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Dopo aver utilizzato una Torque 2007 per lungo tempo, a marzo di quest'anno mi è stata data una Alpinist 8.0 2010 che utilizzerò per l'intera stagione sottoponendola così ad un test di lunga durata.
Un'ottima occasione per valutare se e quali passi avanti sono stati fatti, oltre che per sottoporre il mezzo ad un test prolungato e perciò particolarmente severo. Test che verrà ovviamente aggiornato nel tempo ogni volta che vi sarà qualche novità da segnalare.
Spiegare chi è Canyon e come opera è superfluo, vista la notorietà ormai raggiunta da questo marchio anche in Italia ed in particolare fra i bikers-internauti.
Altrettanto inutile è dilungarsi sull'opportunità o meno dell'acquisto on-line, sia perché esistono svariate discussioni in merito sul forum, sia perché le diverse esigenze soggettive possono portare a conclusioni diametralmente opposte ma altrettanto valide.
Un fatto va però rimarcato, e cioè che Canyon non permette alcuna personalizzazione delle proprie biciclette. Ad eventuali variazioni sul montaggio dovrete provvedere voi una volta che la bici sarà nelle vostre mani.
La puntualizzazione è necessaria in quanto, mentre per Canyon questo continua ad essere un punto di svantaggio rispetto all'acquisto presso il classico negozio fisico, altri marchi che fanno vendita on-line e che recentemente si sono affacciati con convinzione sul mercato italiano permettono una certa flessibilità nel montaggio.
La Torque Alpinist del test in versione "originale" (proseguite nella lettura del test e capirete)
La Canyon Torque nelle varie versioni è sul mercato ormai da diversi anni ed ha raggiunto una buona popolarità fra gli amanti del cosiddetto all mountain/enduro.
Fino all'anno scorso il travel posteriore (parliamo sempre delle versioni am/enduro) erano i classici 160 mm. Valore che, entro un range di qualche mm ed accompagnato il più delle volte da una forcella di pari escursione, contraddistinge buona parte delle bici inquadrabili nella stessa categoria della Torque.
La novità che per prima balza all'occhio nella versione 2010 è perciò l'incremento della corsa posteriore a 180 mm, che nelle versioni più spinte, ma talvolta ancora pensate per un utilizzo pedalato (la Vertride, ad esempio) si accompagna a forcelle di pari escursione.
Ridurre le novità all'aumento della corsa sarebbe però superficiale, visto che molti altri aspetti, forse meno appariscenti ma altrettanto se non più importanti, sono stati rivisti nella linea 2010.
Ricordando che il mio riferimento è principalmente la Torque versione 2007, il più importante è secondo me il miglior comportamento antisquat, il quale ha permesso di adottare delle geometrie più distese in grado di ottimizzare le prestazioni discesistiche del mezzo senza penalizzarne la pedalabilità.
Altra novità di rilievo è l'adozione del Fox DHX al posteriore, il cui ottimo comportamento viene ulteriormente esaltato da un basso rapporto di compressione ottenuto mediante l'utilizzo di unità dall'elevato interasse e travel (240 X 76).
Nuova è anche l'adozione del perno passante posteriore da 142 mm secondo il nuovo standard Syntace X-12, soluzione che a mio modo di vedere da più fastidi che tangibili vantaggi, dato che al momento vengono utilizzati mozzi standard con battuta maggiorata e la campanatura della ruota rimane invariata. Per farla breve credo se ne potesse fare tranquillamente a meno, privilegiando la compatibilità fra diversi set di ruote che qualcuno potrebbe già avere in casa.
Ho menzionato le più importanti novità 2010, mentre già gli anni scorsi le Torque adottavano lo sterzo conico ed il supporto ISCG.
Altra novità 2010 il fatto che, partendo dallo stesso telaio ed unità ammortizzante, i vari modelli presentano dei montaggi ben differenziati, montaggi che conferiscono ad ognuno di essi una ben precisa vocazione.
La Alpinist in test è quella maggiormente orientata alla pedalabilità. Un mezzo con il quale, secondo i tecnici Canyon, si potrebbe sconfinare tranquillamente nell'uso all mountain e magari farci una transalp (non parlo ovviamente della gara).
Io però la Transalp non la devo fare, mentre mi voglio divertire in discesa, e così ho apportato alcune piccole modifiche che a poco prezzo ne ottimizzano le prestazioni quando la gravità gioca a favore: l'originale stem da 90 mm montato sulla Alpinist in taglia L è stato sostituito con uno da 60 mm, la piega in carbonio da 685 mm da una in alluminio da 710 mm, il 44T dal bashring, e per finire l'accoppiata Nobby Nic/Fat Albert da coperture più corpose (anche se con l'arrivo della bella stagione ho rivalutato il FA all'anteriore nei giri più lunghi).
Chi volesse conferire al mezzo una vocazione ancor più discesistica, magari in previsione di un utilizzo nelle gare enduro, dovrebbe valutare anche il montaggio di un tendicatena e la sostituzione del 32T con un 36T (ovviamente solo se avete montato il bash al posto del 44T).
Analisi statica e prime sensazioni
Nel corso degli anni la Torque è cambiata ben poco nelle forme. Chi però ha ben presente le vecchie versioni, coglie immediatamente la maggior snellezza trasmessa da questa Alpinist, specie vista dal vivo. Il merito (o demerito, a seconda dei gusti) è da cercarsi nelle tubazioni di minor diametro e nella geometria più allungata.
La versione inviata da Canyon è la anodized black, quindi telaio anodizzato per la massima resistenza nel tempo. Al momento la bici è come il primo giorno, ma è presto per dare un giudizio serio in questo senso. Diciamo che, se la qualità dell'anodizzazione non è variata rispetto ai modelli 2007, dovrei essere in una botte di ferro.
La cura dei dettagli funzionali è ai massimi livelli, come già accadeva negli anni passati. Troviamo quindi un passaggio cavi ben studiato e privo di curve critiche, la predisposizione per il fissaggio della guaina del comando remoto di un eventuale reggi telescopico, le protezioni sui punti di contatto fra guaine e telaio, un comodo indicatore di sag e di travel utilizzato, il fodero superiore destro sagomato in modo da minimizzare gli effetti dei contatti con la catena ed in generale una cura che non presta il fianco a critiche.
Chi è particolarmente attento alle ultime tendenze potrebbe forse preferire un passaggio guaine interno al telaio, soluzione che la Torque adotta solamente nell'ultimo tratto della guaina del cambio, la quale è alloggiata all'interno del fodero superiore del carro.
Il cavo del deragliatore passa invece in prossimità del movimento centrale: la posizione è oggettivamente esposta, ma all'atto pratico non ho mai avuto problemi neppure utilizzando altre bici che adottano la stessa soluzione.
Da sinistra a destra (foto Canyon):
_Il cosiddetto "sag monitor", utile per la taratura del sag e per verificare il travel utilizzato, in realtà compie esattamente lo stesso lavoro del classico O-ring posto sullo stelo dell'ammo. La comodità sta principalmente nel fatto che i valori sono indicati in termini percentuali e corrispondono al travel effettivo del carro.
