Ho acquistato lultima full suspended di casa Scott, senza mai averla vista dal vero, né provata.
Così, diciamo sulla fiducia!
E anche vero che non si tratta chiaramente del primo prodotto acquistato dalla premiata ditta, bensì lultimo di una lunga serie stratificata nel corso degli anni.
Oggi, quindi, ho voluto iniziare lapproccio con loriginale interpretazione della biammortizzata 29er di casa Scott, una mtb poliedrica accreditata di 100mm di escursione su ambo le ruote.
La prima uscita doveva giustamente risultare propedeutica ai futuri e ben più severi test ai quali vorrò sottoporla, e per loccasione ho voluto destinare quale sede di primo collaudo un tracciato scorrevole, veloce e pedalabile, non privo, però, di tratti severamente sconnessi e qualche single track di non particolare difficoltà tecnica.
Prima di tutto occorre una precisazione importante: dimenticate completamente ciò che è stata la precedente versione della Spark.
In primis poiché dellantenata non esisteva una versione 29er, ma soprattutto in ragione della rinnovata indole del mezzo in questione che, dismessi i severi abiti da teutonico cancellierato che la caratterizzavano in precedenza, ha indossato le vesti leggere della full facile, divertente e quasi gravity oriented!
Ma andiamo per gradi.
Il sistema proprietario di casa Scott (Twinloc) atto al governo simultaneo della forcella (R.S. Sid) e dellammortizzatore posteriore (DT Swiss Nude2), permette di variare assai rapidamente lescursione del carro posteriore ed agire contemporaneamente sul registro di compressione della forcella.
E funge davvero alla grande!
Tre le posizioni:Full Travel Mode, Traction Mode e Lock-out Mode
Se dovessimo fare un paragone nel campo dellarredamento, passare dalla modalità Lock-out a quella Full Travel, paleserebbe le medesime differenze che il posare le delicate terga su una sedia Thonet o una poltrona Frau!!!
Con gli ammortizzatori bloccati la bici assume le sembianze di una vera rigida, ed il comodissimo carro posteriore si trasforma in quello di una granitica bici da corsa, ostentando la benché minima e micrometrica oscillazione.
Parimenti, lutilizzo della piena escursione su ambo gli assi risulta quasi ridondante, o quantomeno, da riservarsi alle discese più sconnesse ed assassine!
Ma, come spesso accade -in medio stat virtus!- ed anche in questo caso, regola ed eccezione convoleranno a giuste nozze!
La Traction Mode, risulta davvero il giusto compromesso in una pletora quasi infinita di situazioni, mantenendo circa 70mm di escursione al posteriore ed una piena escursione, abbondantemente personalizzabile, allanteriore.
Ritorniamo comunque alloggetto del nostro topic: la prova della bici. (laddove occorresse, sarò ben felice di esaudire ogni chiarimento e dettaglio tecnico)
Allinizio del mio tracciato ideale avevo previsto uno sterrato assai veloce, tra carrarecce poderali con fondo ghiaioso misto a tratti assai ruvidi, ovvero selciato di pietra annegata nellumido terriccio.
Premetto che in un breve tratto in salita di strada bitumata ho sperimentato il blocco totale del Twinloc, rimanendo davvero basito per la totale e ferma compostezza del carro: ben più rigido di quello della mia Scale 29er!
Non appena giunto in prossimità dello sterrato la voglia di provare la massima escursione è tantissima, e, ad una lieve pressione del comando Twinloc, il carro e la forcella si liberano di colpo dalle ganasce idrauliche che le imbrigliavano, iniziando a lavorare allegramente.
La forcella, già conosciuta e prevedibile, mi conferma la propria buona indole, ma è il carro a stupirmi: filtra tutto, ogni cosa che passa sotto la ruota viene letteralmente spianato, sia che si tratti di grandi o piccole asperità del terreno!
