E' indescrivibile! E' la più dolce tortura che ci sia. Un'ora, qualcosa di più, a lottare contro il tempo, contro te stesso, contro gli avversari, contro gli spini che ti fanno forare in continuazione, contro un clima primaverile anche se mancano 50 giorni al Natale, contro la stanchezza accumulata in una stagione su strada che è la seconda migliore in termini di km percorsi.
E così come lo scorso anno, come due anni fa e come ogni altra volta, l'attesa si è consumata come una candela. Le parole lasciano spazio ai fatti. L'allenamento lascia spazio alla dura legge dello sopravvivenza... perché è come un "Highlander" quello che taglia il traguardo prima di tutti, a braccia alzate. Tutti dal primo all'ultimo in classifica si sentono degli highlander mentre siedono sulla sella, durante una gara: è quello il bello delle corse. Si organizzano le gare per stabilire delle graduatorie di merito, ma nel momento in cui lottiamo siamo tutti dei combattenti, ciascuno nei limiti di ciò che il proprio allenamento gli garantisce. Chi osserva da fuori vede un carosello di colori, come biglie impazzite di un flipper... Ma ognuna di quelle biglie nasconde in sé una storia, nasconde chissà quante ore e giorni di allenamento in bicicletta, sfidando il vento, la pioggia, il freddo, il caldo, il fango, la calura... Sfidando tutto perché questa è la vita: una sfida a se stessi e agli altri.
E' metafora di vita, è stile di vita, insegnamento per i giovani: senza fatica non si ottiene nulla. A volte poi succede che nonostante l'impegno ti ritrovi a lottare per le posizioni di rincalzo, quelle che non contano, quelle che non saranno ricordate negli opuscoli delle future corse. Ma il senso è quello: non ha importanza più di tanto se arrivi a tagliare il traguardo a braccia alzate o lo tagli distaccato di 5, 10, 30 secondi o anche minuti. La metafora della vita è quella. L'importante è lottare, per ottenere ciò che ti spetta, su un campo di gara come nella vita. Perché è più bello tagliare il traguardo con la certezza di aver dato il massimo, piuttosto che sapere di aver vinto già in partenza...
E' metafora di vita, il ciclismo, croce e delizia di chi inforca il mezzo meccanico e sa che sgancerà la scarpa dal pedale solo dopo aver percorso una marea di km.
E così come lo scorso anno, come due anni fa e come ogni altra volta, l'attesa si è consumata come una candela. Le parole lasciano spazio ai fatti. L'allenamento lascia spazio alla dura legge dello sopravvivenza... perché è come un "Highlander" quello che taglia il traguardo prima di tutti, a braccia alzate. Tutti dal primo all'ultimo in classifica si sentono degli highlander mentre siedono sulla sella, durante una gara: è quello il bello delle corse. Si organizzano le gare per stabilire delle graduatorie di merito, ma nel momento in cui lottiamo siamo tutti dei combattenti, ciascuno nei limiti di ciò che il proprio allenamento gli garantisce. Chi osserva da fuori vede un carosello di colori, come biglie impazzite di un flipper... Ma ognuna di quelle biglie nasconde in sé una storia, nasconde chissà quante ore e giorni di allenamento in bicicletta, sfidando il vento, la pioggia, il freddo, il caldo, il fango, la calura... Sfidando tutto perché questa è la vita: una sfida a se stessi e agli altri.
E' metafora di vita, è stile di vita, insegnamento per i giovani: senza fatica non si ottiene nulla. A volte poi succede che nonostante l'impegno ti ritrovi a lottare per le posizioni di rincalzo, quelle che non contano, quelle che non saranno ricordate negli opuscoli delle future corse. Ma il senso è quello: non ha importanza più di tanto se arrivi a tagliare il traguardo a braccia alzate o lo tagli distaccato di 5, 10, 30 secondi o anche minuti. La metafora della vita è quella. L'importante è lottare, per ottenere ciò che ti spetta, su un campo di gara come nella vita. Perché è più bello tagliare il traguardo con la certezza di aver dato il massimo, piuttosto che sapere di aver vinto già in partenza...
E' metafora di vita, il ciclismo, croce e delizia di chi inforca il mezzo meccanico e sa che sgancerà la scarpa dal pedale solo dopo aver percorso una marea di km.