Wade Simmons in azione
Il vento. Sento solo lui, quassù in alto sopra il mare, fra massi granitici e piante di rosmarino. L'aria profuma di macchia mediterranea. È primavera, le piante sono in fiore e il profumo è ancora più intenso del solito. L'aria tersa permette di vedere le cime innevate della Corsica, che sembrano a portata di mano, come se uno, nuotando, ci potesse arrivare in poche ore. Il mare blu è invitante. Dopo la sudata su per la salita ripida che porta al Masso alla Quata ci salterei dentro volentieri. Non fosse per la tempera nordica dell'acqua, dopo un inverno molto rigido su tutta l'area del Mediterraneo del nord.
La banda al completo, Sembola e Giampiero inclusi
Le mie due guide del luogo, Nicola e Giampiero, parlano fra di loro con marcato accento toscano, la regione dove è situata l'isola d'Elba. Questo è il mio primo giro in mountain bike sull'Elba, in attesa dell'arrivo di Wade Simmons, Richie Schley e il suo amico James, tutti e tre canadesi, e Mario Lenzen, tedesco, che ieri hanno perso l'ultimo traghetto che da Piombino porta all'isola e quindi arrivano con un giorno di ritardo. Credo comunque che mi avrebbero maledetto se li avessi portati quassù. Non per la discesa, ma per la malefica salita, la cui seconda parte presenta degli strappi molto faticosi che costringono a scendere di sella e a spingere la bici. Una volta giunti in cima comincia la parte divertente dell'itinerario, con un sentiero che si snoda in un bosco, facendo lo slalom fra gli onnipresenti massi granitici, con una pendenza tranquilla, mai ripido.
Wade e Richie fra muschi e granito
Il punto più bello, quello con la vista sul mare, segna l'inizio della parte più tecnica della discesa, dove il sentiero è diventato una specie di fosso a causa dell'erosione dell'acqua. Più tardi, dopo essere passati presso una sorgente gorgogliante, la discesa ritorna ad essere più fluida e tranquilla. È l'ora del mezzogiorno quando transitiamo presso il paese di S. Piero in Campo. A differenza dei paesi sul mare, questo è ancora intatto. Originale, per così dire. Un paio di vecchietti sono seduti all'ombra di un albero e se la raccontano, qualche bambino insegue un pallone nelle strade prive di traffico. Ovviamente la massima concentrazione di persone si trova presso il bar, seduta all'aperto a prendere un aperitivo prima di pranzo. E poi arriviamo noi, infangati e sudati, a scomporre questo ordine quotidiano. Per fortuna Giampiero conosce qualcuno e attacca bottone, spiegando da dove arriviamo e cosa abbiamo fatto. Nel frattempo io e Nicola ingurgitiamo una focaccia al prosciutto e formaggio, prosciughiamo una Coca Cola e ci rilassiamo godendoci la temperatura quasi estiva di questa giornata di fine aprile.
La lunga e impegnativa discesa di Pomonte
Il bello di trovarsi su un'isola è il poter usare la bici per salire sui monti e ridiscendere da questi arrivando in riva al mare. La montagna più alta dell'isola d'Elba è il Monte Capanne con i suoi 1017 metri di altitudine, irraggiungibile in bici, ma che sui fianchi offre dei percorsi epici. Proprio lì andiamo con la nostra variegata e internazionale comitiva, sempre guidati da Giampiero e Nicola. Partiamo dalla parte nord dell'isola, esattamente da Marciana. In piena tradizione canadese usiamo uno shuttle per arrivare fin lì, risparmiandoci così diversi metri di dislivello e chilometri. Da lì parte un calvario, nel senso stretto del termine: fino alla Madonna del Monte, infatti, seguiamo una via crucis. La casetta di fronte all'antica chiesa, cita una lapide, fu il posto in cui Napoleone, durante il suo esilio nel 1814, andava d'estate per scappare alla calura della costa. Da allora ai giorni nostri non è cambiato molto sui sentieri che circondano questo posto. L'onnipresente granito di questa zona dell'isola non permette grandi cambiamenti, né nella tracciatura né nella distruzione dei tracciati.
