ma i sentimenti non nascono grazie alla lettura di qualche codicillo...nascono dalla frequentazione, dalla condivisione e dalla sensibilità del singolo...una bestia (non intesa come appartenente al mondo animale) rimane una bestia...e siccome fatti non fummo a viver come bruti..occorre, cioè occorrerebbe, che fosse la nostra stessa volontà di documentarci e il nostro stesso buonsenso a dirci cosa sia bene e cosa sia male...
D'altro canto e fuor da ogni polemica risulta evidente che le bucce del pomodoro e del mandarino non arrecano danni particolari all'ecosistema, però è vero che da un punto di vista meramente estetico chi passa due ore dopo che le stesse sono state abbandonate ne può trarre una visione di degrado e sporcizia.
Caro Enrico... senza stare a rinvangare le disquisizioni ottocentesche e post belliche sulle teorie della conservazione che ti saranno arcinote, sottolineo due cose che il tuo intervento evidenzia con sottile sagacia:
1) l'uomo modifica la montagna (o meglio gli ecosistemi) sin dalla preistoria, è pacifico che se si fossero applicate talune teorie conservazioniste tout-court alla preistoria ligure (per fare un esempio attinente) non avremmo avuto le incisioni rupestri della valle delle meraviglie ed altre fantastiche testimonianze storiche (che oggi sono valore culutrale riconosciuto) e di lì fino ai giorni nostri la molteplicità di fantastici paesetti arroccati sulle alture sopra il mare.... modificare un ambiente non significa per forza distruggerlo, dovrebbe, deve significare utilizzarlo nel rispetto di un utilizzo consapevole e sostenibile (includo tutto, dalla quantità di legna tagliata alle eventuali nuove volumetrie edilizie ricavate al modo di guidare sui sentieri). Tale concetto, spesso annullato dalla cultura consumistica, era invece proprio delle società tradizionali e di tutti quei popoli che dalla natura traevano direttamente il loro sostentamento (nessun pescatore avrebbe stra-pescato un anno per rimanere senza nulla il successivo)...l'autoregolamentazione, quindi, è un percorso culturale del singolo non una realtà da imporsi con principi elaborati da una qualche commissione di saggi.
2) come per certi borghi alpini la sensibilità degli abitanti e la disponibilità di risorse edilizie strettamente territoriali ha consentito una simbiosi perfetta tra costruito e naturale...lo stesso tipo di equilibrio discreto, silenzioso e, in fin dei conti umile, dovrebbe essere cercato nella prestazione sportiva, specialmente quando essa finisce recensita e pubblicata. Le relazioni che si scrivono dovrebbero quindi essere più che un resoconto di metri, svolte e capacità tecniche... un invito a visitare, a conoscere, a scoprire...perchè è dalla conoscenza che proviene l'istinto di conservare ciò che abbiamo imparato a capire e (forse) ad amare.