_L'attacco per il freno posteriore, direttamente postmount per dischi da 180 mm a tutto vantaggio di leggerezza e rigidità. Il retro della medaglia sta nel fatto che non è possibile utilizzare dischi di diametro inferiore, anche se dubito che qualcuno abbia tale esigenza su una bici come la Torque.
_Il collarino reggisella autolubrificato, estremamente efficace anche serrandolo con una forza minima. Pratico anche il reggisella graduato Syntace in alluminio, sicuramente più indicato della delicata versione in carbonio montata su altre versioni.
_Supporto ISCG e zona del movimento centrale, quest'ultima volutamente sovradimensionata allo scopo di aumentarne la rigidità. In favore della rigidità anche la scelta di non saldare il seat tube sul guscio del movimento centrale.
Alcuni dettagli riguardanti il passaggio cavi:
_La guaina del cambio è l'unica che, seppur parzialmente, passa all'interno del telaio. Notare il forcellino del cambio "by Syntace", il quale promette maggior solidità dei forcellini convenzionali.
_Per il freno posteriore è predisposto un percorso "alternativo" che corre lungo il fodero inferiore.
_Il cavo del deragliatore è in posizione teoricamente esposta all'urto di pietre. Nonostante ciò non ho mai avuto problemi.
_Gommini marchiati Canyon sulle guaine e pellicola trasparente sul telaio: non si può certo dire che i punti di contatto non siano debitamente protetti.
Il doveroso ceck che precede il primo utilizzo rivela un paio di sorprese: alcuni occhielli fermaguaina sono allentati, idem i due piccoli bulloni di giunzione della biella di rinvio dell'ammo (la quale è comunque tenuta assieme dai perni stessi posti negli snodi).
Ma soprattutto l'Avid Elixir anteriore mi pianta in asso alla prima pompata seria con una copiosa colata d'olio dalla pinza. Smonto il freno, lo mando in assistenza, e dopo pochi giorni è di ritorno perfettamente funzionante (non ho controllato il numero di serie, quindi non so se lo stesso freno o uno nuovo).
Nulla di drammatico in fin dei conti, ma sicuramente una bella scocciatura per chi magari ha già dovuto attendere la bici dei mesi (i tempi sono questi per certi modelli Canyon).
Chiaramente un singolo esemplare non fa statistica, ma di fatto ricordavo un assemblaggio più attento sulla Torque 2007, la quale mi era giunta in perfette condizioni.
A possibile discolpa - ma francamente ci credo poco il fatto che ho avuto la bici molto presto e che si potesse quindi trattare di un esemplare assemblato in fretta e furia.
Le due piccole viti a testa esagonale, visibili nella parte inferiore della biella, erano allentate.
Concludo la prova statica con il solito test rigidità dei poveri, il quale consiste nel tentativo di flettere il carro facendo leva sulla ruota posteriore. Come già nelle versioni precedenti, la Torque sembra essere molto rigida: evidentemente con qualche concessione in termini di peso (3150 g senza ammortizzatore non sono pochi per una enduro, pur considerando i 180 mm di travel) si riesce a sopperire abbondantemente ad un disegno del carro poco favorevole dal punto di vista del contenimento delle flessioni laterali (angolo ridotto fra il fodero inferiore e superiore).
In sella mi trovo subito a mio agio, probabilmente perchè la posizione ricalca abbastanza fedelmente quella a cui ero abituato sulla vecchia Torque, vale a dire abbastanza centrata ma con una leggera predisposizione verso la discesa. Con lo stem originale da 90 mm si otterrebbe una posizione più neutra.
La forcella Fox Talas 36 la conosco ormai molto bene, quindi metto la solita decina di psi più di quanto consigliato per il mio peso per contrastare una certa vuotezza nella parte centrale di travel. Ovviamente si paga qualcosa in termini di sensibilità, ma personalmente preferisco una forcella un pelo ruvida sulle piccole asperità ad una che affonda eccessivamente sul ripido/tecnico. E' comunque questione di gusti personali e di tipi di terreni che si affrontano prevalentemente.
A livello di feeling so già che rimpiangerò la mia Lyrik a molla, ma in compenso la 36 Talas offre un più favorevole rapporto peso/rigidità, un sistema di fissaggio del perno passante più convincente e delle regolazioni idrauliche più efficaci.
Al posteriore imposto un 20% abbondante di sag, valore che ottengo con una pressione relativamente bassa nella camera principale del DHX (circa 175 psi).
Vista la buona progressività del carro e l'efficacia del propedal, carico il piggy con un valore di 150 psi e lascio la ghiera di regolazione della resistenza all bottom-out a circa ¼ dal tutto svitato.
Salita scorrevole
Già le sulle vecchie Torque non c'era di che lamentarsi a livello di bobbing, ma l'impressione è che la Alpinist faccia ancora meglio. Il dondolio è infatti abbastanza limitato a propedal aperto (ricordiamoci che abbiamo ben 180 mm di travel) e praticamente assente nel momento in cui lo si chiude. Da notare che, suppongo a causa del basso rapporto di compressione e della pressione relativamente bassa utilizzata nel DHX, l'azione del propedal è molto marcata.
A favore della Alpinist giocano anche il peso generale e del set ruote contenuti, nonchè la forcella abbassabile. A proposito di quest'ultima, nella stragrande maggioranza delle situazioni incontrate in salita mi sono trovato a mio agio con il travel impostato a 130 mm, mentre la necessità di abbassarla totalmente l'ho sentita solamente sulle rampe estremamente ripide.
Salita tecnica
L'unico vero difetto che ho sempre imputato alla mia Torque 2007 era quello di insaccarsi eccessivamente sulle salite tecniche con tutto ciò che ne consegue. Difetto che evidentemente non ero il solo a riscontrare, se uno degli intenti di Canyon per quanto riguardava i modelli 2010 era quello di migliorare il comportamento dal punto di vista dell'antisquat.
Ci sono riusciti? Secondo me sì, e pur aumentando il travel posteriore il comportamento della Alpinist sulle salite tecniche è migliore di quello che avevano i modelli da 160 mm di travel. Anche in questo ambito leggerezza complessiva e soprattutto quella del set ruote aiutano nei rilanci, mentre dal punto di vista del pedal kickback il già soddisfacente risultato (vedere grafici Linkage) è aiutato dal buon comportamento antisquat.
Discesa veloce/sconnessa
Basta dare qualche pompata sulla Alpinist (ma chiaramente le cose non cambierebbero con gli altri modelli) standosene comodamente in garage per intuire che non ci troviamo di fronte ad uno di quei carri che ingurgitano gli ostacoli dando la sensazione di correre sul velluto.
La sospensione posteriore, pur essendo sensibile, è infatti caratterizzata da una buona progressività sin da inizio curva. Se questo da i suoi buoni frutti da molti punti di vista (poco bobbing, antisquat, reattività nei rilanci), il prezzo da pagare è quello di un comportamento che sul veloce/sconnesso non permette di addormentarsi seduti in sella.
Intendiamoci, 180 mm sono comunque tanti e lavorano a dovere, ma sicuramente ci sono mezzi che a pari escursione posteriore risultano più confortevoli.
Di aiuto è ancora una volta la leggerezza, la quale permette una guida attiva ma non per questo troppo dispendiosa, e l'angolo sterzo ben rilassato (66.5° più scarsi che abbondanti).
