Belalp 17 Novembre 2012
È stata una giornata stupenda!
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Dopo un mese di stop per influenza, infortuni senza bici e altre sfighe, avevo una voglia esagerata di farmi una pedalata in montagna.
Per una settimana monitoro tutte le webcam del Vallese, Biellese, Ossola, Lago Maggiore e Como e controllo i miei soliti 8 siti meteo italiani e svizzeri.
In Vallese è il tempo sabato 17 sarà migliore e la situazione neve a Belalp è praticabile. (Nella time history della webcam di Belalp s'era anche intravisto un camioncino spargi-sale alle 12 di venerdì)
Ripasso il giro con googleearth, l'esposizione sud-est della salita e sud-sud-ovest della discesa è perfetta per la stagione. C'è il traverso in quota che probabilmente sarà innevato, quindi ci sarà da spingere un po' la bici, ma confido in una traccia battuta dai trekker, dato che l'itinerario è molto bello anche a piedi.
A Sergio scrivo che sarà pedalabile al 98%... correggo prudentemente con 95%.
[nella realtà ho spinto la bici per un totale di una quarantina di metri, quindi il 98% ci stava]
Lui si fida, ci sta. Si va. Viene anche un amico di D'amico.
Sabato mattina cominciamo l'impresa con la cosa più complicata della giornata sotto un cielo grigio, coperto: fare stare 3 bici, 3 persone e relative baracche, caschi e zaini DENTRO la Focus coupé (DoctorBikeMobile)! Ci stiamo!
Già in Ossola il cielo si sgombra da ogni nube.
Al Sempione la strada un po' gelata e l'abbondante neve, mette qualche dubbio nei miei compagni di viaggio.
Partiamo da Naters sotto un cielo azzurrissimo e un sole che scalda, tanto che senza guanti né maglia invernale non fa freddo. Incredibile!
Cominciamo la salita in nel paesino in cui spicca uno chalet con i balconi ancora grondanti di gerani.
Non c'è il ricco cromatismo ammirato un mese prima in Valle d'Anniviers, ma apprezziamo ugualmente l'intera gamma di variazioni di marrone, in contrasto con il blu del cielo, e le cime abbondantemente innevate.
Le betulle sono già spoglie, mentre querce e larici danno le ultime sfumature di bronzo.
Al primo tornante, prima foto... io. L'obiettivo della macchina fotografica di Sergio invece decide di incantarsi: "errore"... dannata... niente da fare non si riprenderà più. Nessuna foto con quella photocamera.
Le capre bi-color tipiche di Belalp sono già transumate, mentre alcuni piccoli greggi di pecore vallesi, col muso nero, rimangono sui pascoli a bassa quota.
La luce al mattino è davvero magica, senza una nuvola o velatura.
La salita è per lo più asfaltata, ma si può fare qualche taglio sulla vecchia mulattiera (che avevo scovato nella prima "spedizione"), dove le pendenze ripide sono ancora pedalabili.
La strada asfaltata presenta raramente delle rampe, per cui si sale comodamente tra pascoli e baite pacifiche. La linea della neve è esattamente sul confine tra bosco e alti prati. Esattamente dove passa il traverso in quota che dovremo percorrere.
Dall'altro versante a nord invece si vede quanta neve rimanga anche a quote ben più basse, Facendo apparire un 4000 anche il Monte Leone.
La temperatura percepita è gradevole, ma l'acqua ghiacciata di uno stagno ci palesa quanto intenso sia il freddo di notte. Il piccolo laghetto è di una nuova baita lussuosa al termine della strada asfaltata (con traffico pressoché assente); la successiva sterrata è chiusa al traffico.
Nel bosco di conifere si continua la salita con un ottimo fondo compatto, solo occasionalmente fangosino o ghiacciato, per lo più con pendenze amichevoli.
Quando si esce dal bosco, degli autobloccanti formano due strisce carrabili sulla sulla strada che improvvisamente s'impenna con pendenze davvero toste fino ad arrivare all'agglomerato di Belalp.
"Poi spiana". Pia illusione... o meglio, sì, dopo quelle rampe faticose, la strada diventa decisamente meno pendente, ma il fondo si presenta come una fanghiglia appiccicosa, che rende ogni pedalata uno sforzo durissimo.
Però la bellezza del panorama ci spinge avanti. Stupendo!
Che potenza queste montagne!
La strada finalmente diventa innevata e compattata, permettendo di pedalare con molta più agilità fino alla meta finale.
...la chiesetta a 2165m con un balcone fantastico sul poderoso ghiacciaio dell'Aletsch!
Certo che se al 17 Novembre non si muore di freddo a torso nudo a quasi 2200m... non so quanto durerà questo spettacolo... sicuramente poco.
Intanto godiamo di questo prezioso ed effimero panorama e di tutte le bellezze che la Natura possa offrire. E Grazie Bici. Grazie Freeride.
