Strada del Ponale: bugie e silenzi

  • Orbea lancia la nuova Rise, la sua ebike leggera che ha fatto discutere tantissimo i nostri lettori. Io e Stefano abbiamo avuto modo di provarla in anteprima a Terlago, da oggi la potete toccare con mano al Bike Festival di Riva del Garda.
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marco

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Bike sulla Ponale necessarie al turismo (ma và? Ditelo a Miori ndr)

Per il Comitato Cis è meglio portare a casa il recupero «pedonale»

RIVA. Il grido d’allarme degli albergatori sulle prospettive di utilizzo del «sentiero» Ponale, che nel giro di qualche mese dovrebbe tornare percorribile, sta sollevando reazioni contrastanti nella platea di futuri possibili fruitori. Da una parte il Comitato Giacomo Cis, dall’altra il mondo più strettamente legato al bike ed alle ricadute turistiche del fenomeno delle due ruote: sullo sfondo la certezza ormai acquisita che non arriverà mai l’ok ufficiale al transito delle biciclette verso la val di Ledro.
Ma anche la consapevolezza che il turismo rivano, ed altogardesano in genere, non più in grado di reggersi solo sul lago, è debitore d’una porzione non indifferente dei suoi successi proprio allo sport: surf (in calo), arrampicata sportiva ed, appunto, mountain bike. Il che porta a concludere che la chiusura della vecchia Ponale alle due ruote, provocherebbe contraccolpi pesanti. Davanti a questo scenario, la scelta del Comitato Giacomo Cis, è quella d’una specie di linea morbida, all’italiana. Lasciamo che la provincia completi il «sentiero», poco più d’un metro di larghezza fra due tomi di terra, lo apra al transito pedonale, esponendo ben in vista il divieto assoluto di utilizzo ciclistico, destinato più che ad impedire fisicamente il passaggio, a scaricare qualunque responsabilità nell’eventualità che, una volta o l’altra, qualche sasso precipiti dalla montagna sulla testa di chi transita a suo rischio e pericolo (esattamente come accade per i sentieri di montagna). La posizione dell’altro fronte è rissunta bene da Ugo Perini, conosciutissimo titolare d’un negozio di bike a san Giorgio, secondo il quale è inaccettabile l’equivoco in base al quale nessuno vedrà mai i bikers pedalare a frotte sulla ex Ponale. «Si sa benissimo che quella strada è essenziale per alimentare il turismo della Busa, come i numerosi sentieri che l’assessore Miori pretenderebbe di chiudere. Se i divieti fossero fatti rispettare sul serio, sarebbe una mazzata per l’economia. Ma non è ammissibile che i politici si nascondano dietro un dito per non assumersi responsabilità. Visto che non si può rinunciare alla dotazione di infrastrutture, occorre che si trovi la strada della chiarezza. Meglio lasciar stare tutto piuttosto che spendere barche di soldi per opere che non abbiano un fine autentico, dichiarato, chiaro». L’esatto contrario di quanto sostiene il comitato, consapevole che la provincia non ha mai parlato d’un percorso ciclabile, sempre ufficialmente escluso, ma disposto ad accettare l’accomodamento.

Tratto dal Corriere delle alpi
 

marco

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questo era l'articolo precedente:

