beh, diciamo che quella è una delle massime espressioni di un'iconografia sacro-religiosa, legata al cristianesimo (anche se per la verità io proprio in relazione a quella cosa sublime che hai postato ritengo che possano esserci diverse chiavi di lettura...ma questo è un altro discorso...).
il nostro movimento si muove su basi, si spirituali, ma assolutamente slegate da vincoli, vìcoli e veicoli religiosi...noi il sacro lo vediamo sempre nella nostra faggeta perchè lei è dentro di noi...
quindi anche l'adepto deve capire che cosa voglia dire "essere posseduti" da questa dimensione del sacro...è evidente che tale percezione rappresenta la sommità di un cammino lungo e travagliato che però può e deve essere simbolicamente richiamato attraverso la consumazione del rito al quale ho accennato.
si tratta fondamentalmente di una folgorazione archetipica indotta nel soggetto che si deve iniziare realizzata attraverso una possessione che inizialmente non può che non essere meramente "sensoriale".
la procedura, ripetuta ciclicamente, creereà nel soggetto iniziando una nuova consapevolezza di se stesso ed una nuova percezione della bellezza e della libertà.