Giunto in prossimità del tratto più sconnesso, che abitualmente percorro fuori sella per non devastare le mie povere vertebre e per migliorare il controllo, decido di spingere a fondo sullinfernale selciato di pietre irregolari che pare disegnato da un fachiro alticcio, e qui, debbo ammetterlo, mi arrendo allo stupore!
La bici vola sopra tutto senza perdere velocità, regalandomi giusto un lieve massaggio alla prostata
ed una sensazione di sicurezza senza pari. Rapito dallinusuale performance, inizio quindi a sperimentare le modalità concesse dal Twinloc, e dopo una decina di kilometri realizzo che, salvo sconnessioni smodate, la Traction Mode è praticamente sufficiente nellottanta per cento delle circostanze.
A questo punto, però, simpone un quesito: ma a che diamine serve, allora, disporre di tanta grazia?
Serve, serve, eccome se serve poiché laddove la sconnessione è feroce o la velocità aumenta, la piena escursione è una grande garanzia di stabilità e comfort, contribuendo efficacemente ad allontanare lo stress della conduzione ed i suoi inevitabili postumi.
Nei single track, in verità, la bici sembra offrire il meglio di se: agile, finanche agilissima, risulta estremamente facile ed intuitiva nella conduzione, piroettando senza esitazioni nello stretto a patto di mantenere attivata la media escursione al posteriore. In difetto, ovverosia in modalità Full Travel, la bici si impigrisce parecchio, perdendo anche molta precisione allo sterzo, ma risulta comunque godibilissima in ragione della stupefacente capacità di filtrare i tipici ostacoli delloff road.
Lammortizzatore DTSwiss Nude2 perde, rispetto la precedente versione, lantiestetico serbatoio addizionale, e si avvantaggia di una più ampia curva di compressione, concedendo grande progressività pur nella lineare dolcezza del suo funzionamento.
Controllando lo-ring di riferimento mi sono accorto di non avere mai sfruttato la piena escursione, evitando così perniciosi fondo corsa.
Il gruppo SRAM XX (ho solo provveduto a sostituire la guarnitura originale XX 26/39 con una più versatile XO 24/38 dotata di bash)ha fatto il suo sporco lavoro, garantendo cambiate veloci e senza esitazioni.
Non amo particolarmente limpianto frenante Avid che ho trovato in primo montaggio (Avid XX World Cup Carbon), ma ladozione di un rotore da 180mm allanteriore mi ha fatto ricredere sulla bontà dello stesso.
Degna di lode, sicuramente, la bellissima piega Ritchey Carbon Wcs shape flat da 68cm, comodissima ed adeguata alle peculiarità di questa mtb, nonché lottima sella sempre firmata dal baffutissimo Tom (Wcs Streem titanium).
Per la prima volta in vita mia, posso dire di aver sperimentato una seduta quasi comoda, anche se, come in ogni mia bici, presto sarà sostituita dallimmarcescibile Slr di Selle Italia.
In ultimo, ma non per ultimo, lunica vera nota stonata di questo idilliaco quadretto riguarda purtroppo le ruote di primo montaggio: le famigerate Dt Swiss XR RS29! (in verità articolo non presente nel catalogo DT Swiss, ma prodotte appositamente dalla multinazionale svizzera per i modelli Scale e Spark).
Pur avendo già approntato una coppia di ruote custom race oriented, dotate degli inevitabili cerchi ZTR Crest e mozzi American Classic (e con i quali la bicicletta riesce a spuntare linvidiabile peso complessivo di 9,8kg tondi), ho voluto condurre il primo di una lunga serie di test con le ruote di serie, previa conversione in tubeless con yellow tape A.C., valvole dedicate e lattice Geax Pit Stop.
Oltre ad elevare il valore ponderale della bici sopra i 10,5 kg, le suddette ruote risultano ovviamente poco propense ai rilanci e lente nel prendere giri, pur conservando unottima rigidità, vie più laterale.
In conclusione, quantomeno per quanto attiene questo primo spot, la Spark 29er si avvalora del titolo quale giocattolo assoluto, capace di assecondare anche i più reconditi desiderata dogni biker.
