Ieri sera mi son messo sotto col video e sono a buon punto.
A casa internet ha smesso di funzionare, spero me lo riattivino in giornata.
Il buon vecchio Wilmer prima di andare a letto ci aveva avvisato:
L'indomani ci attenderà una bella spallata, o
portage, fino al Passo del Chiapous. E così sia, rispondiamo tutti in coro...
Sveglia presto, colazione e partenza. Non siamo per niente freschi; le fatiche dei giorni precedenti si sentono nelle gambe, soprattutto si sente la tappona del giorno prima. Oggi però, i metri di dislivello sono meno, la nostra meta è il Rifugio Questa.
Dopo un breve tratto in sella iniziamo subito a portare la bici. Dario, Wilmer, Seby preferiscono metterla in spalla. Io la carico di peso solo nei tratti più ostici, altrimenti procedo spingendola.
Il lago che lasciamo sotto di noi è splendido. Le luci della mattina incantevoli e le montagne circostanti si specchiano nelle limpide acque del Chiotàs.
Anche se è mattina presto, incominciamo da subito a sudare. Il sentiero sale a zig zag tra le rocce e nell'erba, che si dirada sempre più. Non si riesce a scorgere la fine delle nostre sofferenze, sarà dietro quell'angolo? O forse il passo è ancora oltre?
Riusciamo perfino a fare qualche metro in sella, poi però si ritorna a spallare.
Attraversata una sottile e tenace lingua di neve, giungiamo al passo e ci ripariamo dal forte vento in quel che resta di un antico bivacco in pietra. Indossate le
protezioni iniziamo la discesa, con poche speranze di riuscire a percorrerla in bici.
In effetti è dura, percorriamo parecchi punti a piedi, ma con abilità riusciamo a destreggiarci in alcuni passaggi su roccia sicuramente non alla portata di tutti.
Incontriamo due cordialissimi escursionisti a piedi. Lui è un atleta e corre delle granfondo in bici da corsa. Con la moglie gira per i monti. Entrambi ci fanno tanti complimenti, non si sarebbero mai aspettati di trovare dei biker "speciali" (per non dire pazzi) su un sentiero del genere.
Io rimango positivamente colpito dalle mie prestazioni in certi frangenti. Riesco a manovrare la mia biciona molto bene e vorrei che Dario mi dedicasse più scatti fotografici. Esibizionista che non sono altro.
Dario è effettivamente all'opera, con la sua Canon scatta fotografie a più non posso. Più di così non si può pretendere.
Arriviamo al Rif. Morelli dove una turista francese desidera fotografarci per avere un ricordo di questi "fou" che scendono in bici lungo un sentiero impossibile...
I gestori del rifugio sono due giovani alpinisti, molto simpatici, cordiali, disponibili. Mentre ci gustiamo qualcosa di dolce, io ne approfitto per ricaricare un po' le batterie della videocamera.
Vorremmo rimanere lì un po' più a lungo, ma ci manca ancora parecchia strada per arrivare al Rif. Questa e non si può indugiare. Wilmer lo sa ed è ansioso di ripartire.
Dal Morelli inizia una delle discese più belle del giro, dal mio punto di vista. Penso di non essermi mai divertito così tanto in sella alla mia 29er. Sentiero veloce, un po' scassato, non eccessivamente ripido, guidabile e godibile. Continui cambi di direzione, continua la ricerca della linea più pulita, lontano da pietrone mortali. Fatto sta che sono davanti a guidare il gruppo. Non vorrei essere di intralcio e lascerei passare volentieri Dario, Wilmer e Seby... ma in questo frangente sembra che non soffrano più di tanto il tappo Perse.
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Arriviamo alle Terme di Valdieri accaldati. Abituati all'alta quota, avvertiamo immediatamente che la temperatura a valle è decisamente superiore. Io e Dario optiamo per un bagno "nudist" nel torrente, ma l'acqua è decisamente gelida. Per cui la faccenda si fa molto rapida: una sciacquatina e via!
