Ridiventare normali

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
5.305
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Questi giorni non ho tanta voglia di andare in bici.
I motivi essenziali credo che siano due: il freddo e la recente scomparsa di mio padre.
Con il primo motivo ero abituato a farci i conti, con il secondo non proprio.
Una differenza fondamentale è che non basta coprirsi di più.
Non entrerò nel merito della faccenda, ci sto facendo i conti, e lavoro parecchio sulla storia di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Però questi giorni il mio aspetto ludico faticava proprio ad uscire, nonostante tutto, un po’ come quando ti accendi una sigaretta per rilassarti un attimo in un mare di casini ma poi hai così tanti casini che la spegni prima e ti alzi per andare incontro a quegli stessi casini.
Insomma non avevo voglia di divertirmi.
Il 25 mattina, però, complice una bella giornata e 3 ore libere da pandori e parenti, mi faccio forza ed esco.
Naturalmente mi sono divertito, anche se il giro era quello di sempre quando non ho tanto tempo ed un orario di rientro obbligato.
Ve ne parlo perché a un certo punto, rientrando, sono passato sotto il palazzo dove abita mia madre, una sorta di sorveglianza a distanza, anche se non serve sostanzialmente a una minchia.
Lì però ho incontrato una mia vecchia amica dell’infanzia che, infagottata in un grosso cappotto, con due figli al seguito, marito, panettoni e regali, ho riconosciuto a fatica.
Lei naturalmente mi ha riconosciuto ancora più a fatica, il nostro vestito da supereroi metropolitani è sempre un po’ spiazzante, ma comunque ci siamo fermati a parlare un attimo.
Durante la breve conversazione, naturalmente scontata ma spero sincera, lei mi ha chiesto se sarei venuto a pranzo da mia madre.
“Sì”, le ho risposto, “vado a casa, ridivento normale e torno qui da mamma!”
Ci siamo salutati e ho ripreso la via di casa.
Il mio ritorno in bici è per forza di cose parecchio asfaltato, il 25 mattina c’era il deserto e così mi sono messo a pensare.
Ridiventare normale, che buffa espressione!
Eppure era così, da lì a un paio d’ore mi sarei trovato nello stesso identico posto (sotto casa di mia madre), ma scendendo dalla macchina, con abiti umani, pacchetti, regali e moglie.
Quello stesso posto da dove arrivavo con una mtb infangata e zompettando marciapiedi come un ragazzino.
Io non ce l’ho con i normali, sia chiaro.
Anzi, in un mondo dove ci si sforza di essere diversi solo per apparire, con il risultato che il diverso che ti trovi davanti è quasi sicuramente un pìrla più che un anticonformista, sono un fan della normalità.
La normalità oggi paga poco, non si adatta al consumismo né si adatta ad una società di urlatori, e così viene spesso svilita al rango di mediocrità.
Io me ne frego, e non mi vergogno di essere normale.
Però, quel ridiventare normale rimane divertente.
Significa che comunque c’è ancora spazio in me per un po’ di sana incoscienza e di voglia di spensieratezza.
Significa che se è vero che non mi sforzo di essere diverso, è pur vero che non me ne vergogno.
E significa pure che si può vivere in maniera decente in modo normale se la normalità è la tua normalità.
La vita ci toglie le cose belle, non puoi far altro che starci.
Però la vita ti da anche un sacco di opportunità, e sta a te sfruttarle.
Mi sa che torno a pedalare.
Grazie per l’attenzione.
Claudio
 

kikhit

Biker incredibilis
9/12/03
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Occam Lt, Alma
;-) passare da una identità all'altra è un 'gioco' che facciamo normalmente...ci sono interessanti teorie sociali di tipo 'teatrale', che intendono la società come una scena o, meglio, come molte scene, sulle quali noi agiamo indossando di volta in volta maschere/identità differenti...non ce n'è una di base, che funga da strato solido sul quale applicare altre maschere, bensì proprio il 'noi' è costruito con delle maschere...e non c'è nulla di male in ciò...basta riconoscere che tutto ciò è appunto una 'costruzione', senza dare definitività e pesantezza e, ogni tanto, levandosi tutto e mettendosi a nudo.
ed il concetto di vita 'normale' potrebbe solo riferirsi a quella maschera che noi siamo più 'abituati' (habitus....abitudine, costume....concetto fondamentale nelle teorie dell'identità..) a vivere... ;-)

ps: un abbraccio per la recente perdita..
 