Mario Lenzen detto Turbolenzen
È così che cominciamo una cavalcata epica che ci porterà sul lato sud dell'isola. Il sentiero è un delirio di pietre e pietrone, superabili solo con la dovuta velocità. Manca la velocità, manca anche l'equilibrio e quindi ci si impianta. Un pezzo a spinta in salita ci dà un po' di tregua, prima di cominciare una discesa infinita verso Pomonte dove il sentiero diventa ancora più tecnico. Ai massi di granito, infatti, si aggiungono dei velenosi tornantini che, a causa della mancanza di velocità dovuta al fondo sconnesso, diventano delle vere e proprie scommesse: si vola di sotto o no? Ovviamente i nostri professionisti della mountain bike non hanno alcun problema a mettere le ruote nel posto giusto, mentre la parte del gruppo meno agile sulla bici - fotografo compreso - si ritrova a non capire come in certi punti si riesca a stare in sella.
A guardare questa foto sento il profumo della macchia mediterranea...
Il sole sta quasi tramontando nel mare quando vediamo Pomonte sotto di noi, la nostra meta. Il nostro sentiero taglia prima un crinale per sparire poi nell'ombra di un versante disposto verso est e dirigersi verso il mare. Il paese, al contrario, è ancora al sole quando lo raggiungiamo per goderci una meritata birra di missione compiuta.
Fin dai tempi degli Etruschi l'isola d'Elba è stata teatro di estrazioni minerarie di ferro, come il nome del paese più popoloso dell'isola, Portoferraio, può suggerire. Estrazioni che sono andate avanti fino al 1981, anno in cui anche l'ultima miniera fu chiusa. A cavallo delle due guerre mondiali erano addirittura presenti degli altiforni, poi distrutti da diversi bombardamenti che causarono anche molte morti di civili nel 1944. È proprio in una di queste miniere che ci porta Giampiero, più precisamente sul promontorio di Calamita, dietro all'antico borgo di Capoliveri. Da qui parte una strada sterrata perfettamente pianeggiante che si inoltra verso la parte più estrema del promontorio, con panorami mozzafiato sulla frastagliata costa sottostante.
Wade sa andare in bici.
Ma il bello viene dopo 5 chilometri di passeggiata: un sentiero scende verso il mare, attraversa successivamente una fascia di macchia mediterranea e si dirige verso i resti di una miniera: strutture arrugginite e fatiscenti sovrastano montagne di residui minerari, direttamente sul mare. Il posto perfetto per far divertire i nostri amici canadesi, che cominciano subito a trovare linee e salti da provare, in ogni variazione. È come portare dei bambini al parco giochi - fotografo compreso.
Richie Schley post-industriale
Nei giorni successivi rimaniamo stupefatti dal numero di percorsi presenti su questa relativamente piccola isola. Ignorati dalle masse di turisti che d'estate affollano le spiagge, i sentieri sono prevalentemente vecchi tracciati usati dai pastori in passato, quando il turismo non era la fonte di reddito principale per chi abitava qui. Una specie di tesoro nascosto a completa disposizione di chi si darà la briga di venire a scoprirlo.
Wade salta in mare?
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Info
Come arrivarci: in macchina fino a Piombino, da lì prendere il traghetto (tempo di navigazione 1 ora circa) per Portoferraio. Sito dei traghetti: www.traghetti-elba.it
Dove stare: Marina di Campo è il paese più centrale rispetto agli itinerari proposti. Maggiori info qui: www.virtualelba.it/elba/campo/index.htm
Itinerari GPS: http://itinerari.mtb-forum.it/countries/view/54
Cartografia: ALP Cartoguide nr. 7 "Isola d'Elba", 1:35000
Periodo migliore: marzo-maggio e settembre-novembre. In estate l'isola è piena di turisti e troppo calda.
Previsioni meteo: www.lamma.rete.toscana.it
Articolo pubblicato su MB Action di settembre 2009