Molto buono il comportamento della 36 Talas in questo ambito grazie alla rigidità ed all'ottima idraulica, mentre non è raro che la catena scenda dalle corone*.
* = vedere aggiornamento del 24-07-2010 nella parte "cronistoria" del test
Singletrack guidato
Parlando di discesa, questo è l'ambito dove le caratteristiche della sospensione posteriore della Torque giocano maggiormente a favore. La Alpinist è infatti molto reattiva, non tende ad insaccarsi nei rilanci, e grazie alla geometria ben bilanciata ed alla leggerezza è agile e divertente.
Per l'utilizzo specifico in bikepark la gamma Torque 2010 propone versioni sicuramente più indicate della Alpinist (la Dropzone e la Playzone, ad esempio). Ciò detto, e considerando che telaio ed ammortizzatore rimangono comunque invariati, la resistenza al bottom-out della Alpinist si è rivelata ottima: con il 20-25% di sag impostato non sono praticamente mai riuscito ad andare a pacco, pur essendoci arrivato abbastanza vicino in un paio di occasioni.
Nel caso si preveda di droppare con frequenza, e ciononostante si desideri una taratura più morbida della sospensione, sarebbe probabilmente necessario aumentare la pressione nel piggy e soprattutto avvitare il registro del bottom-out (ricordo che io l'ho lasciato a circa ¼ dal tutto svitato).
Discesa tecnica
La Alpinist nella sua configurazione originale non è il top per questo genere di utilizzo a causa della tripla e dello stem da 90 mm.
Se però farete quelle piccole modifiche di cui si è detto, vi ritroverete con un mezzo che anche in questo ambito se la cava decisamente bene.
Il merito è fondamentalmente della geometria ben bilanciata (angolo sterzo ed interasse), la quale trasmette una buona sicurezza sui gradoni più ripidi senza per questo rendere la bici un transatlantico ingestibile nello stretto.
Le sospensioni, per contro, necessitano di qualche attenzione a livello di tarature se si vuole sfruttare al meglio la Alpinist sui terreni più ripidi e difficoltosi: la 36 Talas, per quanto ottima in termini di rigidità e precisione, come già detto ha una risposta un po' vuota nella parte centrale di travel. Meglio quindi adottare un settaggio un po' duro e/o lavorare con la compressione low speed.
La sospensione posteriore, al contrario, richiede una taratura morbida per compensare la progressività che la caratterizza sin dalla prima parte di corsa e che la renderebbe altrimenti poco sfruttabile sui terreni molto ripidi affrontati a velocità moderate.
Una particolare nota di merito ai freni Avid Elixir, potenti ed instancabili anche sulle discese più lunghe e ripide.
Conclusioni
Ciò che maggiormente caratterizza la Alpinist è la grande pedalabilità in rapporto all'elevata corsa posteriore. Nonostante i 180 mm si sale infatti veramente bene, ovviamente aiutati anche dalla leggerezza del mezzo.
Ed in discesa? In discesa la Alpinist sarà maggiormente apprezzata da chi ama "guidare" la bici, piuttosto che tirare dritto aspettando passivamente che faccia tutto lei. Nonostante l'abbondante escursione posteriore, l'anima della Alpinist rimane infatti quella di una bici da enduro, e non quella di una freeride.
Chi desiderasse conferirle una connotazione più discesistica potrebbe valutare il montaggio di una forcella da 180 mm, dato che il telaio lo prevede. Lo dico soprattutto in previsione delle interessanti novità previste per il 2011 fra le forcelle con questa escursione...
Valori geometrici rilevati:
_angolo sterzo: 66.5° (scarsi)
_interasse: 1155 mm
_altezza mov centrale: 355 mm
_escursione posteriore: 180 mm
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Cronistoria - trattandosi di un test di lunga durata verranno riportate di seguito tutte le novità degne di essere segnalate:
Sin dalla prima uscita (circa metà marzo) sulla Alpinist sono stati sostituiti alcuni componenti. Di seguito la lista e le motivazioni:
_stem da 60 mm:
l'originale da 90 mm montato sulla taglia L ottimizza sicuramente le prestazioni in pedalata, ma penalizza la bici in discesa. Per quanto la Alpinist sia la più improntata alla pedalabilità fra le Torque 2010, a mio parere 90 mm sono comunque troppi su un mezzo del genere.
_piega da 710 mm:
non che l'originale da 685 mm non andasse, ma personalmente trovo che qualche mm in più non guasti su una bici che anche in discesa ha grosse potenzialità.
E' comunque fondamentalmente una questione di gusti personali e di quale connotazione si voglia dare al mezzo.
_sostituzione del 44T con bash:
leggerezza e montaggio della Alpinist rendono sensata anche la tripla, ma se si ha intenzione di affrontare spesso discese tecniche il bash è quasi d'obbligo.
_catena KMC X9 Gold:
si tratta di un componente che stiamo testando e così ho colto l'occasione.
_coperture leggermente più pesanti (e meno scorrevoli):
valgono le considerazioni fatte per la tripla: l'accoppiata Nobby Nic-Fat Albert ci può stare in un'ottica pedalatoria, ma è abbastanza penalizzante in discesa. Con l'arrivo della bella stagione, quindi minor probabilità di trovare fondi bagnati, il Fat Albert all'anteriore ha comunque un suo senso sui giri più lunghi.
Includendo il set ruote Spada Tananai (vedere capitolo successivo), l'incremento finale di peso è stato di circa 500 g
27-03-2010
Sostituzione delle ruote originali Mavic SX con delle Spada Tananai, anch'esse oggetto di un test di lunga durata. Il peso del set Tananai è simile (qualche decina di grammi in più), quindi le prestazioni globali del mezzo non dovrebbero risentirne significativamente.
Il mozzo della ruota posteriore Mavic si era allentato ben due volte già alla prima uscita. Il problema è facilmente risolvibile con del frenafiletti, ma trovo a dir poco sorprendente che una ditta come Mavic non l'abbia ancora risolto visto che è noto ormai da anni.
La parte incriminata del mozzo Mavic è il tappo forato color alluminio. Per serrarlo serve l'apposita chiave fornita in dotazione, che essendo però di plastica si spanna con facilità disarmante (si può comunque rimediare con un surrogato tipo una pinza a becco). In primo piano (color verde) è invece l'adattatore che serve ad incrementare la battuta del mozzo a 142 mm per adattarlo allo standard X-12 Syntace. L'adattatore in foto sta in sede a pressione, mentre sull'altro lato ce n'è uno analogo avvitato.
02-05-2010:
Perdita del tappo posto sul perno di fissaggio della biella all'obliquo. La funzione è puramente estetica e di protezione, dato che il perno sporge lievemente dalla biella.
Con le vibrazioni il tappo si è probabilmente svitato e senza accorgermene l'ho perso. Caso vuole che mi trovassi al Bike Festival, e così i ragazzi di Canyon Italia ne hanno smontato uno da una bici in esposizione (stavano ormai sbaraccando) e me l'hanno dato (grazie!).
Il tappo in questione è quello con la nervatura a forma di croce e si avvita sul perno di fissaggio della biella all'obliquo del telaio.
