CaiDom superata con parziale soddisfazione:
Chiusa in 57 anziché in 45 come da personalissimo target, rallentato da qualche imprevisto.
Durante la prova del venerdì vengo sorpreso a quota 2550 da un deciso abbassamento della temperatura e forte vento.
Come conseguenza alla sera ho tutti i sintomi dellinfluenza, brividi, mal di gola e starnuti accompagnati da un discreto giramento di scatole.
La santa donna che mi segue, sopporta ogni mia lagnanza e si prodiga in cure:
Ricordo che mia zia e tua mamma dicevano sempre che bere aceto allevia i sintomi del mal di gola
Detto fatto, mi attacco al collo di una bottiglia di
Ponti dannata e mentre crollo sul pavimento in preda alle convulsioni faccio in tempo a sentire Se mi facevi finire
stavo per dirti di prenderne un cucchiaio, non di scolartelo!.
Passo il sabato imbalsamato dentro ad un sacco a pelo, al colmo della frustrazione.
Domenica va decisamente meglio. Il mal di stomaco avrà fatto passare linfluenza ?
In quota il tempo è come al solito freddino, ventoso e con visibilità ridotta al minimo.
Lelicottero della TV sembra fare il pelo a più di qualcuno sbucando dalla nebbia, beato pilota se vola così basso tanto vale salga a piedi pure lui!
I partecipanti decisamente pittoreschi: Il giovane testosteronico che corre tutta la gara a torso nudo spalmato di
olio doliva... Il fratello di Ivan Drago, un biondone erculeo che mi si piazza a fianco guardandomi in cagnesco, penso che probabilmente non dice Ti spiezzo in due solo perché non parla italiano.
Faccio gruppetto con qualche spaesato connazionale fra i quali in nostro
Astroluca.
Il momento dello start è surreale, aspetto inconsciamente di sentir suonare la carica come alla MegaAvalanche, invece dalla mia posizione defilata nemmeno mi accorgo subito della partenza.
Lo start mi esplode invece nel cervello, letteralmente qualcosa di primordiale: Il branco corre, corro anchio.
Corro sì, ma fiacco e pesante, proprio non va come vorrei.
Alla prima salita da affrontare a piedi che fa da imbuto al gruppone, mentre qualcuno da dietro mi pungola infilandomi una ruota fra le chiappe, realizzo di essere in piena retroguardia.
Alla disperata inizio ad ingranare, scelgo linee che i più evitano, superando quanti possibile.
Nella parte più ripida di tutto il tracciato, con pendenze superiori al 40%, abbandono ogni prudenza e mi tuffo a bomba fra gli avversari, respirando la puzza di bruciato proveniente dai
freni di chi precede.
In fondo al ripido ritrovo lui: Ivan Drago! A giudicare dalla corona di fango e muschio che gli adorna il casco deve essere finito giù di grugno e proprio adeso sta cercando di rientrare in gara. Grosso comè, messo lì di traverso, chiude quasi tutto il sentiero. Gli urlo un Leeefttt per segnalare la mia intenzione di passarlo a sinistra.
Quello non capisce, mi fissa come un gatto in autostrada fisserebbe unautomobile, arranca maldestramente piazzandosi ad ostruire maggiormente quanto resta del passaggio. Aggrappato ai freni gli faccio un rifilo da paura.
Proprio mentre sto per gridargli le mie scuse sento: Varda sto stronso
ma va in monaaaaaa!. Altroché Ivan il russo, el xe Toni de Marghera!
Nello stretto trail in mezzo al bosco, tutto radici e contropendenze non è facile superare, riesco a guadagnare ancora una manciata di posizioni approfittando di cadute ed errori altrui, ma ormai la fatica si fa sentire e quando trovo qualcuno che fa da tappo inizio a essere grato di poter rallentare un po e tirare il fiato.
Alla passerella di legno il gruppetto di due o tre riders davanti a me prende inaspettatamente la chicken line, invece io taglio dritto e sono solo! Quelli davanti troppo lontani, di quelli dietro non avverto più né la presenza né la pressione.
Inizia lultimo terzo del percorso, la parte facile e scorrevole sono a pezzi ma posso almeno rilassarmi mentalmente.
Quando ecco allimprovviso una brusca svolta a sinistra mi proietta allinterno di un boschetto in decisa contropendenza. Maledizione in prova questo tratto mi è sfuggito, scendo alla cieca, la stanchezza mi fa abbandonare ogni tecnica e subentra listinto
non so esattamente cosa succede, forse una curva presa male, il pneumatico anteriore tubeless - ha un sibilo improvviso e si affloscia svuotato.
Non ci credo, non ci voglio credere, butto la bici da un lato e cerco affannosamente la pompa nello
zaino.
Non so nemmeno quanto tempo impiego prima di accorgermi che, con la maledetta pompetta, il tubeless non entra in pressione.
Non mi resta che la soluzione tradizionale, leva-gomme, camera daria e via
peccato che sono sfinito, le mani tremano, spargo il contenuto dello zaino lungo tutta la riva, uno spettatore impietosito mi riporta le cose che sono ruzzolate più lontano.
Intanto perdo il conto di quanti mi superano, penso solo che tutto lo sforzo fatto è ormai inutile, sono ad in passo dal mollare tutto. Sistemo in qualche modo la ruota e riparto lo stesso. Bressanone ed il traguardo proprio dietro langolo.
Un ritardatario, di quelli con le biciclettine light, mi supera in volata. Non ne ho più, non provo nemmeno a reagire.
Arrivo fra gli ultimi ad aver portato a termine la CaiDom, sfiancato, letteralmente con la bava alla bocca.
A casa non mi resta che constatare, dalle foto, che quelli del gruppo con cui ho corso per il tratto più lungo si sono piazzati ad almeno una decina di minuti davanti a me.
Ero ad un SOFFIO dal raggiungere il mio obiettivo.
CaiDom adesso ti conosco: Ci rivediamo nel 2013!