Avrei voluto aprire una nuova sezione dedicata all'arte Cubista (poesie, foto, racconti, ecc...) ma rischiavo il deferimento da parte del Kapo, sempre molto attento ad evitare il proliferare di inutili sottosezioni che nascono e muoiono docpo pochi post, quindi inserisco qui questa opera degna di Ungaretti che il venerabile The Teacher non si esimerà dal mettere a disposizione della classe di cubetti.
Dedicata a SKIN ragazzo che si sforza di apparire duro come i teutonici, ma dal cuore tipicamente italico.
Incontri
Quando inforco la mia bici mi trasformo. Mi dimentico tutte le cose brutte che succedono. Mi guardo intorno per contemplare un prato verde, una collina alberata, il sole che cala allorizzonte, gli animali che popolano la campagna: tutto è perfetto, e si muove allunisono con la natura .
La bici ha il potere di unire persone che non si conoscono: chi incroci spesso ti saluta; se ti vedono in difficoltà si fermano e ti chiedono se possono aiutarti. Andando in bici penso che cè ancora un futuro: quando vedo un padre che pedala con il suo piccolo anziché mettergli tra le mani un gameboy o la PSP mi viene da sorridere, proprio come sorride il bambino.
Oggi sulla ciclabile con ConCubina raggiungo un vecchio sulla sua bici. Lo avevamo incrociato tante altre volte, ammirando la sua forza di volontà. I capelli color argento ed il viso solcato mi dicono che luomo ha vissuto parecchie primavere, che pur tuttavia non gli impediscono di affrontare lamata pedalata. Allandata lo superiamo, come spesso facciamo con ConCubina, nonostante landatura super i 25 Kmh. La bici è una vecchia Di Bartolomei, come la buonanima di Agostino, giocatore della Roma degli anni 70/80. Come il proprietario, anche la bici dimostra una certa età: è sicuramente maggiorenne , forse over trenta. Mi giro e vedo che non può andare al nostro ritmo. Perché non gli ho parlato? Mi sento un peso in pancia: devo conoscere quelluomo e parlargli. Ecco la fine della pista. Ci si ferma per distendere i muscoli e bere qualcosa. Arriva lui ma a differenza delle altre persone, riprende quasi subito a pedalare in senso opposto. Si alza in piedi sui pedali e comincia a dondolare, come i ciclisti della TV. Osservo il suo abbigliamento: vecchi calzini a mezza gamba color azzurro che probabilmente usa anche per uscire alla domenica per andare a messa, pantaloncini larghi che ricordano quelli che usava Giuseppe Meazza quando le partite in TV non le davano ancora, giubbino color celestino che, quando fu comprato 15 anni prima era color blu scuro, e ha visto tante di quelle lavatrici da desiderare solo di essere buttato nella spazzatura. La bici è ben oliata e non cigola ma sono evidenti i segni della ruggine. Gli attacchi dei pedali non sono Shimano, ma semplici appendici di plastica che bloccano il piede nella punta a mo di calzare. La Di Bartolomei mi ricorda quelle vecchie signore che passeggiano per strada e trasmettono ancora bellezza nonostante letà perché hanno cura di se stesse.
Va la Di Bartolomei con lomino sopra a dondolare.
Guardo CunCubina e le chiedo se vuole ricominciare. Lei muove il capo in segno di assenso. Si è alzato un vento fastidioso che ci viene contro e rallenta la nostra corsa. Lo raggiungiamo e vedo nel suo viso lo sforzo di chi sta combattendo con la corazzata di Eolo quasi senza armi.
Lo voglio fare, lo devo fare. ConCubina mi precede, lo saluta e gli fa i complimenti di rito. Poi lo raggiungo io gli parlo come faccio con un vecchio amico. Mi dice di avere 82 anni, di essere vedovo e di avere una grande passione: la bicicletta. Se non piove e non cè troppo vento, lui pedala sempre. E bellissimo. Lui parla e non si ferma. Chi ci incrocia gli sorride e, con rispetto, lo saluta. Lui prosegue tranquillo, come se fosse abituato e quelle manifestazioni ossequiose. Sembra un re. Mi racconta della sua vita in bicicletta, di aver fatto in tre giorni da Roma alle Dolomiti durante la guerra per raggiungere lamata moglie. Io ascolto, rapito dalla sua voce, dalla sua semplicità, dai suoi sentimenti. Cè una salitella, lui si alza in piedi e forza il ritmo per darsi slancio, la supera e rallenta, come se volesse aspettarmi per raccontarmi qualcosaltro. Andiamo avanti così per una decina di Km, fino ad una transenna che per lui è il bivio. Mi fermo, scendo dalla bici e gli chiedo se posso stringergli la mano. Lui mi sorride e allunga il bracci in senso di amicizia.
Oggi ho conosciuto il Re della bici e mi inchino davanti a lui.