22-05-2010:
Il batticatena mostra già segni di cedimento (piccoli tagli). Al momento il fodero è ancora protetto, ma quello della vecchia Torque regge imperterrito dopo strapazzi ben maggiori.
Il problema è accentuato dal fatto che il fodero inferiore del carro è piuttosto alto e la catena passa più vicina di quanto non avvenga su altre bici.
Notare il passaggio della catena abbastanza prossimo al fodero inferiore del carro (davanti è sul 32T).
27-05 / 09-07:
Stop forzato causa infortunio dell'autista. Per lo stesso motivo il test non è corredato di foto in azione e di video come abitualmente avviene.
Speriamo di poter provvedere in un secondo tempo...
20-07-2010:
Ieri, durante una discesa, ho "perso" il forcellino del cambio con i seguenti risultati:
_filettatura del forcellino stesso in parte spanata
_sede ricavata nel carro nella quale si va a posizionare il piccolo perno-guida del forcellino (vedere figura più sotto) con un bordo leggermente svasato.
_gabbia del cambio disintegrata
Il bullone che tiene fissato il forcellino al carro si è probabilmente allentato con le vibrazioni.
Per come è fatto il sistema Syntace, il forcellino tende a rimanere in posizione praticamente fino all'ultimo, facendo sì che difficilmente ci si accorge di quel che sta succedendo (con i forcellini "tradizionali" il cambio comincia a fare le bizze ben prima).
Se da un lato questo può essere un vantaggio, dall'altro può accadere ciò che è accaduto a me, vale a dire che non ho fatto in tempo a realizzare che qualcosa non andava nella cambiata che già era schizzato via tutto.
Freccia A = il bullone che si è allentato. Notare che serve anche a tenere in posizione la sede del perno passante posteriore.
Freccia B = il forcellino presenta un piccolo perno (l'avrei dovuto fare tratteggiato in quanto non visibile esternamente, ma non trovavo il tool con IrfanView ) che si va ad infilare nel carro e la cui funzione è quella di tenere il forcellino perfettamente allineato. Nel momento in cui il forcellino è schizzato via, la sede ricavata nel carro di è leggermente svasata su un bordo, ma la funzione non sembra compromessa (conferma in futuro).
Considerazione finale: forse sarebbe stata una buona idea mettere del leggero frenafiletti sul bullone di fissaggio del forcellino al telaio, anzichè del grasso come ho trovato.
22-07-2010:
Questo è quel che ho scritto nel test:
Ebbene, mai dire mai: oggi, in discesa su un tratto roccioso molto tecnico, ho stampato la guaina su una roccia.
Probabilmente la sfiga ha giocato un ruolo importante, infatti la dinamica è stata un po' particolare ed ancora non ho capito esattamente come sia accaduto, ma tant'è...
Ora la guaina presenta un'evidente lacerazione, però la cambiata è ancora perfetta ed infatti non intendo cambiarla.
24-07-2010:
Aggiorno il test anche da questo punto di vista:
Ieri ho accorciato la catena in funzione della doppia (ricordo che il 44T è stato tolto praticamente da subito) e del cambio a gabbia media che ho montato in sostituzione di quello distrutto i giorni scorsi.
Precedentemente la catena presentava la sua lunghezza originale, dato che quando ho tolto il 44T non mi ero preso la briga di accorciarla.
Oggi ho provato la bici su una discesa piuttosto dissestata e veloce, interrotta però da numerosi tornanti. Si tratta quindi di una situazione abbastanza critica dal punto di vista della caduta catena, perchè sui rettilinei sconnessi scende con facilità, e quando si deve rilanciare in uscita dai tornanti sono grane.
La situazione mi è parsa nettamente migliorata, quindi direi che la soluzione era abbastanza banale. Soluzione che però non sarebbe attuabile mantenendo la tripla montata in origine: un ulteriore motivo per togleire il 44T.
24-08-2010
I giunti fra i foderi superiori del carro e la bielletta dell'ammo hanno preso un leggero gioco (che però è inesorabilmente destinato ad aumentare). Smontandoli ho scoperto che all'interno si trovano dei cuscinetti di tipo uniball.
La bici negli ultimi tempi è stata utilizzata piuttosto intensamente (quasi ogni giorno) ed il più delle volte su fondi parecchio sconnessi, però è anche vero che la 2007 l'ho utilizzata ben più a lungo e ad ora non ho ancora dovuto cambiare un cuscinetto che sia uno.
La freccia indica il giunto che ha preso gioco (entrambi i lati):
Per chi non avesse gran dimestichezza con la meccanica, ecco cos'è un giunto di tipo uniball. Quello in foto non è ovviamante il giunto della Alpinist, ma il concetto è quello.
02-09-2010
Marco e Ser Pecora, presenti all'Eurobike di Friedrichshafen, hanno segnalato il problema della precoce usura dei cuscinetti ai tecnici Canyon (vedere nota precedente).
La risposta è stata che il problema è noto e che nei modelli 2011 verranno adottati cuscinetti di qualità migliore.
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Dalla pratica alla teoria, ovvero la Torque Alpinist analizzata da Zergio con il software Linkage
Per i lettori assidui dei test del Forum che non necessitano di ulteriori chiarimenti sulla costruzione/interpretazione dei grafici ricavati con il programma Linkage dell'analisi di un telaio fullsuspended iniziamo, come di consueto, dal grafico delle forze (Grafico 1)
Grafico 1: forza necessaria per comprimere il carro relativa all'escursione
L'escursione della Torque è cresciuta di circa 20 mm per il 2010 ma la sua concezione è rimasta pressochè la medesima:
progressiva fino a circa 140 mm di escursione alla ruota posteriore e regressiva negli ultimi 40 mm. Sulla carta la Torque non si presenta molto sensibile suoi terreni poco sconnessi ma allo stesso tempo è ben sostenuta e reattiva sui terreni con un certo flow. Ancora una volta sottolineamo il fatto che è qui preso in esame un ammortizzatore a molla (lineare) e che, grazie al Fox DHX 5 air, si può ovviare agli indesiderati fine corsa con la regolazione del bottom out (altrimenti forse troppo frequenti nell'atteraggio sui salti degni di 180 mm).
Il rapporto di compressione è piacevolmente basso: l'ammortizzatore ringrazierà per il minor stress subito (Grafico 2).
Grafico 2: rapporto di compressione dell'ammortizzatore
Tali valori sono stati ottenuti utilizzando la sospensione con interasse di 240 mm per 76 mm di corsa utile; questo aiuta anche la fluidità dei movimenti del carro.
Il pedal kick back in modalità orizzontale ( e non) è abbastanza contenuto ed allineato ad altre MTB con pari escursione ( Grafico 3 e 4):
Grafico 3: pedal kick back modalità orizzontale con rapporto 36 e 15
Grafico 4: pedal kick back modalità orizzontale con rapporto 22 e 34
Per limitare il richiamo dei pedali la traiettoria alla ruota ha un delta s positivo preponderante (Grafico 5 e 6):
Grafico 5: traiettoria ruota
Grafico 6: angolazione della traiettoria ruota
Ottimo per la fase di pedalata, meno per la discesa.
Per approfondimento grafici: qui
Dopo aver utilizzato una Torque 2007 per lungo tempo, a marzo di quest'anno mi è stata data una Alpinist 8.0 2010 che utilizzerò per l'intera stagione sottoponendola così ad un test di lunga durata.
