Sono lì, nella sala d'aspetto del CTO, piena di gente, il lunedì mattina: gitani che hanno lasciato una mano nel gancio della roulotte, vecchie che lamentano un dolore insopportabile che sopportano da anni, mani fasciate, piedi fasciati, esistenze fasciate. Un bella pletora di umanità, la sala d'aspetto di un Pronto Soccorso di una grande città come Torino. Ma non è della gente che vi voglio parlare, non di tutta la gente. Sono lì, coi miei due polsi ingessati: frattura del Radio sx e dell'osso semilunare della mano dx, rotti domenica a Pila, sulla pista sotto l'ovovia.
Sono li, in mezzo a tutti quei traumi che non mi somigliano, in mezzo a lamentele che non fanno parte del mio modo di sopportare il dolore. Accanto a me un ragazzo sostiene che è tutto uno schifo, che lui si è tagliato un dito sul lavoro e non l'hanno ancora medicato. Io sto zitto, mi sono fatto male pericolandomi di mia iniziativa, e mi sento un po' in colpa. E sto zitto. Non riesco nemmeno a scrollarmi il classico uccello dopo la minzione, ma non mi lamento, aspetto il mio turno. E ho due braccia al collo.
Non lontano vedo un comportamento anomalo, come il mio. Uomo, dai 30 ai 40, aria da guerriero, come la mia, in silenzio. Con una mano si tiene la spalla opposta. Sono sicuro, è uno di noi, uno come me. Ci incontriamo più tardi all'interno della zona visite e la domanda nasce spontanea: come hai fatto? Io oggi a Prali, dice lui, io ieri a Pila dico io. Forse clavicola andata, dice lui, due polsi rotti dico io.
Lo so, è drammatico,. Ma piuttosto che passare la domenica da Ikea con la fidanzata, o praticare il nuoto, io continuo a pericolarmi. E riconoscere i miei simili nelle sale d'aspetto dei PS.
Sono li, in mezzo a tutti quei traumi che non mi somigliano, in mezzo a lamentele che non fanno parte del mio modo di sopportare il dolore. Accanto a me un ragazzo sostiene che è tutto uno schifo, che lui si è tagliato un dito sul lavoro e non l'hanno ancora medicato. Io sto zitto, mi sono fatto male pericolandomi di mia iniziativa, e mi sento un po' in colpa. E sto zitto. Non riesco nemmeno a scrollarmi il classico uccello dopo la minzione, ma non mi lamento, aspetto il mio turno. E ho due braccia al collo.
Non lontano vedo un comportamento anomalo, come il mio. Uomo, dai 30 ai 40, aria da guerriero, come la mia, in silenzio. Con una mano si tiene la spalla opposta. Sono sicuro, è uno di noi, uno come me. Ci incontriamo più tardi all'interno della zona visite e la domanda nasce spontanea: come hai fatto? Io oggi a Prali, dice lui, io ieri a Pila dico io. Forse clavicola andata, dice lui, due polsi rotti dico io.
Lo so, è drammatico,. Ma piuttosto che passare la domenica da Ikea con la fidanzata, o praticare il nuoto, io continuo a pericolarmi. E riconoscere i miei simili nelle sale d'aspetto dei PS.