Bike sulla Ponale necessarie al turismo (ma và? Ditelo a Miori ndr)
Per il Comitato Cis è meglio portare a casa il recupero «pedonale»
RIVA. Il grido dallarme degli albergatori sulle prospettive di utilizzo del «sentiero» Ponale, che nel giro di qualche mese dovrebbe tornare percorribile, sta sollevando reazioni contrastanti nella platea di futuri possibili fruitori. Da una parte il Comitato Giacomo Cis, dallaltra il mondo più strettamente legato al bike ed alle ricadute turistiche del fenomeno delle due ruote: sullo sfondo la certezza ormai acquisita che non arriverà mai lok ufficiale al transito delle biciclette verso la val di Ledro.
Ma anche la consapevolezza che il turismo rivano, ed altogardesano in genere, non più in grado di reggersi solo sul lago, è debitore duna porzione non indifferente dei suoi successi proprio allo sport: surf (in calo), arrampicata sportiva ed, appunto, mountain bike. Il che porta a concludere che la chiusura della vecchia Ponale alle due ruote, provocherebbe contraccolpi pesanti. Davanti a questo scenario, la scelta del Comitato Giacomo Cis, è quella duna specie di linea morbida, allitaliana. Lasciamo che la provincia completi il «sentiero», poco più dun metro di larghezza fra due tomi di terra, lo apra al transito pedonale, esponendo ben in vista il divieto assoluto di utilizzo ciclistico, destinato più che ad impedire fisicamente il passaggio, a scaricare qualunque responsabilità nelleventualità che, una volta o laltra, qualche sasso precipiti dalla montagna sulla testa di chi transita a suo rischio e pericolo (esattamente come accade per i sentieri di montagna). La posizione dellaltro fronte è rissunta bene da Ugo Perini, conosciutissimo titolare dun negozio di bike a san Giorgio, secondo il quale è inaccettabile lequivoco in base al quale nessuno vedrà mai i bikers pedalare a frotte sulla ex Ponale. «Si sa benissimo che quella strada è essenziale per alimentare il turismo della Busa, come i numerosi sentieri che lassessore Miori pretenderebbe di chiudere. Se i divieti fossero fatti rispettare sul serio, sarebbe una mazzata per leconomia. Ma non è ammissibile che i politici si nascondano dietro un dito per non assumersi responsabilità. Visto che non si può rinunciare alla dotazione di infrastrutture, occorre che si trovi la strada della chiarezza. Meglio lasciar stare tutto piuttosto che spendere barche di soldi per opere che non abbiano un fine autentico, dichiarato, chiaro». Lesatto contrario di quanto sostiene il comitato, consapevole che la provincia non ha mai parlato dun percorso ciclabile, sempre ufficialmente escluso, ma disposto ad accettare laccomodamento.
Tratto dal Corriere delle alpi
Per il Comitato Cis è meglio portare a casa il recupero «pedonale»
RIVA. Il grido dallarme degli albergatori sulle prospettive di utilizzo del «sentiero» Ponale, che nel giro di qualche mese dovrebbe tornare percorribile, sta sollevando reazioni contrastanti nella platea di futuri possibili fruitori. Da una parte il Comitato Giacomo Cis, dallaltra il mondo più strettamente legato al bike ed alle ricadute turistiche del fenomeno delle due ruote: sullo sfondo la certezza ormai acquisita che non arriverà mai lok ufficiale al transito delle biciclette verso la val di Ledro.
Ma anche la consapevolezza che il turismo rivano, ed altogardesano in genere, non più in grado di reggersi solo sul lago, è debitore duna porzione non indifferente dei suoi successi proprio allo sport: surf (in calo), arrampicata sportiva ed, appunto, mountain bike. Il che porta a concludere che la chiusura della vecchia Ponale alle due ruote, provocherebbe contraccolpi pesanti. Davanti a questo scenario, la scelta del Comitato Giacomo Cis, è quella duna specie di linea morbida, allitaliana. Lasciamo che la provincia completi il «sentiero», poco più dun metro di larghezza fra due tomi di terra, lo apra al transito pedonale, esponendo ben in vista il divieto assoluto di utilizzo ciclistico, destinato più che ad impedire fisicamente il passaggio, a scaricare qualunque responsabilità nelleventualità che, una volta o laltra, qualche sasso precipiti dalla montagna sulla testa di chi transita a suo rischio e pericolo (esattamente come accade per i sentieri di montagna). La posizione dellaltro fronte è rissunta bene da Ugo Perini, conosciutissimo titolare dun negozio di bike a san Giorgio, secondo il quale è inaccettabile lequivoco in base al quale nessuno vedrà mai i bikers pedalare a frotte sulla ex Ponale. «Si sa benissimo che quella strada è essenziale per alimentare il turismo della Busa, come i numerosi sentieri che lassessore Miori pretenderebbe di chiudere. Se i divieti fossero fatti rispettare sul serio, sarebbe una mazzata per leconomia. Ma non è ammissibile che i politici si nascondano dietro un dito per non assumersi responsabilità. Visto che non si può rinunciare alla dotazione di infrastrutture, occorre che si trovi la strada della chiarezza. Meglio lasciar stare tutto piuttosto che spendere barche di soldi per opere che non abbiano un fine autentico, dichiarato, chiaro». Lesatto contrario di quanto sostiene il comitato, consapevole che la provincia non ha mai parlato dun percorso ciclabile, sempre ufficialmente escluso, ma disposto ad accettare laccomodamento.
Tratto dal Corriere delle alpi