Un'ottima occasione per valutare se e quali passi avanti sono stati fatti, oltre che per sottoporre il mezzo ad un test prolungato e perciò particolarmente severo. Test che verrà ovviamente aggiornato nel tempo ogni volta che vi sarà qualche novità da segnalare.
Spiegare chi è Canyon e come opera è superfluo, vista la notorietà ormai raggiunta da questo marchio anche in Italia ed in particolare fra i bikers-internauti.
Altrettanto inutile è dilungarsi sull'opportunità o meno dell'acquisto on-line, sia perché esistono svariate discussioni in merito sul forum, sia perché le diverse esigenze soggettive possono portare a conclusioni diametralmente opposte ma altrettanto valide.
Un fatto va però rimarcato, e cioè che Canyon non permette alcuna personalizzazione delle proprie biciclette. Ad eventuali variazioni sul montaggio dovrete provvedere voi una volta che la bici sarà nelle vostre mani.
La puntualizzazione è necessaria in quanto, mentre per Canyon questo continua ad essere un punto di svantaggio rispetto all'acquisto presso il classico negozio fisico, altri marchi che fanno vendita on-line e che recentemente si sono affacciati con convinzione sul mercato italiano permettono una certa flessibilità nel montaggio.
La Torque Alpinist del test in versione "originale" (proseguite nella lettura del test e capirete)
La Canyon Torque nelle varie versioni è sul mercato ormai da diversi anni ed ha raggiunto una buona popolarità fra gli amanti del cosiddetto all mountain/enduro.
Fino all'anno scorso il travel posteriore (parliamo sempre delle versioni am/enduro) erano i classici 160 mm. Valore che, entro un range di qualche mm ed accompagnato il più delle volte da una forcella di pari escursione, contraddistinge buona parte delle bici inquadrabili nella stessa categoria della Torque.
La novità che per prima balza all'occhio nella versione 2010 è perciò l'incremento della corsa posteriore a 180 mm, che nelle versioni più spinte, ma talvolta ancora pensate per un utilizzo pedalato (la Vertride, ad esempio) si accompagna a forcelle di pari escursione.
Ridurre le novità all'aumento della corsa sarebbe però superficiale, visto che molti altri aspetti, forse meno appariscenti ma altrettanto se non più importanti, sono stati rivisti nella linea 2010.
Ricordando che il mio riferimento è principalmente la Torque versione 2007, il più importante è secondo me il miglior comportamento antisquat, il quale ha permesso di adottare delle geometrie più distese in grado di ottimizzare le prestazioni discesistiche del mezzo senza penalizzarne la pedalabilità.
Altra novità di rilievo è l'adozione del Fox DHX al posteriore, il cui ottimo comportamento viene ulteriormente esaltato da un basso rapporto di compressione ottenuto mediante l'utilizzo di unità dall'elevato interasse e travel (240 X 76).
Nuova è anche l'adozione del perno passante posteriore da 142 mm secondo il nuovo standard Syntace X-12, soluzione che a mio modo di vedere da più fastidi che tangibili vantaggi, dato che al momento vengono utilizzati mozzi standard con battuta maggiorata e la campanatura della ruota rimane invariata. Per farla breve credo se ne potesse fare tranquillamente a meno, privilegiando la compatibilità fra diversi set di ruote che qualcuno potrebbe già avere in casa.
Ho menzionato le più importanti novità 2010, mentre già gli anni scorsi le Torque adottavano lo sterzo conico ed il supporto ISCG.
Altra novità 2010 il fatto che, partendo dallo stesso telaio ed unità ammortizzante, i vari modelli presentano dei montaggi ben differenziati, montaggi che conferiscono ad ognuno di essi una ben precisa vocazione.
La Alpinist in test è quella maggiormente orientata alla pedalabilità. Un mezzo con il quale, secondo i tecnici Canyon, si potrebbe sconfinare tranquillamente nell'uso all mountain e magari farci una transalp (non parlo ovviamente della gara).
Io però la Transalp non la devo fare, mentre mi voglio divertire in discesa, e così ho apportato alcune piccole modifiche che a poco prezzo ne ottimizzano le prestazioni quando la gravità gioca a favore: l'originale stem da 90 mm montato sulla Alpinist in taglia L è stato sostituito con uno da 60 mm, la piega in carbonio da 685 mm da una in alluminio da 710 mm, il 44T dal bashring, e per finire l'accoppiata Nobby Nic/Fat Albert da coperture più corpose (anche se con l'arrivo della bella stagione ho rivalutato il FA all'anteriore nei giri più lunghi).
Chi volesse conferire al mezzo una vocazione ancor più discesistica, magari in previsione di un utilizzo nelle gare enduro, dovrebbe valutare anche il montaggio di un tendicatena e la sostituzione del 32T con un 36T (ovviamente solo se avete montato il bash al posto del 44T).
Analisi statica e prime sensazioni
Nel corso degli anni la Torque è cambiata ben poco nelle forme. Chi però ha ben presente le vecchie versioni, coglie immediatamente la maggior snellezza trasmessa da questa Alpinist, specie vista dal vivo. Il merito (o demerito, a seconda dei gusti) è da cercarsi nelle tubazioni di minor diametro e nella geometria più allungata.
La versione inviata da Canyon è la anodized black, quindi telaio anodizzato per la massima resistenza nel tempo. Al momento la bici è come il primo giorno, ma è presto per dare un giudizio serio in questo senso. Diciamo che, se la qualità dell'anodizzazione non è variata rispetto ai modelli 2007, dovrei essere in una botte di ferro.
La cura dei dettagli funzionali è ai massimi livelli, come già accadeva negli anni passati. Troviamo quindi un passaggio cavi ben studiato e privo di curve critiche, la predisposizione per il fissaggio della guaina del comando remoto di un eventuale reggi telescopico, le protezioni sui punti di contatto fra guaine e telaio, un comodo indicatore di sag e di travel utilizzato, il fodero superiore destro sagomato in modo da minimizzare gli effetti dei contatti con la catena ed in generale una cura che non presta il fianco a critiche.
Chi è particolarmente attento alle ultime tendenze potrebbe forse preferire un passaggio guaine interno al telaio, soluzione che la Torque adotta solamente nell'ultimo tratto della guaina del cambio, la quale è alloggiata all'interno del fodero superiore del carro.
Il cavo del deragliatore passa invece in prossimità del movimento centrale: la posizione è oggettivamente esposta, ma all'atto pratico non ho mai avuto problemi neppure utilizzando altre bici che adottano la stessa soluzione.
Da sinistra a destra (foto Canyon):
_Il cosiddetto "sag monitor", utile per la taratura del sag e per verificare il travel utilizzato, in realtà compie esattamente lo stesso lavoro del classico O-ring posto sullo stelo dell'ammo. La comodità sta principalmente nel fatto che i valori sono indicati in termini percentuali e corrispondono al travel effettivo del carro.
_L'attacco per il freno posteriore, direttamente postmount per dischi da 180 mm a tutto vantaggio di leggerezza e rigidità. Il retro della medaglia sta nel fatto che non è possibile utilizzare dischi di diametro inferiore, anche se dubito che qualcuno abbia tale esigenza su una bici come la Torque.