Poco dopo troviamo un Bar ristorante dove mangiare. Le nostre pance brontolano e reclamano. Approfittiamo della pausa per rifocillarci a sazietà. Per fortuna che non siamo stati avari con le ordinazioni, penseremo in seguito. Di energie ce ne servono in abbondanza.
La risalita lungo la valle Gesso, in direzione Rifugio Valasco non è una passeggiata come pensavamo. Il fondo è piuttosto dissestato e pur pedalandola tutta, accusiamo il colpo, soprattutto le nostre parti basse. Il culo per intenderci.
Io e Seby arriviamo al Rifugio Valasco, Reale Casa di Caccia di Vittorio Emauele II di Savoia, dove Dario e Wilmer, ci stanno aspettando da chissà quanti minuti...
La salita ora prosegue più ripida e in parecchi punti occorre spingere la bici in quanto la bella strada a volte è troppo dissestata per le nostre attuali forze... ovviamente Dario pedala qualcosa in più.
Splendida la vista sulla Valle Gesso, e rimaniamo di gesso non appena scorgiamo la strada costruita tanti anni fa, con l'utilizzo delle sole pietre, inerpicarsi sul monte, tornante dopo tornante, e poi gallerie, ponti... insomma una splendida opera d'ingegneria.
Ma dov'è il Rifugio? Non sarebbe dovuto essere lì, dietro l'angolo?
In effetti, dopo tanta salita, con la sera che avanzava, il Rifugio Questa non si faceva ancora vedere.
Ecco il perché di tutti quei complimenti, da parte degli escursionisti a piedi, durante la salita.
Ed ecco che l'attacco d'ansia si fa di nuovo sotto, cercando di farsi largo tra le mie mille emozioni. Ma non gliela darò vinta, cascasse il mondo!
Cerco gli sguardi dei miei amici:
Wilmer è davanti, sembra stanco, strano! Sicuramente è preoccupato.
Dario sta facendo foto, ma anche il suo volto non è sereno. Come mai? Spero vada tutto bene.
Seby ha la solita espressione. Tutto ok.
Io sono piuttosto tranquillo. Mi dico: poco importa se arriviamo un po' tardi, guarda qua attorno... che spettacolo!!! Laghetti ovunque, corsi d'acqua cristallina, verdi prati, rocce ricoperte di licheni, e questa incredibile strada che sembra un serpente. Ogni tanto spunta un camoscio. Che libertà!
Al Rifugio tiriamo tutti un sospiro di sollievo. È veramente un buco. La gente al suo interno è stretta, e l'aria è calda, dalla cucina giunge notizia che la cena è pronta.
Ci spogliamo velocemente degli abiti sudati, indossiamo le ciabatte e ci mettiamo a tavola. Che fame! Un simpatico signore Genovese tiene allegra la tavolata e Dario, con le labbra inaridite dal sole e dal vento non riesce a trattenersi: dopo l'ennesimo "belin" arriva la risata fatale.
Io, più degli altri, faccio la dieta, e dopo il piatto di pasta al pomodoro, un po' di purè e il budino al cioccolato non mi rimane altro da mangiare. Non mi sembra né il momento né il luogo adatto per avanzare richieste da vegetariano. Dopo un bicchierino del buon genepì, ci si prepara per andare a letto.
Io e Dario scendiamo fino al vicino lago per lavarci. L'acqua è cristallina, ed è praticamente ghiaccio liquido. Inebriante! Qualche urletto nel silenzio della montagna ci scappa. Che pazzi selvaggi che siamo. Sono orgoglioso di me stesso.
E l'impresa non è affatto finita: ora bisogna dormire.
E non sarà mica difficile dormire, dopo una giornata in mountain bike, penserete voi.
Si, ma provate a farlo in cima ad un letto a castello a tre piani, in bilico per di più.
Buona notte a tutti, domani è un altro giorno. Domani incontreremo altri BdB: Mauro, Gianfranco, e forse Gilbomorris. Non vediamo l'ora...
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