Ponale solo a piedi? Allarme bikers

La larghezza del «sentiero» non consente il transito alle bici

RIVA. Le modalità del ripristino della vecchia statale del Ponale declassata a percorso pedonale, stanno destando qualche preoccupazione negli ambienti degli albergatori rivani, visto che prende corpo l’ipotesi che il transito in bicicletta sulla panoramicissima strada alla fine risulterà impossibile. La sede in cui E.B. (che è fin troppo facile tradurre in Enzo Bassetti) prende posizione è il mensile dell’Unione. Un post scriptum ad un articolo su di una recente polemica con la rivista Bike (organizzatrice del efestival di maggio) a proposito della chiusura dei sentieri, segnala la necessità di chiarezza anche a proposito della Ponale. «Anche in questo caso, si legge, l’ambiguità è stata totale. Si apre, non si apre, è solo per chi va a piedi, no anche per le biciclette. In verità ad oggi non si sa esattamente se e quando aprirà. Fra l’altro preoccupa l’intervento di ripristino, in gran parte fatto ma che ha ristretto la carreggiata di un bel po’ facendola scorrere fra due tomi di terra. Questo farebbe capire che di biciclette non se ne parla. Siete mai stati sulla Ponale a contare quanta gente vi transitava? Ve li immaginate i gruppi che scendono sulla metà della sezione stradale di prima e che incontrano le decine di biciclette che salgono?». Se una cosa è certa è che sul «sentiero» che sta nascendo, due bici, una che scende e l’altra che sale, non passano. Dunque è fasulla l’ipotesi d’una restituzione al transito dei bikers. D’altro canto mai nessuno, a cominciare da Iva Berasi, ha parlato di bici: tutti limitandosi, semmai, a non smentire (ma nemmeno confermare) gli entusiasmi del Comitato Cis per il quale la possibilità di tornare a pedalare verso Molina non è mai stata messa in dubbio. Di qui i soliti interrogativi: che senso ha spendere carrette di milioni per un transito solo pedonale? se un sasso deve cadere, che differenza fa che lo incassi un pedone o un ciclista? Di certo il contraccolpo a livello europeo sul mondo del bike sarebbe fortissimo: direttamente proporzionale all’attesa creata lungo gli anni in cui è durata la battgalia per la riapertura che sembrava ormai vinta. «Vogliamo farci del male? e facciamocelo» conclude Bassetti sconsolato annunciando una mobilitazione di albergatori, negozianti, meccanici, sportivi sulla paventata prospettiva d’un sentiero pedonale.
 

marco

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qualcuno sul garda si muove:

Ugo Perini sollecita da parte dei politici il chiarimento atteso dagli sportivi, locali e non

Bike: basta chiacchiere, servono regole


RIVA. Ugo Perini allarga il dibattito su bike e sentieri oltre lo spunto contingente della vecchia Ponale, sollecitato anche dalle recentissime prese di posizione dell’assessore Miori e della Sat centrale. Partendo dalla constatazione elementare del volume di turismo indotto dalla pratica delle due ruote, Perini chiede regole e non chiacchiere. Data l’impossibilità di rinunciare alle legioni di pedalatori per motivi economici, l’unica cosa da fare è chiarire una volta per sempre quali siano i percorsi transitabili e quali debbano restare rigorosamente pedonali: coinvolgendo in una programmazione le amministrazioni comunali interessate (non è molto che lo stesso sentiero era percorribile nella porzione di Drena ma chiuso per il tratto arcense) e quella serie di realtà locali che risultano disponibili anche ad affrontare il problema della manutenzione (da non scaricare sulla Sat per finalità che non le competono). Il tutto tenendo presente che la forestale è tenuta a vigilare sui divieti di transito che fossero istituiti ed a contravvenzionare eventuali trasgressori (come accade in Brione nella zona classificata a biotopo). Problema che i politici devono risolvere, senza criminalizzare il settore ed assumendosi, in nome del turismo, le proprie responsabilità.
 

marco

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si prosegue con la saga delle chiacchiere trentine:

Nuova Ponale: il Comitato Cis rinfresca la memoria su un documento della Provincia che non «escludeva» i ciclisti

«Divieti per le bici? Folli, ma inesistenti»

