E' lo stesso ragionamento che ho fatto anch'io, ma ripensandoci, mi sarebbe dispiaciuto non esserci.
Un caldo da star male, sudore, polvere, una dieta (per quel che mi riguarda) da suicidio, salite da massacrarsi e discesoni scossi che ringrazio sempre "S.ta
Rock Shox 426 dei miracoli" per aver pompato come un martello pneumatico sempre e comunque, incurante dell'animale che spingeva la bici.
E poi: torna dal turno (almeno per le squadre), spogliati, buttati in doccia (noi eravamo nella tendopoli dall'altra parte della strada rispetto a quella "classica", e andare alle docce era un pellegrinaggio), torna bagnato mentre passa una macchina che ti alza la polvere, fatti qualche ora di sonno, rivestiti, vai in zona cambio, aspetta il cambio, buttati nel calderone, monta i fanali, smonta i fanali, e via discorrendo, per "n" volte: non è roba per tutti.
Ma nonostante tutto questo, ho aspettato questi 3 giorni come si aspetta la manna dal cielo, o il bonifico del datore di lavoro, il sacrificio l'avevo già messo ampiamente in preventivo.
.......... ogni salita mi sembrasse un appuntamento col destino, mi sono veramente spremuto come un limone: una volta che ci sei ci sei, non puoi far finta; se parti, devi rientrare, ........