Che dire, ieri sera, dopo più di vent'anni che non salivo una paretina di nessun tipo, mi sono trovato ad arrampicare nuovamente. Sono stati vent'anni passati a scappare dalla paura di cadere, del vuoto. Mi sono sognato per anni di precipitare, dopo una disavventura alpinistica capitatami in gioventù. Avevo accantonato tutto, basta pareti, basta verticale. Pensavo di averci messo una pietra sopra, definitivamente, pur continuando ad andare per monti. Però qualcosa cambia in noi, constantemente. E certi spettri tornano a farti visita ogni tanto. Complice un corso di arrampicata seguito da mia figlia più grande, il suo entusiasmo, i suoi ottimi piazzamenti in un paio di gare di free climbing, complice la molesta influenza di Mauro "pedalopoco", ho deciso di affrontarla e sconfiggerla questa paura del vuoto. La prima battaglia è stata vinta, niente di eclatante, un po' di paretine artificiali da sei metri, ne ho salite parecchie, ci ho preso gusto: verticali, strapiombanti, con i muscoli delle braccia che urlavano e le mani doloranti. Ma sono dolori buoni, positivi, i muscoli che tornano a muoversi come si deve. Un paio di voli per lo sfinimento e alla fine due pinte di birra per celebrare degnamente. E adesso aspettando qualche bella giornata per uscire in ambiente e tagliare la testa alle mie vecchie fobìe, continuerò a salire e ad allenarmi. Mi sento rinato.