Uno dei giri più epici e memorabili l'ho percorso tanti anni fa in Alto Adige, Da Cortina a Pedraces (Val Badia), attraversando i Fanes col mio miglior amico. Anche se ho cristato per ore contro il cambio che mi saltava sull'infinita salita, tutto è stato meraviglioso. Se fossi stato da solo non sarebbe stato lo stesso. E pensare che adesso sarebbe irripetibile, vista la chiusura ai bikers... malediz...
Invece l'anno scorso ho fatto un fantastico giro in solitaria sul "balcone della Val d'Ayas", con qualche deviazione suggestiva: per tutto il tempo ho desiderato condividere quell'emozione con qualcuno, come se fosse troppo grande la gioia per poterla contenere da solo.
E comunque le giornate più belle in bici che ho trascorso, le ho passate in compagnia, meglio se si è in pochi, meglio ancora se si era in 2, con lo stesso ritmo e le stesse passioni.
Soffrire, esplorare, perdersi, raggiungere un obiettivo, esaltarsi su un singletrack, rischiare un drop, mangiare un panino osservando l'oscillare dell'erba dei pascoli e le vette maestose, le guglie accuminate... e potersi confidare, e ridere, e scherzare o far discorsi seri. Il sapore dell'amicizia che la montagna amalgama.
Solo le persone che hanno a che fare con la montagna più genuina mi sembrano vere, sincere al 100%, consapevoli di essere piccoli di fronte alla potenza imperturbabile della roccia, sempre disponibili a dispensare consigli utili, cortesia e storie mirabili a richiesta.
Altro discorso però riguarda quelli che fanno della montagna un business, una risorsa da sfruttare, i quali solitamente son ben altra gente (come in molti rifugi francesi, dove ti servono sgarbatamente merd@ bollita per cena)... o "i consumatori"... tipicamente maleducati (per non fare commenti sull'antico mestiere delle relative madri), che abitualmente gettano i mozziconi per terra o nascondono tra i sassi o le felci lattine e plasticacce...
A questi auguro che la montagna sia per loro la prossima supposta.