Mattinata di MTB da ricordare per un pezzo.......
C'è tanto tanto da raccontare; presto o tardi tornerò con tutti i dettagli, tutte le foto e........
Pensando di essere solo, ma la prendo comoda: colazione prolungata con la brezza mattutina che mi soffia in fronte, caffé degustatato, caffé alla signora che ancora sonnecchia.
Parto con qualche minuto di ritardo rispetto alla tabella di marcia, non entro nemmeno in paese tanto al rendez-vous non mi aspetta nessuno, ed invece, appena 200 mt. dopo, noto la figura conosciuta di un biker che mi precede: Giuseppe si era presentato all'ora giusta, al posto giusto, senza però anticipare la sua presenza ed è così che, non trovando nessuno, si era incamminato pian-pianino.
Anche oggi si aspetta vento (scirocco: il migliore per fare Kite) ed anche oggi mi accompagnerà solo per la prima parte della mattinata.
Giochiamo a sorpassarci con un gruppo di stradisti e velocemente arriviamo a Serra Nanni: lì Giuseppe mi abbandona ed io proseguo con il programma esplorativo.
La partenza è la stessa di domenica scorsa, ma oggi, quella traccia nella spagnara, non me la lascio sfuggire. Appena oltrepassato il campo si sale ripido ed è qui che la mia
catena dimostra i primi segni di debolezza, saltando nei tratti più duri. Mi riprometto di darle una controllata al mio ritorno a casa e, magari, pure di ordinarne una nuova, visto che ormai la sua strada l'ha già percorsa.
Ed è così, che finito di salire, scendo placidamente nel
percorso alternativo e mi immetto sulla strada già conosciuta.
Provo nel senso inverso il bel sentiero che ho scoperto domenica scorsa e poi, appena rientrato sulla strada principale, mi appare quel single-track che tante volte avevo sfilato senza mai infilarmici: via! Si va!
Al primo strappo la catena salta ancora, rallento un pelo e poi ricomincio a spingere...... il rumore che ne scaturisce (scraaaaak!) non lascia presagire nulla di buono e, appena sceso per controllare ne ho la conferma: cambio posteriore piegato, catena spezzata, fortunatamente il forcellino ha retto.
Apro la sacca portattrezzi per prendere lo smagliacatena e sistemare il danno: camera d'aria, pezze, mastice, forcellino di ricambio, kit di pezze che si montano senza mastice, leva cacciagomma....... riprovo: camera d'aria, pezze, mastice, forcellino di ricambio, kit di pezze che si montano senza mastice, leva cacciagomma...... anche stavolta deve essermi sfuggito lo smagliacatena....... nooooooo! Non c'è! Devo sicuramente averlo peerso in una precedente occasione, quando mi sono fermato per sistemare una foratura (ormai i sentieri del centro Italia sono costellati di miei smagliacatena).
E adesso?
Cheffaccio?
Comincio a sistemare il cambio, cercando di raddrizzarlo, serro la vite che lo lega al telaio che si è un po' allentata, comincio a controllare la catena: la falsamaglia è irrimediabilmente distrutta: una parte è completamente piegata, nell'altra il cilindretto d'acciaio si è staccato dalla maglia. Forse con una morsa, un martello, un paio di pinze ed un po' di pazienza si riuscirebbe a sistemare ma....... non ho nulla di tutto questo!
Comincio a pensare a chi mi potrebbe venire a prendere in macchina, provo timoroso ad immaginarmi quanto dovrei spingere per tornare a casa; vabbé, tanto vale provare: un sasso per fare da martello, uno più grande da usare come piano di lavoro: martella, martellla, martellla, martella, piega, storci, raddrizza, mena, martella, martella, martella, mena, piega, storci, martella.
Boh........ si rimonteranno?
E così, come d'incanto, rimonto la falsamaglia, il cambio è ormai dritto, innensto il rampichino, ribalto la bici e provo a salire in sella: la prima pedalata è timorosa, la seconda titubante, la terza incerta, la quarta prudente, alla quinta sto già fischiettando lungo il single-track che se ne scorre placidamente tra gli alberi.
Il sentiero è splendido, il guasto riparato, la disavventura dimenticata.
Si scende su scalini naturali disegnati da pietre e radici, il sentiero si fa un pelo tecnico e proseguo tranquillo; forse un chilometro e mezzo dopo l'inizio del single, ecco che si rituffa nella brecciata...... bellissimo!
Proseguo.
La destinazione è Cavoleto, per completare la traccia già iniziata la settimana precedente; infilo il sentiero e lo percorro tranquillamente, nella mia testa questo tratto è da fare in salita e forse ci sarà un po' da sudare, magari con un breve tratto a spinta, ma i panorami sono splendidi, la carraia ampia, il fondo sufficientemente compatto.
Arrivo alla mia meta poco dopo, scatto qualche foto e proseguo.
Scendo tra i campi e risalgo ripidamente, spingo.
Questa parte non andrà nella traccia che vi proporrò, ma sono qua e tanto vale provarla.