_Il collarino reggisella autolubrificato, estremamente efficace anche serrandolo con una forza minima. Pratico anche il reggisella graduato Syntace in alluminio, sicuramente più indicato della delicata versione in carbonio montata su altre versioni.
_Supporto ISCG e zona del movimento centrale, quest'ultima volutamente sovradimensionata allo scopo di aumentarne la rigidità. In favore della rigidità anche la scelta di non saldare il seat tube sul guscio del movimento centrale.
Alcuni dettagli riguardanti il passaggio cavi:
_La guaina del cambio è l'unica che, seppur parzialmente, passa all'interno del telaio. Notare il forcellino del cambio "by Syntace", il quale promette maggior solidità dei forcellini convenzionali.
_Per il freno posteriore è predisposto un percorso "alternativo" che corre lungo il fodero inferiore.
_Il cavo del deragliatore è in posizione teoricamente esposta all'urto di pietre. Nonostante ciò non ho mai avuto problemi.
_Gommini marchiati Canyon sulle guaine e pellicola trasparente sul telaio: non si può certo dire che i punti di contatto non siano debitamente protetti.
Il doveroso ceck che precede il primo utilizzo rivela un paio di sorprese: alcuni occhielli fermaguaina sono allentati, idem i due piccoli bulloni di giunzione della biella di rinvio dell'ammo (la quale è comunque tenuta assieme dai perni stessi posti negli snodi).
Ma soprattutto l'Avid Elixir anteriore mi pianta in asso alla prima pompata seria con una copiosa colata d'olio dalla pinza. Smonto il freno, lo mando in assistenza, e dopo pochi giorni è di ritorno perfettamente funzionante (non ho controllato il numero di serie, quindi non so se lo stesso freno o uno nuovo).
Nulla di drammatico in fin dei conti, ma sicuramente una bella scocciatura per chi magari ha già dovuto attendere la bici dei mesi (i tempi sono questi per certi modelli Canyon).
Chiaramente un singolo esemplare non fa statistica, ma di fatto ricordavo un assemblaggio più attento sulla Torque 2007, la quale mi era giunta in perfette condizioni.
A possibile discolpa - ma francamente ci credo poco il fatto che ho avuto la bici molto presto e che si potesse quindi trattare di un esemplare assemblato in fretta e furia.
Le due piccole viti a testa esagonale, visibili nella parte inferiore della biella, erano allentate.
Concludo la prova statica con il solito test rigidità dei poveri, il quale consiste nel tentativo di flettere il carro facendo leva sulla ruota posteriore. Come già nelle versioni precedenti, la Torque sembra essere molto rigida: evidentemente con qualche concessione in termini di peso (3150 g senza ammortizzatore non sono pochi per una enduro, pur considerando i 180 mm di travel) si riesce a sopperire abbondantemente ad un disegno del carro poco favorevole dal punto di vista del contenimento delle flessioni laterali (angolo ridotto fra il fodero inferiore e superiore).
In sella mi trovo subito a mio agio, probabilmente perchè la posizione ricalca abbastanza fedelmente quella a cui ero abituato sulla vecchia Torque, vale a dire abbastanza centrata ma con una leggera predisposizione verso la discesa. Con lo stem originale da 90 mm si otterrebbe una posizione più neutra.
La forcella Fox Talas 36 la conosco ormai molto bene, quindi metto la solita decina di psi più di quanto consigliato per il mio peso per contrastare una certa vuotezza nella parte centrale di travel. Ovviamente si paga qualcosa in termini di sensibilità, ma personalmente preferisco una forcella un pelo ruvida sulle piccole asperità ad una che affonda eccessivamente sul ripido/tecnico. E' comunque questione di gusti personali e di tipi di terreni che si affrontano prevalentemente.
A livello di feeling so già che rimpiangerò la mia Lyrik a molla, ma in compenso la 36 Talas offre un più favorevole rapporto peso/rigidità, un sistema di fissaggio del perno passante più convincente e delle regolazioni idrauliche più efficaci.
Al posteriore imposto un 20% abbondante di sag, valore che ottengo con una pressione relativamente bassa nella camera principale del DHX (circa 175 psi).
Vista la buona progressività del carro e l'efficacia del propedal, carico il piggy con un valore di 150 psi e lascio la ghiera di regolazione della resistenza all bottom-out a circa ¼ dal tutto svitato.
Salita scorrevole
Già le sulle vecchie Torque non c'era di che lamentarsi a livello di bobbing, ma l'impressione è che la Alpinist faccia ancora meglio. Il dondolio è infatti abbastanza limitato a propedal aperto (ricordiamoci che abbiamo ben 180 mm di travel) e praticamente assente nel momento in cui lo si chiude. Da notare che, suppongo a causa del basso rapporto di compressione e della pressione relativamente bassa utilizzata nel DHX, l'azione del propedal è molto marcata.
A favore della Alpinist giocano anche il peso generale e del set ruote contenuti, nonchè la forcella abbassabile. A proposito di quest'ultima, nella stragrande maggioranza delle situazioni incontrate in salita mi sono trovato a mio agio con il travel impostato a 130 mm, mentre la necessità di abbassarla totalmente l'ho sentita solamente sulle rampe estremamente ripide.
Salita tecnica
L'unico vero difetto che ho sempre imputato alla mia Torque 2007 era quello di insaccarsi eccessivamente sulle salite tecniche con tutto ciò che ne consegue. Difetto che evidentemente non ero il solo a riscontrare, se uno degli intenti di Canyon per quanto riguardava i modelli 2010 era quello di migliorare il comportamento dal punto di vista dell'antisquat.
Ci sono riusciti? Secondo me sì, e pur aumentando il travel posteriore il comportamento della Alpinist sulle salite tecniche è migliore di quello che avevano i modelli da 160 mm di travel. Anche in questo ambito leggerezza complessiva e soprattutto quella del set ruote aiutano nei rilanci, mentre dal punto di vista del pedal kickback il già soddisfacente risultato (vedere grafici Linkage) è aiutato dal buon comportamento antisquat.
Discesa veloce/sconnessa
Basta dare qualche pompata sulla Alpinist (ma chiaramente le cose non cambierebbero con gli altri modelli) standosene comodamente in garage per intuire che non ci troviamo di fronte ad uno di quei carri che ingurgitano gli ostacoli dando la sensazione di correre sul velluto.
La sospensione posteriore, pur essendo sensibile, è infatti caratterizzata da una buona progressività sin da inizio curva. Se questo da i suoi buoni frutti da molti punti di vista (poco bobbing, antisquat, reattività nei rilanci), il prezzo da pagare è quello di un comportamento che sul veloce/sconnesso non permette di addormentarsi seduti in sella.
Intendiamoci, 180 mm sono comunque tanti e lavorano a dovere, ma sicuramente ci sono mezzi che a pari escursione posteriore risultano più confortevoli.
Di aiuto è ancora una volta la leggerezza, la quale permette una guida attiva ma non per questo troppo dispendiosa, e l'angolo sterzo ben rilassato (66.5° più scarsi che abbondanti).
Molto buono il comportamento della 36 Talas in questo ambito grazie alla rigidità ed all'ottima idraulica, mentre non è raro che la catena scenda dalle corone*.
