Che raidata,ragazzi!
Nonostante il caldo che avvolgeva le pendici del Cimone e la polvere che nei tratti all'aperto ricopriva i sentieri e imbiancava chi stava dietro, la giornata di free ride è andata benissimo: niente cadute particolari, se non qualche scivolata senza conseguenze, compagnia ottima con Cross e Michelino, niente problemi meccanici se non due forature del Cross (ma i tubeless no?) di cui una proprio a metà del Pino Solitario e l'altra alla fine del giro, ma soprattutto piste new school perfette e la novità del nuovo tracciato DH da gara, rifatto con paraboliche alte un metro e panettoni alti due!
La mattinata è trascorsa in zona Pian del Falco dove sono i tracciati più propriamente free: abbiamo fatto due volte l'Easy Rider, due il Falco Rosso, poi una DH (io solo, perché gli altri a metà tracciato hanno rinunciato) e uno Skinny Shark, dove invece io mi sono steso su una passerella larga dieci cm che l'anno scorso mi era riuscita bene (sgrunt!).
Come altre volte il programma prevedeva poi la salita in pulmino fino al lago della Ninfa, pranzo al ristorante lungolago e poi discesa a Montecreto, ma arrivati al Passo Serre, la visione della parte alta della montagna coperta di nubi minacciose e qualche goccia di pioggia ci hanno fatto desistere: siamo quindi scesi sulla Scaffa del Gatto, una nera old school veramente impegnativa, che in 3,5 km di single track ci ha riportato a Sestola, dove abbiamo mangiato.
Rifocillati quindi a dovere io e Cross siamo partiti in pulmann alla volta di Montecreto, mentre Michelino restava a girare come un matto al Pian del Falco: la discesa per Montecreto in realtà è una salita! Il primo km dopo il Passo Serre è un single track bello ripido che ha messo in crisi la nostra digestione (il che spiega perché non ci vediamo quasi mai gente con bici da DH) che, dopo aver attraversato dei prati stile Sibillini (Monte Cervarola m.1650 circa) si trasforma nel Pino Solitario, single track di oltre 5 KM (!) all'inizio pulito e scorrevole, dopo scassato e tecnico che arriva ai 900 metri di Montecreto, dove abbiamo preso la lunga seggiovia che ci ha riportato in quota.
Purtroppo questa non arriva in cima, infatti in inverno ne usiamo anche un'altra per arrivare al Passo del Lupo, e ci siamo quindi pappati altri due km di salita, nella zona detta Far West, piena di calanchi rocce e panorami mozzafiato, tipo Sibillini (e dai!) per poi ridiscendere io dalla Scaffa del Gatto (sentiero nero) e Cross, che temeva di prendere l'acqua proprio tra le rocce di quel sentiero, che col bagnato è veramente terribile, dallo stradello che costeggia la strada asfaltata.
Però, fortunatamente, non ha piovuto e ci siamo ritrovati a Sestola, e mi è rimasto il tempo di un'ultima discesa nel Falco Rosso, con parte finale dell'Easy Rider, che come spesso mi accade è stata la più goduriosa di tutta la giornata!
Un paio di considerazioni: la scelta della bici si è rivelata quanto mai felice: la Nomad ha dimostrato tutta la sua grinta rivelandosi una piccola DH, nonostante il montaggio leggero (intorno ai 14 Kg), con grande tenuta in curva e assorbimento delle buche da frenata (brake bumps) che si formano nelle piste poiché tutti frenano negli stessi punti e il terreno presenta queste buchette ripetute che mettono in crisi i carri posteriori non ben progettati.
La bici da All Mountain presenta le sue carte migliori quando c'è un pò di salita per raggiungere i trail più belli, e la leggerezza aiuta anche quando dobbiamo montarla sui ganci delle seggiovie e dei furgoni, mentre le molte bici DH presenti, erano più veloci in certi tracciati specifici, ma penalizzanti in tutte le altre occasioni.
Un'ultima considerazione: quei sentieri sono stati costruiti più di dieci anni fa, tranne quelli nuovi di Pian del Falco, e presentano ormai un fondo molto scavato, pieno di pietre aguzze, che richiede grande concentrazione e anche capacità di lasciar scorrere la bici, che chi è abituato a sentieri "normali" non si può nemmeno immaginare. E' quindi una grande palestra per chi vuole migliorare una tecnica già buona, ma risulta proibitiva per chi non ha un minimo di capacità di padroneggiare l'estremo.
Dico questo per sconsigliare questi percorsi a chi non ha una bici più che spinta, almeno una Enduro da 150, e non possiede capacità, e fegato, oltre la norma, altrimenti il divertimento si trasforma in sofferenza e le discese in trekking!
A breve seguiranno le foto fatte dal Cross.
Alé alé