Arrivo di nuovo sulla brecciata e continuo a salire.
Poco dopo un paio di incroci, che imbocco a fiuto, ed è così che mi ritrovo su uno splandido pianoro, arredato con un'improbabile scultura, da dove se ne parte una tranquilla, pianeggiante ed ombreggiata carraia.
Sono in brodo di giuggiole, oggi tutti i sentieri che provo sono splendidi.....
Ritorno sulla strada principale e ricomincio a scendere; la giornata è stata proficua e potrei pure pensare di tornarmene verso casa.
Ma quell'insegna che indica quel toponimo così inconsueto mi attira a se' ed è così che continuo l'esplorazione.
Scendo tra i campi, poi il percorso si fa più intenso, tra i sassi, scendo più decisamente e........ salgo, dura, molto dura la salita, il fondo però è buono e c'è pure qualche tratto all'ombra; salgo, sudo, molto, il percorso è splendido, la salita durissima ma pedalabile; comincio a capire dove mi porterà: sì, deve arrivare proprio lì: in quell'incrocio che spesso, scendendo dalla parte opposta mi ha incuriosito, tralasciando però ogni tentativo di percorrerlo.
Ed è proprio lì che arrivo, incredibilmente appagato e soddisfatto di una delle mattinate esplorative più belle da molti mesi a questa parte.
Mangio la banana, bevo, mi fermo un paio di minuti sotto un'ombra e riparto, per tornare soddisfatto a casa, lungo percorsi ormai più che conosciuti.
Duecento metri dopo mi blocco.
La vocina si ripresenta dicendomi "sinistra, sinistra, sinistra"; ma io devo andare a destra, lo so bene, non è proprio il caso di fare altre esplorazioni, oggi.
Aggangio i pedali e m dirigo deciso a destra........ sinistra! Ed ecco che la MTB, si mette di nuovo a decidere da sola la direzione ed io null'altro posso fare che non starmene ben attaccato alle manopole.
Sono quasi contento quando mi accorgo che la carraia finisce in un campo...... "tié!" penso tra me e me "ora si torna indietro"; ed invece nel campo son ben tracciate due tracce parallele che mi obbligano a seguirle, impossibilitato a tornarmene indietro.
Ed il campo finisce, e le due linee diventano una sola, ma sempre ben nitida in mezzo ad una vegetazione sempre più incolta, sempre più alta.
Ed ecco che inizia uno dei più belli e lunghi single-trail che io abbia mai scovato sulle nostre colline.
Prima scende placidamente, zigzagando tra querciole e acacie, poi si fa a tratti più tecnico, con passaggi degni di nota, qualche brevissimo strappetto e giù di nuovo a capofitto verso il fondovalle.
Fatico a capire la mia direzione: di certo non sto andando dove ero precedentemente diretto ma il sentiero continua ben definito e forse non devo preoccuparmi troppo di pensare a dove sto andando: lo capirò dopo.
Dop un tratto particolarmente ripido, che affronto in fuori-sella, sento il robo di motori che mi si fa incontro; accosto e lascio il passo ad una, due, tre moto da enduro.
Il primo si ferma, spegne il motore e mi dice, in tono scherzoso: "aaaah, anche VOI fate i NOSTRI sentieri!"; ""ma solo per caso", gli rispondo, ci fermiamo un attimo a chiacchierare poi ci salutiamo quando riaccendono i motori; il primo parte ed incuriosito lo seguo con lo sguardo, quasi incredulo che lui farà in salita quel tratto così ripido che ho appena fatto in discesa. "Dai gas!" urla agli altri e scompare tra la vegetazione; il secondo lo segue, la gomma posteriore slitta, la moto si impenna, ed il motociclista viene sbalzato all'indietro, la moto gli ricade a poca distanza. "Lo sapevo che andava a finire così" dice sconsolato il terzo; "se ce lui c'è sempre da preoccuparsi" dice riferito al primo; "tanto lui è campione italiano"....... e scende dalla moto per andare ad aiutare l'amico capottato.
Li saluto tutti e tre e riparto; qualche minuto dopo sentirò di nuovo il rombo delle moto a testimonianza che sono riusciti a ripratire, tutti e tre.
Il sentiero di lì a poco finisce, credo che il sorrso mi sfiori le orecchie, ancora adesso non ho parole per desrivere la sorpresa che ho avuto a trovare un sentiero del genere. Riparto pedalando tranquillamente e scendendo per uno splendido tunnel sotto gli alberi verso Macerata.
Sono in ritardo ma ne è valsa veramente la pena.
Arriverò a casa con oltre sessanta chilometri percorsi e forse 1500 metri di dislivello.
Pedalo tranquillo ma deciso verso una meritata doccia fresca ed uno splendido piatto di pastasciutta.
Sono ormai sulla Faggiola e nulla mi può distrarre, nulla mi può bloccare.
Sguardo dritto di fronte ma...... la coda dell'occhio vede quel sentiero, in mezzo a quel campo, che porta verso quel boschetto...........