* = vedere aggiornamento del 24-07-2010 nella parte "cronistoria" del test
Singletrack guidato
Parlando di discesa, questo è l'ambito dove le caratteristiche della sospensione posteriore della Torque giocano maggiormente a favore. La Alpinist è infatti molto reattiva, non tende ad insaccarsi nei rilanci, e grazie alla geometria ben bilanciata ed alla leggerezza è agile e divertente.
Per l'utilizzo specifico in bikepark la gamma Torque 2010 propone versioni sicuramente più indicate della Alpinist (la Dropzone e la Playzone, ad esempio). Ciò detto, e considerando che telaio ed ammortizzatore rimangono comunque invariati, la resistenza al bottom-out della Alpinist si è rivelata ottima: con il 20-25% di sag impostato non sono praticamente mai riuscito ad andare a pacco, pur essendoci arrivato abbastanza vicino in un paio di occasioni.
Nel caso si preveda di droppare con frequenza, e ciononostante si desideri una taratura più morbida della sospensione, sarebbe probabilmente necessario aumentare la pressione nel piggy e soprattutto avvitare il registro del bottom-out (ricordo che io l'ho lasciato a circa ¼ dal tutto svitato).
Discesa tecnica
La Alpinist nella sua configurazione originale non è il top per questo genere di utilizzo a causa della tripla e dello stem da 90 mm.
Se però farete quelle piccole modifiche di cui si è detto, vi ritroverete con un mezzo che anche in questo ambito se la cava decisamente bene.
Il merito è fondamentalmente della geometria ben bilanciata (angolo sterzo ed interasse), la quale trasmette una buona sicurezza sui gradoni più ripidi senza per questo rendere la bici un transatlantico ingestibile nello stretto.
Le sospensioni, per contro, necessitano di qualche attenzione a livello di tarature se si vuole sfruttare al meglio la Alpinist sui terreni più ripidi e difficoltosi: la 36 Talas, per quanto ottima in termini di rigidità e precisione, come già detto ha una risposta un po' vuota nella parte centrale di travel. Meglio quindi adottare un settaggio un po' duro e/o lavorare con la compressione low speed.
La sospensione posteriore, al contrario, richiede una taratura morbida per compensare la progressività che la caratterizza sin dalla prima parte di corsa e che la renderebbe altrimenti poco sfruttabile sui terreni molto ripidi affrontati a velocità moderate.
Una particolare nota di merito ai freni Avid Elixir, potenti ed instancabili anche sulle discese più lunghe e ripide.
Conclusioni
Ciò che maggiormente caratterizza la Alpinist è la grande pedalabilità in rapporto all'elevata corsa posteriore. Nonostante i 180 mm si sale infatti veramente bene, ovviamente aiutati anche dalla leggerezza del mezzo.
Ed in discesa? In discesa la Alpinist sarà maggiormente apprezzata da chi ama "guidare" la bici, piuttosto che tirare dritto aspettando passivamente che faccia tutto lei. Nonostante l'abbondante escursione posteriore, l'anima della Alpinist rimane infatti quella di una bici da enduro, e non quella di una freeride.
Chi desiderasse conferirle una connotazione più discesistica potrebbe valutare il montaggio di una forcella da 180 mm, dato che il telaio lo prevede. Lo dico soprattutto in previsione delle interessanti novità previste per il 2011 fra le forcelle con questa escursione...
Valori geometrici rilevati:
_angolo sterzo: 66.5° (scarsi)
_interasse: 1155 mm
_altezza mov centrale: 355 mm
_escursione posteriore: 180 mm
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Cronistoria - trattandosi di un test di lunga durata verranno riportate di seguito tutte le novità degne di essere segnalate:
Sin dalla prima uscita (circa metà marzo) sulla Alpinist sono stati sostituiti alcuni componenti. Di seguito la lista e le motivazioni:
_stem da 60 mm:
l'originale da 90 mm montato sulla taglia L ottimizza sicuramente le prestazioni in pedalata, ma penalizza la bici in discesa. Per quanto la Alpinist sia la più improntata alla pedalabilità fra le Torque 2010, a mio parere 90 mm sono comunque troppi su un mezzo del genere.
_piega da 710 mm:
non che l'originale da 685 mm non andasse, ma personalmente trovo che qualche mm in più non guasti su una bici che anche in discesa ha grosse potenzialità.
E' comunque fondamentalmente una questione di gusti personali e di quale connotazione si voglia dare al mezzo.
_sostituzione del 44T con bash:
leggerezza e montaggio della Alpinist rendono sensata anche la tripla, ma se si ha intenzione di affrontare spesso discese tecniche il bash è quasi d'obbligo.
_catena KMC X9 Gold:
si tratta di un componente che stiamo testando e così ho colto l'occasione.
_coperture leggermente più pesanti (e meno scorrevoli):
valgono le considerazioni fatte per la tripla: l'accoppiata Nobby Nic-Fat Albert ci può stare in un'ottica pedalatoria, ma è abbastanza penalizzante in discesa. Con l'arrivo della bella stagione, quindi minor probabilità di trovare fondi bagnati, il Fat Albert all'anteriore ha comunque un suo senso sui giri più lunghi.
Includendo il set ruote Spada Tananai (vedere capitolo successivo), l'incremento finale di peso è stato di circa 500 g
27-03-2010
Sostituzione delle ruote originali Mavic SX con delle Spada Tananai, anch'esse oggetto di un test di lunga durata. Il peso del set Tananai è simile (qualche decina di grammi in più), quindi le prestazioni globali del mezzo non dovrebbero risentirne significativamente.
Il mozzo della ruota posteriore Mavic si era allentato ben due volte già alla prima uscita. Il problema è facilmente risolvibile con del frenafiletti, ma trovo a dir poco sorprendente che una ditta come Mavic non l'abbia ancora risolto visto che è noto ormai da anni.
La parte incriminata del mozzo Mavic è il tappo forato color alluminio. Per serrarlo serve l'apposita chiave fornita in dotazione, che essendo però di plastica si spanna con facilità disarmante (si può comunque rimediare con un surrogato tipo una pinza a becco). In primo piano (color verde) è invece l'adattatore che serve ad incrementare la battuta del mozzo a 142 mm per adattarlo allo standard X-12 Syntace. L'adattatore in foto sta in sede a pressione, mentre sull'altro lato ce n'è uno analogo avvitato.
02-05-2010:
Perdita del tappo posto sul perno di fissaggio della biella all'obliquo. La funzione è puramente estetica e di protezione, dato che il perno sporge lievemente dalla biella.
Con le vibrazioni il tappo si è probabilmente svitato e senza accorgermene l'ho perso. Caso vuole che mi trovassi al Bike Festival, e così i ragazzi di Canyon Italia ne hanno smontato uno da una bici in esposizione (stavano ormai sbaraccando) e me l'hanno dato (grazie!).
Il tappo in questione è quello con la nervatura a forma di croce e si avvita sul perno di fissaggio della biella all'obliquo del telaio.
22-05-2010:
Il batticatena mostra già segni di cedimento (piccoli tagli). Al momento il fodero è ancora protetto, ma quello della vecchia Torque regge imperterrito dopo strapazzi ben maggiori.