Manu fatica parecchio. Sergio è al limite pre-crampi. Anch'io sono provato da quel fango colloso. Il mio ginocchio fresco d'infortunio non gode. Ma siamo felicissimi.
Loro sono preoccupati di rischiare di non farcela a percorrere il traverso di un km nella neve, dopo i 2 km di paciugo in falsopiano per tornare a Belalp. Siamo già arrivati su più tardi del previsto a causa di questo fondo maligno. Però io sono fiducioso, avendolo già percorso l'anno scorso e avendolo studiato bene. Inoltre... qualunque sia la fatica da fare, la discesa di là è troppo bella per rinunciare senza tentare!
Dopo un panino ristoratore, sciogliamo le gambe e ci crogioliamo brevemente al sole. Il tempo scappa. Le giornate sono davvero corte e il sole non si alza di tanto al di sopra delle cime a sud.
Ripercorriamo a ritroso la strada innevata e pacioccosa, per imboccare il sentiero in lievissima salita che ci conduce all'alpeggio da cui inizierà la discesa.
Il versante orientale su cui si snoda è freddo e innevato, già in ombra, ma il transito di trekkers ha compattato a sufficienza una traccia per rendere ciclabile il sentiero per quasi la sua totalità.
Lo sguardo è incantato dall'incantevole panorama che spazia dai pascoli di Belalp, all'Aletsch, all'Eggishorn, al Riederfurka, al M. Leone, al gruppo del Fletschhorn, al gruppo del Dom, della Weissmies... e perfino la sagoma aguzza del Cervino si vedeva da Belalp!
E si riesce a pedalare davvero tanto! Nelle mie più rosee previsioni, pensavo che si potesse spingere agevolmente; pedalare era una pretesa utopica, invece...
(e con la 29er poi è particolarmente gradevole)
Arriviamo all'alpeggio di Nessel a 2000m verso le 15.30, col sole che scappa tra qualche velatura e illumina i crinali con lunghe ombre.
Ok, si parte. Inizia la giostra!
Della discesa ci sono poche immagini, perché Sergio aveva la
GoPro accesa. Quindi attendo il filmato!
La veloce mulattiera è un carillon di curvettine, tappeti di aghi di larice, radici e sassi affilati. Un godimento che spinge a mollare i
freni.
Manu buca, così approfittiamo per consultar la cartina e decidiamo di prendere un altro sentiero, mai fatto. Uhhhchebello!!!
lussuria scorrevole.
I colori del tramonto sono delicati, soffusi in basso e scintillanti sulle cime. Non c'è tempo da perdere.
Dopo un tratto su asfalto becchiamo un sentierino ciclabile ma poco agevole che costeggia un canale - bisse. Dopo un po' decidiamo di tagliare giù per pascoli, perché non si trova il sentiero che deve farci perdere quota, per intercettare la strada più in basso, così siamo costretti a scavalcare un paio di recinzioni (ma non ci vede nessuno) e quatti quatti arriviamo sulla strada sotto proprio dove saremmo dovuti sbucare col sentiero teorico. Boh.
Ci basta attraversare la strada per proseguire con la traccia "di progetto". La stradina sembra un vicolo cieco, ma Manu adocchia il sottile sentiero che prosegue poco sotto, oltre un cancellino.
Il singletrack è un halftrack, tanto è stretto. Attraversiamo diversi altri cancellini. A tratti il sentiero sembra abbandonato. Incrociamo innumerevoli bivi, ma sono quasi tutte deviazioni cieche e l'unica traccia da seguire è sempre quella che porta più in basso, anche se in quel labirinto ripidissimo è facile disorientarsi.
La maggioranza dei tornantini è talmente stretta che non c'è lo spazio fisico per fare un nosepress e più si scende e più le difficoltà aumentano. La stanchezza si fa sentire, ma soprattutto il buio incalzante toglie il tempo per riprovare qualche curva che si potrebbe fare in sella. Il sentiero è sempre più ripido ed esposto, fino ad arrivare ad un passaggio obbligato ancora più ostico: una scaletta angusta nella parete di roccia!
Ma va bene così, le difficoltà successivamente scemano e ormai siamo ad un passo dalla fine.
Dopo pochi minuti arriviamo alla DottorBikeMobile ed esausti, stipiamo i nostri mezzi in macchina, nella semi-oscurità.
Che avventura!
Che giornata spettacolare!
Grazie ragazzi!
Ottimi compagni di viaggio, consapevoli che quando si esplora, si rischia. Ma nel complesso è stata una gita fantastica, un regalo di fine stagione.
Un altra pagina epica si è incisa profondamente nella mia memoria.
Dopo una doccia, una bella cena, mi sono ficcato nel letto, beato come un bimbo, troppo felice per desiderare altro.
Ah, il freeride... che sublime pace e adrenalina che dà.
Ne avevo proprio bisogno.
(Ne ho sempre bisogno)