Il viandante che oggi fosse transitato per le ventilate lande tortonesi ed avesse scorto gli ultimi sguardi miei sfuggenti, avrebbe di sottecchi replicato, con un sorriso a trentaquattro denti!
To be continued...
Così, diciamo sulla fiducia!
E anche vero che non si tratta chiaramente del primo prodotto acquistato dalla premiata ditta, bensì lultimo di una lunga serie stratificata nel corso degli anni.
Oggi, quindi, ho voluto iniziare lapproccio con loriginale interpretazione della biammortizzata 29er di casa Scott, una mtb poliedrica accreditata di 100mm di escursione su ambo le ruote.
La prima uscita doveva giustamente risultare propedeutica ai futuri e ben più severi test ai quali vorrò sottoporla, e per loccasione ho voluto destinare quale sede di primo collaudo un tracciato scorrevole, veloce e pedalabile, non privo, però, di tratti severamente sconnessi e qualche single track di non particolare difficoltà tecnica.
Prima di tutto occorre una precisazione importante: dimenticate completamente ciò che è stata la precedente versione della Spark.
In primis poiché dellantenata non esisteva una versione 29er, ma soprattutto in ragione della rinnovata indole del mezzo in questione che, dismessi i severi abiti da teutonico cancellierato che la caratterizzavano in precedenza, ha indossato le vesti leggere della full facile, divertente e quasi gravity oriented!
Ma andiamo per gradi.
Il sistema proprietario di casa Scott (Twinloc) atto al governo simultaneo della forcella (R.S. Sid) e dellammortizzatore posteriore (DT Swiss Nude2), permette di variare assai rapidamente lescursione del carro posteriore ed agire contemporaneamente sul registro di compressione della forcella.
E funge davvero alla grande!
Tre le posizioni:Full Travel Mode, Traction Mode e Lock-out Mode
Se dovessimo fare un paragone nel campo dellarredamento, passare dalla modalità Lock-out a quella Full Travel, paleserebbe le medesime differenze che il posare le delicate terga su una sedia Thonet o una poltrona Frau!!!
Con gli ammortizzatori bloccati la bici assume le sembianze di una vera rigida, ed il comodissimo carro posteriore si trasforma in quello di una granitica bici da corsa, ostentando la benché minima e micrometrica oscillazione.
Parimenti, lutilizzo della piena escursione su ambo gli assi risulta quasi ridondante, o quantomeno, da riservarsi alle discese più sconnesse ed assassine!
Ma, come spesso accade -in medio stat virtus!- ed anche in questo caso, regola ed eccezione convoleranno a giuste nozze!
La Traction Mode, risulta davvero il giusto compromesso in una pletora quasi infinita di situazioni, mantenendo circa 70mm di escursione al posteriore ed una piena escursione, abbondantemente personalizzabile, allanteriore.
Ritorniamo comunque alloggetto del nostro topic: la prova della bici. (laddove occorresse, sarò ben felice di esaudire ogni chiarimento e dettaglio tecnico)
Allinizio del mio tracciato ideale avevo previsto uno sterrato assai veloce, tra carrarecce poderali con fondo ghiaioso misto a tratti assai ruvidi, ovvero selciato di pietra annegata nellumido terriccio.
Premetto che in un breve tratto in salita di strada bitumata ho sperimentato il blocco totale del Twinloc, rimanendo davvero basito per la totale e ferma compostezza del carro: ben più rigido di quello della mia Scale 29er!
Non appena giunto in prossimità dello sterrato la voglia di provare la massima escursione è tantissima, e, ad una lieve pressione del comando Twinloc, il carro e la forcella si liberano di colpo dalle ganasce idrauliche che le imbrigliavano, iniziando a lavorare allegramente.
La forcella, già conosciuta e prevedibile, mi conferma la propria buona indole, ma è il carro a stupirmi: filtra tutto, ogni cosa che passa sotto la ruota viene letteralmente spianato, sia che si tratti di grandi o piccole asperità del terreno!