Il problema è accentuato dal fatto che il fodero inferiore del carro è piuttosto alto e la catena passa più vicina di quanto non avvenga su altre bici.
Notare il passaggio della catena abbastanza prossimo al fodero inferiore del carro (davanti è sul 32T).
27-05 / 09-07:
Stop forzato causa infortunio dell'autista. Per lo stesso motivo il test non è corredato di foto in azione e di video come abitualmente avviene.
Speriamo di poter provvedere in un secondo tempo...
20-07-2010:
Ieri, durante una discesa, ho "perso" il forcellino del cambio con i seguenti risultati:
_filettatura del forcellino stesso in parte spanata
_sede ricavata nel carro nella quale si va a posizionare il piccolo perno-guida del forcellino (vedere figura più sotto) con un bordo leggermente svasato.
_gabbia del cambio disintegrata
Il bullone che tiene fissato il forcellino al carro si è probabilmente allentato con le vibrazioni.
Per come è fatto il sistema Syntace, il forcellino tende a rimanere in posizione praticamente fino all'ultimo, facendo sì che difficilmente ci si accorge di quel che sta succedendo (con i forcellini "tradizionali" il cambio comincia a fare le bizze ben prima).
Se da un lato questo può essere un vantaggio, dall'altro può accadere ciò che è accaduto a me, vale a dire che non ho fatto in tempo a realizzare che qualcosa non andava nella cambiata che già era schizzato via tutto.
Freccia A = il bullone che si è allentato. Notare che serve anche a tenere in posizione la sede del perno passante posteriore.
Freccia B = il forcellino presenta un piccolo perno (l'avrei dovuto fare tratteggiato in quanto non visibile esternamente, ma non trovavo il tool con IrfanView ) che si va ad infilare nel carro e la cui funzione è quella di tenere il forcellino perfettamente allineato. Nel momento in cui il forcellino è schizzato via, la sede ricavata nel carro di è leggermente svasata su un bordo, ma la funzione non sembra compromessa (conferma in futuro).
Considerazione finale: forse sarebbe stata una buona idea mettere del leggero frenafiletti sul bullone di fissaggio del forcellino al telaio, anzichè del grasso come ho trovato.
22-07-2010:
Questo è quel che ho scritto nel test:
...Il cavo del deragliatore passa invece in prossimità del movimento centrale: la posizione è oggettivamente esposta, ma all'atto pratico non ho mai avuto problemi neppure utilizzando altre bici che adottano la stessa soluzione...
Ebbene, mai dire mai: oggi, in discesa su un tratto roccioso molto tecnico, ho stampato la guaina su una roccia.
Probabilmente la sfiga ha giocato un ruolo importante, infatti la dinamica è stata un po' particolare ed ancora non ho capito esattamente come sia accaduto, ma tant'è...
Ora la guaina presenta un'evidente lacerazione, però la cambiata è ancora perfetta ed infatti non intendo cambiarla.
24-07-2010:
Discesa veloce/sconnessa
.................................mentre non è raro che la catena scenda dalle corone.
Aggiorno il test anche da questo punto di vista:
Ieri ho accorciato la catena in funzione della doppia (ricordo che il 44T è stato tolto praticamente da subito) e del cambio a gabbia media che ho montato in sostituzione di quello distrutto i giorni scorsi.
Precedentemente la catena presentava la sua lunghezza originale, dato che quando ho tolto il 44T non mi ero preso la briga di accorciarla.
Oggi ho provato la bici su una discesa piuttosto dissestata e veloce, interrotta però da numerosi tornanti. Si tratta quindi di una situazione abbastanza critica dal punto di vista della caduta catena, perchè sui rettilinei sconnessi scende con facilità, e quando si deve rilanciare in uscita dai tornanti sono grane.
La situazione mi è parsa nettamente migliorata, quindi direi che la soluzione era abbastanza banale. Soluzione che però non sarebbe attuabile mantenendo la tripla montata in origine: un ulteriore motivo per togleire il 44T.
24-08-2010
I giunti fra i foderi superiori del carro e la bielletta dell'ammo hanno preso un leggero gioco (che però è inesorabilmente destinato ad aumentare). Smontandoli ho scoperto che all'interno si trovano dei cuscinetti di tipo uniball.
La bici negli ultimi tempi è stata utilizzata piuttosto intensamente (quasi ogni giorno) ed il più delle volte su fondi parecchio sconnessi, però è anche vero che la 2007 l'ho utilizzata ben più a lungo e ad ora non ho ancora dovuto cambiare un cuscinetto che sia uno.
La freccia indica il giunto che ha preso gioco (entrambi i lati):
Per chi non avesse gran dimestichezza con la meccanica, ecco cos'è un giunto di tipo uniball. Quello in foto non è ovviamante il giunto della Alpinist, ma il concetto è quello.
02-09-2010
Marco e Ser Pecora, presenti all'Eurobike di Friedrichshafen, hanno segnalato il problema della precoce usura dei cuscinetti ai tecnici Canyon (vedere nota precedente).
La risposta è stata che il problema è noto e che nei modelli 2011 verranno adottati cuscinetti di qualità migliore.
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Dalla pratica alla teoria, ovvero la Torque Alpinist analizzata da Zergio con il software Linkage
Per i lettori assidui dei test del Forum che non necessitano di ulteriori chiarimenti sulla costruzione/interpretazione dei grafici ricavati con il programma Linkage dell'analisi di un telaio fullsuspended iniziamo, come di consueto, dal grafico delle forze (Grafico 1)
Grafico 1: forza necessaria per comprimere il carro relativa all'escursione
L'escursione della Torque è cresciuta di circa 20 mm per il 2010 ma la sua concezione è rimasta pressochè la medesima:
progressiva fino a circa 140 mm di escursione alla ruota posteriore e regressiva negli ultimi 40 mm. Sulla carta la Torque non si presenta molto sensibile suoi terreni poco sconnessi ma allo stesso tempo è ben sostenuta e reattiva sui terreni con un certo flow. Ancora una volta sottolineamo il fatto che è qui preso in esame un ammortizzatore a molla (lineare) e che, grazie al Fox DHX 5 air, si può ovviare agli indesiderati fine corsa con la regolazione del bottom out (altrimenti forse troppo frequenti nell'atteraggio sui salti degni di 180 mm).
Il rapporto di compressione è piacevolmente basso: l'ammortizzatore ringrazierà per il minor stress subito (Grafico 2).
Grafico 2: rapporto di compressione dell'ammortizzatore
Tali valori sono stati ottenuti utilizzando la sospensione con interasse di 240 mm per 76 mm di corsa utile; questo aiuta anche la fluidità dei movimenti del carro.
Il pedal kick back in modalità orizzontale ( e non) è abbastanza contenuto ed allineato ad altre MTB con pari escursione ( Grafico 3 e 4):
Grafico 3: pedal kick back modalità orizzontale con rapporto 36 e 15
Grafico 4: pedal kick back modalità orizzontale con rapporto 22 e 34
Per limitare il richiamo dei pedali la traiettoria alla ruota ha un delta s positivo preponderante (Grafico 5 e 6):
Grafico 5: traiettoria ruota
Grafico 6: angolazione della traiettoria ruota
Ottimo per la fase di pedalata, meno per la discesa.
Per approfondimento grafici: qui