Solo tirati per il collo (dal chiasso?) i gestori potrebbero pensarci


RIVA. Nuova Ponale: recupero cicloturistico di una strada che negli anni di gloria era frequentata quotidianamente da centinaia di bikers o bluff all’italiana? La domanda - venuta prepotentemente alla ribalta negli ultimi giorni, allorchè le prime immagini dei lavori in corso hanno mostrato una «pista» larga poco più di un metro e quindi decisamente inadatta all’incrocio di due biciclette - ha avuto una prima parziale risposta dal sindaco Paolo Matteotti, che ha assicurato che (pur con tutte le cautele del caso: prima fra tutte la prudenza di chi la userà) la nuova Ponale non sarà riservata solo ai pedoni.
Ora, sullo stesso tema e con analogo taglio «tranquillizzante», interviene anche il Comitato Cis, che del grande intervento di recupero eseguito dalla Provincia è stato il principale sostenitore. A giudizio del comitato non c’è nulla che vieta, dal punto di vista giuridico e non solo del buon senso, l’apertura del nuovo sentiero anche alle biciclette.
«La ridda di notizie, anche contemporaneamente contrarie, apparse in questi giorni sui giornali locali - scrive il Comitato Cis - non sono state di giovamento alla causa che perseguiamo ormai da 5 anni: e cioè la restituzione ai legittimi fruitori di quel pezzo di mondo irripetibilmente bello che è la Ponale. Anzi, tutto ciò, a nostro modestissimo avviso, va nella direzione deprecabile cui accennava Enzo Bassetti, quella del”facciamoci male”. Infatti a meno che i nostri politici, ovviamente meglio introdotti di noi nei Palazzi della politica trentina, non siano al corrente di strane manovre ancora sconosciute ai più, noi del Comitato siamo rimasti agli ultimi atti ufficiali che la Pat ha formalizzato quasi due anni or sono, quando è stato deciso di dare inizio ai lavori. Il documento approvato dall’esecutivo trentino su proposta dell’asessore Berasi, al punto uno, precisava che”verrà predisposto un sentiero alpino mediante interventi di rinaturalizzazione e l’iscrizione del tracciato nell’elenco previsto dalla LP 15.3.1993, n.8 (ordinamento dei rifugi alpini, bivacchi, sentieri e vie ferrate), quale sentiero alpino, ovvero sentiero alpino attrezzato”.
A nostro avviso ciò non significa l’automatica esclusione delle biciclette dal tracciato, o per contro la perdita dello status di sentiero, dal momento che il comma 2 dell’art.22 della Lp 8/93 recita testualmente: Il servizio competente in materia di turismo individua, anche su motivata proposta dei Comuni interessati, del servizio competente in materia di foreste ovvero dei soggetti di cui all’articolo 24, comma 4, tra i sentieri di cui all’articolo 19, quelli su cui è vietata la circolazione con l’asilio di mezzi meccanici. Il divieto sui percorsi così indviduati deve essere indicato mediante apposita segnaletica. Pertanto fino a che tale divieto non viene espresso con motivata delibera esso non esiste e la Ponale ad oggi rientra tra i sentieri non interessati da tale divieto. E’ vero che la Pat in occasione della consegna del sentiero all’ente gestore potrebbe prescrivere autonomamente tale obbligo, ma non ci risulta che una tale ipotesi costituisca la prassi e soprattutto siamo convinti di aver a che fare con persone intelligenti, le quali, sempre che non vi siano tirate per il collo, non hanno alcun interesse a prendere, autonomamente, iniziative che il buon senso comune non può che definire folli.
A noi piace credere di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo posti: mettere fine alla lenta agonia della Ponale, restituendola seppur con tutti i limiti che l’innegabile sottodimensionamento del sentiero potrà portare, ad un luminoso futuro. Il passo successivo sarà il recpero e la valorizzazione della Tagliata, splendido esempio di architettura di guerra, che per noi e altre diecmila persone, costituiva gioco forza il secondo, ma non ultimo obiettivo».
 

Max

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Se la dovessero realizzare con queste caratteristiche possono fermarsi a 500 mt dopo la galleria e fare una terrazza sul lago per i pensionati. Che senso avrebbe risistemarla fino al ponale per poi vietarla ai bikers, mi piacerebbe vedere quanti a piedi si metterebbero in cammino fino a Pregassina.

Ma a Riva e ad Arco cosa fumano :-| durante i consigli comunali. Forse una pianta strana che cresce lungo i sentieri, quindi non vogliono che nessun biker distrugga le coltivazioni :smile:
 

windmillking

Biker ciceronis
marco ha scritto:
Bike sulla Ponale necessarie al turismo (ma và? Ditelo a Miori ndr)

Per il Comitato Cis è meglio portare a casa il recupero «pedonale»