Clab04

Biker grossissimus
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;-) passare da una identità all'altra è un 'gioco' che facciamo normalmente...ci sono interessanti teorie sociali di tipo 'teatrale', che intendono la società come una scena o, meglio, come molte scene, sulle quali noi agiamo indossando di volta in volta maschere/identità differenti...non ce n'è una di base, che funga da strato solido sul quale applicare altre maschere, bensì proprio il 'noi' è costruito con delle maschere...e non c'è nulla di male in ciò...basta riconoscere che tutto ciò è appunto una 'costruzione', senza dare definitività e pesantezza e, ogni tanto, levandosi tutto e mettendosi a nudo.
ed il concetto di vita 'normale' potrebbe solo riferirsi a quella maschera che noi siamo più 'abituati' (habitus....abitudine, costume....concetto fondamentale nelle teorie dell'identità..) a vivere... ;-)

ps: un abbraccio per la recente perdita..
Interessantissima riflessione, anzi interessantissima teoria in generale, sono profondamente ignorante sul tema.
Interessante in particolare la considerazione che non c'è uno zoccolo duro, un sottostrato di base sul quale lavorare e che la normalità deriva solo da quanto spesso recitiamo quel ruolo.
Una visione comunque abbastanza estrema che fatico a comprendere ma che mi affascina molto e che mi interesserebbe approfondire, ma oltre quel metodo di recitazione che consiste nell'immedesimazione totale nel ruolo (non mi ricordo il nome) non vado...
Ciao, grazie e buon tutto.
Claudio
 
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kikhit

Biker incredibilis
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Interessantissima riflessione, anzi interessantissima teoria in generale, sono profondamente ignorante sul tema.
Interessante in particolare la considerazione che non c'è uno zoccolo duro, un sottostrato di base sul quale lavorare e che la normalità deriva solo da quanto spesso recitiamo quel ruolo.
Una visione comunque abbastanza estrema che fatico a comprendere ma che mi affascina molto e che mi interesserebbe approfondire, ma oltre quel metodo di recitazione che consiste nell'immedesimazione totale nel ruolo (non mi ricordo il nome) non vado...
Ciao, grazie e buon tutto.
Claudio

se hai qualche ora per approfondire ti consiglio questo libro http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842064299

è molto semplice ma altrettanto interessante...al di là di quanto vi è sostenuto, offre lo spunto per porsi tante domande ;-)
 

motobimbo

Biker nirvanensus
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Cimino
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atteggiarsi a capobranco anche facendo finta di non farlo, ecco in cosa consiste la "normalità"...è inutile...senza "gli altri" l'individuo si perde....senza l'imbrancamento o il riconoscimento del gruppo siamo solo esserini in preda al caos...senza la tessera del club, qualsiasiessosia, siamo solo numeri tatuati sul braccio di un condannato chiuso in un campo di concentramento....la normalità è dire:"io faccio freeride"...ti senti accettato, collocato, posizionato, individuato, incasellato, in breve ti senti "sicuro" e la morte non ti toccherà mai fino a quando ti tocca per davvero...non la tua (ovvio), ma quella di coloro che costituivano il collante che teneva assieme i pezzettini del tuo spropositato ego di merda!

parlo per me.
 

kikhit

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atteggiarsi a capobranco anche facendo finta di non farlo, ecco in cosa consiste la "normalità"...è inutile...senza "gli altri" l'individuo si perde....senza l'imbrancamento o il riconoscimento del gruppo siamo solo esserini in preda al caos...senza la tessera del club, qualsiasiessosia, siamo solo numeri tatuati sul braccio di un condannato chiuso in un campo di concentramento....la normalità è dire:"io faccio freeride"...ti senti accettato, collocato, posizionato, individuato, incasellato, in breve ti senti "sicuro" e la morte non ti toccherà mai fino a quando ti tocca per davvero...non la tua (ovvio), ma quella di coloro che costituivano il collante che teneva assieme i pezzettini del tuo spropositato ego di merda!

parlo per me.

ecco, nel testo linkato sopra si affronta proprio questo tema...l'inevitabilità dell'identità (sociale, etnica, culturale, ecc.), ma al tempo stesso la sua natura fittizia ed artificiale e mutevole...sebbene ci siano dei trucchetti per far sembrare che sia reale e naturale...
 