Giunto in prossimità del tratto più sconnesso, che abitualmente percorro fuori sella per non devastare le mie povere vertebre e per migliorare il controllo, decido di spingere a fondo sullinfernale selciato di pietre irregolari che pare disegnato da un fachiro alticcio, e qui, debbo ammetterlo, mi arrendo allo stupore!
La bici vola sopra tutto senza perdere velocità, regalandomi giusto un lieve massaggio alla prostata
A questo punto, però, simpone un quesito: ma a che diamine serve, allora, disporre di tanta grazia?
Serve, serve, eccome se serve poiché laddove la sconnessione è feroce o la velocità aumenta, la piena escursione è una grande garanzia di stabilità e comfort, contribuendo efficacemente ad allontanare lo stress della conduzione ed i suoi inevitabili postumi.
Nei single track, in verità, la bici sembra offrire il meglio di se: agile, finanche agilissima, risulta estremamente facile ed intuitiva nella conduzione, piroettando senza esitazioni nello stretto a patto di mantenere attivata la media escursione al posteriore. In difetto, ovverosia in modalità Full Travel, la bici si impigrisce parecchio, perdendo anche molta precisione allo sterzo, ma risulta comunque godibilissima in ragione della stupefacente capacità di filtrare i tipici ostacoli delloff road.
Lammortizzatore DTSwiss Nude2 perde, rispetto la precedente versione, lantiestetico serbatoio addizionale, e si avvantaggia di una più ampia curva di compressione, concedendo grande progressività pur nella lineare dolcezza del suo funzionamento.
Controllando lo-ring di riferimento mi sono accorto di non avere mai sfruttato la piena escursione, evitando così perniciosi fondo corsa.
Il gruppo SRAM XX (ho solo provveduto a sostituire la guarnitura originale XX 26/39 con una più versatile XO 24/38 dotata di bash)ha fatto il suo sporco lavoro, garantendo cambiate veloci e senza esitazioni.
Non amo particolarmente limpianto frenante Avid che ho trovato in primo montaggio (Avid XX World Cup Carbon), ma ladozione di un rotore da 180mm allanteriore mi ha fatto ricredere sulla bontà dello stesso.
Degna di lode, sicuramente, la bellissima piega Ritchey Carbon Wcs shape flat da 68cm, comodissima ed adeguata alle peculiarità di questa mtb, nonché lottima sella sempre firmata dal baffutissimo Tom (Wcs Streem titanium).
Per la prima volta in vita mia, posso dire di aver sperimentato una seduta quasi comoda, anche se, come in ogni mia bici, presto sarà sostituita dallimmarcescibile Slr di Selle Italia.
In ultimo, ma non per ultimo, lunica vera nota stonata di questo idilliaco quadretto riguarda purtroppo le ruote di primo montaggio: le famigerate Dt Swiss XR RS29! (in verità articolo non presente nel catalogo DT Swiss, ma prodotte appositamente dalla multinazionale svizzera per i modelli Scale e Spark).
Pur avendo già approntato una coppia di ruote custom race oriented, dotate degli inevitabili cerchi ZTR Crest e mozzi American Classic (e con i quali la bicicletta riesce a spuntare linvidiabile peso complessivo di 9,8kg tondi), ho voluto condurre il primo di una lunga serie di test con le ruote di serie, previa conversione in tubeless con yellow tape A.C., valvole dedicate e lattice Geax Pit Stop.
Oltre ad elevare il valore ponderale della bici sopra i 10,5 kg, le suddette ruote risultano ovviamente poco propense ai rilanci e lente nel prendere giri, pur conservando unottima rigidità, vie più laterale.
In conclusione, quantomeno per quanto attiene questo primo spot, la Spark 29er si avvalora del titolo quale giocattolo assoluto, capace di assecondare anche i più reconditi desiderata dogni biker.
Il viandante che oggi fosse transitato per le ventilate lande tortonesi ed avesse scorto gli ultimi sguardi miei sfuggenti, avrebbe di sottecchi replicato, con un sorriso a trentaquattro denti!
To be continued...