RIVA. Il grido d’allarme degli albergatori sulle prospettive di utilizzo del «sentiero» Ponale, che nel giro di qualche mese dovrebbe tornare percorribile, sta sollevando reazioni contrastanti nella platea di futuri possibili fruitori. Da una parte il Comitato Giacomo Cis, dall’altra il mondo più strettamente legato al bike ed alle ricadute turistiche del fenomeno delle due ruote: sullo sfondo la certezza ormai acquisita che non arriverà mai l’ok ufficiale al transito delle biciclette verso la val di Ledro.
Ma anche la consapevolezza che il turismo rivano, ed altogardesano in genere, non più in grado di reggersi solo sul lago, è debitore d’una porzione non indifferente dei suoi successi proprio allo sport: surf (in calo), arrampicata sportiva ed, appunto, mountain bike. Il che porta a concludere che la chiusura della vecchia Ponale alle due ruote, provocherebbe contraccolpi pesanti. Davanti a questo scenario, la scelta del Comitato Giacomo Cis, è quella d’una specie di linea morbida, all’italiana. Lasciamo che la provincia completi il «sentiero», poco più d’un metro di larghezza fra due tomi di terra, lo apra al transito pedonale, esponendo ben in vista il divieto assoluto di utilizzo ciclistico, destinato più che ad impedire fisicamente il passaggio, a scaricare qualunque responsabilità nell’eventualità che, una volta o l’altra, qualche sasso precipiti dalla montagna sulla testa di chi transita a suo rischio e pericolo (esattamente come accade per i sentieri di montagna). La posizione dell’altro fronte è rissunta bene da Ugo Perini, conosciutissimo titolare d’un negozio di bike a san Giorgio, secondo il quale è inaccettabile l’equivoco in base al quale nessuno vedrà mai i bikers pedalare a frotte sulla ex Ponale. «Si sa benissimo che quella strada è essenziale per alimentare il turismo della Busa, come i numerosi sentieri che l’assessore Miori pretenderebbe di chiudere. Se i divieti fossero fatti rispettare sul serio, sarebbe una mazzata per l’economia. Ma non è ammissibile che i politici si nascondano dietro un dito per non assumersi responsabilità. Visto che non si può rinunciare alla dotazione di infrastrutture, occorre che si trovi la strada della chiarezza. Meglio lasciar stare tutto piuttosto che spendere barche di soldi per opere che non abbiano un fine autentico, dichiarato, chiaro». L’esatto contrario di quanto sostiene il comitato, consapevole che la provincia non ha mai parlato d’un percorso ciclabile, sempre ufficialmente escluso, ma disposto ad accettare l’accomodamento.

Tratto dal Corriere delle alpi

Io suggerisco di mandare la traduzione al direttore della rivista Bike, che dopo essere stati invitati alla conferenza di Arco dai nostri amici, mi sembra abbiano avuto notizie rassicuranti per quanto riguarda la riapertura della strada al transito delle bici, come appena pubblicato sul numero di febbraio.

Credo che ricevere la traduzione gli farà molto piacere e aiutera Bike a capire come stanno le cose ... altre 40000 voci sapranno la verità

marco
 

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windmillking ha scritto:
Io suggerisco di mandare la traduzione al direttore della rivista Bike, che dopo essere stati invitati alla conferenza di Arco dai nostri amici, mi sembra abbiano avuto notizie rassicuranti per quanto riguarda la riapertura della strada al transito delle bici, come appena pubblicato sul numero di febbraio.

Credo che ricevere la traduzione gli farà molto piacere e aiutera Bike a capire come stanno le cose ... altre 40000 voci sapranno la verità

marco

già fatto, loro hanno una traduttrice. Non sono 40.000 ma più del doppio.

Non so se i polituncoli e i comitati vari dell'alto garda siano stupidi o di più, ma una gestione del patrimonio turistico così scellerata potrebbe essere tranquillamente un oggetto di una tesi di laurea per descrivere cosa NON si deve fare.
 

marco

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Max ha scritto:
ma se si aspettano da Bike una rettifica sul caso Arco già da questo mese.

http://www.gardaqui.com/ita/news/Details.asp?PK_WebSite=2&PK_News=339


Sarebbe ora che l'APT ed i comuni interessati prendessero una posizione univoca e coerente su queste problematiche. Mi sembra che stiano ballando nel manico.