Clab04

Biker grossissimus
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atteggiarsi a capobranco anche facendo finta di non farlo, ecco in cosa consiste la "normalità"...è inutile...senza "gli altri" l'individuo si perde....senza l'imbrancamento o il riconoscimento del gruppo siamo solo esserini in preda al caos...senza la tessera del club, qualsiasiessosia, siamo solo numeri tatuati sul braccio di un condannato chiuso in un campo di concentramento....la normalità è dire:"io faccio freeride"...ti senti accettato, collocato, posizionato, individuato, incasellato, in breve ti senti "sicuro" e la morte non ti toccherà mai fino a quando ti tocca per davvero...non la tua (ovvio), ma quella di coloro che costituivano il collante che teneva assieme i pezzettini del tuo spropositato ego di merda!

parlo per me.
Parli pure per me, se non ti dispiace.
Claudio
 
Hai detto bene, ridiventare normali.
Io in cantina per cambiarmi avevo la cabina telefonica.
Entravo e....TA DAAANN, uscivo biker, salvo poi ridiventarlo all'apparire di
un po' di kriptonite !!!:smile::smile:


Adesso, lasciando da parte i lazzi, voglio farti le mie condoglianze per la grande perdita Claudio.
Enrico
 

ariale

Biker tremendus
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Questi giorni non ho tanta voglia di andare in bici.
I motivi essenziali credo che siano due: il freddo e la recente scomparsa di mio padre.
Con il primo motivo ero abituato a farci i conti, con il secondo non proprio.
Una differenza fondamentale è che non basta coprirsi di più.
Non entrerò nel merito della faccenda, ci sto facendo i conti, e lavoro parecchio sulla storia di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Però questi giorni il mio aspetto ludico faticava proprio ad uscire, nonostante tutto, un po’ come quando ti accendi una sigaretta per rilassarti un attimo in un mare di casini ma poi hai così tanti casini che la spegni prima e ti alzi per andare incontro a quegli stessi casini.
Insomma non avevo voglia di divertirmi.
Il 25 mattina, però, complice una bella giornata e 3 ore libere da pandori e parenti, mi faccio forza ed esco.
Naturalmente mi sono divertito, anche se il giro era quello di sempre quando non ho tanto tempo ed un orario di rientro obbligato.
Ve ne parlo perché a un certo punto, rientrando, sono passato sotto il palazzo dove abita mia madre, una sorta di sorveglianza a distanza, anche se non serve sostanzialmente a una minchia.
Lì però ho incontrato una mia vecchia amica dell’infanzia che, infagottata in un grosso cappotto, con due figli al seguito, marito, panettoni e regali, ho riconosciuto a fatica.
Lei naturalmente mi ha riconosciuto ancora più a fatica, il nostro vestito da supereroi metropolitani è sempre un po’ spiazzante, ma comunque ci siamo fermati a parlare un attimo.
Durante la breve conversazione, naturalmente scontata ma spero sincera, lei mi ha chiesto se sarei venuto a pranzo da mia madre.
“Sì”, le ho risposto, “vado a casa, ridivento normale e torno qui da mamma!”
Ci siamo salutati e ho ripreso la via di casa.
Il mio ritorno in bici è per forza di cose parecchio asfaltato, il 25 mattina c’era il deserto e così mi sono messo a pensare.
Ridiventare normale, che buffa espressione!
Eppure era così, da lì a un paio d’ore mi sarei trovato nello stesso identico posto (sotto casa di mia madre), ma scendendo dalla macchina, con abiti umani, pacchetti, regali e moglie.
Quello stesso posto da dove arrivavo con una mtb infangata e zompettando marciapiedi come un ragazzino.
Io non ce l’ho con i normali, sia chiaro.
Anzi, in un mondo dove ci si sforza di essere diversi solo per apparire, con il risultato che il diverso che ti trovi davanti è quasi sicuramente un pìrla più che un anticonformista, sono un fan della normalità.
La normalità oggi paga poco, non si adatta al consumismo né si adatta ad una società di urlatori, e così viene spesso svilita al rango di mediocrità.
Io me ne frego, e non mi vergogno di essere normale.
Però, quel ridiventare normale rimane divertente.
Significa che comunque c’è ancora spazio in me per un po’ di sana incoscienza e di voglia di spensieratezza.
Significa che se è vero che non mi sforzo di essere diverso, è pur vero che non me ne vergogno.
E significa pure che si può vivere in maniera decente in modo normale se la normalità è la tua normalità.
La vita ci toglie le cose belle, non puoi far altro che starci.
Però la vita ti da anche un sacco di opportunità, e sta a te sfruttarle.
Mi sa che torno a pedalare.
Grazie per l’attenzione.
Claudio


