia d'acqua, poi ci si aggregava per strada su per La Mandria, Lanzo, ValSusa, ma il corso lungo per rientrare in citta', a casa era un incubo a pensare alla pasta asciutta fumante che aspettava (altro che barrette!!). Ah! una volta l'anno si andava sul tale corso per veder passare il giro d'Italia, e si cercava di stare a casa da scuola (mica si faceva festa, in città) !! Dopo questo Free Ride adolescenziale, si comincio' a fare sul serio, una specie di cross country sull'asfalto, ma per un cittadino era proprio xc: anche su questi percorsi lunghissimi e lontanissimi da casa lo spirito rimase sempre quello dei giri a crono dell'isolato e delle sfide con se'stessi o i vecchi compagni, all'ultimo colpo di reni.
... poi qualche hanno di palestra, sci di fondo (e' nata un'altra passione, pattinato xc), ma niente + bici ....
Ricordo un altro compagno di avventura su 2 ruote al bitume che cominciava a divertirsi e voleva riprendessi anch'io ed allora la terza bici da corsa che ho ancora oggi:
Shimano 105, firmata da un artigiano locale.
Ricomniciarono i giri tra grandi salite e le sfide a due (Salvatore, un vero agonista !).
... poi ancora un paio di anni di bici in garage ...
E adesso, maggio 2002, auto-regalo di compleanno, e dopo + di 30 anni a difendere la ... front!! e sono già alla seconda, che mi garba di + della 1a.
Come dissi con nostalgia nel precedente forum:
Che belle storie pero', su due ruote: io il giro a crono di quell'isolato di Borgo S.Paolo me lo vado a fare ancora: domani carico la mtb front in macchina e torno in città, invece di andare per sentieri, e mi lancio in volata... con il 44 e il pignoncino dietro. Fatemi sapere se ve lo fate anche voi, anziani ex-ciclisti con BiciInCittà, ci si puo' ritrovare a qualche incorcio.
P.S. Ho capito che fr vuole dire lontani dalla prestazione e dal crono, ma ho mutuato i termini perche' era proprio una sensazione di libertà quella di andare lontano dalla città ... rispettando certi tempi ...