no. lussato tra secondo raggio carpale e falange... mi si era girato indietro lu dito.
Cerdo di aver rotto anche la falangetta dell'anulare sinistro.
Dove? scendendo dalle rocce di Bielmonte. Un'ora e mezza di cristi, con le
ruote che non giravano, nella neve marcia fin sopra al mozzo. Dov'era abbastanza ripido, ci si capottava in avanti, con bici bloccata nella neve. Dov'era poco pendente, si camminava sfondando in modo irregolare, per lo più fin sopra al ginocchio.
Fatica inumana. La bici, già di per sé non una piuma, aveva le ruote lenticolari, per la neve bagnata che si depositava tra i raggi. Sui copertoni uno strato solido raschiava sull'archetto della forca e nel carro, spesso bloccando le ruote (che già non giravano per il muro di neve dato dallo spessore del manto pesante).
Nella pineta, dentro alla cazzo, con le pastiglie ghiacciate che non frenavano, fuori da ogni traccia, sfondavo barriere di rami secchi ad ogni metro, in un labirinto di pini senza senso.
Finalmente sulla strada sotto... tornava impossibile stare in sella (fino a lì avevo percorso 20-25m in sella dall'alsfalto in giù). Qazzo. 25cm di neve marcia e parzialmente calpestata, facevano sbadare, perdere l'equilibrio, quindi alla fatica nell'avanzare si aggiungeva l'impossibilità nel tenere i piedi sui pedali per più di un metro.
La traccia calpestata era larga circa 30cm, e dopo un tratto in cui ci camminavo dentro, trascinando la bici a fianco (che si riempiva di neve passo a passo) nella "fresca" molle, ho invertito la posizione, preferendo sfondare con i piedi nella neve fradicia e spingere la bici nella traccia sconnessa.
Un'agonia. Pedalando, non mi ero mai accorto di quanto fossero grandi certe distanze.
Immaginatevi nella parte alta, dover alzare la bici di peso ogni 3-4 passi, sfondando tantissimo, bagnati fradicio, incazzati come un toro pieno di banderillas. Sarebbe stato molto meno faticoso portarla in spalla, risparmiando quei 5-7 kg di neve che si depositavano nelle ruote, sulle ruote, nel cambio, nel telaio, sulla forca... ma non sapendo cosa c'era sotto la neve, rischiavo molto di spezzarmi una caviglia, così ero costretto a trascinarla e alzarla e scrollarla ogni 3 metri.. per almeno 2 km... con una falange dolorante e un dito lussato.
Prima di Veglio, alla prima cascina (dove solitamente vado dritto, invece di girare a sx)
occhio che
è franato il muro di contenimento del pollaio,
proprio dietro la curva, sul sentiero.
Sono stato fastidiosamente titubante prima di scendere dalla scalinata ripida che entra in Veglio, forse per il male, o la stanchezza offuscante, o
freni impastati, o il tanto tempo da cui non vado in bici seriamente...
Arrivato a
Veglio esausto, trovo barricata da una rete arancione la partenza della
DH. Stanno costruendo una villetta. Merda. Allora mi faccio consigliare da un ragazzino da dove scendere per evitare la rete, e col buio incalzante, la stanchezza e nessuna traccia di bici precedente/recente, mi lancio giù per la DH con una certa prudenza.
Neanche un table sui saltini.
Avevo paura di trovare qualche tronco sulla pista. Ma tutto bene.
Occhio solo
al saltino di legno, prima delle chicane tra i grossi ceppi, perché ha un'asse rotta, divelta, quindi o si arriva veloci e la si olla, o è meglio essere parecchio prudenti.
Anche lavare la bici alle 8 di sera, ancora sudato marcio, con 0°C non è stato piacevolissimo.
E dire che fino alle 15, la giornata era stata piacevolissima. Sole spettacolare, si stava in maglietta a 1550m !!! non mi sono abbronzato quanto mio papà, però si stava proprio bene, con un panorama splendido... dalle alpi lombarde, alla Val Sessera, Dom, Weismies, Roccia Nera, Rosa, Mars, Mucrone... Monviso... e giù fino all'Appennino. Cielo terso, azzurrissimo. Mentre giù si vedeva l'orribile, nauseante nebbia sulla pianura sfigata.