Hai reso l'idea...e ti quoto al 100%.

Prime le condoglianze...ci sono passato....eppoi...tantissimi auguri da uno normale come te.


Mauro
 

Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
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Hai detto bene, ridiventare normali.
Io in cantina per cambiarmi avevo la cabina telefonica.
Entravo e....TA DAAANN, uscivo biker, salvo poi ridiventarlo all'apparire di
un po' di kriptonite !!!:smile::smile:


Adesso, lasciando da parte i lazzi, voglio farti le mie condoglianze per la grande perdita Claudio.
Enrico
Grazie di cuore!
Ciao
Claudio
 

tostarello

Moderatur ologrammaticus
Membro dello Staff
Moderatur
15/11/05
39.351
5.599
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roma
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Stereo hybrid One55 slx
solo adesso ho compreso questa frase dal precedente topic:

"Mi è capitata di recente una cosa brutta che però capita prima o poi a tutti i figli che vivono più dei propri genitori, e a me è capitata abbastanza tardi da doverci stare"

...
La vita ci toglie le cose belle, non puoi far altro che starci.
Però la vita ti da anche un sacco di opportunità, e sta a te sfruttarle.
Mi sa che torno a pedalare.
...

:celopiùg:

auguri o-o
 
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Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
5.305
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Roma Est
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solo adesso ho compreso questa frase dal precedente topic:

"Mi è capitata di recente una cosa brutta che però capita prima o poi a tutti i figli che vivono più dei propri genitori, e a me è capitata abbastanza tardi da doverci stare"



:celopiùg:

auguri o-o
Che eri un attento osservatore dell'ambiente che ti circonda me l'avevi già mostrato.
Ora scopro che sei un attentissimo osservatore anche dell'animo umano, ma io lo sospettavo.
Auguri a te!
Claudio
 

El.Diablo

Biker ultra
20/1/12
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Alessandria
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Trattare ed argomentare in merito al concetto di normalità è notoriamente esercizio ben arduo, è pari all’introdursi in un ginepraio indistricabile, o meglio, in un labirinto di specchi deformi.

Ciò non significa che lo si debba evitare a priori come la peggiore peste bubbonica, ma suggerisce la dovuta prudenza ai coraggiosi che intendono cimentarsi nella più infruttuosa delle indagini.

Spesso ad ostacolare il processo di ogni conoscenza concorrono pregiudizi primigeni, nonché la naturale predisposizione umana a mutuare (per mera comodità) gli altrui assunti quali verità assolute ed insospettabili. Tra queste, sicuramente, la confusione generata dalle definizioni stesse, spesso accreditate di pletoriche accezioni o superate da improbabili sinonimie, figure retoriche, queste ultime, che ne sostituiscono tout court il significato.
Una circostanza che casca giusto a fagiuolo, è quella che impone la bizzarra equivalenza concettuale tra “normalità”, “omologazione” e “convenzione”.

