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Domenica mattina, mi sveglia mia moglie: "non volevi andare in bici oggi? sono già le 9". Esco dalla fase REM di soprassalto, com'è possibile, le 9? Avevo puntato la sveglia alle 7 ma evidentemente qualcosa non ha funzionato.. Il cellulare è completamente scarico, maledizione a questi cavetti cinesi! E io che volevo fare un bel giro "all day long" arrivando a toccare qualche cima già innevata... non è ancora tempo di ripiegare sui sentieri a bassa quota. Mi deprimo, rischio la modalità "larva sul divano". Dopo un'ora di lenta colazione e autocommiserazione prendo la decisione: basta, vado lo stesso!
Decido di salire sul Carega, la più alpina delle montagne visibili da casa. La quota neve sarà verso i 1900 m, e la cima è posta a 2259 m. Sulla cima del Carega sono salito più volte ma mai con la neve e mai da nord in bici. Penso che mi piacerebbe arrivarci oggi ma in caso di difficoltà nevose e/o luminose potrei optare per la sempre bella cima Levante e scendere dal sentiero 114, a me ancora inedito.
Ore 11.30 sono a Ronchi, se avessi avuto più tempo sarei partito da Ala e avrei fatto la salita pedalabile, ma sono già in ritardo nel ritardo. Ho stimato in 6 ottimistiche ore e 1700 ottimistici metri di dislivello il giro lungo. Da Ronchi inizio a pedalare su asfalto verso la frazione di Motori e poi su strada forestale verso "la sbarra" a quota 1000 m. Ho fatto poco più di 300 m di dislivello e so che i tratti pedalabili sono già pressoché conclusi. Salgo ora su sentiero che conosco bene, avendolo già percorso più volte in mtb (in discesa!) e a piedi. Sono circa 700 m di puro portage con qualche simbolica pedalata. A metà vedo le streghe..
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Arriva il momento di decidere se proseguire per il giro lungo verso Cima Carega o "ripiegare" verso Cima Levante, la Val di Gatto e il sentiero 114 per Ronchi.
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Ovviamente proseguo, ma poco dopo finisce la pacchia pedalabile.
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Dalla Capanna Sinel in poi la neve si sfalda, le ruote affondano, impossibile procedere in sella, tocca farsela a spinta. Peccato perché sarebbe un tratto molto pedalabile che invece risulta molto lungo e faticoso così. Meno male che i panorami aiutano il morale.
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Sono ormai le 15.30, questo tratto mi ha fatto perdere parecchio tempo, prevedo di arrivare in cima per le 16 e allora avrò ancora poco più di un'ora di luce. Gli ultimi sforzi, il rifugio Fraccaroli e la cima Carega sono ormai nel mirino.
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In breve conquisto la cima, in bici e con la neve. Soddisfazione. Un escursionista sorpreso mi fa: "ca**o sei, Superman?".
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Scendo dalla cima ancora con la bici in spalla e la poso all'altezza del rifugio Fraccaroli con la consapevolezza che da qui in avanti sarà una goduria. Si parte!!!
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Il sole sta calando e decido di affrettarmi per passare al buio meno tempo possibile. Visualizzo i tornanti innevati fino a Bocchetta Mosca
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La prima parte della discesa è in ombra, e il calpestìo dei pedoni ha creato una sorta di single track che tiene tutto sommato bene
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La neve termina poco prima del rifugio Scalorbi. Qui inebriato dall'epicità del giro decido di prendere il sentiero che scende al rifugio Revolto passando dai prati di Malga Campobrun. Dopo un veloce tratto erboso, il sentiero diventa tecnico ed esposto e, vista la stanchezza, devo procedere con la massima attenzione. Peccato che per arrivare al rifugio Revolto ci sia una risalita brutale in portage e poi ancora salita fino al passo Pertica. Risalgo la forestale piacevolmente sorpreso dal fatto di pedalare, e non portare, la bici. Pochi minuti dopo le 17 sono al passo, è ormai il crepuscolo, mi attrezzo di luci e inforco la discesa per la Val dei Ronchi, anche questa piuttosto tecnica. Arrivato nel bosco devo dare piena potenza alle luci
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La discesa scorre veloce, il morale è alto, sto concludendo un giro memorabile ed ecco che la concentrazione cala, così come me stesso rovinosamente in un tratto senza particolari difficoltà a parte i 10 cm di infide foglie. Gli ultimi km fino a Motori sono interminabili, mi trascino dolorante e ora percepisco anche la stanchezza e la fame. Il Garmin segna oltre 2000 m di dislivello e il sentiero anziché scendere riprende a salire in un infinito incubo boscoso. Alla fine arrivo a Ronchi dopo 2100 m di dislivello, dei quali non più di 700 pedalati, in soli 25 km.