Come organizzare il Bike festival e poi multare i bikers perchè sono troppi.

nessuna rettifica, bike magazin ha semplicemente descritto la situazione dopo l'incontro con miori, sottolineando come la lobby dei pedoni influenzi la politica. E non ci saranno rettifiche future, anche perchè cosa c'è da rettificare? Raccontare le bugie di arco e riva ai lettori? Conosco Josh (il caporedattore di bike) piuttosto bene: non è uno che cala le braghe solo perchè i polituncoli dell'alto garda gridano.
 

dexter

Biker dantescus
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Prov. Mo
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ci mancava questa d’una specie di linea morbida, all’italiana per terminare degnamente l'ennesima storia della bike in alto garda.

schifussss!

Io capisco che le bike non le vogliano se il passaggio è stretto ma mettere un cartello per non avere responabilita per eventuali massi caduti mi disorienta....e se invece il masso si sbaglia e colpisce uno a piedi che accade? tutto ok??

Cmq quando hanno ventilato che l'avrebbero messa a pagamento speravo proprio che almeno cosi qualcosa si sarebbe smosso..meglio pagare che non avere alternativa alle gallerie!
 

windmillking

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marco ha scritto:
già fatto, loro hanno una traduttrice. Non sono 40.000 ma più del doppio.

Non so se i polituncoli e i comitati vari dell'alto garda siano stupidi o di più, ma una gestione del patrimonio turistico così scellerata potrebbe essere tranquillamente un oggetto di una tesi di laurea per descrivere cosa NON si deve fare.

Direi che è una classica figura di M.... all'Italiana.

Sono anche sempre più convinto che l'unica cosa che potrà far cambiare idea ai politicanti miopi sarà la reazione degli operatori turistici che pagano il loro stipendio con i soldi dei turisti-biker ...

E se è vero che è un peccato perdere la possibilità di pedalare sull'alto garda, noi abbiamo la fortuna di abitare in una nazione che ci offre altre infinite possibilità ... se nell'alto garda non ci vogliono, non ci meritano (ne noi ne i nostri dinè).
Ci sono migliaia di kilometri di strade che ci aspettano inluoghi dove le amministrazioni comunali non paranoiche ci aspettano ...

marco
 

Max

Biker ultra
2/11/02
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Se il passaggio è stretto sarà sufficente un cartello di moderare la velocità, così si ottiene una pacifica convivenza con chi transita a piedi. Non penso che nessun biker voglia lanciarsi in folli discese su questa strada, ma quello che conta è il poter avere lo sbocco al Ledro e al Tramalzo senza passare dalla galleria ( vietata alle bici).
Qualcuno però si deve ricordare che questa via dopo la frana era stata colonizzata dai bikers ( e da pochissimi escursionisti se non per i primi metri ) che non hanno mai chiesto spese faraoniche x la manutenzione e già allora passavano sotto la loro responsabilità; e che questa via ha fatto amplificare il fenomeno mtb a Riva.
Comunque ho letto che stanno tentando di ottenere x la strada la tutela dell'unesco, quindi molto probabilmente sarài vincolata da divieti molto ferrei.
 

fudos

Biker tremendus
15/11/03
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A ME NON SEMBRA CHE I LOCALI TACCIONO CARO MARCO ANZI SUI GIORNALI CI SONO GIA GROSSI PAROLONI DEI BIKERS LOCALI
INFORMATI, ANZI QUESTO POSSO ASSICURALO IO ...... :-x :-x :-x
PERCHè NON CI CONSORZIAMO TUTTI, E FONDIAMO ANCHE NOI UN PARTITO, CHE NE DITE PER CONTRASTARE I DIVIETI COME è SUCCESSO AD ARCO ??
 

Max

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fudos ha scritto:
A ME NON SEMBRA CHE I LOCALI TACCIONO CARO MARCO ANZI SUI GIORNALI CI SONO GIA GROSSI PAROLONI DEI BIKERS LOCALI

E cosa dicono, riesci a postare i paroloni.


Per farci sentire dovremmo trovarci in un discreto gruppo quindi pedalare compatti sul sentiero del ponale per vedere cosa intendono fare i vigilantes.
Ho letto da qualche parte che questo tipo di protesta sia molto in voga in certi ambienti ambientalisti tedeschi.

:voxpopul:
 

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