Oggidì, a mio avviso, la parvenza di ogni presunta “normalità” parrebbe confinata in recinti curiosamente incustoditi ed alieni da qualsivoglia blindatura, laddove l’individuo preferisce segregarsi anziché tentare una pur semplice evasione.
 

Clab04

Biker grossissimus
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Trattare ed argomentare in merito al concetto di normalità è notoriamente esercizio ben arduo, è pari all’introdursi in un ginepraio indistricabile, o meglio, in un labirinto di specchi deformi.

Ciò non significa che lo si debba evitare a priori come la peggiore peste bubbonica, ma suggerisce la dovuta prudenza ai coraggiosi che intendono cimentarsi nella più infruttuosa delle indagini.

Spesso ad ostacolare il processo di ogni conoscenza concorrono pregiudizi primigeni, nonché la naturale predisposizione umana a mutuare (per mera comodità) gli altrui assunti quali verità assolute ed insospettabili. Tra queste, sicuramente, la confusione generata dalle definizioni stesse, spesso accreditate di pletoriche accezioni o superate da improbabili sinonimie, figure retoriche, queste ultime, che ne sostituiscono tout court il significato.
Una circostanza che casca giusto a fagiuolo, è quella che impone la bizzarra equivalenza concettuale tra “normalità”, “omologazione” e “convenzione”.

Oggidì, a mio avviso, la parvenza di ogni presunta “normalità” parrebbe confinata in recinti curiosamente incustoditi ed alieni da qualsivoglia blindatura, laddove l’individuo preferisce segregarsi anziché tentare una pur semplice evasione.
Ho faticato a seguirti (per miei limiti).
Però ho capito che parlare di cosa è normale e cosa no è un casino, visto che non ci sono punti fermi dai quali partire.
Però, se è vero che alle volte le cose semplici spiegano anche le cose più complesse, nella fattispecie da me descritta, per una volta, di punti fermi ce ne sono.
25 dicembre mattina, due vecchi amici si incontrano.
Una indossa un giaccone invernale, tiene un figlio in una mano, una busta di regali nell'altra e ha un marito subito dietro.
L'altro ha quella che sembra ad uno sguardo superficiale una calzamaglia, una manopola in una mano e un'altra nell'altra, ed una ruota pesantemente infangata subito dietro.
Ecco, forse, per una volta, si può azzardare su chi può essere catalogato come normale e chi no.
Ciao
Claudio
 

kikhit

Biker incredibilis
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Ho faticato a seguirti (per miei limiti).
Però ho capito che parlare di cosa è normale e cosa no è un casino, visto che non ci sono punti fermi dai quali partire.
Però, se è vero che alle volte le cose semplici spiegano anche le cose più complesse, nella fattispecie da me descritta, per una volta, di punti fermi ce ne sono.
25 dicembre mattina, due vecchi amici si incontrano.
Una indossa un giaccone invernale, tiene un figlio in una mano, una busta di regali nell'altra e ha un marito subito dietro.
L'altro ha quella che sembra ad uno sguardo superficiale una calzamaglia, una manopola in una mano e un'altra nell'altra, ed una ruota pesantemente infangata subito dietro.
Ecco, forse, per una volta, si può azzardare su chi può essere catalogato come normale e chi no.
Ciao
Claudio


giusto...hai centrato il punto....è una questione di contesto ed il concetto di 'normale' può essere solo utilizzato relativamente (è relativo) ad un determinato contesto.

Non a caso 'normale' ha come radice 'norma'...escludendo un ordine superiore e divino, ovvero assoluto, dal quale far derivare la 'norma', quindi valido senza eccezioni e per tutti, la norma è un qualcosa di relativo, convenzionale.
La norma era anche quell'aggeggio che si usava per misurare gli angoli retti...e le unità di misura, si sa, sono frutto di convenzione... ;-)

Fai come Copernico e capovolgi la tua visione delle cose: un bosco, tu con due manopole nella mano, la calzamaglia, un paio di esseri combinati come te, una cartina in mano ed il gps nell'altra...poi la tua amica, con cappotto e pacchi in mano....chi è normale?
 

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